Quale ciclo monetario? – 1

Forse l’interrogativo è retorico, dà troppa importanza ad un argomento che non divide più di tanto i cultori della disciplina.

La frase più giusta che ho ascoltato in merito venne pronunciata dal prof. Roberto Bizzarri in occasione del commento iniziale con cui (ci) volle esporre gli indicatori più comunemente usati nell’analisi di bilancio, quando disse che solo il ROS può considerarsi efficacemente rappresentativo della salute aziendale perché, a differenza di tanti altri, paragona due grandezze che sono legate allo stesso ambito temporale (l’esercizio) e sono tratte da uno stesso prospetto (il conto economico).

Come a dire: i restanti indicatori, più che brillare di luce propria, sono rappresentativi della gestione perché ce li facciamo sembrare noi.

Sul concetto di ciclo monetario, invece, non vi è alcun dubbio: l’azienda (manifatturiera) acquista le materie prime, poi le trasforma in prodotti finiti che immagazzina, infine vende. Dal momento iniziale del pagamento ai fornitori, fino a quello finale dell’incasso dai clienti, l’azienda anticipa tutta una serie di pagamenti per materiali, servizi, operai, magazzino, etc, e tanto più si allunga ciascuna fase del processo produttivo-distributivo, tanto più l’azienda avrà bisogno di qualcuno che la finanzia (i soci, le banche, essa stessa, etc).

Ebbene, la misurazione del ciclo monetario dovrebbe rappresentare la quantificazione di detto periodo espressa in termini di giorni, ovvero un “termometro” con cui l’impresa si misura il grado di dipendenza da qualcun altro in un certo istante (o da sé stessa, se in passato ha prodotto flussi finanziari ancora disponibili).

(continua http://www.questidenari.com/?p=658)

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