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Previsioni Euribor e Irs del 27 aprile 2018

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I segnali di rallentamento della crescita economica per diversi Paesi europei e settori, l’inflazione lontana dal target prefissato su statuto e la nuova minaccia protezionistica su scala globale consigliano al direttivo Bce di continuare a monitorare gli indicatori economici e finanziari rimandando alla seconda parte dell’anno le decisioni che riguardano l’orientamento di politica monetaria.

Del tutto inutile, seguendo le parole di Draghi, discutere adesso manovre sui tassi base (Refi sempre allo 0%) o sulle caratteristiche del Quantitative Easing che permane al ritmo di 30 miliardi di euro al mese (per acquisto di debito sovrano europeo) fino a settembre, o anche oltre in caso di confermata distanza dall’obiettivo inflazionistico vicino o poco sotto al 2%.

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Secondo corrette previsioni formulate sette giorni prima, rimane confermato il tratto a breve termine della curva dei tassi Euribor 3 mesi impliciti nei futures con quota -0,305% per dicembre prossimo, pochissimo sopra il fixing -0,329% del 27 aprile 2018.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2024-liffe-27-aprile-2018Le limature lievi e progressive, che misurano fino a quattro centesimi in scaletta ma non impediscono il raggiungimento di quota 1% per metà 2022, sono dovute ai rialzi dei derivati nelle ultime due sedute sul mercato di Londra per l’effetto Bce sul secondario e per la delusione delle stime del PIL di Spagna e Francia.

Euribor 3 mesi atteso a 1,19% per marzo 2023.

Forse con l’unica certezza del prezzo del petrolio tornato ad influenzare il tasso fisso, i mercati vivono un momento nebuloso per il rallentamento della crescita economica che deve ancora trovare piena manifestazione nella contrazione degli utili attesi. Il protezionismo complica la situazione.

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A metà marzo l’inflazione rilevata del mese prima tendeva a divergere dall’obiettivo Bce e le parole di Draghi sulla politica monetaria, che sarà per molto tempo cauta, paziente e prudente, poi riecheggiate da Praet, inducevano gli investitori alla prudenza: il Bund tornava curiosamente sotto lo 0,6% e l’Irs 10 anni, alla conclusione di una settimana tutta al ribasso, chiudeva a 1,02% il 16 marzo.

La settimana dopo si riuniva il comitato direttivo della Federal Reserve presieduto da Powell ma il contestuale rialzo dei tassi base americani non imprimeva movimenti al rialzo per i rendimenti europei.

Nell’ultima settimana di marzo l’inflazione tedesca rimaneva sotto le previsioni ma soprattutto si manifestava prudenza per le guerre commerciali in atto su larga scala. I volumi ridotti pre-festivi accentuavano sui mercati obbligazionari la discesa dei tassi: tra la sorpresa generale il decennale Usa tornava verso quota 2,7%, il Bund scendeva sotto l’1% e l’Irs 10 chiudeva a 0,97% contro attese orientate a collocare il tasso fisso più in alto.

euribor-360-gg-27-04-18A inizio aprile l’attenzione rimaneva puntata sulla guerra commerciale contro la Cina, innescata da Trump e fatta di azioni e ritorsioni: il mercato veniva percorso da una lieve avversione al rischio che si rifletteva in egual misura sui tassi di interesse (Irs 10 anni sceso a 0,94% l’11 aprile) in presenza di volatilità per l’impossibilità degli analisti a quantificare l’impatto dei dazi sui settori economici e per l’evoluzione dello scontro politico tra Usa e Siria, col coinvolgimento della Russia.

Nella seconda metà del mese il Beige Book rappresentava la solidità della crescita Usa mentre la pressione inflazionistica di marzo segnalava la risalita a causa del petrolio ed il cartello OPEC reggeva confermando i tagli futuri.

Si allentava contestualmente la tensione per la crisi politica siriana ed il ritorno della propensione al rischio proiettava il Treasury verso il 3%, il Bund verso lo 0,6% e l’Irs 10Y sopra l’1%.

