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Manovra economica 2011-2014 e delega per la riforma fiscale e assistenziale

Il Consiglio dei Ministri, giovedi 30 giugno 2011, ha approvato il decreto-legge per la stabilizzazione finanziaria (manovra economica) ed ha approvato un disegno di legge delega per la riforma fiscale e assistenziale. La manovra economica sarà in Aula alla Camera l’ultima settimana di luglio.

Tra i punti del provvedimento si trovano: la maggiorazione di imposta per le automobili con motore di potenza superiore ai 225 KW, equivalenti a 301 cavalli (superbollo auto); l’istituzione di un forfait fiscale al 5%, relativo alle imprese fatte dai giovani fino a 35 anni, per cinque anni (fiscalità delle imprese); l’immediatezza del controllo sulle assenze dei dipendenti della pubblica amministrazione, se la “malattia” si verifica nei giorni precedenti o successivi a quelli non lavorativi (stretta su dipendenti pubblici). Infine: riduzione del personale degli uffici Ice per almeno 200 unità, con mantenimento degli stessi uffici in Italia di 2 sole unità a Roma e Milano; decurtazione del finanziamento pubblico ai partiti del 10%; istituzione dell’election day, con accorpamento delle elezioni nazionali e amministrative; “aerei blu” riservati al Capo dello Stato, ai Presidenti di Camera e Senato ed ai Presidenti del Consiglio e della Corte Costituzionale, e a disposizione degli altri Ministri unicamente per i viaggi istituzionali all’estero; le “auto blu” rimangono quelle attualmente in uso, mentre in futuro ne avranno diritto i Presidenti (ad esclusione di quello della Corte Costituzionale) limitatamente alle auto di cilindrata non superiore a 1.600 cc, fatte salve le esigenze di sicurezza; gli stipendi dei parlamentari saranno parificati a quelli dei colleghi europei (risparmi). Fonte: Corriere.it

L’età pensionistica delle donne nel settore privato viene aumentata: l’acquisizione del diritto alla pensione, a partire dal 2020, necessiterà di un ulteriore mese, ovvero l’età sale a 60 anni + 1 mese; successivamente, i requisiti anagrafici verranno aumentati di 2 mesi a partire dal 1° gennaio 2021, per proseguire quindi progressivamente fino all’ultimo scaglione fissato in data 01/01/2032.

In particolare, dalla delega alla riforma fiscale si desume la revisione delle aliquote Irpef ridotte a tre: 20%, 30% e 40% (art. 2, 1°).

Viene fissato l’obiettivo di tassare le rendite finanziarie fino al 20%, con esclusione dei titoli di Stato come Bot, Ctz, Btp e CCTeu, e viene ammessa la riduzione della stessa aliquota per le forme previdenziali complementari. Specificamente, l’art. 1, 1°, lettera c), ai punti 1 e 2 menziona il regime fiscale sostitutivo per i redditi di natura finanziaria affermando che

– con esclusione dei titoli pubblici ed equivalenti, è introdotta “un’unica aliquota per le ritenute e le imposte sostitutive applicabili sui redditi di capitale e sui redditi diversi di natura finanziaria non superiore al 20 per cento, facendo salva l’applicazione delle minori aliquote introdotte in adempimento di obblighi derivanti dall’ordinamento dell’Unione europea”;

– “è possibile applicare un’aliquota inferiore rispetto a quella stabilita ai sensi del numero 1) sui redditi di capitale e sui redditi diversi di natura finanziaria derivanti da piani di risparmio a lungo termine appositamente istituiti e dalle forme di previdenza e di assistenza socio-sanitaria complementare”.

Inoltre la riforma dell’imposta sul reddito, per quanto riguarda le semplificazioni di cui alla lettera d) del 1° comma dell’art. 2, prevede la revisione degli attuali regimi forfaitari, atta a favorire le nuove imprese, e la revisione degli studi di settore.

L’art. 3 menziona la revisione graduale delle attuali aliquote dell’Imposta sul Valore Aggiunto, il coordinamento col sistema dell’accisa al fine di ridurre gli effetti di duplicazione, la razionalizzazione dei sistemi speciali per evitare le distorsioni applicative della cosiddetta IVA di gruppo, e la semplificazione degli adempimenti formali.

