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Previsioni Euribor 3 mesi e Irs ad aprile 2012

Il dato innovativo degli ultimi giorni riguarda l’andamento della curva tracciata dai fixing del tasso Euribor 3 mesi che, pur proseguendo in discesa, attenua la caduta e rafforza le previsioni di un tasso interbancario vicino ai minimi per la scadenza di settembre (0,68% in base ai derivati contrattati dagli operatori del Liffe in data 5 aprile 2012). Rimane confermato, invece, l’assottigliamento dello spread Euribor-Ois (a 41 punti base mercoledi scorso e in contrazione dello 0,95% da inizio anno).

Il trend così delineato (che porta l’Euribor 3 mesi a quota 0,766%, la scadenza semestrale a 1,064% e quella a 1 mese a 0,414%) rivela non solo una discesa di minore entità sulle scadenze più brevi – fra l’altro, l’Eonia continua ad oscillare poco sopra il tasso sui depositi presso la Bce e si è fermato a 0,352% giovedi scorso – ma anche la presenza di una zona franca che isola il mercato interbancario dal resto dello scenario, con ogni probabilità riconducibile alla condizione di eccesso di liquidità.

E difatti nè il quadro macroeconomico grigio dell’Eurozona, nè il colore rosso dei listini azionari hanno influenzato significativamente nell’ultima settimana le previsioni sull’andamento futuro dell’Euribor 3 mesi, visto ancora in discesa a 0,71% per metà maggio.

La crescita economica, definita dal governatore Draghi come stabilizzata verso il basso con attese di moderata ripresa nel corso dell’anno, ha portato al mantenimento del tasso d’interesse base (1%) ma soprattutto ha ricordato ai protagonisti della scena politica ed economica europea che il problema non è rappresentato soltanto dalla Grecia.

Prima ancora del suggello in occasione della deludente asta dei Bonos, i dati annunciati da Madrid – rapporto deficit/Pil al 5,3% peggiore rispetto a quello concordato prima con la Commissione europea – avevano già indirizzato le idee di molti nella direzione di una risoluzione lunga e tortuosa della crisi nel vecchio continente.

L’ovvia reazione dei mercati ha schiacciato il rendimento del titolo rifugio Bund decennale all’1,74% (05/04/2012) e risollevato quello dei governativi periferici, ivi compreso il nostro Btp (giovedi al 5,45%) che ha subìto una fase di aumento dello spread. Questa reazione, confermata pure dal rialzo nelle ultime sedute del future sul Bund (+0,6% giovedi sul mercato telematico Eurex in corrispondenza della scadenza di giugno), indica con chiarezza l’approssimarsi della fine dei benefici effetti delle aste Ltro a 36 mesi che avevano consentito alle banche di acquistare titoli pubblici e tenere bassi i rendimenti. L’attenzione, dunque, torna sulle urgenti riforme strutturali che coinvolgono diversi Paesi nell’area della moneta unica.

Se l’uso dei depositi presso la Bce si mantiene prossimo ai massimi (oltre 773 miliardi di euro in data 04/04/2012) ad indicare il bisogno di sicurezza sulle scadenze più brevi, è evidente che gli investitori internazionali continuano a diffidare degli asset più rischiosi e a privilegiare la qualità tedesca anche per le durate più lunghe: in analogia alle conclusioni del mese scorso rivelatesi corrette relativamente al tasso Irs che non avrebbe mantenuto un andamento di sola crescita, le stesse motivazioni, addirittura rafforzate, inducono a prevedere per le prossime settimane oscillazioni in prossimità dei minimi ultimi registrati (Irs 10 anni a quota 2,29% al 5 aprile) per il parametro preso a riferimento per i mutui a tasso fisso.

Gli altri valori, sempre al 5 aprile 2012, indicano quota 1,55% per l’Irs 5 anni, e quota 2,59%, 2,65%, 2,61% e 2,56% rispettivamente per le durate a 15, 20, 25 e 30 anni.