Nell’ultima settimana, invece, la posizione attendista della Bce ha limato i rendimenti fissando il tasso Eurirs 10 a quota 1% il 27/04/2018.irs-27-04-18

I numeri segnalano che da un mese e mezzo il Bund trascina l’Irs 10Y al ribasso: il movimento è stato un po’ accentuato dal Btp, il cui tasso è sceso nonostante l’esito temuto delle elezioni italiane. La sconfitta delle forze politiche tradizionali, a vantaggio dei partiti antieuropeisti, non ha influenzato in negativo il percorso del benchmark italiano che addirittura ha ridotto lo spread nella misura di 15-20 punti base.

Altra novità rispetto al recente passato è l’aumento delle distanze tra Treasury e Bund: dal differenziale 2% di fine ottobre 2017 che ha resistito fino allo scorso gennaio, lo spread si è allargato verso i 240 punti base. Gli operatori sanno che il Bund è destinato a riallinearsi al riferimento Usa, ma non sanno quando il rendimento abbandonerà il trading range attuale, stimato nella fascia 0,5-0,8% in cui ristagna, per puntare verso il target 1%.futures-sul-bund-eurex-27-04-2018

Il mantenimento del titolo tedesco in portafoglio suggerisce un andamento laterale del tasso fisso a dieci anni che fluttuerà tra quota 0,95% e 1,22% nelle prossime settimane.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor dell’11 maggio 2018”)

Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018

Secondo attese, Mario Draghi e direttivo Bce hanno lasciato invariati tassi base (Refi 0%) e ritmo degli acquisti mensili (30 mld di euro) per il Quantitative Easing, di cui rimane confermata la scadenza di settembre 2018 ma viene eliminato l’impegno all’incremento dei volumi.

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Infatti le condizioni economiche della zona Euro evidenziano una crescita solida, minacciata soltanto dai nuovi dazi e dal cambio forte; rimane al di sotto delle attese il tasso di inflazione, obiettivo Bce per statuto e argomento su cui il governatore ha utilizzato toni cauti nel corso della conferenza stampa: ne beneficiano quegli investitori che gradiscono la presenza protettiva dell’autorità monetaria.euribor-360-gg-9-3-18

A fine seduta, giovedi scorso, nessun segnale particolare sui derivati del Liffe che invece due giorni prima erano stati affossati sul medio-lungo termine dalle attenzioni per la politica economica americana, coi Fed funds che tuttavia attribuiscono poche probabilità di realizzazione alla quarta stretta dei tassi base entro l’anno. Sulle stesse increspature dei tassi future ha rivestito un ruolo secondario la crescita delle vendite al dettaglio Eurozona, salite sensibilmente da gennaio a febbraio.

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Invariato così il fixing -0,327% del 9 marzo 2018 come pure il lento cammino dell’Euribor 3 mesi visto in crescita per appena 5 centesimi a fine anno.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-9-marzo-2018Quota +0,135% per dicembre 2019 ma tasso reale negativo e ben al di sotto, considerate le ultime proiezioni sulla crescita del livello dei prezzi.

Euribor 3 mesi massimo previsto attorno quota 1,5%.

Come sottolineato nelle previsioni di gennaio, il tasso fisso tende ad aumentare (fixing 1,09% IRS 10 anni in data 09/03/2018) ma nuovi ostacoli di natura politica non permettono la manifestazione di un trend ascendente che rispecchia appieno i fondamentali dell’economia.eurirs-9-3-18

A cavallo tra gennaio e febbraio, mentre l’ultimo comitato presieduto dalla Yellen lasciava i tassi invariati a 1,25-1,50%, i dati buoni sui posti di lavoro Usa non erano sufficienti a giustificare il crollo dei prezzi contestuale per le azioni e per le obbligazioni, soprattutto quando Eurostat segnalava con la stima flash il rallentamento dell’inflazione zona Euro su base annua rispetto a dicembre.

Piuttosto le prese di profitto, giunte al termine di un mese di gennaio insolitamente votato al rally, motivavano la spinta sul rendimento del Bund che si avvicinava a quota 0,8%. Stranamente il Btp accorciava lo spread, ma l’Irs 10 Years guadagnava 10 p.b. in una settimana e saliva a 1,14% venerdi 2 febbraio.

