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Cappella e Archivio Storico del Monte di Pietà di Roma

La facoltà concessa ai banchieri privati di effettuare prestiti (http://www.questidenari.com/?p=654) determinò il diffondersi dell’usura, fenomeno che oppresse la popolazione costretta a pagare tassi d’interesse elevati.

In sostegno delle classi più umili, nel 1539 venne fondato il Monte di Pietà di Roma allo scopo di effettuare prestiti in denaro, concessi a fronte del pegno di oggetti: gli interessi da corrispondere furono inizialmente stabiliti nella misura del 5% a titolo di rimborso per le spese di gestione, poi ridotti al 3%, quindi si arrivò a stabilire la gratuità dell’erogazione relativa a prestiti su pegno fino all’importo massimo di 10 scudi, ed infine si innalzò detto importo al valore di 30 scudi.

Nel corso del ‘700 il Monte di Pietà giunse a rafforzare il proprio ruolo di istituzione finanziaria sino ad effettuare la gestione della Zecca (http://www.questidenari.com/?p=1031) dello Stato Pontificio, ma la successiva annessione al Regno d’Italia ne segnò la fine dell’esercizio delle attività di raccolta e gestione dei depositi.

Quello che oggi possiamo apprezzare di questa storico Istituto è racchiuso nella Cappella del Monte di Pietà, capolavoro del Barocco romano, e nell’attiguo Archivio Storico che l’Associazione Bancaria Italiana ha consentito di visitare durante la manifestazione “Invito a Palazzo” dello scorso sabato 3 ottobre 2009.

La Carità di Giuseppe Mazzuoli - Cappella del Monte di Pietà di RomaLa Cappella ci appare di folgorante bellezza per il luccichio dei rivestimenti completamente realizzati in marmo di diversa provenienza geografica – tunisina e asiatica – e caratterizzati dai colori rosso, verde e giallo, essendo quest’ultimo il marmo “da riuso”.

La policromia è completata dal bianco del marmo di Carrara con cui vennero create le 5 statue: ordinatamente, indicano la Fede e la Speranza che conducono alla Carità (rappresentata da una donna che allatta un bimbo e ne sorregge un altro, mentre un terzo si attacca alla sua veste), quindi all’Elemosina (interpretata come una donna che porge con la mano destra una moneta ad un bimbo, e con la sinistra tiene la borsa) ed infine alla Pietà di Domenico Guidi del 1676 (in cui compaiono il Cristo morto, la Vergine Addolorata, la Maddalena e Giuseppe d’Arimatea). Quella stessa pietà, il più nobile fra i sentimenti cristiani, che prima spinse l’Ordine Francescano a promuovere e poi Paolo III ad originare l’istituzione del Monte con l’emanazione di una bolla papale.La Pietà di Domenico Guidi e L'Elemosina di Bernardino Cametti - Cappella del Monte di Pietà di Roma

I fondi archivistici del Monte, inoltre, ci hanno lasciato una ricca documentazione inerente la moneta cartacea (http://www.questidenari.com/?p=630), come le cedole in scudi romani di vario importo. L’emissione di cedole, all’epoca dello Stato Pontificio, proseguì talmente sostanziosa che determinò la perdita di valore delle stesse a partire da quando non fu più possibile realizzare la conversione della moneta di carta in circolante di metallo.

(per l’edizione 2010 di “Invito a Palazzo” si legga: visita a Palazzo Rondinini di via del Corso in Roma http://www.questidenari.com/?p=3130)

Cedola da 7 Scudi Romani (1797) - Monte di Pietà di RomaCedola da 24 Scudi Romani (1796) - Monte di Pietà di Roma

Le prime banche

Se i primi effetti bancari conosciuti risalgono alla Cina dell’XI° secolo (http://www.questidenari.com/?p=630), le forme iniziali dei titoli di credito vennero utilizzate addirittura nell’antica città di Atene.

Già a partire dal IV° secolo A.C., mercanti, cambiavalute e facoltosi cittadini fecero leva sulla propria posizione economica e sociale per prestare servizi finanziari che, in tal modo, si svilupparono in parallelo all’attività principale, come estensione dei loro affari.

I banchieri-mercanti, realizzando la concentrazione del denaro in un unico luogo di deposito, poterono così organizzare i pagamenti tra le parti e prestare i valori non utilizzati dai proprietari, ovvero esercitare attività bancarie soggette a registrazione (su lettera di papiro dell’antico Egitto datata 5 maggio 257 A.C., ad esempio, come scriveva Python per aver finanziato un’operazione da 1000 dracme per l’acquisto di somari).

La fiducia che la gente era portata a riporre nel banchiere fu un elemento fondamentale per lo sviluppo dei fenomeni di accettazione delle banconote come denaro, e quindi per la loro circolazione: questo è tanto più vero se si pensa che nei secoli passati, quando il metallo scarseggiava in relazione alla forte domanda di monete, anche ai comuni cittadini venne data la possibilità di stampare banconote.

(per l’attività di prestito dei soldi esercitata dalla famiglia  dell’antica Roma degli Enobarbi-Domizi si legga http://www.questidenari.com/?p=2881)