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Previsioni Euribor e Irs: aprile 2013

Per il nono mese consecutivo, e come da attese implicite nei futures sul mercato Liffe, ad aprile i tassi di interesse dell’Eurozona sono rimasti invariati (Refi 0,75%) per lasciare possibilità di intervento alla Bce nelle occasioni successive, quando si teme che la crescita economica potrà risultare ancora più debole dell’attuale, deludente persino nei Paesi core.

La decisione (non unanime) dei membri del consiglio direttivo è maturata dopo la valutazione del dato di marzo sull’inflazione che, in calo all’1,7%, erode in misura sempre più esigua il rendimento dei titoli degli Stati virtuosi, ultimamente acquistati da investitori possibilisti sulla disgregazione dell’Europa. Se non con il ritorno al Marco tedesco, difficile spiegare altrimenti il comportamento di chi mette nel paniere Bund decennali tornati sui livelli di rendimento di metà luglio 2012 – ovvero in perdita in termini reali.

Essenzialmente di matrice politica, di fatto, il problema che alcuni giorni fa era scaturito dal piccolo Stato di Cipro (e forse domani dalla Slovenia?) ed aveva diffuso la paura del contagio tra istituti bancari: al cessato pericolo, i tassi attesi dagli operatori di Londra sono progressivamente diminuiti per allinearsi al fixing 0,21% dell’Euribor 3 mesi del 5 aprile 2013. Le scadenze di giugno e settembre prossimi, rispettivamente, segnano con 0,215% e 0,23% valori che rappresentano il tratto iniziale di una curva appiattita dall’abbondante liquidità in essere, ovvero fornita al sistema bancario dell’Eurozona a tasso fisso e volume illimitato dalla Bce sempre pronta a “mascherarne” i possibili difetti, e abbassata per effetto della perdurante crisi economica.

Complice la stessa politica accomodante dell’istituto centrale che ha stabilizzato l’Euribor 3 mesi questa settimana ed ha fatto aumentare di un solo millesimo la quotazione della scadenza mensile, continuano a non produrre variazioni sul mercato interbancario i rimborsi di liquidità degli istituti di credito europei in programma mercoledi prossimo: con valori già da tempo assestati verso il basso, suggeriti dal clima di incertezza per il trascinamento di questioni varie tra le quali lo scenario politico italiano instabile, il giorno 10 saranno restituiti 4,092 miliardi di euro dei 489 erogati in occasione della Ltro 2011 e 3,972 miliardi dei 529 erogati con la Ltro 2012.

Un’idea della situazione attuale di stallo viene suggerita anche dalla condizione persistente di eccesso di liquidità nel sistema, così come segnala l’utilizzo dei depositi overnight presso Bce e dei conti correnti: rispetto alla settimana scorsa, il totale registrato giovedi è rimasto stabile a 469 miliardi di euro. Sempre giovedi spread Euribor-Ois a 13,3 punti base.

Nel corso del mese passato le previsioni di una fase di attesa degli sviluppi della situazione politica, e connesso congelamento della propensione al rischio, si sono deteriorate velocemente con la vicenda Cipro: la relativa soluzione imposta dal dictat tedesco ha lasciato bene intendere che la tolleranza dei Paesi virtuosi ad accollarsi il debito altrui è nulla, ma soprattutto che l’Europa è entrata definitivamente nella fase cruciale della propria crisi identitaria politica. Governanti incapaci di fornire spunti validi per l’uscita dalla crisi economica iniziano a tirare le conclusioni circa un progetto che, nato per contenere inflazione e tassi, presenta controindicazioni impulsive se, come denunciato da Draghi, non trovano sufficiente attuazione le riforme strutturali nei Paesi dell’Eurozona.

