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Previsioni Euribor e Irs del 27 aprile 2018

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I segnali di rallentamento della crescita economica per diversi Paesi europei e settori, l’inflazione lontana dal target prefissato su statuto e la nuova minaccia protezionistica su scala globale consigliano al direttivo Bce di continuare a monitorare gli indicatori economici e finanziari rimandando alla seconda parte dell’anno le decisioni che riguardano l’orientamento di politica monetaria.

Del tutto inutile, seguendo le parole di Draghi, discutere adesso manovre sui tassi base (Refi sempre allo 0%) o sulle caratteristiche del Quantitative Easing che permane al ritmo di 30 miliardi di euro al mese (per acquisto di debito sovrano europeo) fino a settembre, o anche oltre in caso di confermata distanza dall’obiettivo inflazionistico vicino o poco sotto al 2%.

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Secondo corrette previsioni formulate sette giorni prima, rimane confermato il tratto a breve termine della curva dei tassi Euribor 3 mesi impliciti nei futures con quota -0,305% per dicembre prossimo, pochissimo sopra il fixing -0,329% del 27 aprile 2018.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2024-liffe-27-aprile-2018Le limature lievi e progressive, che misurano fino a quattro centesimi in scaletta ma non impediscono il raggiungimento di quota 1% per metà 2022, sono dovute ai rialzi dei derivati nelle ultime due sedute sul mercato di Londra per l’effetto Bce sul secondario e per la delusione delle stime del PIL di Spagna e Francia.

Euribor 3 mesi atteso a 1,19% per marzo 2023.

Forse con l’unica certezza del prezzo del petrolio tornato ad influenzare il tasso fisso, i mercati vivono un momento nebuloso per il rallentamento della crescita economica che deve ancora trovare piena manifestazione nella contrazione degli utili attesi. Il protezionismo complica la situazione.

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A metà marzo l’inflazione rilevata del mese prima tendeva a divergere dall’obiettivo Bce e le parole di Draghi sulla politica monetaria, che sarà per molto tempo cauta, paziente e prudente, poi riecheggiate da Praet, inducevano gli investitori alla prudenza: il Bund tornava curiosamente sotto lo 0,6% e l’Irs 10 anni, alla conclusione di una settimana tutta al ribasso, chiudeva a 1,02% il 16 marzo.

La settimana dopo si riuniva il comitato direttivo della Federal Reserve presieduto da Powell ma il contestuale rialzo dei tassi base americani non imprimeva movimenti al rialzo per i rendimenti europei.

Nell’ultima settimana di marzo l’inflazione tedesca rimaneva sotto le previsioni ma soprattutto si manifestava prudenza per le guerre commerciali in atto su larga scala. I volumi ridotti pre-festivi accentuavano sui mercati obbligazionari la discesa dei tassi: tra la sorpresa generale il decennale Usa tornava verso quota 2,7%, il Bund scendeva sotto l’1% e l’Irs 10 chiudeva a 0,97% contro attese orientate a collocare il tasso fisso più in alto.

euribor-360-gg-27-04-18A inizio aprile l’attenzione rimaneva puntata sulla guerra commerciale contro la Cina, innescata da Trump e fatta di azioni e ritorsioni: il mercato veniva percorso da una lieve avversione al rischio che si rifletteva in egual misura sui tassi di interesse (Irs 10 anni sceso a 0,94% l’11 aprile) in presenza di volatilità per l’impossibilità degli analisti a quantificare l’impatto dei dazi sui settori economici e per l’evoluzione dello scontro politico tra Usa e Siria, col coinvolgimento della Russia.

Nella seconda metà del mese il Beige Book rappresentava la solidità della crescita Usa mentre la pressione inflazionistica di marzo segnalava la risalita a causa del petrolio ed il cartello OPEC reggeva confermando i tagli futuri.

Si allentava contestualmente la tensione per la crisi politica siriana ed il ritorno della propensione al rischio proiettava il Treasury verso il 3%, il Bund verso lo 0,6% e l’Irs 10Y sopra l’1%.

