Tassi fermi nell’Eurozona

 

Le previsioni al ribasso del PIL nella zona Euro, associate a quelle altrettanto negative dell’inflazione, quest’oggi hanno indotto la Bce a lasciare invariato il tasso base.

Secondo il presidente Trichet, pertanto, il costo del denaro pari all’1% è da considerarsi adeguato all’attuale contesto economico che si avvierà verso uno scenario di ripresa solo nel 2010 (www.corriere.it).

C’è da augurarsi che tali ultime indicazioni siano recepite pure dagli operatori di Borsa: le contrattazioni delle ultime settimane, difatti, hanno prodotto un’impennata del prezzo al barile del petrolio la cui spiegazione è di natura unicamente speculativa.

 

Altre storie di denaro

 

Vergini studentesse e concorrenti di bellezza, coppie al distributore: quanto odore di umanità trasuda dalle pagine di informazione che ogni giorno scopriamo senza pudicizia leggendo i quotidiani di tutto il mondo!

Per 3 zeri sbagliati, i fidanzati Leo Gao e Kara Young che vendevano carburanti dall’altra parte del globo hanno cambiato lavoro, pensando bene di passare dalla loro vita fatta di tubi gommati sporchi e puzza di benzina a quella di neo-ricercati dalla polizia internazionale. Quando si sono accorti che l’accredito sul loro conto bancario non ammontava ai 10.000 dollari richiesti in prestito, ma a parecchi di più, non hanno saputo resistere alla tentazione e se ne sono andati via senza salutare dopo il prelevamento.

Chissà se riuscirete ad indignarvi di più sapendo che per una somma molto minore, sotto i 10.000 Euro, una studentessa romena ha messo all’asta la propria verginità per finanziarsi la continuazione degli studi, vendendo così un bene donatole da madre natura ma che, stando alle quotazioni dichiarate, il mercato di oggi non apprezza più di tanto.

Il fortunato aggiudicatario della prima notte, secondo il racconto di Alina Percea, non somiglierebbe esattamente a Richard Gere né a Brad Pitt, ma il suo comportamento da vero gentleman è stato ineccepibile. Tanto da meritarsi la possibilità di incontrare nuovamente la 18-enne romena, la prossima volta senza alcuna dazione di denaro. L’amore trionfa sempre (o almeno fino alla prossima intervista della giovane).

 

Fonti varie: web

Quale ciclo monetario? – 2

 

Cosa fa allungare o restringere detto periodo di sfasamento fra incassi e pagamenti? (http://www.questidenari.com/?p=645)

La politica delle scorte, perché tanto più si decide di accumulare merce, e tanto più si allontana l’epoca di incasso (e viceversa); il ciclo tecnico, perché tanto più elaborata è la produzione e tanto più si allontana l’epoca di incasso (e viceversa); la dilazione concessa ai clienti, che aumenta i tempi di incasso, e quella concessa dai fornitori che allontana i tempi di pagamento, ovvero restringe il periodo di sfasamento.

Quello su cui non sembra esserci uniformità di giudizio riguarda l’utilizzo di specifici indicatori per i “giorni magazzino” (gg M) e per i “giorni debitori” (gg D).

Il rimanente indicatore dei “giorni creditori” (gg C) – che sommato algebricamente agli altri due fornisce l’agognato numeretto – mette (quasi) tutti d’accordo: prendete il totale dei crediti commerciali iscritti a bilancio (qui il ciclo monetario è calcolato al 31.12), lo dividete per il fatturato annuo espresso giornalmente (ovvero diviso per 360), ed otterrete il numero dei giorni di dilazione concessa ai clienti (in media!).

Un esempio? Immaginate un’azienda che vende 1 (Euro) di merce al giorno per tutti i giorni, a fine mese fattura 30 e a fine anno 360, e si fa pagare dai clienti con 30 giorni di ritardo.

A fine esercizio, l’azienda avrà incassato tutto il venduto tranne il mese di dicembre, ovvero avrà iscritto a bilancio crediti commerciali per 30. Applichiamo la formula descritta:

gg C = crediti commerciali • 360 / fatturato = 30 • 360 / 360 = 30.

Il risultato dell’algoritmo è giusto perché corrisponde ai giorni di ritardo nei pagamenti, ma stressiamolo ulteriormente per sottoporlo a ben altre prove.

Ipotizziamo il doppio del fatturato giornaliero (2 Euro), il triplo della dilazione ai clienti (90 giorni), e ricalcoliamo il tutto al 31 dicembre:

gg C = 180 • 360 / 720 = 90.

La formula si conferma valida perché il suo “cuore pulsante” non è il fatturato mensile (incorporato nei crediti) che a ben vedere si semplifica sempre fra numeratore e denominatore, ma il numero dei mesi di dilazione che aumenta il volume dei crediti commerciali!

