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Rendimenti Bot semestrali e Ctz (1,753%) in rialzo, Fondiaria Sai sotto la lente: l’Italia ha paura della Grecia

Non accadeva da aprile dell’anno scorso che i più apprezzati titoli governativi di casa nostra subissero un’impennata di queste proporzioni: all’asta del 27 aprile 2010, i Bot a scadenza 6 mesi hanno fatto segnare un rendimento annuo lordo dello 0,814%, in forte salita rispetto allo 0,567% di fine marzo (fonte: IlSole24Ore.com).

Merito (o colpa, a seconda dei punti di vista) della domanda, in questa circostanza non proprio esorbitante, appena in grado di coprire l’offerta che era stata appositamente ridotta rispetto all’ammontare dell’ultima tranche di titoli in scadenza: la strategia del Tesoro, attuata già da mesi, mirava a tenere bassi i rendimenti (per la successiva asta del Tesoro – emissioni di Cct e Btp a 3 e 10 anni – si veda http://www.questidenari.com/?p=2518).

Ma i numeri dicono che ciò non è stato sufficiente, come pure non è bastato che la notizia del declassamento di Standard & Poor’s per i titoli del debito greco e portoghese venisse annunciata qualche ora dopo la chiusura dell’asta: la paura degli operatori di mercato manifestata verso tutti gli emittenti “periferici” dell’Eurozona – Portogallo, Irlanda, Grecia soprattutto e Spagna – deve aver contagiato anche il Belpaese, danneggiato dal “volo verso la qualità”. Non a caso giorni fa l’acronimo PIGS era divenuto PIIGS, per poi tornare alla prima versione a denunciare la mutevolezza del sentiment sull’Italia.

In attesa che i colloqui fra Trichet, Merkel e gli attuali protagonisti della tragedia greca giungano a rapide conclusioni sul piano di salvataggio del governo di Atene, dichiaratosi incapace di autofinanziarsi sul mercato per via dei costi troppo elevati, la psicosi scatenata dai giudizi di Standard & Poor’s (che ha declassato a “spazzatura” i bond del paese ellenico ed ha abbassato ieri pure il rating della Spagna) ha già creato sufficienti sconquassi nei mercati azionari, con la sola eccezione di Wall Street nella chiusura di mercoledi.

Gli analisti cominciano a sezionare i bilanci societari alla scoperta del grado di inquinamento dovuto alla presenza dei Paesi a rischio, come nel caso di Fondiaria Sai e della sua controllata Milano Assicurazioni (fonte: MilanoFinanza.it).

Il bilancio civilistico 2009 dice che l’esposizione totale ai bond della Grecia ammonta a 532,8 milioni di euro (esattamente il 3,1% dei titoli obbligazionari complessivamente detenuti in portafoglio della sola Fondiaria Sai), mentre i titoli governativi portoghesi e irlandesi “pesano” 135,8 milioni di euro cumulati. La quota di bond a rischio sarà stata saggiamente ridotta dai manager del gruppo assicurativo nel corso del 2010?

Ubi Banca offre il nuovo bond 2013 a tasso variabile

Ubi Banca si accinge ad emettere un bond di durata triennale, a scadenza 5 marzo 2013, per l’importo di 700 milioni di euro (fonte Reuters).

Il titolo obbligazionario a tasso variabile, col prezzo fissato a 99,762 e la cedola 65 basis points sopra l’Euribor a 3 mesi, farebbe salire il rendimento a quota 0,73% sopra l’Euribor trimestrale – al 24 febbraio 2010 pari a 0,659%.

L’emittente, che ha incaricato Banca Imi, Bank of America, Merrill Lynch e Natixis in merito all’organizzazione del collocamento, è associata al rating A1 per Moody’s, A per S&P’s e A+ per Fitch, tutti con outlook stabile.

Tanto per cominciare il 2° anno

Quando mi decisi ad iniziare questa piacevole ed impegnativa avventura globosferica, certo non potevamo immaginare né io, né tantomeno i miei collaboratori e compagni di viaggio, che si sarebbe prolungata così tanto nel tempo.