Nell’ultima settimana, invece, la posizione attendista della Bce ha limato i rendimenti fissando il tasso Eurirs 10 a quota 1% il 27/04/2018.irs-27-04-18

I numeri segnalano che da un mese e mezzo il Bund trascina l’Irs 10Y al ribasso: il movimento è stato un po’ accentuato dal Btp, il cui tasso è sceso nonostante l’esito temuto delle elezioni italiane. La sconfitta delle forze politiche tradizionali, a vantaggio dei partiti antieuropeisti, non ha influenzato in negativo il percorso del benchmark italiano che addirittura ha ridotto lo spread nella misura di 15-20 punti base.

Altra novità rispetto al recente passato è l’aumento delle distanze tra Treasury e Bund: dal differenziale 2% di fine ottobre 2017 che ha resistito fino allo scorso gennaio, lo spread si è allargato verso i 240 punti base. Gli operatori sanno che il Bund è destinato a riallinearsi al riferimento Usa, ma non sanno quando il rendimento abbandonerà il trading range attuale, stimato nella fascia 0,5-0,8% in cui ristagna, per puntare verso il target 1%.futures-sul-bund-eurex-27-04-2018

Il mantenimento del titolo tedesco in portafoglio suggerisce un andamento laterale del tasso fisso a dieci anni che fluttuerà tra quota 0,95% e 1,22% nelle prossime settimane.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor dell’11 maggio 2018”)

Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018

Secondo attese, Mario Draghi e direttivo Bce hanno lasciato invariati tassi base (Refi 0%) e ritmo degli acquisti mensili (30 mld di euro) per il Quantitative Easing, di cui rimane confermata la scadenza di settembre 2018 ma viene eliminato l’impegno all’incremento dei volumi.

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Infatti le condizioni economiche della zona Euro evidenziano una crescita solida, minacciata soltanto dai nuovi dazi e dal cambio forte; rimane al di sotto delle attese il tasso di inflazione, obiettivo Bce per statuto e argomento su cui il governatore ha utilizzato toni cauti nel corso della conferenza stampa: ne beneficiano quegli investitori che gradiscono la presenza protettiva dell’autorità monetaria.euribor-360-gg-9-3-18

A fine seduta, giovedi scorso, nessun segnale particolare sui derivati del Liffe che invece due giorni prima erano stati affossati sul medio-lungo termine dalle attenzioni per la politica economica americana, coi Fed funds che tuttavia attribuiscono poche probabilità di realizzazione alla quarta stretta dei tassi base entro l’anno. Sulle stesse increspature dei tassi future ha rivestito un ruolo secondario la crescita delle vendite al dettaglio Eurozona, salite sensibilmente da gennaio a febbraio.

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Invariato così il fixing -0,327% del 9 marzo 2018 come pure il lento cammino dell’Euribor 3 mesi visto in crescita per appena 5 centesimi a fine anno.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-9-marzo-2018Quota +0,135% per dicembre 2019 ma tasso reale negativo e ben al di sotto, considerate le ultime proiezioni sulla crescita del livello dei prezzi.

Euribor 3 mesi massimo previsto attorno quota 1,5%.

Come sottolineato nelle previsioni di gennaio, il tasso fisso tende ad aumentare (fixing 1,09% IRS 10 anni in data 09/03/2018) ma nuovi ostacoli di natura politica non permettono la manifestazione di un trend ascendente che rispecchia appieno i fondamentali dell’economia.eurirs-9-3-18

A cavallo tra gennaio e febbraio, mentre l’ultimo comitato presieduto dalla Yellen lasciava i tassi invariati a 1,25-1,50%, i dati buoni sui posti di lavoro Usa non erano sufficienti a giustificare il crollo dei prezzi contestuale per le azioni e per le obbligazioni, soprattutto quando Eurostat segnalava con la stima flash il rallentamento dell’inflazione zona Euro su base annua rispetto a dicembre.