Manifattura e servizi sempre più depressi, regole del patto fiscale che ostacolano la pubblica amministrazione italiana nell’assolvimento dei propri obblighi verso le imprese creditrici e (rinnovata) lettura di dati diametralmente opposti fra bilanci pubblici e ricchezza privata, nella distinzione tra Paesi virtuosi abitati da poveri e Stati periferici con cittadini ricchi, sospettati di evasione fiscale, da colpire col prelievo forzoso sui conti correnti: ne esce alimentata l’avversione al rischio che è tornata a deprimere il rendimento dei titoli rifugio tedeschi (1,21%) e a spingere al minimo storico quello delle obbligazioni francesi (1,78%). Sorprendentemente, però, gli spread periferici sono diminuiti perché gli acquisti di Btp e Bonos giungono da altre parti del mondo – Giappone, anzitutto, con la debolezza dello yen ben correlata alle operazioni di acquisizione del debito italiano – dove le politiche espansive che comportano la possibilità di stampare moneta rendono praticabile la speculazione sulla carta più a rischio.

Fino a quando la linea guida sarà l’austerità della Germania, prevalente sulla linea francese della crescita che al momento non viene appoggiata dall’Italia, è lecito tornare a prefigurare lo scenario del 2012 nella speranza che i mercati non intendano mettere alla prova l’efficacia del programma Omt; nel frattempo la ricerca della qualità nei Bund spingerà al ribasso l’Irs 10 anni verso quota 1,5%, al di sotto dell’attuale fixing.

(per le previsioni sui tassi variabili dei mutui della settimana prossima: “Previsioni Euribor 3 mesi del 12 aprile 2013“)

(per le attese del mese prossimo sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs a maggio 2013“)

Previsioni Euribor e Irs a marzo 2013

Nel corso dell’ultima conferenza stampa, a margine della riunione del consiglio direttivo Bce, Mario Draghi è stato molto attento a diffondere contenuti che aiutassero a distendere il clima surriscaldato dei giorni successivi alle elezioni politiche italiane.

Il governatore ha comunicato le previsioni riviste al ribasso del Pil 2013 (tra -0,9% e -0,1%) e dell’inflazione (tra 1,2% e 2%, quindi ben al di sotto del “cancelletto”) che hanno portato, in linea con le attese sul Liffe, a confermare i tassi di riferimento (principali operazioni di rifinanziamento: 0,75%; operazioni di rifinanziamento marginali: 1,50%; depositi che la Bce custodisce per conto delle banche commerciali: 0%). Ma Draghi, soprattutto, ha affermato che la restituzione della liquidità erogata con le due Ltro del 2011 e del 2012 sarebbe segnale di miglioramento dei bilanci bancari, motivo per cui non sono in programma altri interventi straordinari a sostegno della liquidità. Mentre sul raggiungimento dell’economia reale la Bce potrebbe fare ben poco: un tasso sui depositi negativo porterebbe a gravi conseguenze, ma il governatore non ha spiegato quali.

Nell’occasione non è stata menzionata la condizione di aumento dei rischi derivanti dall’utilizzo della liquidità da parte delle banche: l’acquisto dei titoli di Stato a cedola più elevata del tasso di costo del denaro, operazione necessaria a produrre utili finalizzati al risanamento, lega le sorti dei bilanci bancari a quelle dei conti di Stato; ed ovviamente i rischi aumentano quanto più la durata residua del prestito si discosta dalla durata delle obbligazioni pubbliche iscritte. Per comprendere le dimensioni del fenomeno, è possibile fare riferimento ad alcuni istituti di credito quotati italiani: le stime sui ricavi da trading 2012 oscillano per ciascuna banca da un minimo di 38 milioni ad un massimo di 2,7 miliardi di euro, con incidenza percentuale sul risultato d’esercizio per i soli Intesa Sanpaolo ed Unicredit variabile dal 100% al 208% (elaborazioni da fonte Icbpi).

