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Legge 15 luglio 2011, n. 111: ticket sanitari

Con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale della Legge 15 luglio 2011, n° 111 si applicano immediatamente le nuove norme sui ticket sanitari di importo pari ad euro 10 sulle prestazioni specialistiche (già adottato in alcune Regioni italiane), e pari ad euro 25 sui ricorsi impropri al pronto soccorso (c.d. codici bianchi).

Il Ministro della Salute Ferruccio Fazio, tuttavia, ha dichiarato che non sussiste obbligo di applicazione del ticket sulla specialistica di 10 euro per quelle Regioni in grado di adottare “altre misure di partecipazione al costo delle prestazioni sanitarie equivalenti” (fonte: Corriere.it).

Il ticket entra in vigore subito per le Regioni Lombardia, Sicilia, Veneto, Calabria, Liguria, Basilicata e Lazio (ove la Presidente Renata Polverini, obbligata dal piano di rientro dal deficit sanitario, potrebbe sostituire il nuovo ticket al pronto soccorso per i codici bianchi al posto di quello già introdotto dall’ex governatore Piero Marrazzo, oppure sommare i due balzelli. Fonte: IlMessaggero.it).

Il ticket sulle prestazioni specialistiche e sui ricorsi impropri al pronto soccorso non si applica: alle categorie esenti per età e reddito (bambini ed anziani con redditi familiari inferiori a 36.150 euro annui); a disoccupati, pensionati sociali e pensionati al minimo e loro familiari a carico, con basso reddito (8.260 euro, aumentato in funzione del numero dei familiari); ai malati cronici e ai cittadini affetti da malattie rare in possesso dell’attestato Asl; agli invalidi civili, di guerra, per lavoro e per servizio (fonte: IlSole24Ore.com).

(per il reclamo e la mediazione fiscale previsti dal Dl 98/2011 convertito, con modificazioni, nella Legge 111/2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=4709)

Marrazzo e i costi intangibili della Regione Lazio

Anche se spesso provo a distrarmi, mi sembra di aver già ascoltato e visto vicende analoghe a questa che ha colpito, e forse ancora troppo colpirà, il governatore del Lazio Piero Marrazzo.

Vicenda per nulla edificante sul piano dei valori in cui ognuno di noi si sforza di credere quando, nel segreto dell’urna, esprime una preferenza sotto forma di voto.

Ricordo un portavoce del premier aver già manifestato, a qualche titolo, interesse – anzi, mi correggo: curiosità; STUPIDA curiosità, con la precisione delle sue parole – nei confronti di un transessuale di colore che stazionava sul marciapiede. Ovviamente prima che un sindaco, a mezzo ordinanza, provasse (senza successo) a dirottare il Brasiliano altrove.

Mi sembra che già un parlamentare, appartenente ad un partito orientato più di altri ai tradizionali valori cattolici a fondamento, sostenimento e difesa della sacralità della famiglia, abbia partecipato, in albergo extra-lusso, ad (almeno) un festino a base di coca con una prostituta d’alto bordo. Ne seguì la fine del suo rapporto formale col partito, non so – ed è giusto che non sappia – se ne seguì pure la fine del rapporto coniugale.

Mi pare che già un Presidente del Consiglio, ancora non è possibile appurare fino a che punto causa indagini in corso di svolgimento, fosse conoscente di siliconate intrattenitrici, prima animatrici di festicciole riservate e poi capaci di declamare pubblicamente la loro presenza. Un’inchiesta in cui, successivamente, è entrata in ballo la solita cocaina.

L’ennesima strisciata di coca, ma stavolta condita da transessuale di colore, quattro corrotti dell’amata vecchia Arma, il consueto paparazzo dei transgender nonché l’auto blu del presidente, ricompare nella vicenda ancora oscura di Marrazzo, che prima ha negato minacciando querela per calunnia, poi ammesso i contorni fumosi di una schifosa storia di casa nostra (fonte: Il Corriere.it). Eh già, perché forse potremmo iniziare a definirla all’Italiana, chiedendo scusa a Garibaldi che, col senno di poi, non sarebbe mai partito da Quarto.

I soldi, ignari di tutto, non possono che essere protagonisti e comparse delle vicende umane tratteggiate: consegnati a mazzetti o sotto forma di assegni bancari, mai riscossi, richiesti, promessi, estorti, descrivono il centro focale delle azioni personali della nostra elite sociale, la nostra classe dirigente che impugna il coltello da cucina con l’intenzione dichiarata di tagliare la carne, ma talvolta finisce per ammazzarci la suocera.

Il povero Marrazzo, con ogni probabilità entrato in pieno marasma, è da considerarsi vittima di questa storia in quanto è stato fatto oggetto di estorsione. Ma oltre che vittima, egli si è pure reso protagonista in negativo di una serie di fatti prolungati nel tempo, originati ai primi di luglio scorso e protratti per molti giorni: il Governatore, soltanto oggi autosospeso, ha avuto tutto il tempo di ragionare con freddezza sul modo migliore per uscire dal proprio passato col minor danno possibile. Un passato che, badate bene, non è privato sic et simpliciter.

Oggi questo tempo potrebbe essere perduto in modo irreparabile: prevedibilmente, molti colleghi rammenteranno all’ex Governatore della Regione Lazio che un politico non deve, in alcun caso, soggiacere ad estorsioni e ricatti finalizzati ad indebolire lui stesso e a minare la gestione di una macchina amministrativa complessa, nella specie costosa e lenta, oggetto di sollecito risanamento in materia di sanità e di rifiuti. In quanto politico, egli ha una responsabilità che va ben oltre quella della propria persona.