Piuttosto le prese di profitto, giunte al termine di un mese di gennaio insolitamente votato al rally, motivavano la spinta sul rendimento del Bund che si avvicinava a quota 0,8%. Stranamente il Btp accorciava lo spread, ma l’Irs 10 Years guadagnava 10 p.b. in una settimana e saliva a 1,14% venerdi 2 febbraio.

Tra il 5 ed il 9 febbraio le stime di crescita dell’economia americana venivano riviste al rialzo e il Treasury finiva a 2,85% ma il Bund, che beneficiava della protezione del QE, allargava lo spread sul decennale Usa a 211 p.b. e limava leggermente il rendimento. Irs 10Y confermato a fine settimana in quota 1,14% con l’aiuto del Btp in salita a 2,05%.

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A metà del mese scorso l’aumento oltre le attese dei prezzi al consumo Usa indirizzava il Treasury verso il 3% ma il Bund rimaneva piatto fino a venerdi, quando scendeva per mero riposizionamento degli operatori e concorreva a rinsaldare l’Irs 10 anni a 1,14% per il terzo venerdi di fila.

Nella penultima settimana di febbraio il PMI composito dell’Eurozona scendeva sotto i precedenti record e l’incertezza politica portava il Btp fino al 2,36% a favore della qualità tedesca allo 0,65%: Eurirs 10 in calo a 1,11%.

Tra febbraio e marzo si consolidava ad oltre 220 punti base la differenza di tasso tra i governativi di Usa e Germania: il decennale tedesco si confermava in chiusura a quota 0,65% per la seconda settimana aiutato dagli acquisti Bce e dalla stima preliminare dell’inflazione che segnalava rallentamento a febbraio. L’Irs10 chiudeva a 1,07% anche grazie al rientro del rendimento del decennale italiano.futures-sul-bund-9-3-18

La settimana ultima trascorsa è stata sostanzialmente neutrale per i rendimenti, movimentata in chiusura dalla spinta verso l’alto impressa dall’occupazione statunitense di febbraio oltre attese che tuttavia non tocca il percorso di risalita dei prezzi per via di una pressione salariale in diminuzione.

Molti ritenevano che le elezioni italiane potessero rappresentare il termine ultimo per accantonare il fly to quality, ovvero per dare il via libera alla risalita definitiva dei tassi europei, ma forse il rischio di ingovernabilità per i rapporti di forza reciproci tra partiti tiene in stand-by gli investitori che tra poco scopriranno l’incidenza negativa sulla crescita economica delle misure neo-protezionistiche di Trump.

Il nuovo trading range del Bund, dopo i picchi di inizio mese che lasciavano intendere il rapido raggiungimento di quota 1%, si è spostato verso l’alto e ristretto tra quota 0,6% e quota 0,8%.

Le oscillazioni previste nelle prossime settimane per il tasso IRS 10 anni, tra quota 1,02% e 1,2%, sono state elaborate nell’ipotesi di consolidamento dello spread Usa-Germania attorno agli attuali 220 punti base.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 16 marzo 2018”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 27 aprile 2018”)

Previsioni Euribor e Irs del 26 gennaio 2018

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La conferma annunciata dei tassi di interesse base, col Refi mantenuto dalla Banca centrale europea sempre al minimo storico 0%, la conferma della dialettica e della condotta ultra-espansiva che comporterà acquisti di attività per 30 miliardi di euro almeno fino a settembre ed il reinvestimento delle somme per i titoli in scadenza, non sembrano essere stati interpretati correttamente o forse non hanno ricevuto apprezzamento adeguato dai mercati finanziari, venerdi ancora dubbiosi sulla rotta da seguire.euribor-360-gg-26-01-2018

I dati sull’inflazione europea sempre debole, uniti al sensibile rafforzamento dell’Euro su cui Draghi aveva espresso già nei mesi scorsi preoccupazioni per i riflessi negativi su crescita e stabilità dei prezzi, giovedi non sono riusciti a contenere il rendimento del Bund tedesco a dieci anni entro i limiti di un’importante soglia psicologica che resisteva in quota 0,6% dal 13 luglio dell’anno scorso.

