Dove vanno i tassi

 

La risalita dell’Euribor, dopo otto mesi di ribassi, è ormai un evento che ci obbliga a riflettere se sul fronte tassi sta per accadere qualcosa di sostanzialmente nuovo.

Forse solo per questioni emozionali, le paure sull’eccesso di liquidità del sistema finanziario inducono a pensare che i consumatori possessori di moneta acquisterebbero beni sospingendo così i prezzi nel vortice della dinamica inflativa; e sempre solo perché ci piacerebbe immaginare l’economia al galoppo, i segnali di ripresa manifestati da alcuni settori ormai non possono più essere ignorati. L’interrogativo principale, tuttavia, riguarda l’intensità di questa ripresa, perché ad oggi nessuno è in grado di comprendere se al prossimo inverno si potrà parlare di fine della recessione o di qualche fiammata illusoria.

D’altro canto, la Bce potrebbe anche cambiare idea sull’attuale livello minimo del tasso base, lasciandolo inalterato diversamente dai contenuti delle ultime dichiarazioni di Trichet sul possibile ritocco al ribasso: e i mercati finanziari, al solito, fanno tesoro dei rumors e anticipano.

Nella babele di segnali contraddittori, inseriamo pure la politica Bce sull’acquisto dei covered bond (http://www.questidenari.com/?p=591), la cui dibattuta realizzazione potrebbe avvenire attraverso un’operazione di sterilizzazione atta a mantenere inalterata la quantità di moneta circolante nel sistema finanziario, e conseguenti riflessi sui tassi. Se aggiungiamo pure i dubbi sulle modalità di realizzazione di detta operazione sterilizzata, che potrebbe comportare lo smobilizzo di titoli di Stato dal bilancio Bce, allora il quadro è completo.

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