BTP 15 anni: collocamento 17 marzo 2015

Martedi 17 marzo 2015, con regolamento 24 marzo 2015, mediante sindacato è stata collocata la prima tranche del nuovo titolo Btp 15 anni.

Il Btp 15 anni (godimento 1° marzo 2015; scadenza 1° marzo 2032; tasso d’interesse annuo lordo 1,65% pagato in due cedole semestrali) ha fatto registrare rendimento annuo lordo all’emissione dell’1,691%, derivante dal prezzo di collocamento 99,501, ed è stato emesso per l’importo di 8 miliardi di euro.

L’importo richiesto per il titolo (ISIN IT0005094088, emissione 1° marzo 2015, giorni dietimi 23) è stato superiore a 16,423 miliardi di euro.

Fonte: MEF

(per la prossima asta del nuovo Btp 15 anni: “Asta 13 maggio 2015: Btp 3 anni, Btp 7 anni, Btp 15 anni e Btp 30 anni”)

Previsioni Euribor del 13 marzo 2015

Nella settimana caratterizzata dall’avvio della politica monetaria ultra-espansiva con l’immissione iniziale di moneta nel sistema per circa dieci miliardi di euro, riassorbiti in buona parte nell’operazione di pronti contro termine regolata mercoledi, la discesa dell’Euribor 3 mesi accelera il passo e porta la relativa quotazione a 0,025% (fixing 13/03/2015). Si allarga così nella misura di altri undici millesimi il distacco dal tasso di interesse stabilito dalla Bce per le operazioni principali di rifinanziamento (Refi).

Ad eccezione della scadenza mensile (-0,01%), anche i tassi Euribor 6-12 mesi seguono il medesimo andamento monotono e chiudono a 0,096% e 0,214% (fonte dati: Aritma).

Nessuna novità sul brevissimo, negativo fino a giovedi.

Tutta la scaletta dei tassi Euribor 3 mesi previsti appare condizionata dall’evento clou: con riferimento alle contrattazioni degli operatori del Liffe maturate il 13 marzo 2015, il parametro più utilizzato per l’indicizzazione dei mutui a tasso variabile diverrà stabilmente negativo da metà giugno prossimo (-0,005%) fino a marzo 2016. Secondo quest’ipotesi, e compatibilmente con eventuali algoritmi di calcolo basati sulla media mobile che ne ritarderebbero l’applicazione, il tasso base andrebbe a decurtare la maggiorazione stabilita al momento della concessione del mutuo (in mancanza di specifica indicazione contrattuale per i finanziamenti già accordati, almeno).

Sul tratto a medio termine, in assenza di novità rilevanti sul piano macro-economico e considerato il perdurare della crisi ellenica, le crescenti limature che fino a mercoledi hanno abbassato la curva dei tassi future trovano spiegazione nell’onda lunga del Quantitative Easing. Euribor 3 mesi in salita sopra quota 0,52% a fine settembre 2019, undici centesimi in meno sul dato a sette giorni.

In termini nominali, senza considerare variazioni nel livello dei prezzi, il parametro in oggetto non crea aspettative allarmistiche per coloro che corrispondono (o corrisponderanno) quote interessi perché rimane contenuto nel limite massimo di quota 0,76% lungo l’orizzonte temporale considerato; per i detentori attuali (o futuri) di obbligazioni indicizzate, all’opposto, limita le speranze di rendimento.

Mercoledi scorso, nel primo giorno del nuovo periodo di accantonamento della riserva obbligatoria, le banche europee hanno tenuto fermi nelle casse Eurotower circa 262 miliardi di euro, praticamente lo stesso quantitativo di denaro registrato mercoledi 28 gennaio ai massimi da un anno. Il giorno dopo i depositi overnight sono stati usati per 43 miliardi di euro ed i conti correnti per 218.

(per le prossime attese sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 20 marzo 2015”)

Asta 12 marzo 2015: Btp 3 anni, Btp 7 anni e Btp 30 anni

Per giovedi 12 marzo 2015, in asta marginale e con regolamento 16 marzo 2015, il MEF ha disposto l’emissione dei titoli di Stato relativi ai Buoni del Tesoro Poliennali triennali e trentennali, e relativi ai Btp 7 anni.

I Btp 3 anni (ISIN IT0005058463, emissione 15 ottobre 2014, scadenza 15 gennaio 2018, tasso d’interesse annuo lordo 0,75%, data pagamento cedola 15 luglio 2015, giorni dietimi 60) sono offerti in nona tranche per ammontare nominale dell’emissione da un minimo di 2 miliardi di euro ad un massimo di 2,5 miliardi di euro ed avevano fatto segnare rendimento lordo dello 0,44% nell’asta dello scorso 12 febbraio.