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Il segnale potrebbe essere definito come quello di un mercato che torna a prestare attenzione alle prospettive sui fondamentali economici di medio-lungo termine piuttosto che alla comunicazione ed alla politica di breve della Bce; ovvero si tratterebbe di un segnale di normalizzazione nelle strategie dei traders.

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Anche sul mercato Liffe i rialzi dei tassi Euribor 3 mesi previsti hanno superato i sedici centesimi sul medio termine dopo il voto del Congresso americano che sblocca i fondi federali e dopo la nuova stima PMI di crescita accelerata per l’economia Eurozona a gennaio.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-26-gennaio-2018Sul breve termine, invece, i tassi attesi trovano conferma allineati al fixing -0,328% del 26 gennaio 2018 con quota -0,31% vista a metà anno: le probabilità di rialzo del tasso sui depositi entro dicembre prossimo tornano ad affievolirsi dopo la presa d’atto che la discussione in seno al direttivo sulla modifica della forward guidance non è iniziata.

Euribor 3 mesi atteso a 1,2% per dicembre 2022.

Il tasso fisso indicherà la propria rotta dopo la prima decade di marzo, quando si peseranno gli effetti delle elezioni politiche in Italia e delle decisioni assunte nel corso della prossima riunione del direttivo Bce.

Nella settimana dall’8 al 12 gennaio i mercati secondari venivano colpiti da un’ondata di vendite provocata da fattori economici e speculativi: la produzione industriale tedesca e quella dell’intera area Euro oltre le attese trascinavano le principali piazze azionarie; le prospettive di crescita dell’economia mondiale davano nuova forza al greggio nonostante l’offerta ampia; poi si verificavano vendite per il panico scatenato da false notizie sulla riduzione degli stimoli monetari da Oriente ed infine l’inflazione Usa risultava in aumento principalmente sul dato core.

Tutto ciò provocava l’impennata generalizzata dei rendimenti col Bund poco sotto lo 0,6% in chiusura e l’EurIrs 10Y a 0,97% il 12 gennaio scorso.

La settimana successiva, mentre il Treasury volava a 2,66% dopo la lettura del Pil cinese sopra il consenso, il rendimento del Bund resisteva sotto quota 0,6% provocando un allargamento dello spread dai consueti 200 punti base ai 210. Fondamentale l’intervento del vice-presidente Bce Vitor Constancio che riduceva le attese di normalizzazione monetaria suscitate dalla lettura delle minute Bce: l’inflazione, che a dicembre è risultata stabile nell’Eurozona, ed il cambio Euro su Dollaro ancora forte, che minaccia la ripresa economica, sono sempre fattori favorevoli alla continuazione della politica accomodante. Tuttavia Irs 10 in salita a 0,99% il 19 gennaio.irs-26-01-2018

I dati macro molto positivi dell’ultima settimana hanno fatto perdere ulteriormente attrattiva ai titoli di debito, spingendo in alto i saggi per i quali stavolta la dialettica del governatore Draghi sembra più che altro aver contenuto la crescita.

L’Irs 10 anni, fissato a 1,04% in data 26/01/2018, si colloca addirittura sopra il limite previsto a inizio gennaio.

Il Bund punta il limite superiore 0,7% del trading range: l’evento che alcuni analisti considerano cruciale per la definizione del nuovo scenario di mercato, ovvero le elezioni italiane – ultimo termometro del sentimento antieuropeo – dimenticate per dare risalto ad una Bce condizionata dal Dollaro debole, sinora non ha consentito di innescare un movimento che proietterebbe verso il target 1% il rendimento del governativo tedesco.futures-sul-bund-eurex-26-gennaio-2018

Pertanto le oscillazioni del tasso fisso a dieci anni, che a febbraio non potranno essere condizionate da un aumento dei tassi stabilito dal Fomc, comitato direttivo della Federal Reserve, sembrano incanalarsi per le prossime settimane nel corridoio tra quota 0,86% e 1,11%.

