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Marrazzo e i costi intangibili della Regione Lazio

Anche se spesso provo a distrarmi, mi sembra di aver già ascoltato e visto vicende analoghe a questa che ha colpito, e forse ancora troppo colpirà, il governatore del Lazio Piero Marrazzo.

Vicenda per nulla edificante sul piano dei valori in cui ognuno di noi si sforza di credere quando, nel segreto dell’urna, esprime una preferenza sotto forma di voto.

Ricordo un portavoce del premier aver già manifestato, a qualche titolo, interesse – anzi, mi correggo: curiosità; STUPIDA curiosità, con la precisione delle sue parole – nei confronti di un transessuale di colore che stazionava sul marciapiede. Ovviamente prima che un sindaco, a mezzo ordinanza, provasse (senza successo) a dirottare il Brasiliano altrove.

Mi sembra che già un parlamentare, appartenente ad un partito orientato più di altri ai tradizionali valori cattolici a fondamento, sostenimento e difesa della sacralità della famiglia, abbia partecipato, in albergo extra-lusso, ad (almeno) un festino a base di coca con una prostituta d’alto bordo. Ne seguì la fine del suo rapporto formale col partito, non so – ed è giusto che non sappia – se ne seguì pure la fine del rapporto coniugale.

Mi pare che già un Presidente del Consiglio, ancora non è possibile appurare fino a che punto causa indagini in corso di svolgimento, fosse conoscente di siliconate intrattenitrici, prima animatrici di festicciole riservate e poi capaci di declamare pubblicamente la loro presenza. Un’inchiesta in cui, successivamente, è entrata in ballo la solita cocaina.

L’ennesima strisciata di coca, ma stavolta condita da transessuale di colore, quattro corrotti dell’amata vecchia Arma, il consueto paparazzo dei transgender nonché l’auto blu del presidente, ricompare nella vicenda ancora oscura di Marrazzo, che prima ha negato minacciando querela per calunnia, poi ammesso i contorni fumosi di una schifosa storia di casa nostra (fonte: Il Corriere.it). Eh già, perché forse potremmo iniziare a definirla all’Italiana, chiedendo scusa a Garibaldi che, col senno di poi, non sarebbe mai partito da Quarto.

I soldi, ignari di tutto, non possono che essere protagonisti e comparse delle vicende umane tratteggiate: consegnati a mazzetti o sotto forma di assegni bancari, mai riscossi, richiesti, promessi, estorti, descrivono il centro focale delle azioni personali della nostra elite sociale, la nostra classe dirigente che impugna il coltello da cucina con l’intenzione dichiarata di tagliare la carne, ma talvolta finisce per ammazzarci la suocera.

Il povero Marrazzo, con ogni probabilità entrato in pieno marasma, è da considerarsi vittima di questa storia in quanto è stato fatto oggetto di estorsione. Ma oltre che vittima, egli si è pure reso protagonista in negativo di una serie di fatti prolungati nel tempo, originati ai primi di luglio scorso e protratti per molti giorni: il Governatore, soltanto oggi autosospeso, ha avuto tutto il tempo di ragionare con freddezza sul modo migliore per uscire dal proprio passato col minor danno possibile. Un passato che, badate bene, non è privato sic et simpliciter.

Oggi questo tempo potrebbe essere perduto in modo irreparabile: prevedibilmente, molti colleghi rammenteranno all’ex Governatore della Regione Lazio che un politico non deve, in alcun caso, soggiacere ad estorsioni e ricatti finalizzati ad indebolire lui stesso e a minare la gestione di una macchina amministrativa complessa, nella specie costosa e lenta, oggetto di sollecito risanamento in materia di sanità e di rifiuti. In quanto politico, egli ha una responsabilità che va ben oltre quella della propria persona.