L’interrogativo formulato per primo (http://www.questidenari.com/?p=1) – all’atto di domandarmi che senso potesse avere, oggi molto più di ieri, un blog incentrato su un numero limitato di argomenti, di solito suggeriti dalle directory dei motori di ricerca che distinguono con taglio netto la finanza personale da quella d’impresa – era orientato a capire se, per il grosso dell’utenza, fosse prevalente l’interesse a leggere argomenti “aulici” che tanto avevano imperversato sui quotidiani economici e non.

La sfilza degli esempi, in ordine cronologico, parte dal classico pacchetto azionario composto da Enel, Telecom, Seat Pagine Gialle e Tiscali che costituiva il portafoglio tipo dell’investitore di fine anni ’90 ignaro della diversificazione; continua con l’efficiente multibrand, di fatto annullato dai sistemi bancari di remunerazione provvigionale a vantaggio dei prodotti della casa; e poi ancora prosegue con l’ascesa inarrestabile dell’Hi-tech e del Pacifico fino all’esplosione della bolla speculativa, quando qualcuno è stato assalito dal dubbio che i soldi corrispondenti alle quotazioni erano un po’ troppi per stare rinchiusi nelle casseforti delle aziende rappresentate; con le gestioni patrimoniali, dove la duplice gestione, impotente all’urto dell’orso, si accompagnava alla duplicazione delle commissioni di gestione; con le polizze a capitale garantito, ma dal rendimento prossimo allo zero; con i fondi total return (ma la gestione attiva non avrebbe dovuto essere peculiare a tutti i fondi il cui gestore si fa pagare una sola volta per fare il suo lavoro?); con le Twin Towers che, nel crollo, si portavano appresso il Dow Jones salvo poi recuperarlo dopo qualche mese; col caso Enron allora troppo isolato per fare scuola; coi bond Argentina (ma pure Cirio, Parmalat e Lehman Brothers, giusto per fare qualche nome) e le loro certezze di rendimento svanite a forza di pugni sui vetri blindati delle banche d’oltreoceano; coi mercati emergenti di Cina e India, poi emersi senza badare troppo alle regole; con la “moda” dell’immobiliare e del cartolarizzato fino allo scoppio dell’ultima bolla, per finire con la spazzatura dei derivati e la crisi di liquidità che aggrava l’attuale congiuntura economica mondiale.

O se piuttosto, dicevo, i miei visitatori on line avrebbero manifestato apprezzamento per quegli articoli che, a più bassa quota, trattavano i problemi dell’uomo comune a partire dalla titolarità di un conto corrente low cost, fino ad arrivare alla possibilità di ottenere un prestito per l’acquisto di un bene necessario come la casa, senza per questo correre il rischio di rimanere “strozzati” dal rialzo dei tassi (http://www.questidenari.com/?tag=future-euribor) o dalla perdita del lavoro (http://www.questidenari.com/?tag=piano-famiglie).

La risposta, evidente nelle statistiche del sito, ha sposato questi ultimi argomenti ribadendo un concetto già noto negli ultimi tempi ai redattori delle testate giornalistiche specializzate in argomenti finanziari come ai dirigenti delle banche d’affari: le molte promesse di rendimento, sussurrate da gestore e analista alternati nel ruolo del guru di turno ma collegati da una logica di conflitto d’interessi, poi declamate dalle reti di vendita, e le molte richieste di sostenimento di rischi ed oneri elevati rispetto ai rendimenti storici, hanno finito per smaliziare, anche troppo, gli orientamenti di una classe di risparmiatori, sempre meno investitori, che si rifiuta di sognare prima ancora di non esserne capace.

