Previsioni Euribor del 23 marzo 2018

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Se giovedi, unica seduta settimanale caratterizzata dai rialzi dei futures, l’arretramento dell’indice Ifo sullo stato di salute dell’economia tedesca è stato valutato dal mercato Liffe correttamente assieme al valore minimo in 14 mesi per l’indicatore flash PMI Composito della Produzione nella zona Euro, nel corso degli altri giorni sono passate in secondo piano le paure per l’escalation della guerra commerciale che tocca gli scambi tra Cina e Usa. L’Europa non è direttamente interessata dalle misure protezionistiche e gli operatori, che continuano a nutrire fiducia nella bontà della salute economica dell’area, bilanciano attraverso movimenti opposti.

La curva dei tassi impliciti nei derivati sull’Euribor 3 mesi rimane invariata sul breve termine, dove è segnalata quota -0,32% per metà anno a distanza di meno di un centesimo dal fixing -0,329% del 23 marzo 2018.

Molto limitati i cambiamenti sul medio termine presenti sulla scaletta: vista quota 0,15% tra due anni.

Torna ad azzerarsi il differenziale a sette giorni sulla scadenza di dicembre 2022, dove rimane confermata la previsione 1,175%.

Niente di nuovo neppure sull’interbancario, dove l’Euribor 1-6-12 mesi chiude rispettivamente a -0,37%, -0,27% e -0,19%.

Depositi overnight usati giovedi per 662 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 1.273 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 29 marzo 2018”)

Previsioni Euribor del 16 marzo 2018

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Se a Francoforte il presidente Draghi dice di attendere conferme ulteriori per la crescita dei prezzi al consumo, ma poi il dato finale Eurostat di febbraio scende all’1,1% anno su anno rispetto alla stima flash, e se la prudenza domina sul mercato secondario dove si temono le conseguenze commerciali dei dazi nordamericani, stavolta sottolineate dall’Ocse, i differenziali sulla curva dei tassi attesi il 16/03/2018 si presentano tutti negativi ed incidono a partire dai mesi dell’anno in corso.tassi-eurbor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-16-marzo-2018

L’Euribor 3 mesi ritorna a -0,3% per dicembre prossimo, dalla previsione -0,275% di venerdi scorso.

Tasso variabile positivo posticipato a dicembre dell’anno dopo.

Sempre sul medio termine: vista quota 0,5% a fine 2020.

Nove centesimi in meno per l’ultima scadenza disponibile in scaletta, col tasso nominale che torna in quota 1,4% negli ultimi giorni del 2023.

Il mercato interbancario, forte del solito eccesso di fondi visibile dal totale dei depositi overnight e dei conti correnti presso Bce al nuovo record di 2.025 miliardi di euro nel primo giorno del periodo di mantenimento riserva obbligatoria, non viene toccato da alcun fattore esogeno: né la nuova proposta di gestione dei non performing loans avanzata dalla Commissione europea, né il prossimo rialzo dei tassi base Usa (+0,25% scontato nei derivati) distolgono l’Euribor 3 mesi dal proprio cammino lineare che lo fissa a -0,328% il 16 marzo 2018.

In chiusura Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,37%, -0,272% e -0,192%.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 23 marzo 2018”)

Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018

Secondo attese, Mario Draghi e direttivo Bce hanno lasciato invariati tassi base (Refi 0%) e ritmo degli acquisti mensili (30 mld di euro) per il Quantitative Easing, di cui rimane confermata la scadenza di settembre 2018 ma viene eliminato l’impegno all’incremento dei volumi.

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Infatti le condizioni economiche della zona Euro evidenziano una crescita solida, minacciata soltanto dai nuovi dazi e dal cambio forte; rimane al di sotto delle attese il tasso di inflazione, obiettivo Bce per statuto e argomento su cui il governatore ha utilizzato toni cauti nel corso della conferenza stampa: ne beneficiano quegli investitori che gradiscono la presenza protettiva dell’autorità monetaria.euribor-360-gg-9-3-18

A fine seduta, giovedi scorso, nessun segnale particolare sui derivati del Liffe che invece due giorni prima erano stati affossati sul medio-lungo termine dalle attenzioni per la politica economica americana, coi Fed funds che tuttavia attribuiscono poche probabilità di realizzazione alla quarta stretta dei tassi base entro l’anno. Sulle stesse increspature dei tassi future ha rivestito un ruolo secondario la crescita delle vendite al dettaglio Eurozona, salite sensibilmente da gennaio a febbraio.

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Invariato così il fixing -0,327% del 9 marzo 2018 come pure il lento cammino dell’Euribor 3 mesi visto in crescita per appena 5 centesimi a fine anno.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-9-marzo-2018Quota +0,135% per dicembre 2019 ma tasso reale negativo e ben al di sotto, considerate le ultime proiezioni sulla crescita del livello dei prezzi.

Euribor 3 mesi massimo previsto attorno quota 1,5%.