(continua http://www.questidenari.com/?p=689)

Le prime banche

Se i primi effetti bancari conosciuti risalgono alla Cina dell’XI° secolo (http://www.questidenari.com/?p=630), le forme iniziali dei titoli di credito vennero utilizzate addirittura nell’antica città di Atene.

Già a partire dal IV° secolo A.C., mercanti, cambiavalute e facoltosi cittadini fecero leva sulla propria posizione economica e sociale per prestare servizi finanziari che, in tal modo, si svilupparono in parallelo all’attività principale, come estensione dei loro affari.

I banchieri-mercanti, realizzando la concentrazione del denaro in un unico luogo di deposito, poterono così organizzare i pagamenti tra le parti e prestare i valori non utilizzati dai proprietari, ovvero esercitare attività bancarie soggette a registrazione (su lettera di papiro dell’antico Egitto datata 5 maggio 257 A.C., ad esempio, come scriveva Python per aver finanziato un’operazione da 1000 dracme per l’acquisto di somari).

La fiducia che la gente era portata a riporre nel banchiere fu un elemento fondamentale per lo sviluppo dei fenomeni di accettazione delle banconote come denaro, e quindi per la loro circolazione: questo è tanto più vero se si pensa che nei secoli passati, quando il metallo scarseggiava in relazione alla forte domanda di monete, anche ai comuni cittadini venne data la possibilità di stampare banconote.

(per l’attività di prestito dei soldi esercitata dalla famiglia  dell’antica Roma degli Enobarbi-Domizi si legga http://www.questidenari.com/?p=2881)

Dove vanno i tassi

 

La risalita dell’Euribor, dopo otto mesi di ribassi, è ormai un evento che ci obbliga a riflettere se sul fronte tassi sta per accadere qualcosa di sostanzialmente nuovo.

Forse solo per questioni emozionali, le paure sull’eccesso di liquidità del sistema finanziario inducono a pensare che i consumatori possessori di moneta acquisterebbero beni sospingendo così i prezzi nel vortice della dinamica inflativa; e sempre solo perché ci piacerebbe immaginare l’economia al galoppo, i segnali di ripresa manifestati da alcuni settori ormai non possono più essere ignorati. L’interrogativo principale, tuttavia, riguarda l’intensità di questa ripresa, perché ad oggi nessuno è in grado di comprendere se al prossimo inverno si potrà parlare di fine della recessione o di qualche fiammata illusoria.

D’altro canto, la Bce potrebbe anche cambiare idea sull’attuale livello minimo del tasso base, lasciandolo inalterato diversamente dai contenuti delle ultime dichiarazioni di Trichet sul possibile ritocco al ribasso: e i mercati finanziari, al solito, fanno tesoro dei rumors e anticipano.

Nella babele di segnali contraddittori, inseriamo pure la politica Bce sull’acquisto dei covered bond (http://www.questidenari.com/?p=591), la cui dibattuta realizzazione potrebbe avvenire attraverso un’operazione di sterilizzazione atta a mantenere inalterata la quantità di moneta circolante nel sistema finanziario, e conseguenti riflessi sui tassi. Se aggiungiamo pure i dubbi sulle modalità di realizzazione di detta operazione sterilizzata, che potrebbe comportare lo smobilizzo di titoli di Stato dal bilancio Bce, allora il quadro è completo.

Quale ciclo monetario? – 1

Forse l’interrogativo è retorico, dà troppa importanza ad un argomento che non divide più di tanto i cultori della disciplina.

La frase più giusta che ho ascoltato in merito venne pronunciata dal prof. Roberto Bizzarri in occasione del commento iniziale con cui (ci) volle esporre gli indicatori più comunemente usati nell’analisi di bilancio, quando disse che solo il ROS può considerarsi efficacemente rappresentativo della salute aziendale perché, a differenza di tanti altri, paragona due grandezze che sono legate allo stesso ambito temporale (l’esercizio) e sono tratte da uno stesso prospetto (il conto economico).

Come a dire: i restanti indicatori, più che brillare di luce propria, sono rappresentativi della gestione perché ce li facciamo sembrare noi.

Sul concetto di ciclo monetario, invece, non vi è alcun dubbio: l’azienda (manifatturiera) acquista le materie prime, poi le trasforma in prodotti finiti che immagazzina, infine vende. Dal momento iniziale del pagamento ai fornitori, fino a quello finale dell’incasso dai clienti, l’azienda anticipa tutta una serie di pagamenti per materiali, servizi, operai, magazzino, etc, e tanto più si allunga ciascuna fase del processo produttivo-distributivo, tanto più l’azienda avrà bisogno di qualcuno che la finanzia (i soci, le banche, essa stessa, etc).

Ebbene, la misurazione del ciclo monetario dovrebbe rappresentare la quantificazione di detto periodo espressa in termini di giorni, ovvero un “termometro” con cui l’impresa si misura il grado di dipendenza da qualcun altro in un certo istante (o da sé stessa, se in passato ha prodotto flussi finanziari ancora disponibili).

(continua http://www.questidenari.com/?p=658)