E sempre le statistiche, quelle fatte registrare da chi, alle 2:00 della notte o alle 4:00 del mattino, sacrifica il proprio sonno per digitare sui motori di ricerca le keyword della cartella esattoriale (http://www.questidenari.com/?tag=ricorso-contro-cartella) e del pignoramento immobiliare (http://www.questidenari.com/?tag=pignoramento-immobiliare), soprattutto queste così ripetute, fanno riflettere sulla presenza di un consistente numero di persone, dislocato trasversalmente alla geografia italiana, alla ricerca di risposte valide per non divenire poveri, più che per diventare ricchi.

“Questi denari” ha dovuto, necessariamente, trovare un compromesso tra le intenzioni dell’Autore scrivente, desideroso di approfondire taluni argomenti che ritiene facciano parte del proprio bagaglio culturale o, più semplicemente, attirano la sua curiosità intellettuale, e la domanda di utenti rivolta alla ricerca degli strumenti – non solo finanziari strictu sensu – più adatti ad uscire da situazioni i cui risvolti sarebbero nefasti sul piano degli effetti prodotti nella sfera giuridico-patrimoniale.

Si è realizzato, cioè, un fisiologico – ma non so fino a che punto giusto – incontro tra l’offerta e la domanda di sapere finanziario proveniente dagli ambiti più distanti, dalle università alle pubbliche amministrazioni, dalle aziende private alle strutture pubbliche ospedaliere, dagli studi professionali alle case di molti di Voi, tutti alla ricerca di contenuti “forti” e, confesso la mia massima sorpresa, assolutamente non interessati agli argomenti di pura evasione.

La “mia” utenza non ha affatto mostrato interesse per quello che io chiamo “l’oroscopo finanziario”, fortuna dei siti che fanno dell’analisi NON SCIENTIFICA dei grafici di Borsa e della psicologia dell’investitore la loro bandiera; piuttosto, essa è andata alla ricerca di contenuti radicali, risolutori della questione senza compromesso alcuno.

E allora la provocazione iniziale – secondo cui avrei inserito nei post le foto delle showgirl televisive per attirare l’attenzione dei visitatori su argomenti “duri” perché tecnici, un po’ come faceva quel critico d’arte che mostrava per intero le grazie nude di Mercedes Ambrus vicine fino quasi ad accarezzare i dipinti dei più famosi pittori dei secoli passati – è destinata a rimanere tale, confinata nel periodo “esplorativo” del luogo telematico, nel tempo privo delle attuali (per quanto mutevoli) certezze: chi si connette al mio sito, a volte attraverso contatti regolari a distanza di mesi, non ammette distrazioni ma cerca argomenti interessanti che vadano il più possibile al cuore dei temi della finanza d’azienda e di mercato, della fiscalità, dei finanziamenti e della storia della moneta.

Ma non per questo la ricerca di contatti (a volte spasmodica come quando in agosto non riuscivo ad accettare che “Questi denari” fosse tornato a realizzare appena 5 o 6 visite quotidiane, quasi la rete avesse dimenticato quanto di buono avevo ed avevamo pubblicato sino ad allora) mi ha impedito di scrivere per il piacere di scrivere, o per la rabbia di farlo.

Ecco perché sono nati gli articoli su persone e personaggi più disparati accanto ai seriosi post “di servizio” come quelli della categoria Commercialista, o a quelli “tecnici” del ciclo monetario (http://www.questidenari.com/?tag=ciclo-monetario) e del capitale di giro (http://www.questidenari.com/?tag=capitale-di-giro) che in assoluto più degli altri hanno conquistato l’interesse della rete prima dell’exploit dei buoni vacanza del Ministro del Turismo Brambilla (http://www.questidenari.com/?tag=buoni-vacanze-italia) – mentre invece sono stati al di sotto delle aspettative i risultati delle serie “leva operativa” (http://www.questidenari.com/?tag=leva-operativa) e “leva finanziaria” (http://www.questidenari.com/?tag=leva-finanziaria) che pure hanno fatto registrare tempi di permanenza record fino ad oltre 50 minuti per visitatore.