(per le previsioni Euribor della settimana prossima: “Previsioni Euribor 3 mesi del 13 aprile 2012“)

(per le previsioni Irs del mese prossimo: “Previsioni Euribor e Irs a maggio 2012“)

Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2012

Vissuta tra umori contrastanti, divisi fra quelli positivi per l’evoluzione della crisi greca e quelli negativi sulla condizione della ripresa economica nell’Eurozona, l’ultima settimana ha impedito agli operatori sul Liffe di stravolgere le previsioni sui tassi Euribor 3 mesi di sette giorni prima: dai futures del giorno 09/03/2012 si estrapolano valori tra lo 0,77% di aprile e lo 0,66% di settembre, scadenza a partire dalla quale dovrebbe invertirsi l’andamento ribassista.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I segnali che giungono dai diversi indicatori tenuti sotto controllo, infatti, rimangono confermati.

Quello più importante, senza dubbio, è la discesa spedita del tasso interbancario Euribor 3 mesi che, bucata la soglia dell’1%, non arresta la propria caduta e arriva a quota 0,894% al 9 marzo 2012 (Euribor 1 mese a 0,49%; Euribor 6 mesi a 1,203%).

Per lo stesso motivo legato all’eccesso di liquidità presente nel sistema, a cui hanno contribuito sostanziosamente le aste straordinarie a 36 mesi, tendono ad abbassarsi anche i tassi a scadenza inferiore fino all’Eonia (0,362% il 9 marzo, esattamente come un mese fa), mentre sono volati al record di 827,534 miliardi di euro i depositi presso la Bce di lunedi scorso – poi scesi agli 800 di giovedi 8. L’istituto centrale, questo mese, non ha ritenuto opportuno (quantomeno) azzerare il tasso di remunerazione per gli stessi depositi (rimasto a 0,25%) e, come previsto, ha pure confermato il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale (1%) e marginale (1,75%), con l’inflazione che continua ad essere vista sopra il 2% nel corso del 2012.

I finanziamenti erogati alle banche europee, dunque, al momento non trovano un utilizzo economico soddisfacente né raggiungono l’economia reale in maniera idonea a far ripartire il reddito prodotto nel vecchio continente; tuttavia, il clima tra istituti si fa sempre più disteso come segnala lo spread Euribor-Ois, che confronta un tasso relativo a prestiti senza garanzia con un tasso che prezza flussi di regolamento: differenziale sceso – continuativamente per la decima settimana – a 0,55% alle ore 12:00 del 9 marzo, il valore più basso degli ultimi sette mesi.

Tra le conseguenze delle due aste Ltro va annoverata anche la possibilità per la Bce di “acquistare” indirettamente titoli di Stato: il prezzo dei titoli pubblici viene mantenuto alto dagli acquisti delle banche finanziate dalla Bce, con effetti analoghi al quantitative easing americano che sinora ha funzionato.

Da un lato ciò consente di tenere a bada i malumori tedeschi, dall’altro permette di sostenere i titoli periferici come quelli spagnoli e italiani che hanno finalmente trovato normalizzazione nella forma della curva dei rendimenti (spread sul decennale tedesco a 303 punti il 09/03/2012).

La liquidità delle banche, infatti, non essendo più attratta come prima dai titoli a breve e medio termine a causa dell’abbassamento dei relativi tassi, affluisce sulle durate più lunghe e si trasforma negli attivi di bilancio. Il gioco, dalle conseguenze potenzialmente pericolose, è ben noto e si riempie di significato economico solo se il tempo – guadagnato per sospendere gli effetti delle criticità del sistema Europa – viene utilizzato proficuamente per risanare i bilanci pubblici e per far ripartire gli investimenti delle imprese private. Diversamente, torneremmo nel giro di pochi mesi a sentir parlare di economia “drogata”, con effetti distorsivi speculativi ed inflattivi, e ad assistere a tentativi frettolosi di salvare le banche sulla base del concetto ambiguo secondo cui è giusto socializzare le perdite senza prima aver condiviso i profitti.

Se dunque i problemi strutturali dell’Europa non lasciano immaginare rapide soluzioni (è soltanto di poche ore fa, ad esempio, la pronuncia dell’Isda sulla ristrutturazione del debito della Grecia trattato come un fallimento che fa scattare il pagamento dei Credit Default Swap), l’avversione al rischio continua a manifestarsi tra gli investitori che non abbandonano il rifugio governativo del Bund.