(per le prossime attese sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 9 febbraio 2018”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018”)

Previsioni Euribor e Irs del 15 dicembre 2017

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La settimana segnata dalle riunioni di due fra le più importanti banche centrali al mondo, quella statunitense e quella europea, si conclude paradossalmente senza novità sui mercati obbligazionari, impassibili allo scontatissimo rialzo dei tassi base della Federal Reserve ed alla prevedibilissima mancanza di spunti dalla riunione Bce che ha mantenuto i tassi invariati (Refi 0%).euribor-360-gg-15-12-2017

Anche sul mercato dei derivati di Londra, le sedute prive di sussulti sono state proprio quelle nel mezzo della settimana, nonostante ottimi motivi di ribasso per i futures sull’Euribor 3 mesi provenissero dai nuovi record dell’indice composito IHS Markit Flash PMI sull’Eurozona, oltre che dalle stesse stime di crescita economica da fonte Bce riviste in forte rialzo.

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Pertanto la curva delle attese, che da diverse settimane metabolizza la riduzione degli acquisti programmati da 60 a 30 miliardi di euro al mese a partire dal mese di gennaio, propone l’Euribor 3 mesi allineato al fixing -0,329% del 15/12/2017 per il prossimo mese di marzo, a -0,325%, e sempre a livello -0,27% per fine 2018, quando ancora non sarà stato affrontato il primo step al rialzo per il tasso sui depositi.tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-15-12-2017

Tasso nullo a dicembre 2019 e nessuna variazione in sette giorni per l’Euribor 3 mesi esattamente un anno dopo, confermato in salita a quota 0,305%.

Col 2017 potrebbe concludersi la fase laterale del tasso fisso, ma la prudenza è massima tra operatori abituati a riconoscere il ruolo predominante della banca centrale che tamponerà gli strappi del mercato.

Nella penultima settimana di novembre la presenza calmieratrice della Bce impediva la risalita dei rendimenti, nonostante venisse certificata la maggiore crescita in 79 mesi delle variabili economiche rientranti nell’indice Markit composito preliminare di novembre. Coi principali benchmark invariati, l’Irs 10 anni scendeva a 0,83% il 24 novembre.

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A cavallo tra novembre e dicembre i dati economici erano buoni sia in Europa che negli Usa ma, a differenza del Treasury, il decennale tedesco presentava rendimento in declino.

Con quota 0,84%, l’Irs 10Y concludeva il mese passato poco sopra le previsioni, confermando in ogni caso lo spostamento verso il basso dell’intervallo di variazione.

Nelle ultime due settimane sono giunti altri dati apprezzabili, tra i quali la revisione del Pil Eurozona e la stima Adp degli occupati nel settore privato Usa, ma tanto non è bastato a schiodare i Treasury da quota 2,36% e soprattutto il Bund da quota 0,3%, che anzi è finito sotto per qualche seduta.

Irs 10 anni fissato a 0,79% il 15 dicembre 2017.

irs-15-12-2017I mercati finanziari sono consapevoli che i rendimenti del Treasury e del Bund sono inferiori al fair value, come pure sono consapevoli che il Tightening assorbirà lentamente la liquidità in eccesso mentre il Tapering ha caratteristiche tali da assicurare condizioni di abbondanza per molto tempo ancora.

Se da un lato tutti gli operatori sanno che i tassi sono destinati a salire, dall’altro nessuno sa bene quando e, in aggiunta, si comincia a sospettare che i movimenti non saranno particolarmente bruschi. La volatilità minima delle ultime sedute è particolarmente indicativa.

E’ anzitutto l’inflazione a tranquillizzare il mercato, perché la stima ultima di medio-termine all’1,7%, e la sua debole dinamica di fondo, bagnano le polveri delle armi in dotazione ai banchieri del vecchio continente, soprattutto quelli centrali, ed immobilizzano i capitali a scapito dei rendimenti.futures-sul-bund-eurex-15-dic-2017

Lo specchio più fedele della situazione attuale è il governativo tedesco, tornato sotto quota 0,3% nonostante fattori tecnici nel Mare del Nord e rinnovati accordi tra Paese arabi stiano facendo puntare quota 60 dollari al petrolio.