Hanno animato il “sottobosco” la romena che (s)vende la propria verginità, il nipote che conserva nel surgelatore il nonno morto per continuare ad incassarne la pensione, o l’ex presidente Marrazzo (http://www.questidenari.com/?tag=piero-marrazzo), protagonista di una vicenda dagli sviluppi sempre più intricati in cui il trinomio soldi-sesso-droga si ripropone inquietante, quasi assillante, prescindendo dal colore politico e razziale, e degrada ovunque, persino noi che assistiamo davanti al monitor senza sapere cosa fare per porvi rimedio. O Emily Sander (http://www.questidenari.com/?tag=emily-sander), paragonabile alla Marinella di De Andrè solo ad una prima lettura superficiale, incarnazione dell’epilogo triste della fanciulla incamminata sulla strada dell’american dream, che ha imparato a fare affidamento sulla propria bellezza prima ancora di diffidare della propria ingenuità. O Apache Kid (http://www.questidenari.com/?tag=apache-kid), eroe americano rosso ingiustamente sconosciuto ai giovani d’oggi che quantomeno, rispetto a quelli di ieri, dubitano dell’identità tra il bianco e il buono proposta in modo sistematico dalla cinematografia western fino ai primi anni ’70, quando Soldato Blu iniziò a sensibilizzare l’opinione pubblica sui risvolti sottaciuti della conquista “civilizzatrice”.

“Questi denari” nasceva per informare sull’uso e l’abuso dei soldi, denominatore comune ad ogni argomento affrontato, e credo che nel suo piccolo abbia contribuito alla causa sposata.

Continuerò a scrivere e pubblicare con quella sobrietà che mi è stata riconosciuta da più parti, fin quando ne avrò voglia e me ne darete ragione contraccambiando con la Vostra attenzione.

Più che lanciare altri messaggi espliciti, desidero che siano i miei articoli, e quelli dei miei collaboratori, a parlare per la conoscenza dei temi finanziari.

E allora, come ho scritto il 29 gennaio dell’anno scorso, a un anno esatto dalla nascita del sito, Vi lascio con l’invito ad ascoltare il grande Eduardo De Filippo, che dei soldi doveva aver capito molto per riuscire a rappresentarceli così bene nelle sue commedie adatte al palcoscenico come allo schermo, grande o piccolo. Basterebbe citare “Napoli milionaria!”, in cui rimprovera alla moglie Amalia di essere stata sopraffatta dagli eventi bellici fino a disconoscere i valori dell’etica, per aver visto i soldi tutti insieme anziché pochi alla volta come era capitato a lui già molto prima degli anni del conflitto. O potreste riascoltare il dialogo con “il professore” sulla terrazza di “Questi fantasmi!”, dove l’Attore confessa, compiaciuto, la speranza che lo spettro munifico e cornificatore torni a manifestarsi, magari sotto altre sembianze.

Siate sempre accorti, Questi Denari talvolta siamo noi ………

Bot & Bonds /2 – Prima il privato e poi il pubblico

In lieve rialzo i rendimenti dei Bot a 6 mesi e dei CTZ: assegnati nell’asta dello scorso 25 novembre, i primi hanno fatto registrare un rendimento lordo pari allo 0,679%, ed i secondi, a scadenza 30-09-2011, hanno fatto registrare un rendimento dell’1,482% (fonte: IlSole24Ore).

Con la stessa dinamica che si era manifestata per l’ultima asta Bot annuale ed il bond Fiat (http://www.questidenari.com/?p=1457), il giorno prima era stato lanciato il bond Intesa Sanpaolo: coincidenza?

Il titolo bancario ha durata triennale e tasso fisso del 2,625%; tenuto conto del prezzo di riofferta sotto la pari al 99,934%, il rendimento lordo a scadenza sale al 2,648%.

Tagli disponibili: euro 50.000,00 e multipli. Rating fissato dalle principali agenzie: Aa2 per Moody’s e AA- per Standard & Poor’s (fonte: IlSole24Ore).