Tra il 5 ed il 9 febbraio le stime di crescita dell’economia americana venivano riviste al rialzo e il Treasury finiva a 2,85% ma il Bund, che beneficiava della protezione del QE, allargava lo spread sul decennale Usa a 211 p.b. e limava leggermente il rendimento. Irs 10Y confermato a fine settimana in quota 1,14% con l’aiuto del Btp in salita a 2,05%.

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A metà del mese scorso l’aumento oltre le attese dei prezzi al consumo Usa indirizzava il Treasury verso il 3% ma il Bund rimaneva piatto fino a venerdi, quando scendeva per mero riposizionamento degli operatori e concorreva a rinsaldare l’Irs 10 anni a 1,14% per il terzo venerdi di fila.

Nella penultima settimana di febbraio il PMI composito dell’Eurozona scendeva sotto i precedenti record e l’incertezza politica portava il Btp fino al 2,36% a favore della qualità tedesca allo 0,65%: Eurirs 10 in calo a 1,11%.

Tra febbraio e marzo si consolidava ad oltre 220 punti base la differenza di tasso tra i governativi di Usa e Germania: il decennale tedesco si confermava in chiusura a quota 0,65% per la seconda settimana aiutato dagli acquisti Bce e dalla stima preliminare dell’inflazione che segnalava rallentamento a febbraio. L’Irs10 chiudeva a 1,07% anche grazie al rientro del rendimento del decennale italiano.futures-sul-bund-9-3-18

La settimana ultima trascorsa è stata sostanzialmente neutrale per i rendimenti, movimentata in chiusura dalla spinta verso l’alto impressa dall’occupazione statunitense di febbraio oltre attese che tuttavia non tocca il percorso di risalita dei prezzi per via di una pressione salariale in diminuzione.

Molti ritenevano che le elezioni italiane potessero rappresentare il termine ultimo per accantonare il fly to quality, ovvero per dare il via libera alla risalita definitiva dei tassi europei, ma forse il rischio di ingovernabilità per i rapporti di forza reciproci tra partiti tiene in stand-by gli investitori che tra poco scopriranno l’incidenza negativa sulla crescita economica delle misure neo-protezionistiche di Trump.

Il nuovo trading range del Bund, dopo i picchi di inizio mese che lasciavano intendere il rapido raggiungimento di quota 1%, si è spostato verso l’alto e ristretto tra quota 0,6% e quota 0,8%.

Le oscillazioni previste nelle prossime settimane per il tasso IRS 10 anni, tra quota 1,02% e 1,2%, sono state elaborate nell’ipotesi di consolidamento dello spread Usa-Germania attorno agli attuali 220 punti base.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 16 marzo 2018”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 27 aprile 2018”)

Previsioni Euribor e Irs del 26 gennaio 2018

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La conferma annunciata dei tassi di interesse base, col Refi mantenuto dalla Banca centrale europea sempre al minimo storico 0%, la conferma della dialettica e della condotta ultra-espansiva che comporterà acquisti di attività per 30 miliardi di euro almeno fino a settembre ed il reinvestimento delle somme per i titoli in scadenza, non sembrano essere stati interpretati correttamente o forse non hanno ricevuto apprezzamento adeguato dai mercati finanziari, venerdi ancora dubbiosi sulla rotta da seguire.euribor-360-gg-26-01-2018

I dati sull’inflazione europea sempre debole, uniti al sensibile rafforzamento dell’Euro su cui Draghi aveva espresso già nei mesi scorsi preoccupazioni per i riflessi negativi su crescita e stabilità dei prezzi, giovedi non sono riusciti a contenere il rendimento del Bund tedesco a dieci anni entro i limiti di un’importante soglia psicologica che resisteva in quota 0,6% dal 13 luglio dell’anno scorso.

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Il segnale potrebbe essere definito come quello di un mercato che torna a prestare attenzione alle prospettive sui fondamentali economici di medio-lungo termine piuttosto che alla comunicazione ed alla politica di breve della Bce; ovvero si tratterebbe di un segnale di normalizzazione nelle strategie dei traders.