In ogni caso la situazione di assestamento del mercato interbancario (definito da alcuni tesorieri “alla finestra”) era in atto già da molti giorni e sembra essere stata raggiunta la condizione di stabilità con la quotazione dell’Euribor 3 mesi: piatto per tre sedute consecutive e fissato un solo millesimo sopra a quota 0,201% venerdi 8 marzo 2013. Andamento stabile anche per la scadenza a 1 mese, mentre per l’Euribor a 6 e 12 mesi la seduta di venerdi ha fatto registrare un lieve rialzo di tre millesimi. Si segnala lo spread Euribor-Ois a 13 punti base mercoledi pomeriggio, mentre la somma tra depositi overnight presso Bce e conti correnti è nuovamente scesa facendo segnare l’utilizzo di 487 miliardi di euro giovedi scorso.

Nulla di nuovo si registra sul brevissimo, coi tassi Euribor poco sopra lo zero e praticamente schiacciati sui valori di una settimana fa, né sul fronte dei rimborsi per le finestre settimanali di mercoledi prossimo relative alle due Ltro di fine 2011 e inizio 2012: poco più di 1,3 miliardi di euro per la prima e circa 2,9 miliardi per la seconda rappresentano cifre limitate che lasciano intendere come il grosso delle restituzioni sia stato effettuato e che pertanto, a meno di improbabili cambiamenti radicali sotto l’aspetto politico ed economico locale, non ci si può attendere molto altro a breve. Lo stesso Draghi ha precisato che i governi devono continuare con le riforme strutturali e che permane la frammentazione del mercato del credito “da Paese a Paese e da società a società”.

I suddetti elementi dipingono un quadro molto simile a quello della settimana scorsa, al quale si aggiungono le poche parole, ma piuttosto chiare, con le quali il governatore ha riferito in merito alla discussione sul taglio dei tassi in seno al consiglio: le quotazioni dei futures sul mercato Liffe, in data 08/03/2013, restituiscono tassi impliciti che non lasciano spazio ad alcun intervento di politica monetaria espansiva per le prossime settimane, dato che l’Euribor 3 mesi viene visto stabile fino a metà anno. A settembre, invece, si registrerebbe un lieve aumento (0,24%) mentre quota 0,3% verrebbe superata soltanto nel 2014.

Draghi ha vestito i panni del pompiere anche quando ha assicurato che gli scossoni patiti sulle aste e sul mercato secondario dei titoli di Stato sono conseguenze fisiologiche nel periodo elettorale degli Stati membri, e che stavolta gli effetti negativi sono risultati inferiori a quelli registrati a metà dell’anno scorso.

Se è vero che i mercati prima iper-reagiscono e poi si assestano, è anche vero che i valori attuali esprimono contenuti non esattamente in linea con quelli di alcune settimane fa.

Più specificamente: la condizione di ingovernabilità in cui si è ricacciata l’Italia non è grave come i numeri seguenti alle elezioni avevano descritto, ed infatti negli ultimi giorni si è assistito al ritorno in territorio positivo dei listini europei e al rientro degli spread; eppure sui mercati è tornato a prevalere il fenomeno fly to quality che sembrava aver perso significato nella fasi di propensione al rischio di febbraio e soprattutto gennaio.

Per quanto l’idea prevalente tra gli investitori rimanga orientata al concetto di un istituto centrale europeo pronto a sostenere col programma Omt (non necessariamente subordinato all’osservanza di condizioni di austerity) le quotazioni dei titoli pubblici dei Paesi in difficoltà, la recessione in atto ed il levarsi di un numero sempre maggiore di voci anti-europeiste impediscono le vendite su ampia scala del decennale tedesco. In altri termini la tendenza di fondo che si è manifestata sin dai primi dell’anno, relativa al graduale alleggerimento del Bund nei portafogli degli investitori, sembra essere in stand-by.

Con il ritorno della volatilità legata al clima di incertezza, al quale contribuisce sostanziosamente il contesto di instabilità politica dell’Italia non risolvibile in tempi stretti, si può presumere che il rendimento del Bund si trovi nella fase finale del recupero: nelle prossime settimane l’Irs 10 anni (fixing 1,82% in data 8 marzo 2013) dovrebbe ricominciare ad oscillare in orizzontale, delimitato da un range attorno a quota 1,9% e vicino ai livelli che hanno caratterizzato il periodo precedente l’esito delle urne.

