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Vocazione di San Matteo: gli esattori illuminati di Caravaggio, pittore della grazia e del peccato

Nell’anno 1599, per commissione pubblica ricevuta da un cardinale francese che intendeva commentare la conversione al cattolicesimo di Enrico IV re di Francia, il pittore Michelangelo Merisi fu chiamato a rappresentare la tesi cattolica del libero arbitrio. Caravaggio scelse la descrizione di una scena profana di esazione delle imposte i cui protagonisti vestono abiti contemporanei, fatto unico a quell’epoca.

Con la nascita di questo capolavoro assoluto custodito nella chiesa di San Luigi dei Francesi a Roma, il Maestro, nel confronto col sacro, si fece interprete delle problematiche sorte dai cambiamenti dell’Europa moderna che investirono la struttura sociale, fra cui la formazione della libertà di coscienza.

Nella cappella Contarelli ammiriamo forse l’opera più rappresentativa del cosiddetto “luminismo caravaggesco” (http://www.questidenari.com/?p=1865), tecnica pittorica usata dal Merisi per creare volumi attraverso l’uso della luce e dichiarare lo stato esistenziale dei personaggi: dallo spazio esterno a destra del dipinto, anziché da una finestra buia, penetra un fascio di luce che si staglia sui presenti sconvolgendone la scena, a significare la possibilità che Cristo offre a ciascuno di seguire la Sua parola.

I denari delle imposte, contati avidamente dal gabelliere ricurvo sul tavolo il cui volto rimane in ombra, e scrutati da un terzo appena rischiarato, attraggono del tutto l’attenzione degli esattori più lontani, noncuranti della presenza divina.

I personaggi illuminati più vicini al Salvatore e all’Apostolo Pietro fondatore della Sua Chiesa, invece, si volgono alla fonte spirituale con pudica meraviglia e tra questi uno, l’esattore Levi d’Alfeo secondo critica non concorde, si indica portando la mano al petto, trasponendo così la scelta di seguire Cristo verso la salvezza col nome di Matteo.