Nella mattinata di giovedi i Btp triennali hanno fatto registrare rendimento lordo in discesa al minimo storico dello 0,15%, prezzo di aggiudicazione 101,71 e rapporto di copertura 1,88 derivante da richieste per oltre 4,689 miliardi di euro (assegnato l’importo massimo offerto).

I Btp 7 anni (ISIN IT0005086886, emissione 16 febbraio 2015, scadenza 15 aprile 2022, tasso d’interesse annuo lordo 1,35%, data pagamento cedola 15 aprile 2015, prima cedola corta con tasso lordo pari a 0,215110% corrispondente ad un periodo di 58 gg. su un semestre di 182, scadenza cedole successive il 15 ottobre ed il 15 aprile di ogni anno, giorni dietimi 28) sono offerti in terza tranche per ammontare nominale dell’emissione da un minimo di 2,5 miliardi di euro ad un massimo di 3 miliardi di euro ed avevano fatto segnare rendimento lordo dell’1,23% nell’asta dello scorso 12 febbraio.

Nella mattinata di giovedi i Btp 7 anni hanno fatto registrare rendimento lordo in discesa al minimo storico dello 0,74%, prezzo di aggiudicazione 104,40 e rapporto di copertura 1,49 derivante da richieste per quasi 4,464 miliardi di euro (assegnato l’importo massimo offerto).

I Btp 30 anni (ISIN IT0005083057, emissione 1° settembre 2014, scadenza 1° settembre 2046, tasso d’interesse annuo lordo 3,25%, data pagamento cedola 1° settembre 2015, giorni dietimi 15) sono offerti in seconda tranche per ammontare nominale dell’emissione da un minimo di 1,25 miliardi di euro ad un massimo di 1,75 miliardi di euro ed avevano fatto segnare rendimento lordo all’emissione del 3,291% nel collocamento sindacato dello scorso 15 gennaio.

Nella mattinata di giovedi i Btp trentennali hanno fatto registrare rendimento lordo in discesa dell’1,86%, prezzo di aggiudicazione 133,20 e rapporto di copertura 1,57 derivante da richieste per oltre 2,756 miliardi di euro (assegnato l’importo massimo offerto).

Fonte: Dipartimento del Tesoro

(per la prossima asta dei Btp triennali e settennali: “Asta 13 aprile 2015: Btp 3 anni, Btp 7 anni e Btp 15 anni”)

(per la prossima asta dei Btp 30 anni: “Asta 13 maggio 2015: Btp 3 anni, Btp 7 anni, Btp 15 anni e Btp 30 anni”)

Bot 12 mesi: asta 11 marzo 2015

Per mercoledi 11 marzo 2015, con regolamento 13 marzo 2015, il MEF ha disposto l’emissione dei Buoni Ordinari del Tesoro annuali col sistema di collocamento dell’asta competitiva.

I Bot 12 mesi (ISIN IT0005091472, emissione 13 marzo 2015, scadenza 14 marzo 2016, durata 367 giorni) sono offerti in prima tranche per un importo pari a 6,5 miliardi di euro ed avevano fatto registrare rendimento medio ponderato pari allo 0,209% nell’asta dello scorso 11 febbraio.

I Bot annuali, nella mattinata di mercoledi, hanno fatto registrare rendimento medio ponderato in discesa al minimo storico dello 0,079% e prezzo medio ponderato 99,92; la domanda è stata pari a quasi 11,524 miliardi di euro e il bid-to-cover si è attestato a 1,77 (assegnato l’intero importo offerto).

Fonte: Dipartimento del Tesoro

(per la prossima asta dei Bot annuali: “Bot 12 mesi: asta 10 aprile 2015”)

Previsioni Euribor e Irs del 6 marzo 2015

Inizierà sul mercato secondario lunedi prossimo, il giorno 9 marzo, l’acquisto degli obbligazionari pubblici da parte della Bce che scarterà i titoli con rendimento inferiore al tasso sui depositi presso l’istituto centrale e quelli emessi da Atene sotto l’attuale programma di tutela. I governativi acquistati, infatti, saranno messi a disposizione per il prestito titoli.

La variazione giornaliera in aumento per il future sul Bund, +0,28% alla chiusura di giovedi, e la contestuale perdita di 4 punti base per il rendimento del governativo tedesco, forniscono indicazioni su segno e intensità dell’effetto residuo di abbattimento dei tassi a cui andranno incontro i titoli pubblici europei effettivamente acquistati, dopo che a gennaio l’annuncio del Quantitative Easing aveva ufficialmente aperto la fase delle aspettative (in realtà operativa da settimane ancora addietro). Se finora è stato possibile quantificare le variazioni sui rendimenti dei titoli core e periferici, nonché sul tasso di cambio, il grande interrogativo si sposta sulla prima fase del QE che non troverebbe un mercato europeo fornito a sufficienza di bond pronti per le transazioni. Per Draghi, tuttavia, si tratta di un falso problema superabile con l’acquisto di titoli fuori dall’Europa.