(per le previsioni sui tassi variabili dei mutui della prossima settimana: “Previsioni Euribor 3 mesi del 15 marzo 2013“)

(per le previsioni del mese prossimo sui tassi fissi dei mutui: “Previsioni Euribor e Irs: aprile 2013“)

Previsioni Euribor e Irs a febbraio 2013

Almeno per questo mese ancora, con la discesa dell’inflazione e la stima del vicino raggiungimento dell’obiettivo 2%, non saranno i tassi base confermati dalla Bce (P/T 0,75%; tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale 1,5%; tasso sui depositi 0%) a determinare cambiamenti nelle condizioni di scambio della liquidità sul mercato interbancario.

Piuttosto la quantità di denaro restituito a discrezione delle banche europee, qualificata dalla provenienza core o periferica, è la variabile che determina la direzione dell’Euribor 3 mesi: due settimane fa, sulla scorta del primo cospicuo rimborso da 137,2 miliardi di euro senza dubbio superiore alle attese, il tasso era salito velocemente ma poi, nel corso dell’ultima settimana, è tornato in lieve discesa a causa della deludente seconda tranche che ha comportato la restituzione di appena 3,4 miliardi. Infine, dopo la diffusione dell’annuncio di venerdi mattina sui 5 miliardi di euro relativi alla prossima terza “finestra” con valuta 13 febbraio, l’Euribor 3 mesi ha ripiegato a 0,227% (fixing 8 febbraio 2013).

Il processo di restituzione del denaro, produttivo di effetto opposto alla discesa dei tassi giunti ai minimi storici nell’anno 2012, dovrebbe comunque originare variazioni marginali, oltre che ritardate per via dei meccanismi a media mobile, sulle rate di mutuo a tasso variabile se è vero che (stima Bce) l’eccesso di liquidità nel sistema continuerà ad aggirarsi sui 200 miliardi di euro quando saranno stati completati i rimborsi relativi al secondo finanziamento triennale; inoltre la politica monetaria rimarrà accomodante ovvero la Bce sarà pronta ad offrire liquidità in base alle esigenze (in ogni caso il Direttivo rimane fermo nella posizione di non sperimentare tassi negativi: cfr. depositi overnight, giovedi a 152 miliardi di euro che sommati ai conti correnti fanno un totale in aumento a quota 602 miliardi).

Si aggiunga la difficoltà di ipotizzare restituzioni immediate e considerevoli quando si valuta la proporzione di oltre il 60% della liquidità erogata (con entrambe le Ltro) alle banche italiane e spagnole che hanno investito su titoli pubblici a cedola ben più alta del costo di fornitura del denaro. Come si nota dai tassi future che gli operatori del Liffe hanno corretto nell’ultima settimana, l’Euribor 3 mesi dovrebbe aumentare a quota 0,25% per metà marzo e proseguire con lievi rialzi superando la soglia dello 0,4% per fine anno.

Le ultime stime Bce, confortate dal dato mensile positivo riguardante gli ordinativi dell’industria manifatturiera tedesca nel dicembre ‘12, hanno consentito di ribadire le aspettative per la ripresa dell’economia europea nella seconda parte dell’anno.

Se alla fiducia per l’uscita dall’attuale fase recessiva continua ad accompagnarsi la visione dell’istituto centrale europeo come agente a contrasto della speculazione e si procede a stimare nell’importo di circa 200 miliardi di euro la liquidità che quest’anno dovrebbe percorrere la strada inversa per tornare sui Paesi periferici, rispetto ai 900 trasferiti verso Germania e altri virtuosi nel corso dell’ultimo quinquennio, allora si comprende che l’orientamento dei gestori professionali è rivolto ad alleggerire il peso dei Bund nel portafoglio.