Previsioni Irs 10 Y di fine anno nella fascia 0,71%-0,87%, presumibilmente al ribasso sul fixing 0,79%.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 22 dicembre 2017”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Irs del 5 gennaio 2018”)

Previsioni Euribor e Irs del 27 ottobre 2017

I posizionamenti di una parte degli operatori di mercato, da molte sedute, avevano esplicitato il restringimento ulteriore del numero di acquisti in titoli che la Banca Centrale Europea pone in essere col programma Quantitative Easing.

E difatti, con l’ovvio mantenimento dei tassi base, giovedi è giunto l’annuncio che la Bce ridurrà a 30 miliardi di euro l’importo mensile da gennaio a settembre 2018.

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Ma a giudicare dalla forte diminuzione dei rendimenti delle obbligazioni pubbliche centrali e periferiche, nonché dalla discesa della moneta unica e dei tassi future sul Liffe o dai festeggiamenti delle Borse, il messaggio del governatore Draghi è andato ben al di là delle previsioni con l’indicazione dell’eventuale proroga del programma che, in ogni caso, non sarà interrotto bruscamente, e con la conferma dei tempi ancora lunghi per il rialzo dei tassi e per il reinvestimento dei titoli in scadenza.euribor-360-gg-27-ott-17

Le aspettative sull’Euribor 3 mesi, che pure si mantengono invariate fino a marzo dell’anno prossimo su quota -0,32%, a partire da giugno manifestano gli effetti degli aggiornati toni accomodanti espressi dall’autorità monetaria: scende di due centesimi in sette giorni la previsione di settembre 2018, a quota -0,3% dal precedente -0,28%.

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tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-27-ottobre-2017Si annullerà l’Euribor 3 mesi a fine 2019, anno in cui il tasso reale negativo sarà mediamente pari a -1,65%, e si manterrà sopra quota 1% nel 2023.

Sembra prolungarsi, dunque, la fase laterale del tasso fisso che non risente del Tapering.

Nella seconda settimana di ottobre Draghi ripeteva a Washington che “i tassi di interesse rimarranno bassi ben dopo la fine del QE” e trapelava l’indiscrezione secondo cui la Bce avrebbe annunciato un’estensione temporale di 9 mesi del programma di acquisti in attività pubbliche e private a ritmo rallentato per almeno 20 miliardi al mese: tanto bastava ai mercati obbligazionari per chiudere in salita le ultime due sedute della settimana. Crollava a 2,08% il rendimento del BTP, l’Irs 10 chiudeva in ribasso a 0,87% ed il sondaggio eseguito raggiungeva il proprio scopo conoscitivo non dichiarato.irs-27-ott-17

Nella seconda metà del mese la settimana iniziava con prudenza per la questione dell’indipendenza in Catalogna e per l’inflazione di settembre che, confermata lontana dal target Bce, faceva presumere ripensamenti sulle aspettative di un QE ridotto in tempi brevi. Ma a fine settimana il Senato Usa approvava la riforma fiscale e le Borse festeggiavano: partivano le vendite sui titoli Treasury (2,39%) e core europei, con l’Irs 10 alla riconquista di quota 0,9%.

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Nell’ultima settimana, come è stato anticipato, il ripensamento in chiave meno aggressiva della politica monetaria convenzionale e non convenzionale ha mosso al rialzo il mercato obbligazionario europeo che chiude col Bund 10 anni in discesa a 0,38%, nonostante il consolidamento di quota 2,4% per il Treasury decennale, e col netto calo del Btp 10 anni a 1,95%. Irs 10 anni fissato a 0,88% il 27/10/2017, dopo aver oscillato per pochi punti base attorno a quota 0,9% come da precedenti previsioni sui numeri di fine mese espresse il 6 ottobre scorso.