Pertanto, l’Irs 10 anni (2,26% al 09/03/2012; invece 1,53%, 2,58%, 2,64%, 2,6% e 2,55% rispettivamente l’Irs a 5, 15, 20, 25 e 30 anni), parametrato al rendimento del decennale tedesco, non prende stabilmente la via della salita ma procede – e forse procederà – a descrivere un andamento altalenante in prossimità dei fixing registrati nelle ultime settimane.

(per i tassi previsti sul Liffe la settimana prossima: “Previsioni Euribor 3 mesi del 16 marzo 2012“)

(per le previsioni IRS del mese prossimo si legga: “Previsioni Euribor 3 mesi e Irs ad aprile 2012”)

Previsioni Euribor e Irs a novembre 2011 dopo il taglio dei tassi di riferimento dello 0,25%. E’ arrivato super Mario?

Le ultime settimane, caratterizzate da vicende legate alla soluzione della crisi del debito pubblico fra Paesi europei, non avevano portato novità in grado di influenzare sensibilmente l’andamento dell’Euribor 3 mesi.

Sul più importante tasso interbancario, principalmente, avevano pesato le frizioni tra banche commerciali disposte a parcheggiare liquidità presso la Bce, piuttosto che scambiare con altri istituti ritenuti “a rischio”: il volume dei depositi remunerati sotto costo, dal 18 ottobre al 3 novembre, era cresciuto in maniera quasi lineare portandosi da 172 miliardi di euro a quota 275, chiaro segnale di una liquidità distribuita in maniera non ottimale, seppur abbondante.

Ma poi, nel primo pomeriggio di giovedi, è arrivata a sorpresa la notizia del taglio di tutti i tassi base (-0,25%) operato con decisione unanime dai membri del board Bce presieduto da Mario Draghi, appena insediato e subito capace di fornire chiara dimostrazione di indipendenza dalla linea politica seguita dal suo predecessore: è stato fissato così all’1,25% il tasso d’interesse sui rifinanziamenti principali, al 2% quello sui rifinanziamenti marginali e allo 0,5% il tasso sui depositi, affinché le banche commerciali abbiano più facilità a rifornirsi di denaro (sia in asta che nelle operazioni di “emergenza”) e minor attitudine a scaricare costi sulla clientela rappresentata da privati ed imprese richiedenti mutui ed altre forme di finanziamento a tasso variabile, ed abbiano meno convenienza ad immobilizzare i capitali presso la Bce (a tutto vantaggio del transito di denaro per i circuiti interbancari).

L’effetto immediato è stato l’adeguamento dell’Euribor 3 mesi alle nuove condizioni di costo base, ovvero la repentina discesa (dall’1,58% del 3 novembre all’1,488% del giorno successivo venerdi 4 novembre 2011) del principale tasso interbancario che a metà della settimana prossima giungerà vicino all’1,25% (il tasso ufficiale di riferimento entrerà in vigore mercoledi 9).

Anche le previsioni sui tassi Euribor 3 mesi, impliciti nei futures sul mercato londinese del Liffe, si sono prontamente adeguate con l’abbassamento dei valori su tutte le scadenze (valori del venerdi precedente in azzurro): l’andamento del tasso, in base ai derivati contrattati dagli operatori il 04/11/2011, dovrebbe proseguire in discesa e risentire di un ulteriore taglio di un quarto di punto del costo del denaro a marzo dell’anno prossimo (P/T atteso all’1%), toccare il minimo a settembre 2012 (1,06%) e poi risalire.

Confermati i dati macro deboli e l’inflazione dell’Eurozona vicina al 3%, ben al di sopra del 2% fissato come obiettivo, la decisione della Bce è stata motivata dall’esiguità dell’inflazione core (1,6% ottobre) che esclude le componenti più volatili dell’energia, dalla crescita economica molto modesta o lieve recessione attesa nell’ultima parte del 2011 e dal rallentamento previsto dell’inflazione che dovrebbe scendere sotto al 2% entro la fine dell’anno prossimo.