Tuttavia, dopo un mese di gennaio trascorso allegramente, l’attuale fase di risk-off risulta condizionata dai fattori negativi per l’incertezza sull’esito delle elezioni politiche italiane, dalle quali potrebbe uscire una classe dirigente incline alla frammentazione economica e finanziaria europea, per l’inchiesta giudiziaria sul Monte dei Paschi di Siena e per lo scandalo che tocca il partito del primo ministro spagnolo: in questo senso può essere letta la variazione in aumento del future sul Bund nello stesso giorno di venerdi scorso in cui tutte le Borse europee hanno chiuso positive, il decennale tedesco ha guadagnato un punto base in termini di rendimento finendo a quota 1,61% e si è realizzato un leggero restringimento dello spread italiano a 294 punti base.

E’ ipotizzabile pertanto che l’Irs 10 anni (fixing 1,88% in data 8 febbraio 2013), dopo una fase di propensione al rischio che lo ha spinto fino all’1,94% al termine di gennaio, abbia iniziato ad attraversare un periodo caratterizzato dal protrarsi o dall’aggravamento delle criticità indicate: ne deriverebbero conseguenze in termini di stabilità o lieve contrazione dei tassi per le prossime settimane.

(per le previsioni sui tassi variabili dei mutui per la prossima settimana: “Previsioni Euribor 3 mesi del 15 febbraio 2013“)

(per le previsioni del mese prossimo sui tassi fissi dei mutui: “Previsioni Euribor e Irs a marzo 2013“)

Previsioni Euribor e Irs a gennaio 2013

I contenuti emersi dalla conferenza post riunione del consiglio direttivo Bce di gennaio non si discostano da quelli espressi il mese scorso: inflazione invariata, vista sotto il 2% per il 2013 ma a rischio per imposte indirette e prezzo del petrolio; dati congiunturali che mostrano ulteriore debolezza e aspettative di ripresa economica per la seconda metà dell’anno.

La politica monetaria della Bce resta accomodante, coi tassi fermi anche a gennaio (da luglio 2012: P/T 0,75%; rifinanziamenti marginali 1,5%; depositi overnight 0%) secondo corretta previsione degli operatori del Liffe.

Venerdi increspatura dei tassi interbancari (360): l’Euribor 3 mesi, che ha proceduto piatto dalla seconda metà di novembre, chiude la settimana in rialzo a 0,195% (fixing 11/01/2013) ma non troppo lontano dal minimo storico dell’11 dicembre scorso (0,181%). Lunedi 7 è risultato stabile a 12,4 punti base il differenziale Euribor-Ois.

Sul brevissimo termine, invece, rimangono fermi i tassi a 1-2-3 settimane nel corso delle ultime tre sedute. Eonia a 0,067% l’11 gennaio.

Nonostante il governatore della Banca centrale abbia riferito espressamente che non è in programma una exit strategy dalle misure straordinarie e che, oltre alla stabilizzazione dei mercati, si renderebbero necessarie condizioni macro migliorate, gli operatori di Londra hanno deciso di rialzare le previsioni dell’Euribor 3 mesi lungo tutta la scaletta, con punte di 9 centesimi sulle scadenze di medio periodo rispetto alla settimana prima. Al giorno 11 gennaio 2013 non si rilevano attese di manovre sui tassi che la Bce potrebbe operare per inizio febbraio.

Draghi ha sottolineato il miglioramento delle condizioni di accesso al credito ma, nel contempo, l’indispensabile contributo della domanda perché i flussi raggiungano in quantità soddisfacente l’economia reale. In lieve crescita depositi giornalieri presso Bce e conti correnti, complessivamente a quota 733 miliardi di euro giovedi scorso, a cinque giorni dalla chiusura del periodo di mantenimento della riserva obbligatoria.

La decisione unanime sui tassi è stata presa dal Consiglio Bce anche in virtù dei riscontrati miglioramenti sui mercati finanziari, dove è tornata la fiducia: stabilizzazione negli ultimi sei mesi con volatilità ai minimi e rendimenti in discesa significativa.