L’annuncio Bce, pertanto, non sembra aver spostato il limite massimo del Bund allo step successivo da quota 0,6% a 0,7%, ma tiene stretto l’Eurirs nel canale 0,65%-0,95% e abbassa la previsione di fine novembre verso quota 0,78% con la complicità della riduzione dello spread italiano.futures-sul-bund-eurex-27-ott-2017

L’indebolimento dell’Euro è un segnale sostanzioso ed ora predominante sugli aumenti di prezzo del petrolio e tasso del titolo Usa, posto che le ipotesi sul successore di Janet Yellen gradito alla Casa Bianca influiranno poco sui rendimenti oltreoceano.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 3 novembre 2017”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Irs del 17 novembre 2017”)

Previsioni Euribor e Irs dell’8 settembre 2017

La crescita economica europea è robusta e l’inflazione salirà, aiutata dalle politiche di accomodamento monetarie che tengono bassi i tassi di interesse e incentivano le imprese ad investire. Se attualmente le stime dell’inflazione vengono mantenute ferme per l’anno corrente e sono ribassate per quello a seguire, ciò si deve a vari problemi tra i quali le strategie sindacali che mirano a garantire sicurezza sui luoghi di lavoro piuttosto che crescita dei salari. Non sono presenti bolle speculative sui mercati (in risposta indiretta alle parole del Ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schaeuble) ma la variabile cambio, molto forte, è strettamente monitorata perché attraverso di essa passano reddito e prezzi.

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Queste considerazioni, espresse dal governatore Draghi giovedi scorso, sintetizzano i motivi per i quali il direttivo Bce ha mantenuto inalterati i tassi di interesse ed i termini del programma di acquisti programmati secondo attese, rinviando ad ottobre ogni decisione definitiva sull’evoluzione del tapering senza tuttavia escludere un’ulteriore implementazione del Quantitative Easing. I tassi di interesse, in ogni caso, rimarranno agli attuali livelli ben oltre la data ultima di acquisto delle obbligazioni.

Sul momento reazione del cambio al rialzo e derivati di Londra invariati. A fine seduta, invece, calo di rendimento per il Bund e ancor più per il Btp, tassi future limati tre centesimi sul lungo termine ma la moneta unica si è mantenuta forte. I toni da “colomba” di Draghi hanno sortito il consueto effetto sui tassi di mercato ma evidentemente il percorso accidentato della politica di Trump e le relazioni internazionali problematiche pongono il dollaro in una posizione di debolezza relativa.euribor-360-gg-8-9-2017

Venerdi correzione per i bond europei, in particolare sui periferici a sottolineare la logica speculare dei mercati che a poche ore di distanza epurano l’enfasi dalla dialettica del governatore; contestuale rialzo dei tassi future sul medio-lungo termine, in parziale recupero sui valori della seduta prima, dopo l’indiscrezione Reuters secondo cui sarebbe imminente la decisione del consiglio Bce sul Tapering da 20 o 40 miliardi di euro al mese, sul contestuale allungamento di 6 o 9 mesi per il QE e sul reinvestimento delle cedole maturate dai precedenti acquisti in titoli.

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Le intenzioni dell’autorità di politica monetaria sul mantenimento dei tassi base oltre la data ultima degli acquisti programmati portano gli operatori del Liffe a confermare il tratto iniziale della curva dei tassi previsti l’8 settembre 2017, con l’Euribor 3 mesi di dicembre (-0,325%) vicinissimo al fixing -0,331%. L’allontanamento dei tempi di rialzo è visibile anche dall’azzeramento delle probabilità di manovra sul tasso dei depositi bancari stimate a luglio dell’anno prossimo in base ai futures sull’Eonia.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-8-settembre-2017Euribor 3 mesi in lieve crescita da metà 2018 (-0,305%).

Tassi nominali (e reali ancor più) negativi fino a dicembre 2019 (-0,045%).

Massimo ribasso a sette giorni per la scadenza più lontana di giugno 2023 che torna sotto l’1% (0,975%).