Secondo studi accademici, al di là dell’euforia del momento registrata da azioni e cambi, la mossa di Draghi potrebbe non avere effetto benefico per un Paese in difficoltà, la cui condizione di rischio-Stato (misurata dallo spread col Bund) alimenterebbe il costo di finanziamento sul mercato sostenuto dalle banche in relazione a problematiche nuove emissioni obbligazionarie, e quindi imporrebbe agli stessi istituti l’applicazione in parallelo di condizioni onerose per l’accesso al credito da parte di famiglie e imprese, in tal modo beneficiarie solo potenziali del taglio del tasso di riferimento: il risultato finale sarebbe la perdita di controllo dell’inflazione (Francesco Giavazzi, fonte IlSole24Ore.com). Se ciò dovesse dimostrarsi vero, considerati i recenti atteggiamenti di insofferenza agli interventi di sostegno per i Paesi periferici estranei al compito istituzionale della Bce che opera in autonomia dai governi – espressioni manifestate in particolare dai Tedeschi attenti ai danni cagionati dall’inflazione sul loro settore manifatturiero nonché alle differenze di ricchezza pro-capite posseduta dai cittadini degli Stati membri – per il sistema della moneta unica potrebbe essere game over.

Di certo il taglio operato con lo strumento principale della politica monetaria incide sulla prima parte della curva, all’incirca fino agli IRS a 2 e 3 anni che, difatti, si sono mossi al ribasso. Per il parametro preso a riferimento quando le banche erogano mutui a tasso fisso, invece, le scadenze più lunghe risentono poco o nulla della mossa espansiva, mentre grande efficacia riveste il rendimento del decennale governativo tedesco, influenzato anche dalle Borse nell’immediato.

Il Bund, nonostante le operazioni di vendita nelle ultime settimane per via del rendimento reale negativo, era sceso ad offrire l’1,8% dopo l’annuncio del referendum in Grecia che aveva di nuovo generato acquisti di qualità e fuga dalla periferia; andamento opposto veniva seguito dal Btp 10 anni al 6,2% (spread allargato a 440 punti, poi a quota 453 a fine settimana) a causa dell’assenza di importanti acquirenti della carta italiana, esclusa la Bce.

Le prospettive economiche fosche e le attuali idee negative degli operatori di mercato in merito all’imminente fallimento della Grecia riporterebbero il governativo tedesco ai massimi e forse oltre, impedendo così la crescita del tasso Irs sul tratto intermedio della curva nelle prossime settimane.

(per le previsioni Euribor 3 mesi del prossimo venerdi 11 novembre 2011 si veda http://www.questidenari.com/?p=5596)

(per le previsioni Euribor 3 mesi e Irs del 9 dicembre 2011, successive al nuovo taglio del costo del denaro, si legga http://www.questidenari.com/?p=5795)

Tassi fermi per la Bce. Le previsioni Euribor e Irs a ottobre 2011

Più che la ripresa economica europea ridotta ai minimi termini, col rischio di ricaduta in recessione, poté l’inflazione galoppante a settembre, flash al 3% contro il 2,5% atteso.

E con le ultime parole di J.C. Trichet, a un passo dal commiato dalla presidenza Bce ma ancora deciso a confermare l’impronta della politica monetaria, non potevano che restare congelati i tassi di riferimento anche nel mese di ottobre: P/T all’1,5%, tasso sui depositi allo 0,75% e quello sui rifinanziamenti marginali al 2,25%.

Smentiti per questo mese, in tal modo, quegli operatori e analisti che davano per cosa fatta il taglio di un quarto di punto, o addirittura dello 0.5%, come necessario sostegno all’economia europea impantanata nella crisi del debito pubblico, piaga di alcuni Paesi “periferici” ma pure – di riflesso – fonte di dubbi per i governanti degli Stati virtuosi circa la permanenza nel sistema della moneta unica.

Come ha spiegato Trichet, la liquidità continuerà ad essere erogata alle banche commerciali dall’istituto centrale attraverso le aste aggiuntive con durata a 12 e 13 mesi di ottobre e dicembre; inoltre, continueranno fino a giugno 2012 le aste a 3 mesi con volume illimitato.