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Anche sul mercato Liffe i rialzi dei tassi Euribor 3 mesi previsti hanno superato i sedici centesimi sul medio termine dopo il voto del Congresso americano che sblocca i fondi federali e dopo la nuova stima PMI di crescita accelerata per l’economia Eurozona a gennaio.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-26-gennaio-2018Sul breve termine, invece, i tassi attesi trovano conferma allineati al fixing -0,328% del 26 gennaio 2018 con quota -0,31% vista a metà anno: le probabilità di rialzo del tasso sui depositi entro dicembre prossimo tornano ad affievolirsi dopo la presa d’atto che la discussione in seno al direttivo sulla modifica della forward guidance non è iniziata.

Euribor 3 mesi atteso a 1,2% per dicembre 2022.

Il tasso fisso indicherà la propria rotta dopo la prima decade di marzo, quando si peseranno gli effetti delle elezioni politiche in Italia e delle decisioni assunte nel corso della prossima riunione del direttivo Bce.

Nella settimana dall’8 al 12 gennaio i mercati secondari venivano colpiti da un’ondata di vendite provocata da fattori economici e speculativi: la produzione industriale tedesca e quella dell’intera area Euro oltre le attese trascinavano le principali piazze azionarie; le prospettive di crescita dell’economia mondiale davano nuova forza al greggio nonostante l’offerta ampia; poi si verificavano vendite per il panico scatenato da false notizie sulla riduzione degli stimoli monetari da Oriente ed infine l’inflazione Usa risultava in aumento principalmente sul dato core.

Tutto ciò provocava l’impennata generalizzata dei rendimenti col Bund poco sotto lo 0,6% in chiusura e l’EurIrs 10Y a 0,97% il 12 gennaio scorso.

La settimana successiva, mentre il Treasury volava a 2,66% dopo la lettura del Pil cinese sopra il consenso, il rendimento del Bund resisteva sotto quota 0,6% provocando un allargamento dello spread dai consueti 200 punti base ai 210. Fondamentale l’intervento del vice-presidente Bce Vitor Constancio che riduceva le attese di normalizzazione monetaria suscitate dalla lettura delle minute Bce: l’inflazione, che a dicembre è risultata stabile nell’Eurozona, ed il cambio Euro su Dollaro ancora forte, che minaccia la ripresa economica, sono sempre fattori favorevoli alla continuazione della politica accomodante. Tuttavia Irs 10 in salita a 0,99% il 19 gennaio.irs-26-01-2018

I dati macro molto positivi dell’ultima settimana hanno fatto perdere ulteriormente attrattiva ai titoli di debito, spingendo in alto i saggi per i quali stavolta la dialettica del governatore Draghi sembra più che altro aver contenuto la crescita.

L’Irs 10 anni, fissato a 1,04% in data 26/01/2018, si colloca addirittura sopra il limite previsto a inizio gennaio.

Il Bund punta il limite superiore 0,7% del trading range: l’evento che alcuni analisti considerano cruciale per la definizione del nuovo scenario di mercato, ovvero le elezioni italiane – ultimo termometro del sentimento antieuropeo – dimenticate per dare risalto ad una Bce condizionata dal Dollaro debole, sinora non ha consentito di innescare un movimento che proietterebbe verso il target 1% il rendimento del governativo tedesco.futures-sul-bund-eurex-26-gennaio-2018

Pertanto le oscillazioni del tasso fisso a dieci anni, che a febbraio non potranno essere condizionate da un aumento dei tassi stabilito dal Fomc, comitato direttivo della Federal Reserve, sembrano incanalarsi per le prossime settimane nel corridoio tra quota 0,86% e 1,11%.

(per le prossime attese sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 9 febbraio 2018”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018”)

Previsioni Irs del 5 gennaio 2018

Il 2018 potrebbe essere l’anno della risalita compiuta dei tassi d’interesse, negli ultimi mesi caratterizzati da movimenti limitati alla fascia 0,8%-0,9% per l’Eurirs 10 anni, da strappi improvvisi verso l’alto e lente ricadute. I motivi si sono legati agli opposti sentimenti di entusiasmo e disillusione per la politica fiscale d’oltreoceano e al comportamento di estrema cautela con cui ha proceduto l’autorità di politica monetaria europea.irs-5-gennaio-2018

Tuttavia il momento attuale rappresenta la continuazione di una fase di stallo per i rendimenti, dato che i primi due mesi dell’anno non sembrano interessati da un intervento restrittivo della Federal Reserve e l’attesa delle elezioni politiche italiane legittimerebbe un atteggiamento di prudenza che riversa gli acquisti degli operatori di mercato sul Bund a scapito del Btp.