Come sottolineato nelle previsioni di gennaio, il tasso fisso tende ad aumentare (fixing 1,09% IRS 10 anni in data 09/03/2018) ma nuovi ostacoli di natura politica non permettono la manifestazione di un trend ascendente che rispecchia appieno i fondamentali dell’economia.eurirs-9-3-18

A cavallo tra gennaio e febbraio, mentre l’ultimo comitato presieduto dalla Yellen lasciava i tassi invariati a 1,25-1,50%, i dati buoni sui posti di lavoro Usa non erano sufficienti a giustificare il crollo dei prezzi contestuale per le azioni e per le obbligazioni, soprattutto quando Eurostat segnalava con la stima flash il rallentamento dell’inflazione zona Euro su base annua rispetto a dicembre.

Piuttosto le prese di profitto, giunte al termine di un mese di gennaio insolitamente votato al rally, motivavano la spinta sul rendimento del Bund che si avvicinava a quota 0,8%. Stranamente il Btp accorciava lo spread, ma l’Irs 10 Years guadagnava 10 p.b. in una settimana e saliva a 1,14% venerdi 2 febbraio.

Tra il 5 ed il 9 febbraio le stime di crescita dell’economia americana venivano riviste al rialzo e il Treasury finiva a 2,85% ma il Bund, che beneficiava della protezione del QE, allargava lo spread sul decennale Usa a 211 p.b. e limava leggermente il rendimento. Irs 10Y confermato a fine settimana in quota 1,14% con l’aiuto del Btp in salita a 2,05%.

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A metà del mese scorso l’aumento oltre le attese dei prezzi al consumo Usa indirizzava il Treasury verso il 3% ma il Bund rimaneva piatto fino a venerdi, quando scendeva per mero riposizionamento degli operatori e concorreva a rinsaldare l’Irs 10 anni a 1,14% per il terzo venerdi di fila.

Nella penultima settimana di febbraio il PMI composito dell’Eurozona scendeva sotto i precedenti record e l’incertezza politica portava il Btp fino al 2,36% a favore della qualità tedesca allo 0,65%: Eurirs 10 in calo a 1,11%.

Tra febbraio e marzo si consolidava ad oltre 220 punti base la differenza di tasso tra i governativi di Usa e Germania: il decennale tedesco si confermava in chiusura a quota 0,65% per la seconda settimana aiutato dagli acquisti Bce e dalla stima preliminare dell’inflazione che segnalava rallentamento a febbraio. L’Irs10 chiudeva a 1,07% anche grazie al rientro del rendimento del decennale italiano.futures-sul-bund-9-3-18

La settimana ultima trascorsa è stata sostanzialmente neutrale per i rendimenti, movimentata in chiusura dalla spinta verso l’alto impressa dall’occupazione statunitense di febbraio oltre attese che tuttavia non tocca il percorso di risalita dei prezzi per via di una pressione salariale in diminuzione.

Molti ritenevano che le elezioni italiane potessero rappresentare il termine ultimo per accantonare il fly to quality, ovvero per dare il via libera alla risalita definitiva dei tassi europei, ma forse il rischio di ingovernabilità per i rapporti di forza reciproci tra partiti tiene in stand-by gli investitori che tra poco scopriranno l’incidenza negativa sulla crescita economica delle misure neo-protezionistiche di Trump.

Il nuovo trading range del Bund, dopo i picchi di inizio mese che lasciavano intendere il rapido raggiungimento di quota 1%, si è spostato verso l’alto e ristretto tra quota 0,6% e quota 0,8%.

Le oscillazioni previste nelle prossime settimane per il tasso IRS 10 anni, tra quota 1,02% e 1,2%, sono state elaborate nell’ipotesi di consolidamento dello spread Usa-Germania attorno agli attuali 220 punti base.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 16 marzo 2018”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 27 aprile 2018”)

Previsioni Euribor del 2 marzo 2018

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Le debolissime ma significative limature che sul breve termine riducono le attese del Liffe sono dovute all’ultima stima preliminare di rallentamento della dinamica dei prezzi al consumo elaborata da Eurostat: i tassi Euribor 3 mesi, pur essendo visti sempre in crescita dal fixing -0,327% del 2 marzo 2018, raggiungeranno quota -0,205% a marzo 2019.tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-2-marzo-2018

Si rafforzano così le indiscrezioni che giovedi prossimo non sarà annunciato dal board alcun cambiamento per il ritmo degli acquisti mensili di attività operati dalla Bce né per i tassi di interesse base: estrapolate dai derivati che segnalano variazioni al tasso sui depositi bancari, le probabilità che possa essere deciso un aumento nell’ordine del +0,1% sono nulle fino alla riunione di aprile e salgono appena al 35% per gennaio dell’anno prossimo.

Alle limature dell’Euribor 3 mesi tra il 2020 ed il 2022, mai superiori ai quattro centesimi a distanza di una settimana, ha contribuito il rallentamento dell’attività manifatturiera nella zona euro: vista quota superiore all’1% a inizio 2022.

Coi medesimi valori di venerdi scorso, in chiusura Euribor 1-6-12 mesi a -0,37%, -0,271% e -0,191%.

Depositi overnight usati giovedi per 694 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 1.309 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018”)