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Atlantia TF 2012-2018: analisi rischio-rendimento

Premessa. In passato Atlantia aveva comunicato che il prestito obbligazionario di nuova emissione avrebbe potuto pagare cedole a tasso fisso o variabile. La scelta di emettere unicamente bond a tasso fisso evidenzia la volontà di copertura dal rischio di tasso in vista di una possibile inversione di tendenza nei prossimi sei anni, considerati gli attuali tassi bassi (ai minimi storici nell’ultimo decennio).

Quale può essere il rendimento effettivo a scadenza del titolo? Assumendo la costanza del tasso mid swap a 6 anni di recente quotazione (poco sopra l’1% al 20 novembre 2012) e ipotizzando per prudenza la fissazione di un margine minimo, il rendimento lordo si attesterebbe sul 3,6%.

A quale titolo paragonare l’obbligazione? E’ opportuno paragonare l’obbligazione Atlantia ad un titolo avente stessa durata (in difetto: durata residua simile), stesso rating e stesso flusso cedolare a tasso fisso. In attesa che venga formulato il giudizio sul prestito (separato da quello su emittente/garante) per l’analisi rischio-rendimento e posto che non vi è alcuna certezza sulla costanza dello stesso giudizio per tutta la durata delle obbligazioni, è possibile utilizzare il paragone col Btp 4,5% 1.8.2018 che in data 16/09/2012 presentava rendimento lordo poco sotto il 3,9% se portato a scadenza.

Conclusioni. Sembra che Atlantia abbia voluto offrire un bond retail con un rendimento non troppo distante da quello dei governativi facendo affidamento sulla più contenuta volatilità, solitamente apprezzata dai piccoli investitori.

In ogni caso si ricorda che al Btp va applicata l’aliquota d’imposta del 12,5% secondo il regime fiscale vigente mentre le obbligazioni Atlantia scontano l’imposizione al 20% (rendimento netto 2,88% secondo le ipotesi sopra riportate). L’imposta di bollo, applicata sul complessivo valore di mercato degli strumenti finanziari o, in mancanza, sul loro valore nominale o di rimborso, colpisce con l’aliquota dello 0,1% annuale nell’anno 2012 e con l’aliquota dello 0,15% annuale a decorrere dall’anno 2013 (nella misura minima di Euro 34,20 e, limitatamente al 2012, nella misura massima di Euro 1.200,00).

(per la fissazione del tasso effettivo a scadenza: “Obbligazioni Atlantia TF 2012-2018: rendimento lordo 3,703%”)

Il mercato di quotazione Enel Green Power, al debutto e al 20 dicembre 2010

Quotato per la prima volta sul segmento standard del mercato, ovvero l’MTA – Mercato Telematico Azionario di Borsa Italiana, il titolo Enel Green Power ha chiuso ieri invariato a 1,6 euro, sulla parità col prezzo di collocamento e al termine di una seduta all’insegna della volatilità.

Nel pomeriggio della prima giornata di contrattazioni è avvenuto un forte recupero dai valori che avevano portato il titolo a perdere oltre il 4%, e di conseguenza – almeno per ora – il risultato di questa iniziale ed attesissima prova dei fatti sconfessa i non pochi risparmiatori che, pazientemente, avevano preferito trascurare l’offerta iniziale pubblica di Egp (http://www.questidenari.com/?tag=enel-green-power) confidando in un’acquisizione successiva e proficua.

I risparmiatori retail di casa nostra, la cui manifestazione d’interesse durante l’Ipo è stata superiore in termini qualitativi rispetto a quella degli investitori istituzionali, avranno convenienza a sapere che il mercato di Egp non sarà più lo stesso in occasione della prossima revisione dell’indice.

Coi suoi 8 miliardi di capitalizzazione basati sul prezzo di offerta a 1 euro e 60 centesimi per azione (fonte: MilanoFinanza.it), infatti, dal mese prossimo di dicembre – esattamente a partire dal 20/12/2010 – Egp sarà quotata su Ftse-Mib.

Per i traders, in particolare, il cambiamento descritto comporta valutazioni diverse in merito al rischio di mercato: per la teoria del Capital Asset Pricing Model, il c.d. rischio sistematico ineliminabile con la diversificazione, potendosi legare anche ad un indice borsistico, si manifesta in diversi valori di β che caratterizzano un titolo come “difensivo” piuttosto che “aggressivo”, ovvero come un titolo che assorbe o amplifica le oscillazioni del mercato sulla base del grado di correlazione tra il suo rendimento e quello dell’intero mercato dei titoli rischiosi.

(per il dividendo Enel Green Power con “stacco” cedola il 23 maggio 2011, per i bilanci 2010 e I° trimestre 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=4264)

Nuovi Titoli di Stato indicizzati: i CCTeu sostituiscono i CCT

E’ in arrivo il CCTeu – Certificato di Credito del Tesoro indicizzato all’Euribor – emesso dal Ministero dell’Economia e delle Finanze.

Il nuovo strumento finanziario andrà a sostituire il vecchio CCT (http://www.questidenari.com/?tag=cct) gradualmente, e ciò al fine di garantirne una quantità minima in circolazione, ovvero per mantenere un adeguato livello di liquidità a tutela della regolarità nello svolgimento delle operazioni di contrattazione sul mercato secondario disposte dai possessori dei vecchi titoli. La sostituzione è motivata dai livelli di variabilità del prezzo dei CCT rilevata empiricamente negli ultimi anni, giudicata eccessiva per le caratteristiche del titolo, e dalle opportunità di protezione del patrimonio offerte ai soggetti titolari di mutui casa a tasso variabile che intendessero acquistare il nuovo strumento.

Anche il nuovo CCTeu avrà scadenza 7 anni (all’epoca dell’introduzione, almeno) e cedola variabile, ma stavolta indicizzata al tasso Euribor semestrale (rilevato il secondo giorno lavorativo antecedente il primo giorno di maturazione della cedola).

Sin dall’inizio sarà offerta agli investitori la possibilità di concambio coi vecchi CCT, le cui nuove emissioni, come detto, saranno interrotte.

Fonte in formato pdf: MEF

(articolo successivo: http://www.questidenari.com/?p=2707)

Borsa: chi meno rischia ….. più guadagna

Le logiche sottostanti all’ottenimento delle performance sui mercati finanziari sembrano entrare in crisi negli ultimi tempi.

La relazione di proporzionalità diretta tra rischio e rendimento, teorizzabile con gli strumenti dell’analisi matematica, di recente non appare essere suffragata dalla realtà empirica.

Come descritto in un precedente articolo, i titoli obbligazionari – caratterizzati da basse oscillazioni nei rendimenti – negli ultimi 40 anni hanno fatto registrare performance lievemente superiori a quelle dei titoli azionari (http://www.questidenari.com/?p=953).

Un concetto che si ripete nel nuovo studio di Morningstar condotto su OICR acquistabili in Italia, stavolta limitato all’orizzonte temporale degli ultimi 10 anni e riguardante lo stesso comparto: la volatilità media dei migliori 5 fondi azionari Europa a larga capitalizzazione borsistica è risultata inferiore, sia pur di poco, a quella dei peggiori 5 in termini di performance. Stessa conclusione per i fondi comuni azionari di Spagna che hanno fatto registrare una misura del rischio più bassa nelle gestioni collettive migliori, invertendo così il senso della predetta relazione.