A guidare nella seconda metà di dicembre il balzo dell’Irs 10 anni, salito da quota 0,79% a 0,91% (21/12/2017) nel giro di poche sedute, era stata l’approvazione della riforma fiscale Usa che comportava la correzione dei titoli governativi aiutata da un mercato pre-festivo poco liquido.

Contro le previsioni formulate, il tasso fisso rimaneva attorno quota 0,9% anche nelle sedute a cavallo tra la fine dell’anno e l’inizio del nuovo per gli effetti del prezzo del petrolio in sensibile rialzo, causa le difficoltà di estrazione in Libia e gli accordi Opec, fino a chiudere col fixing 0,89% il 5 gennaio 2018.futures-sul-bund-eurex-5-gennaio-2018

Il trading range del decennale tedesco è sempre limitato superiormente a quota 0,7%, con la fascia alta che risulta di maggiore interesse per il dimezzamento degli acquisti programmati dalla Bce: il tasso Irs 10 anni è previsto per fine gennaio in oscillazione tra quota 0,75% e quota 1,03%, con maggiori possibilità di vederlo sopra l’ultimo fixing disponibile.

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 26 gennaio 2018”)

Previsioni Euribor e Irs del 15 dicembre 2017

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La settimana segnata dalle riunioni di due fra le più importanti banche centrali al mondo, quella statunitense e quella europea, si conclude paradossalmente senza novità sui mercati obbligazionari, impassibili allo scontatissimo rialzo dei tassi base della Federal Reserve ed alla prevedibilissima mancanza di spunti dalla riunione Bce che ha mantenuto i tassi invariati (Refi 0%).euribor-360-gg-15-12-2017

Anche sul mercato dei derivati di Londra, le sedute prive di sussulti sono state proprio quelle nel mezzo della settimana, nonostante ottimi motivi di ribasso per i futures sull’Euribor 3 mesi provenissero dai nuovi record dell’indice composito IHS Markit Flash PMI sull’Eurozona, oltre che dalle stesse stime di crescita economica da fonte Bce riviste in forte rialzo.

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Pertanto la curva delle attese, che da diverse settimane metabolizza la riduzione degli acquisti programmati da 60 a 30 miliardi di euro al mese a partire dal mese di gennaio, propone l’Euribor 3 mesi allineato al fixing -0,329% del 15/12/2017 per il prossimo mese di marzo, a -0,325%, e sempre a livello -0,27% per fine 2018, quando ancora non sarà stato affrontato il primo step al rialzo per il tasso sui depositi.tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-15-12-2017

Tasso nullo a dicembre 2019 e nessuna variazione in sette giorni per l’Euribor 3 mesi esattamente un anno dopo, confermato in salita a quota 0,305%.

Col 2017 potrebbe concludersi la fase laterale del tasso fisso, ma la prudenza è massima tra operatori abituati a riconoscere il ruolo predominante della banca centrale che tamponerà gli strappi del mercato.

Nella penultima settimana di novembre la presenza calmieratrice della Bce impediva la risalita dei rendimenti, nonostante venisse certificata la maggiore crescita in 79 mesi delle variabili economiche rientranti nell’indice Markit composito preliminare di novembre. Coi principali benchmark invariati, l’Irs 10 anni scendeva a 0,83% il 24 novembre.

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A cavallo tra novembre e dicembre i dati economici erano buoni sia in Europa che negli Usa ma, a differenza del Treasury, il decennale tedesco presentava rendimento in declino.

Con quota 0,84%, l’Irs 10Y concludeva il mese passato poco sopra le previsioni, confermando in ogni caso lo spostamento verso il basso dell’intervallo di variazione.

Nelle ultime due settimane sono giunti altri dati apprezzabili, tra i quali la revisione del Pil Eurozona e la stima Adp degli occupati nel settore privato Usa, ma tanto non è bastato a schiodare i Treasury da quota 2,36% e soprattutto il Bund da quota 0,3%, che anzi è finito sotto per qualche seduta.