Infine, l’art. 4 (imposta sui servizi) prevede la razionalizzazione in una sola obbligazione fiscale, ed in un solo prelievo, dei tributi relativi all’imposta di registro, di bollo, sulle assicurazioni, sugli intrattenimenti, e dei tributi relativi alle imposte ipotecarie e catastali e relativi alla tassa sulle concessioni governative e sui contratti di borsa; l’art. 6 afferma che il Governo punta ad eliminare gradualmente l’imposta regionale sulle attività produttive (abolizione IRAP), con prioritaria esclusione dalla base imponibile del costo del lavoro.

La bozza del ddl delega è disponibile in formato pdf dal sito web MilanoFinanza.it.

(per l’innalzamento dell’imposta di bollo sul conto titoli previsto dal decreto-legge 6 luglio 2011, n. 98, si legga http://www.questidenari.com/?p=4594)

Marrazzo e i costi intangibili della Regione Lazio

Anche se spesso provo a distrarmi, mi sembra di aver già ascoltato e visto vicende analoghe a questa che ha colpito, e forse ancora troppo colpirà, il governatore del Lazio Piero Marrazzo.

Vicenda per nulla edificante sul piano dei valori in cui ognuno di noi si sforza di credere quando, nel segreto dell’urna, esprime una preferenza sotto forma di voto.

Ricordo un portavoce del premier aver già manifestato, a qualche titolo, interesse – anzi, mi correggo: curiosità; STUPIDA curiosità, con la precisione delle sue parole – nei confronti di un transessuale di colore che stazionava sul marciapiede. Ovviamente prima che un sindaco, a mezzo ordinanza, provasse (senza successo) a dirottare il Brasiliano altrove.

Mi sembra che già un parlamentare, appartenente ad un partito orientato più di altri ai tradizionali valori cattolici a fondamento, sostenimento e difesa della sacralità della famiglia, abbia partecipato, in albergo extra-lusso, ad (almeno) un festino a base di coca con una prostituta d’alto bordo. Ne seguì la fine del suo rapporto formale col partito, non so – ed è giusto che non sappia – se ne seguì pure la fine del rapporto coniugale.

Mi pare che già un Presidente del Consiglio, ancora non è possibile appurare fino a che punto causa indagini in corso di svolgimento, fosse conoscente di siliconate intrattenitrici, prima animatrici di festicciole riservate e poi capaci di declamare pubblicamente la loro presenza. Un’inchiesta in cui, successivamente, è entrata in ballo la solita cocaina.

L’ennesima strisciata di coca, ma stavolta condita da transessuale di colore, quattro corrotti dell’amata vecchia Arma, il consueto paparazzo dei transgender nonché l’auto blu del presidente, ricompare nella vicenda ancora oscura di Marrazzo, che prima ha negato minacciando querela per calunnia, poi ammesso i contorni fumosi di una schifosa storia di casa nostra (fonte: Il Corriere.it). Eh già, perché forse potremmo iniziare a definirla all’Italiana, chiedendo scusa a Garibaldi che, col senno di poi, non sarebbe mai partito da Quarto.

I soldi, ignari di tutto, non possono che essere protagonisti e comparse delle vicende umane tratteggiate: consegnati a mazzetti o sotto forma di assegni bancari, mai riscossi, richiesti, promessi, estorti, descrivono il centro focale delle azioni personali della nostra elite sociale, la nostra classe dirigente che impugna il coltello da cucina con l’intenzione dichiarata di tagliare la carne, ma talvolta finisce per ammazzarci la suocera.

Il povero Marrazzo, con ogni probabilità entrato in pieno marasma, è da considerarsi vittima di questa storia in quanto è stato fatto oggetto di estorsione. Ma oltre che vittima, egli si è pure reso protagonista in negativo di una serie di fatti prolungati nel tempo, originati ai primi di luglio scorso e protratti per molti giorni: il Governatore, soltanto oggi autosospeso, ha avuto tutto il tempo di ragionare con freddezza sul modo migliore per uscire dal proprio passato col minor danno possibile. Un passato che, badate bene, non è privato sic et simpliciter.

Oggi questo tempo potrebbe essere perduto in modo irreparabile: prevedibilmente, molti colleghi rammenteranno all’ex Governatore della Regione Lazio che un politico non deve, in alcun caso, soggiacere ad estorsioni e ricatti finalizzati ad indebolire lui stesso e a minare la gestione di una macchina amministrativa complessa, nella specie costosa e lenta, oggetto di sollecito risanamento in materia di sanità e di rifiuti. In quanto politico, egli ha una responsabilità che va ben oltre quella della propria persona.