Grande sollievo suscita il debito pubblico tricolore, anzitutto, per il quale riscoprono interesse gli investitori stranieri in uscita dai mercati emergenti: con la più marcata reattività tra i periferici, i Btp triennali tornano alle percentuali di rendimento lordo del primo trimestre 2010, quando convincimenti radicati rappresentavano quello italiano come l’unico investimento “sicuro” e lo spread come un imbroglio da anglofili, mica competenza da primi ministri col francese facile.

Fa da contraltare l’alleggerimento (ma non certo l’abbandono che lascerebbero intendere le apparenze euforiche degli ultimi brindisi festivi) del tradizionale rifugio dei titoli tedeschi nei portafogli degli investitori istituzionali che dispongono da tempo di notevole liquidità.

Dopo l’ultimo mese del 2012 caratterizzato da oscillazioni modeste del rendimento del Bund e dello stesso Irs 10 anni, il cui andamento tra 1,58% e 1,71% ha ricalcato perfettamente le attese del movimento laterale del decennale tedesco, l’interrogativo più attuale riguarda la stima del valore vero del titolo federale. In forza dell’analisi di un percorso storico che vedeva lo stesso governativo superare l’1,8% quando, a fine 2011, periferici col Prodotto Interno Lordo “pesante” sembravano mandare in frantumi l’Euro, il Bund è stato ultimamente rivisitato per restituire ben oltre l’1,58% di venerdi scorso, nonostante i derivati sull’Eurex suggeriscano cifre più miti. Tra i recenti segnali indicativi della giusta direzione: il raggiungimento dell’accordo politico statunitense per evitare il fiscal cliff, il soddisfacente esito delle ultime aste spagnole e italiane e l’emissione a tasso negativo dei bond del Fondo Salva Stati (ESM), organismo a cui possono ricorrere i Paesi impossibilitati a finanziarsi sul mercato, ma solo dopo aver concordato condizioni riguardanti l’austerità fiscale o le liberalizzazioni.

Se il decennale tedesco venisse ancora venduto, pur nei limiti della consueta logica del trading range che contempera l’operatività allo scenario recessivo e al lento ma progressivo rafforzamento del progetto europeo, nelle settimane successive si assisterebbe all’avvicinamento dell’Irs 10 anni a quota 2% con andamento al rialzo dal fixing 1,82% dell’11 gennaio 2013.

(per le previsioni della settimana prossima sui tassi variabili dei mutui: “Previsioni Euribor 3 mesi del 18 gennaio 2013“)

(per le previsioni del mese prossimo sui tassi fissi dei mutui: “Previsioni Euribor e Irs a febbraio 2013“)

Previsioni Euribor e Irs a dicembre 2012

Dopo l’ultima riunione del consiglio direttivo non cambia la politica accomodante della Bce a dicembre, come era prevedibile per via della crescita economica che viene nuovamente rinviata a fine 2013. Secondo stime l’inflazione scenderà sotto il cancelletto del 2%. Scontata l’impossibilità dell’attuazione della vigilanza bancaria entro fine anno.

La stabilità dei tassi base (P/T 0,75%; rifinanziamenti marginali 1,5%, depositi 0%) era stata preventivata largamente dagli operatori del mercato Liffe, ma sembra aver sorpreso quanti si aspettavano la novità del tasso negativo per disincentivare i depositi overnight. La discussione tra i membri del consiglio riguarda i pro e i contro di una manovra che dovrebbe apportare necessariamente integrazioni all’automatismo del “corridoio” tassi (differenza 75 p.b.): alle attuali condizioni, infatti, un ulteriore taglio indurrebbe le banche a svuotare i depositi Bce per “travasare” il denaro nei conti correnti, dove maturano interessi al tasso principale nel limite della riserva obbligatoria (oltre limite: 0%); i fondi così girati, in ogni caso, non finanzierebbero l’economia reale. Giovedi scorso, tra depositi e conti correnti, erano presenti 721 miliardi di euro: un livello quasi uguale a quello del giovedi prima e ancora vicino ai circa 800 miliardi registrati quando il tasso sui depositi era allo 0,25%.

