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Incentivi 2010: aggiornamenti sulla banda larga

Secondo le fonti ufficiali, contattate a mezzo call center, i fondi per gli incentivi del Ministero dello Sviluppo Economico da destinare ai nuovi acquirenti della banda larga sarebbero stati utilizzati sinora in misura ridotta, circa il 10% del patrimonio destinato a questa tipologia di prodotto in base ai programmi dei dirigenti pubblici (http://www.questidenari.com/?tag=incentivi-2010).

Destinatarie del beneficio sono le persone fisiche di età compresa tra i 18 e i 30 anni, incentivate con un bonus pari ad euro 50 per le nuove attivazioni di connessione in banda larga mobile e fissa.

La procedura da avviare per ottenere il beneficio è molto semplice: basta attivare una nuova linea fissa o accendere un abbonamento per navigazione in mobilità presso uno degli operatori disponibili, in questi giorni molto propensi a lanciare offerte studiate appositamente per incontrare la politica degli incentivi governativi.

In alcuni casi l’operatore mette a disposizione il proprio call center, sito web o punto vendita per tradurre il bonus in un allungamento del periodo di abbonamento; in altri casi i 50 euro si traducono in uno sconto ulteriore ed immediato sull’acquisto dello strumento per la connessione.

Fonte: Radio24

(per la nuova disponibilità degli incentivi per la banda larga al 3 novembre 2010 si legga http://www.questidenari.com/?p=3168)

Quale ciclo monetario? – 3

 

Ma ora veniamo alle discordanti note.

Alcuni autori calcolano i giorni debitori rapportando i debiti commerciali al fatturato.

Che senso ha paragonare fra loro due valori solo lontanamente collegati? Il costo delle materie prime, prima di tradursi in ricavo, deve essere ricaricato in base ai costi relativi a tutti i fattori produttivi che aggiungono valore direttamente, in base alle spese generali e al mark-up! Ciò a dire, tra il costo diretto per soli materiali che origina debito (perché operai e servizi vanno pagati cash, per citare le voci più importanti) ed il prezzo di vendita può esserci un abisso!

Molto più sensato, allora, rapportare i debiti commerciali ai costi operativi che hanno concorso a generare gli stessi debiti – principalmente, acquisti per materie prime.

La formula dei giorni debitori ricalca quella già vista per i crediti (http://www.questidenari.com/?p=658), e si ottiene dividendo il totale dei debiti commerciali iscritti a bilancio (il ciclo monetario è calcolato al 31.12) per gli acquisti dell’anno espressi giornalmente (ovvero divisi per 360) al fine di estrapolare il numero dei giorni di dilazione concessa dai fornitori (in media!) – fra l’altro, vi ricordo che negli acquisti rientrano pure gli interessi passivi su debiti commerciali, i c.d. interessi impliciti (http://www.questidenari.com/?p=479).

Facciamo l’esempio di un’azienda che acquista 3 (Euro) di merce al giorno per tutti i giorni, a fine mese acquista 90 e a fine anno 1080, e paga i fornitori con 60 giorni di ritardo.

A fine esercizio, l’azienda avrà pagato tutti gli acquisti tranne i mesi di novembre e dicembre, ovvero avrà iscritto a bilancio debiti commerciali per 180. Applichiamo la formula descritta:

gg D = debiti commerciali • 360 / acquisti = 180 • 360 / 1080 = 60.

c.v.d.

(continua http://www.questidenari.com/?p=741)

Quale ciclo monetario? – 2

 

Cosa fa allungare o restringere detto periodo di sfasamento fra incassi e pagamenti? (http://www.questidenari.com/?p=645)

La politica delle scorte, perché tanto più si decide di accumulare merce, e tanto più si allontana l’epoca di incasso (e viceversa); il ciclo tecnico, perché tanto più elaborata è la produzione e tanto più si allontana l’epoca di incasso (e viceversa); la dilazione concessa ai clienti, che aumenta i tempi di incasso, e quella concessa dai fornitori che allontana i tempi di pagamento, ovvero restringe il periodo di sfasamento.

Quello su cui non sembra esserci uniformità di giudizio riguarda l’utilizzo di specifici indicatori per i “giorni magazzino” (gg M) e per i “giorni debitori” (gg D).

Il rimanente indicatore dei “giorni creditori” (gg C) – che sommato algebricamente agli altri due fornisce l’agognato numeretto – mette (quasi) tutti d’accordo: prendete il totale dei crediti commerciali iscritti a bilancio (qui il ciclo monetario è calcolato al 31.12), lo dividete per il fatturato annuo espresso giornalmente (ovvero diviso per 360), ed otterrete il numero dei giorni di dilazione concessa ai clienti (in media!).

Un esempio? Immaginate un’azienda che vende 1 (Euro) di merce al giorno per tutti i giorni, a fine mese fattura 30 e a fine anno 360, e si fa pagare dai clienti con 30 giorni di ritardo.

A fine esercizio, l’azienda avrà incassato tutto il venduto tranne il mese di dicembre, ovvero avrà iscritto a bilancio crediti commerciali per 30. Applichiamo la formula descritta:

gg C = crediti commerciali • 360 / fatturato = 30 • 360 / 360 = 30.

Il risultato dell’algoritmo è giusto perché corrisponde ai giorni di ritardo nei pagamenti, ma stressiamolo ulteriormente per sottoporlo a ben altre prove.

Ipotizziamo il doppio del fatturato giornaliero (2 Euro), il triplo della dilazione ai clienti (90 giorni), e ricalcoliamo il tutto al 31 dicembre:

gg C = 180 • 360 / 720 = 90.

La formula si conferma valida perché il suo “cuore pulsante” non è il fatturato mensile (incorporato nei crediti) che a ben vedere si semplifica sempre fra numeratore e denominatore, ma il numero dei mesi di dilazione che aumenta il volume dei crediti commerciali!

(continua http://www.questidenari.com/?p=689)