Come prevedibile, all’opposto, i futures sul Liffe non hanno risentito delle notizie in arrivo da Cipro giovedi mentre, fino al giorno prima, avevano reagito alla conferma della crescita (debole) per il settore manifatturiero e all’accelerazione della crescita della produzione economica, secondo i dati finali di febbraio Markit Pmi per l’Eurozona, quindi alla risalita record delle vendite al dettaglio certificata da Eurostat, attraverso increspature dei tassi sulle scadenze di medio-lungo termine.

Prima che fossero confermati i tassi base dall’istituto centrale, sull’interbancario l’Euribor 3 mesi aveva continuato giornalmente a perdere qualche millesimo sulla falsariga della settimana passata e col beneficio dell’eccesso di liquidità invariato; infine chiusura a 0,036%, costante rispetto a giovedi. Anche sul brevissimo i tassi di interesse si sono mantenuti regolarmente in territorio negativo senza particolari variazioni.

Il 6 marzo 2015 i tassi impliciti nei derivati sull’Euribor 3 mesi segnalano la discesa per metà giugno a quota 0,01% che permarrà tale fino al termine dell’anno corrente, senza cambiamenti nella sostanza delle previsioni maturate venerdi scorso. Spinto dall’entusiasmo per la creazione di posti di lavoro Usa e per la pubblicazione della revisione al rialzo del Pil Eurolandia in lettura preliminare, grazie agli input di petrolio e moneta ancora da stampare che agiscono su livello dei prezzi e tasso di cambio, venerdi sale verso lo 0,3% l’Euribor 3 mesi nel primo trimestre 2018.

Il QE, come è noto, porterà novità anche per coloro che intendono ricorrere alla forma di finanziamento dei mutui a tasso fisso.

Dopo metà febbraio il galleggiamento dell’Irs 10 anni tra quota 0,7% e 0,75% ha rappresentato la conferma più lampante della condizione di stand-by di un mercato alla finestra per la crisi ellenica, risolta (o rimandata) poi col compromesso tra ministri finanziari eurogruppo e neo-governanti della Grecia attraverso l’allungamento del periodo di aiuti finanziari per quattro mesi.

In questa fase la correlazione tra decennale tedesco e americano non è stretta, ma in ogni caso la Federal Reserve ha scelto di non esercitare pressioni sul mercato dopo aver maturato la convinzione che rialzare i tassi in anticipo è più pericoloso che agire in ritardo: se al rafforzamento del dollaro seguono il raffreddamento di salari e inflazione, allora difficilmente la politica monetaria restrittiva inizierà prima di giugno. Il rendimento del Treasury è risultato in discesa.

L’attenzione, pertanto, sembra essere tornata tutta per gli acquisti massivi di titoli obbligazionari europei (la sola Bundesbank acquisterà 10 miliardi di euro di Bund) e per la stima dell’impennata delle quotazioni (e annessa discesa dei rendimenti) nella fase iniziale del Quantitative Easing.

Nell’ultima settimana del mese trascorso si è manifestata la compressione dello spread italiano sotto i 100 punti base stante la considerazione che gli acquisti della Bce saranno molto superiori in termini di quantità rispetto alle emissioni nette di tutti i singoli Paesi della zona euro.

L’atteso eccesso di domanda, e conseguente aspettativa di ulteriore risalita dei prezzi dei titoli a meno di una ritrovata dinamica positiva dell’inflazione che erode i rendimenti reali (stima flash Eurostat di febbraio a -0,3% dal precedente -0,6%), ha spinto ancora gli acquisti del Bund (rendimento per la seconda volta al minimo storico 0,3% il giorno 26) ed ha fatto segnare lo stesso giovedi 26 il nuovo minimo storico Irs 10y a 0,67%.

Rafforzati dalle difficoltà di immagazzinamento del petrolio sovrabbondante che condurrebbe a scontarne il prezzo di vendita e sostenere il rendimento reale delle attività finanziarie, i numeri delle previsioni future del tasso Irs 10 anni, fissato a 0,72% in data 06/03/2015, sono in discesa ed indicano l’abbattimento di quota 0,4% per fine marzo e la risalita a 0,43% per fine aprile.

Piuttosto diversa, invece, l’interpretazione dello scenario da parte di chi enfatizza la crescita del mercato del lavoro americano e vede il Treasury trascinare al ribasso il benchmark tedesco e, per invarianza dello spread, i rimanenti governativi europei agevolati nel complesso da una migliorata condizione economica: in questa ipotesi il QE avrebbe esaurito i propri effetti ed il tasso fisso, piatto da diverse settimane, sarebbe sul punto di abbandonare i livelli minimi e puntare verso l’alto.

(per le attese della settimana prossima sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 13 marzo 2015”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Irs del 27 marzo 2015”)