Venerdi mattina c’è stata una minima ma significativa reazione proveniente dal circuito interbancario, dove il denaro è stato scambiato a saggi più bassi su tutte le scadenze: dopo alcune sedute caratterizzate da un andamento quasi piatto, in data 7 dicembre 2012 l’Euribor 3 mesi ha fatto registrare il nuovo minimo storico (fixing 0,187%) ed il parametro a scadenza 12 mesi è sceso di dodici millesimi. In ogni caso, con la stessa logica del programma di acquisti Otm che finora ha disinnescato le fiammate speculative sui debiti sovrani, la Bce intende prevenire il surriscaldamento del settore fornendo liquidità illimitata alle banche con aste trimestrali fino al 9 luglio 2013.

Gli operatori di Londra, sempre al 7/12/2012, danno credito alle voci di un prossimo taglio al costo del denaro nell’ordine di un quarto di punto, collocando temporalmente la manovra nel primo trimestre dell’anno prossimo, e rivedono al ribasso tutte le scadenze dei tassi impliciti nei futures sull’Euribor 3 mesi con punte di 15 centesimi sul lungo termine per via della sempre più fosca situazione economica. Il nuovo minimo, ancora una volta spostato avanti a significare il trascinamento di una crisi sempiterna, tocca quota 0,1% a metà 2013.

Le settimane trascorse, non certo per motivi macroeconomici, si è verificata la caduta dell’avversione al rischio e degli spread periferici: dagli oltre 360 punti base di inizio novembre, il differenziale italiano sul decennale tedesco è sceso sotto il 3%, per poi risalire alla notizia della probabile fine anticipata del Governo tecnico che ha restituito parte di credibilità alla carta italiana.

Le scelte degli investitori istituzionali hanno privilegiato i Paesi europei al Nord America alle prese col fiscal cliff ma gli acquisti dei Btp italiani, come quelli dei Bonos, non sono stati eseguiti per effetto della vendita delle obbligazioni emesse dalla Repubblica federale tedesca che, in tal modo, hanno dato ulteriore dimostrazione di affidabilità tenendo saldo il rendimento sul decennale non troppo sopra l’1,4%.

Anche nelle ultime sedute gli investitori hanno mantenuto vivo l’interesse per i titoli tedeschi (venerdi 1,29% per il decennale e addirittura rendimento negativo per il triennale) ed il future sull’Eurex ha fatto segnare +0,12% per la scadenza di marzo (al 7 dicembre Euro-Bund 10 anni: 145,73), rafforzato dalle aspettative inflazionistiche sotto al 2%.

Nonostante la discesa degli ordinativi provenienti dai Paesi vicini stia mettendo a dura prova la solidità del settore manifatturiero della Germania, isola sempre meno felice del centro Europa, il debito tedesco non viene abbandonato.

In quest’ottica si mantengono pressoché inalterate le aspettative ribassiste del tasso Irs 10 anni per le prossime settimane, in continuità con la fase apertasi il mese scorso.

(per le previsioni della settimana prossima sui tassi variabili dei mutui: “Previsioni Euribor 3 mesi del 14 dicembre 2012“)

(per le previsioni sui tassi fissi dei mutui del mese prossimo: “Previsioni Euribor e Irs a gennaio 2013“)

Previsioni Euribor e Irs a novembre 2012. Obamanomics is yet to come

Inflazione ancora abbastanza alta, ben al di sopra del 2%, ma tassi di interesse confermati per la quarta volta consecutiva dalla Banca centrale europea (operazioni di rifinanziamento principali 0,75%; operazioni di rifinanziamento marginale 1,50%; depositi presso la banca centrale 0,00%) che, con un comportamento in linea con le attese, non ha determinato variazioni significative nelle condizioni di scambio del denaro all’interno del circuito interbancario.

