Previsioni Euribor del 27 gennaio 2017

Con un movimento più limitato ma simile a quello della settimana passata, i tassi future tendono a spostarsi verso l’alto in maniera progressiva.

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Le scadenze più vicine non vengono coinvolte: con l’aiuto di un mercato interbancario statico, l’Euribor 3 mesi continua ad essere visto a quota -0,325% per metà marzo, appiattito sul fixing -0,328% del 27 gennaio 2017 (differenziale nullo a sette giorni); quota -0,305% per metà anno.tassi-euribor-previsti-fino-al-2022-liffe-27-gennaio-2017

Da martedi le increspature dei tassi oltre il breve termine sono apparse corpose per la maggiore propensione al rischio sui mercati finanziari supportata dall’espansione dell’economia nell’Eurozona, secondo stima flash dell’indicatore Markit PMI composito che a gennaio ha rappresentato dati in continuità con la fine del 2016.

I tassi impliciti nei derivati sull’Euribor 3 mesi, estrapolati dal Liffe in data 27/01/2017 dopo che il Pil americano sotto le attese ha imposto lievi limature sul medio-lungo termine, segnalano quota 0,205% per marzo 2020 e quota 0,43% per la fine dello stesso anno.

Tasso finito pari allo spread + 1,03% in previsione di settembre 2022 per la cedola delle obbligazioni a parametro variabile.

Si allarga di nuovo a 1,44% il divario tra tasso attuale ed il massimo previsto in scaletta.

Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,372%, -0,243% e -0,101% (fonte dati: Kairos Partners).

Depositi overnight usati giovedi per 410 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 970 miliardi; mercoledi, primo giorno di mantenimento della riserva obbligatoria per le banche commerciali europee, totale nuovamente record su tre anni a quota 1.380 miliardi.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 3 febbraio 2017”)

Previsioni Euribor e Irs del 20 gennaio 2017

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Nel corso di una conferenza stampa piuttosto noiosa, chiusa opportunamente con un quarto d’ora di anticipo prima che potesse cadere dalla sedia un’assonnata giornalista intervenuta, il governatore Draghi ha illustrato lo scontato (e di fatto previsto) mantenimento della politica monetaria europea in termini di tassi base (Refi 0% e Deposit Rate -0,4%) e QE (80 miliardi di euro al mese fino a marzo, quindi 60 fino a dicembre).euribor-360-gg-20-1-17

Il motivo non può che essere individuato nelle pressioni sui prezzi che permangono limitate, nonostante la componente energetica abbia trainato il rialzo recente dell’inflazione. Né, in generale, si avvertono segnali di rafforzamento della ripresa economica globale.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2022-liffe-20-gennaio-2017Proprio la giornata di mercoledi, in cui era stata fornita la lettura definitiva sulla dinamica dei prezzi al consumo nell’Eurozona di dicembre, era stata caratterizzata dai maggiori rialzi dei tassi future sul Liffe; quindi aumento lieve per giovedi, di pari passo con i tassi sul mercato secondario che non beneficiava dei listini azionari europei tutti in rosso (ad eccezione di Piazza Affari).

Sul mercato interbancario sia l’Euribor 1 mese che l’Euribor 3 mesi (-0,328%) hanno iniziato e concluso la settimana con la stessa quotazione, anche se quest’ultimo ha stabilito il nuovo record un millesimo più in basso. E’ sceso l’Euribor 6-12 mesi.

La curva dei tassi Euribor 3 mesi previsti in data 20/01/2017 prosegue ad alternare il segno dei movimenti: stavolta sempre positivi, i differenziali incidono a partire dal breve termine. Ribadita l’esclusione del tapering anche da parte di Benoit Coeuré, le increspature di metà e fine anno (-0,31% e -0,265%) per l’Euribor 3 mesi sono imputabili all’onda lunga delle ferme intenzioni manifestate oltreoceano a dare seguito al ciclo rialzista dei tassi.

Euribor 3 mesi positivo già a settembre 2019 con quota 0,025%.

Nonostante la previsione di marzo prossimo si mantenga allineata al fixing, l’irrigidimento della curva è misurato dalla maggiore escursione coi valori di lungo termine: 1,36% è la distanza complessiva che separa l’Euribor 3 mesi da quota 1,035%, raggiunta in poco meno di sei anni, contro la distanza 1,23% stimata la settimana scorsa.

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L’insediamento del nuovo presidente degli Stati Uniti è l’occasione di cambiamento che i mercati obbligazionari aspettavano da molto tempo: non a caso il tasso del Bund si è avvicinato sempre più al limite superiore del trading range.

Nella prima settimana dell’anno l’inflazione della Germania risultava in salita oltre le attese, preludio di un ritorno alla carica da parte dei falchi tedeschi desiderosi di porre termine alla politica ultra-espansiva Bce. Anche l’inflazione europea, in crescita come non accadeva dal 2013, e la risalita dei salari Usa che faceva leva sul Treasury, venduto assieme ai governativi europei, caratterizzavano questo periodo in cui l’Irs 10 anni risaliva a 0,74%, curiosamente proprio in concomitanza con la ripresa degli acquisti di titoli condotti dalla Bce nell’ambito del Quantitative Easing.

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Nella settimana dal 9 al 13 gennaio si segnalava il solo taglio della produzione petrolifera dell’Arabia Saudita prima della chiusura dell’Irs 10Y a 0,72%.