L’insieme delle decisioni immediate e prossime, compresa quella derivante dalla partenza a novembre del nuovo piano di acquisti (sul mercato di prima emissione e sul secondario) relativi alle obbligazioni bancarie garantite (covered bond), ha agevolato la stabilità dei tassi Euribor (scadenza trimestrale a 1,566% venerdi scorso); al tempo stesso, le scelte effettuate hanno determinato il ravvedimento delle previsioni per gli operatori di mercato che, a partire dai momenti successivi alla conferenza stampa di giovedi scorso, hanno ricontrattato subito i derivati future sull’Euribor 3 mesi: ne è seguito un deciso rialzo dei tassi impliciti sul Liffe misurato nell’ordine dei 15-20 centesimi fino al 2013, appena limato il giorno successivo.

Rispetto alla settimana precedente rimane confermato l’andamento parabolico nel tempo dei tassi Euribor 3 mesi previsti, in ribasso sulle scadenze più ravvicinate; il taglio di un quarto di punto al costo del denaro viene traslato a marzo dell’anno prossimo ed il punto di minimo (1,19% a settembre 2012) rimane lontano, sospinto dalle notizie sul default di una Grecia perennemente a rischio in quanto al beneficio dell’ottenimento delle tranche di finanziamento di volta in volta stanziate sulla base degli impegni assunti con Bce, Ue e Fmi.

Il comportamento manifestato dai tassi previsti Euribor la scorsa settimana ha influenzato anche i tassi Irs sulle scadenze a 2 e 3 anni, mentre l’Irs 10 anni è salito in maniera impercettibile. Senza dimenticare che Trichet ha confermato l’attuale continuità del piano di acquisto dei titoli di Stato dei Paesi dell’Eurozona in difficoltà, e la continuità futura garantita dal fondo “salva-Stati”, rispetto al mese scorso si assiste all’aumento dell’Irs per le durate inferiori a 15 anni e alla diminuzione per le durate superiori.

Il parametro decennale, principalmente, viene influenzato dal Bund 10 anni che la settimana scorsa ha viaggiato sopra quota 1,9%, ancora al di sotto del livello dell’inflazione; è questo uno dei motivi per cui si ritiene che il governativo tedesco possa essere venduto nelle settimane a seguire, e che il suo rendimento trascini l’Irs al rialzo. Al solito, non vanno escluse le sorprese che riserverà la situazione socio-economica e che potrannno alimentare il fenomeno “fly to quality” di richiesta del bene rifugio, causa del movimento opposto di discesa dei tassi.

(per le previsioni Euribor 3 mesi del 14 ottobre 2011: http://www.questidenari.com/?p=5350)

(per le previsioni Euribor 3 mesi e Irs al 4 novembre 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=5544)

Previsioni Euribor e Irs a settembre 2011

Come era stato previsto dagli operatori sul mercato dei capitali, e come è ancora visibile nelle risultanze estrapolate dai derivati futures sull’Euribor 3 mesi oggetto di contratto al giorno 09/09/2011, il costo base del denaro rimane fermo anche nel mese di settembre. La Bce ha confermato giovedi scorso il tasso di riferimento all’1.5%, il tasso sui finanziamenti marginali al 2.25% e quello sui depositi allo 0.75%.

La decisione deriva dalla constatazione di una crescita economica modesta nell’Eurozona e dal conseguente minor rischio di registrare fenomeni in grado di alimentare la spirale inflazionistica, anche se l’aumento dei prezzi nei prossimi mesi è stimato nuovamente al di sopra della soglia di attenzione del 2% fissata dall’istituto centrale.

La liquidità, ancora abbondante nel circuito bancario europeo, non crea diffusi problemi di fornitura agli istituti di credito: e difatti il passo dell’Euribor 3 mesi sembra essersi stabilizzato con l’avvicinamento al costo del denaro (fixing 1,53% al 9 settembre 2011; per la stessa scadenza il tasso interbancario era stato quotato all’1,55% un mese prima). Ciononostante, la Bce ha dichiarato la propria disponibilità a realizzare eventuali ulteriori “iniezioni” nel sistema per favorire gli investimenti delle imprese: gli operatori di mercato, in tal modo, sono divenuti ancora più fiduciosi sul prossimo abbassamento dei tassi di interesse e poco sensibili alla volontà della stessa banca centrale di rispettare l’obiettivo istituzionale in materia di inflazione.