Anche lo scenario del tasso fisso è momentaneamente in stallo ma potrebbe essere ravvivato dalle scelte del comitato direttivo Fed tra una decina di giorni.

Nelle ultime sedute di luglio l’Euro sempre forte e l’aumento del prezzo del petrolio facevano scendere i corsi dei titoli europei e balzare l’Irs 10 anni fino a 0,97%, confermando lo spostamento della fascia di oscillazione verso l’alto preannunciato con le previsioni del 21 luglio.

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Lo scenario, però, era destinato a subire sensibili cambiamenti per una serie di sorprese che il mese di agosto avrebbe riservato.

Nonostante il continuo rafforzamento della moneta unica, scendevano tutti i rendimenti dei titoli americani ed europei, centrali e periferici che riportavano l’Irs 10 a quota 0,88% il 3 agosto: l’inerzia che affliggeva l’inflazione Usa di giugno e quella preliminare Ue di luglio faceva venir meno la fretta a vendere titoli in portafoglio.

Con l’avvicinarsi della metà di agosto subentrava con forza la variabile geopolitica, predominante sull’orientamento delle banche centrali. Le provocazioni a sfondo bellico tra Corea del Nord e Usa determinavano la classica corsa ai beni rifugio, lievemente a scapito dei periferici europei: giù il Treasury a 2,19% e il Bund a 0,38%; Irs 10Y a 0,83% l’11 agosto.

La settimana successiva le scelte degli investitori erano di nuovo orientate dal flight to quality per l’attentato di Barcellona.

Non si risollevava il rendimento del Bund neppure a fine agosto, quando i buoni dati macro non riuscivano a contrastare le attese degli analisti sul comportamento prudente di banche centrali impegnate ovunque a contrastare una crescita dei prezzi insoddisfacente. L’inflazione preliminare europea, sia pure in aumento per la componente energetica, si manteneva a distanza dall’obiettivo Bce, un missile nordcoreano solcava i cieli del Giappone, il supereuro preoccupava i banchieri e l’Irs 10 anni si manteneva a 0,83% per il quarto venerdi di fila.

futures-sul-bund-eurex-8-9-2017Mentre i futures rinviano al secondo trimestre 2018 il prossimo rialzo dei tassi base, aumenta l’attesa per la riunione della Federal Reserve in programma il 20 settembre da cui potrebbe emanare l’annuncio del Tightening e scaturire un restringimento monetario equivalente ma anticipato.

Le condizioni dei sistemi economici sono apprezzabili, ma l’inflazione (che non cresce abbastanza) frena i piani di normalizzazione della politica monetaria delle banche centrali: i dati in contrasto spingono gli investitori a mantenere un atteggiamento prudente di conservazione del titolo Bund in portafoglio che indugia in prossimità di quota 0,3%.

Neppure il rendimento del Treasury spicca il volo, forte della correlazione che da giugno lo tiene ad una distanza di 170-180 punti base dal decennale tedesco: l’uragano Irma rappresenta una minaccia per le attività industriali statunitensi che è destinata a passare presto, ma dureranno a lungo le tensioni interne di Trump col partito repubblicano che ostacolano la realizzazione del programma elettorale e quelle esterne col regime nordcoreano che inaspriscono la linea protezionista.

Questo scenario, inatteso fino a pochi mesi fa, conduce gli analisti a rivedere le previsioni sul tasso fisso: il Bund, che pure è rimasto sopra la fascia 0,3% confermando lo spostamento del trading range, fatica a riprendere quota anche perchè il petrolio WTI staziona sotto i 50 dollari al barile.irs-8-9-2017

Per settembre la banda di oscillazione dell’Irs 10 anni si abbassa tra quota 0,69% e 0,93%, con la previsione di fine mese al rialzo sul fixing 0,78% se la governatrice Yellen aprirà la strada alla riduzione di bilancio della Federal Reserve che, attraverso lo stop al riacquisto dei titoli in scadenza, comporta il drenaggio di liquidità dal sistema.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 15 settembre 2017”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Irs del 6 ottobre 2017”)