Nelle ultime sedute i rendimenti delle obbligazioni europee sono apparsi condizionati più dai commenti della Yellen che da quelli dei banchieri Bce: il Treasury pesante ha risollevato il rendimento del Bund oltre quota 0,4% come non accadeva da un anno esatto e l’Irs 10 anni è stato fissato a 0,79% il 20 gennaio 2017.eurirs-20-1-17

I mercati finanziari sono giunti al bivio da cui origina la fase ascendente dei tassi: se Donald Trump riuscirà a far “comprare e assumere americano”, dimostrando di saper passare dagli slogan della campagna elettorale ai numeri dell’economia reale, allora la rotazione dei portafogli indirizzerà il denaro sulle attività di rischio e i titoli governativi torneranno ad offrire percentuali interessanti.

Se ciò dovesse accadere l’Irs 10 anni punterebbe gradualmente verso quota 1,10%.

futures-sul-bund-eurex-20-1-17Se invece Trump non riuscisse a governare con la stessa disinvoltura con cui gestisce il proprio profilo social, allora il Bund stazionerebbe ancora entro i limiti dell’attuale trading range mantenendo stabile l’Irs 10 anni a 0,76% per fine gennaio.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 27 gennaio 2017”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Irs del 10 febbraio 2017”)

Previsioni Euribor del 13 gennaio 2017

Tranne la seduta di venerdi, giorno in cui il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble chiede alla Bce di iniziare a ridurre il Quantitative Easing a partire da quest’anno, la settimana è stata tutta caratterizzata da ribassi per i tassi impliciti nei derivati di Londra sull’Euribor 3 mesi, progressivi da 1 a 9 centesimi come si osserva dalla scaletta del 13 gennaio 2017.tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2022-liffe-13-gennaio-2017

Euribor 3 mesi visto a -0,33% per metà marzo, quando rimarranno invariate le misure di politica monetaria attualmente in adozione: nessuna novità proveniente dal direttivo della Banca Centrale chiamato a riunirsi il prossimo giovedi 19.

Successivamente: Euribor 3 mesi atteso a -0,32% per metà anno; positivo a fine 2019, quando il tasso nominale per i mutui a parametro variabile si sommerà nuovamente alla maggiorazione nella misura dello 0,015%; mai superiore a quota 0,9% nell’orizzonte temporale reso disponibile dagli operatori del Liffe.

Seduta dopo seduta, i cali che hanno colpito i prezzi di Brent e Wti, per le prese di beneficio degli speculatori, e la mancanza di nuovi dettagli sulla politica fiscale di Trump, impegnato nel suo primo discorso ufficiale da inquilino della Casa Bianca, hanno avuto effetto ribassista sui tassi future di medio-lungo termine.

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Per le scadenze ravvicinate, invece, fondamentale è stata la discesa del costo del denaro per i prestiti tra banche commerciali, complice l’eccesso di liquidità sistemica proiettato verso i 1.300 miliardi di euro e atteso in continua crescita: sull’interbancario l’Euribor 3 mesi ha proceduto inanellando un record dopo l’altro fino a chiudere la settimana al nuovo minimo storico -0,327%, sei millesimi sotto il fixing di venerdi scorso.

Chiudono col segno meno su base sette giorni anche i tassi relativi alle altre scadenze: Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,372%, -0,236% e -0,094% (fonte dati: Kairos Partners).

Mercoledi l’Euribor 2 settimane è tornato a sfiorare il minimo storico assoluto.

Depositi overnight usati giovedi per 441 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 958 miliardi.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 20 gennaio 2017”)

Previsioni Euribor del 6 gennaio 2017

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Secondo contrattazioni effettuate sui derivati in data 06/01/2017, gli operatori del Liffe propongono una curva dei tassi attesi confermata sul tratto di breve termine (-0,315% a marzo), dove i valori seguono andamento moderato crescente in ragione delle misure Bce annunciate per l’anno in corso (-0,265% a dicembre).tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2022-liffe-6-gennaio-2017

Invece per le successive scadenze, pur rimanendo valida la prospettiva del trend positivo, la crescita del tasso Euribor 3 mesi si fa più rapida (da -0,245% a -0,15% nel corso del 2018, contro quota -0,185% di venerdi scorso) in forza di increspature progressive che nelle giornate di martedi e venerdi hanno rappresentato il medesimo effetto di diversi fattori: la lettura preliminare dell’inflazione tedesca oltre le attese, foriera di un atteggiamento meno accomodante dell’autorità di politica monetaria europea, e la crescita dei salari Usa che influenza il valore reale dei titoli obbligazionari.

Euribor 3 mesi visto in territorio positivo a fine 2019 e a 0,31% un anno dopo.

Il 6 gennaio 2017 si conferma al nuovo minimo storico l’Euribor 3 mesi sull’interbancario (fixing -0,321%), con l’eccesso di liquidità sistemica oltre quota 1.200 miliardi di euro.

Scendono in settimana anche i tassi sulle scadenze a 1-6-12 mesi, venerdi rispettivamente a -0,369%, -0,229% e -0,087%.

Il brevissimo si riavvicina ai minimi storici.

I depositi giornalieri sono stati usati giovedi per 448 miliardi di euro, i conti correnti presso Bce per 918 miliardi.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 13 gennaio 2017”)