Il tasso Euribor 3 mesi atteso sul Liffe, già da alcune settimane, segue un andamento al ribasso sulle prossime scadenze che porta al punto di minimo di metà 2012 (0,95%); a partire da settembre dell’anno prossimo, invece, i tassi ricomincerebbero a descrivere una curva inclinata positivamente. Ciò significa che, nelle previsioni degli operatori sul mercato londinese rafforzate dalle ultime parole di Trichet, la Bce tornerebbe presto sui propri passi tagliando i due ritocchi del costo del denaro da 0.25% ciascuno operati nella prima metà dell’anno corrente.

Gli acquisti dei titoli di Stato, nell’ultimo mese, hanno continuato ad interessare il decennale tedesco Bund, sempre più considerato bene rifugio come accade per i richiestissimi oro e franco svizzero. La domanda, ovviamente, ha spinto in alto i prezzi sino a presentare rendimenti inferiori al tasso d’inflazione (2.5% in agosto): tradotto in lettere significa che l’investitore, per i prossimi dieci anni, si accontenta della sola tranquillità di vedersi restituire il capitale (di sicuro il Bund all’1.9%, forse l’inflazione al 2% annuo) perché non ripone la minima fiducia nella crescita economica di una qualsiasi attività imprenditoriale. Sinora si è registrato un duraturo appeal del Bund che avrebbe dovuto essere temporaneo e non lo è stato, e chissà per quanto ancora saranno registrati rendimenti reali negativi.

Contribuiscono ad allontanare il tempo del ritorno alla normalità l’angoscia per la tragedia greca e la brillantezza della commedia all’italiana, rimarcata dagli osservatori internazionali ai quali non è sfuggita la rilassatezza della politica dopo il pronto soccorso prestato dalla Bce con l’acquisto dei Btp (Hans-Werner Sinn); a seguire: l’ammonimento all’Italia sul sostegno alle obbligazioni pubbliche che “non è scontato” (Mario Draghi), la puntualizzazione sulle “esitazioni” in materia di risanamento dei conti pubblici (J.C. Trichet), e le dimissioni dal board della Bce per opinioni divergenti sulle politiche di sostegno ai titoli governativi dei Paesi in difficoltà (Jurgen Stark).

Se la speculazione prima, e la paura dopo, aggrediscono i titoli di Stato come prima dell’introduzione della moneta unica venivano aggredite le valute, gli effetti negativi sono rappresentati dai livelli sempre più alti di spread e Cds (giorni fa è arrivato al 4,45% il costo sostenuto dall’investitore in Btp per assicurarsi contro il rischio di insolvenza dell’Italia).

Rovescio della medaglia positivo per i mutuatari che si interrogano sulla prossima scelta del tasso, invece, è la discesa dell’Irs decennale parametrato al rendimento del Bund, anch’essa prevista nel mese scorso. Le quotazioni del tasso sono in calo per tutte le scadenze al 9 settembre.

(per le previsioni Euribor 3 mesi del 16 settembre 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=5133)

(per le previsioni sui tassi Irs ed Euribor del mese di ottobre 2011: http://www.questidenari.com/?p=5272)

Costo del denaro fermo ad agosto 2011: le aspettative sui tassi Euribor e Irs

La stabilità del tasso base deciso dalla Bce, fermo all’1,5% nel mese di agosto, non deve essere intesa come un rallentamento dell’attività esercitata dall’istituto europeo. La banca centrale rimane vigile sull’inflazione, stimata per quest’anno sempre al di sopra della soglia di attenzione del 2%, e resta impegnata nel programma mai interrotto di acquisto dei titoli di Stato, come dichiarato da Trichet.

Solo che stavolta, in aggiunta ai consueti acquisti dei governativi di Grecia, Irlanda e Portogallo, ad essere oggetto delle operazioni di sostenimento dei prezzi da parte della Bce saranno pure i Bonos spagnoli e – fatto inquietante – i nostri Btp.