Irs 10 anni fissato a 0,79% il 15 dicembre 2017.

irs-15-12-2017I mercati finanziari sono consapevoli che i rendimenti del Treasury e del Bund sono inferiori al fair value, come pure sono consapevoli che il Tightening assorbirà lentamente la liquidità in eccesso mentre il Tapering ha caratteristiche tali da assicurare condizioni di abbondanza per molto tempo ancora.

Se da un lato tutti gli operatori sanno che i tassi sono destinati a salire, dall’altro nessuno sa bene quando e, in aggiunta, si comincia a sospettare che i movimenti non saranno particolarmente bruschi. La volatilità minima delle ultime sedute è particolarmente indicativa.

E’ anzitutto l’inflazione a tranquillizzare il mercato, perché la stima ultima di medio-termine all’1,7%, e la sua debole dinamica di fondo, bagnano le polveri delle armi in dotazione ai banchieri del vecchio continente, soprattutto quelli centrali, ed immobilizzano i capitali a scapito dei rendimenti.futures-sul-bund-eurex-15-dic-2017

Lo specchio più fedele della situazione attuale è il governativo tedesco, tornato sotto quota 0,3% nonostante fattori tecnici nel Mare del Nord e rinnovati accordi tra Paese arabi stiano facendo puntare quota 60 dollari al petrolio.

Previsioni Irs 10 Y di fine anno nella fascia 0,71%-0,87%, presumibilmente al ribasso sul fixing 0,79%.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 22 dicembre 2017”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Irs del 5 gennaio 2018”)

Previsioni Irs del 17 novembre 2017

A inizio mese l’onda lunga dell’efficace riunione Bce proseguiva ad abbassare i tassi con l’aiuto delle stime al ribasso dell’inflazione Eurozona mentre, dal nuovo continente, giungevano le notizie del costo del denaro Usa fermo e della creazione di posti lavoro sotto le attese.

Il rendimento Treasury risultava in netto calo anche grazie alla circolazione del nome di Jerome Powell alla guida della Fed e l’Irs chiudeva a 0,86% il 3 novembre: evidente il convincimento degli investitori sulle banche centrali che manterranno il sistema in condizioni di liquidità sovrabbondante ancora per molto tempo. La fase in corso è ben diversa da quella che gli analisti ipotizzavano fino a pochi mesi fa.

irs-17-11-2017La settimana successiva non presentava alcun dato macro innovativo ma era caratterizzata da prese di profitto in vista della chiusura dei bilanci a fine anno (non a caso i realizzi erano concomitanti su azionario e obbligazionario): tutti in salita i rendimenti europei, col Bund che si manteneva a 200 bp di distanza dal Treasury appesantito da considerevoli nuove immissioni. Irs 10Y in lieve salita a 0,9% il 10 novembre, massimo relativo da quindici giorni.

Nell’ultima settimana sono giunti segnali di rallentamento sia dal Pil Eurozona III trimestre che dall’inflazione di ottobre all’1,4%.

Considerate le emissioni di nuova carta copiose sul tratto medio-lungo per Germania, Francia, Spagna e Italia, appaiono significative le limature di pochi punti base per il Bund (di nuovo sotto 0,4%) e per i titoli che hanno portato giù l’Irs 10 anni a 0,86% il 17/11/2017 e ne condizionano la previsione di fine novembre in quota 0,8%, appena corretta rispetto alla precedente di fine ottobre.

Ancor più significativo, però, è il consolidamento dell’intervallo di variazione del tasso fisso che viene aggiornato lievemente verso il basso nella fascia 0,62%-0,92% anche grazie all’effetto di “segnalazione” del QE rivendicato con soddisfazione da Draghi, oggi più importante della durata.futures-sul-bund-eurex-17-11-2017

L’azione della Bce è tesa ad impedire per tutto l’anno il superamento di quota 0,6% al decennale tedesco, che proverà a guadagnare quota quando i recenti massimi relativi del petrolio entreranno nella statistica dei prezzi al consumo e quindi saranno inglobati nel valore reale delle attività.

Con l’annuo nuovo, e la decisa riduzione del QE, dovrebbe concludersi la fase laterale ed i tassi sarebbero destinati a salire.

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 15 dicembre 2017”)