I tassi sul mercato secondario, prima ancora dei rendimenti fissati nelle ultime aste del Tesoro, parlano chiaro: nella mattinata di venerdi, il differenziale di rendimento tra decennali italiani e tedeschi ha raggiunto i 414 basis points, col rendimento dei Btp al 6,34% che ha segnato il picco massimo dall’introduzione della moneta unica. E per chi non lo ricordasse, la soglia di rendimento che aveva indotto Grecia e Irlanda a lanciare l’S.O.S., impossibilitate come erano a finanziarsi autonomamente sul mercato, era stata pari al 7%.

Se Italia, Spagna e – marginalmente – Francia diventano bersaglio della speculazione, anche per via delle paure americane sul debito pubblico che allontanano il miraggio della “locomotiva” trainante l’economia europea, e se permangono dubbi sull’effettiva capacità operativa del fondo Efsf di salvataggio dei Paesi periferici, la via d’uscita non può che essere la crescita della produzione interna ad ogni singolo Stato membro.

La Bce, consapevole di giocare un ruolo molto debole in questo contesto, comunica la realizzazione, per la prossima settimana, di un’operazione supplementare di liquidità attraverso l’asta di rifinanziamento del sistema bancario – con scadenza 1° marzo 2012 – per importi illimitati.

La prossima iniezione di denaro dovrebbe abbassare le tensioni tra operatori di mercato e tenere a bada i tassi interbancari; e difatti l’Euribor chiude con sensibile ribasso su tutte le scadenze, portando venerdi a 1,564% il fixing sul periodo trimestrale (dall’1,602% del giorno prima, valore in linea con quelli stabili delle ultime settimane):

Tutti i problemi delineati, in aggiunta alle preoccupazioni sui prezzi dell’energia e delle materie prime, rendono pessimisti gli operatori sul Liffe di Londra impegnati a contrattare derivati.

I future sull’Euribor 3 mesi, alla chiusura di venerdi 5 agosto 2011, restituiscono tassi impliciti che indicano una tendenza insolita per gli ultimi tempi: non solo il valore di metà agosto (1,5%) si presenta inferiore all’Euribor attuale, ma la spinta al ribasso assume carattere talmente marcato da invertire la pendenza della curva dei tassi attesi, negativa fino a metà dell’anno prossimo (1,25%). E’ evidente che, per gli operatori di mercato, le attuali condizioni critiche del sistema economico e finanziario perdureranno ancora per molti mesi e renderanno irrealizzabile il terzo rialzo del costo base del denaro entro quest’anno, mentre un miglioramento è atteso solo a partire da settembre del 2012. Aspettative invariate rispetto alla settimana prima, invece, a partire dalla fine del 2014.

Sul fronte tassi fissi, nel frattempo, si è assistito alle performance del Bund asso pigliatutto che ha delineato scenari di mercato impensabili fino a poche settimane fa, quando si ribadiva da più parti l’estemporaneità del fenomeno “fly to quality”.

Volano gli acquisti dei titoli tedeschi, sino a deprimerne i rendimenti al di sotto del tasso di inflazione; con l’accortezza che il fenomeno attuale porta con sé il rischio di un ritracciamento rapido e profondo, si segnalano in rialzo anche le previsioni sull’Eurex del future sul Bund-10 anni al giorno 05/08/2011. In particolare

– settembre 11: 130,87 (era 129,1 all’11 luglio scorso)

– dicembre 11: 129,44 (era 127,66 all’11 luglio scorso)

– marzo 12: 131,03.

Assieme al rendimento del Bund, scende pure l’Irs a scadenza 10 anni fissato al 3,05% in data 05/08/2011 (era al 3,19% all’11 luglio scorso, quando si registravano valori superiori per tutte le scadenze):

Fino al momento in cui non sarà stata trovata soluzione radicale alla crisi dei Paesi europei, per ora aiutati con interventi superficiali, il Bund continuerà ad essere acquistato massivamente ed i tassi fissi proseguiranno il loro trend in discesa, al pari di quanto si prevede per i tassi variabili.

(per le previsioni sui tassi Euribor 3 mesi al 12 agosto 2011 si veda http://www.questidenari.com/?p=4904)

(per le previsioni sull’Euribor e sull’Irs al 9 settembre 2011: http://www.questidenari.com/?p=5064)