L’Euribor 3 mesi, che nelle ultime due settimane è risultato in vistoso rallentamento e si è fermato per più di qualche seduta, ha toccato venerdi 9 novembre 2012 il nuovo minimo storico a quota 0,193%. Praticamente piatto anche l’andamento delle scadenze più brevi, mentre sembrano esserci altri margini di erosione per l’Euribor 6 mesi (fixing 0,366%) e per l’Euribor 12 mesi su base 360.

Con l’election day i tassi future sul Liffe, dopo giornate abuliche, hanno conosciuto ribassi da 1 a 7 centesimi lungo tutta la scaletta che si sono ripetuti, con minor intensità, venerdi scorso a causa delle continue preoccupazioni per il quadro economico generale, per la solita Grecia e per la Spagna intenzionata a rinviare a data da destinarsi la richiesta di aiuti finanziari.

Al 9 novembre 2012 l’Euribor 3 mesi è visto ancora in calo di circa due centesimi per metà dicembre 2012, quindi al minimo per marzo dell’anno prossimo e poi di nuovo in quota 0,19% a fine 2013.

Nulla di nuovo sul fronte depositi overnight presso Bce e conto corrente: 257 + 519 miliardi di euro rappresentano l’enorme massa di liquidità che giovedi scorso è rimasta custodita nell’istituto centrale senza raggiungere l’economia reale di alcuni Paesi dove l’accesso al credito per famiglie e imprese non è aiutato, e dove le banche – ha ricordato Draghi – devono rafforzare i bilanci per evitare richieste di aiuti.

La Bce continua a monitorare la condizione economica europea improntata all’incertezza e alla debolezza, con un rallentamento generale a cui fa riscontro un atteggiamento benevolo dei mercati indotto più dalle dichiarazioni di intervento con lo scudo anti-spread che dall’analisi dei dati macro.

La politica dei singoli Stati è impegnata nella realizzazione di riforme strutturali che sinora evidenziano progressi apprezzabili, soprattutto nel campo del lavoro, ma molto lenti.

L’effetto congiunto del consolidamento fiscale e della prontezza con cui può intervenire sui mercati l’istituto centrale, tuttavia, ha prodotto effetti incoraggianti visibili nella ripresa delle emissioni corporate e nell’abbassamento dei rendimenti delle obbligazioni pubbliche europee.

Nell’ultimo mese e mezzo le oscillazioni del prezzo del Bund sono state relativamente contenute grazie all’intervento della Bce, basato sulle intenzioni anti-spread non ancora messe in pratica ma sufficienti, non appena dichiarate con l’acronimo Omt, a far desistere i mercati dal porre in essere pratiche speculative. In sostanza, sotto l’ombra protettrice della banca centrale non sussistono motivi di panico per fare incetta del titolo rifugio né per liberarsene del tutto, considerato che la Germania scivola verso la stagnazione e che la Francia si è unita ai Paesi periferici in recessione, fra i quali Italia e Spagna.

In aggiunta la scarsa volatilità sarebbe stata favorita dall’attesa per l’esito delle presidenziali americane, coi mercati finanziari in stand-by a tifare per il candidato Romney supportato dalle grandi banche che, in caso di vittoria, avrebbe dato forza alle tesi di austerity sposate nell’Europa centrale in contrapposizione al modello negativo rappresentato per decenni dall’Europa del Sud.

La vittoria di Obama, la cui candidatura è stata finanziata dall’industria hi-tech e delle comunicazioni, ha sancito la conferma del presidente che più di ogni altro, nell’arco della storia americana, ha aumentato il debito pubblico (+50%) nel corso del mandato quadriennale ma non costituirà per forza di cose un elemento di continuità col passato. Dopo aver lanciato l’ultimo slogan sul “meglio che deve ancora venire” e dopo aver messo d’accordo le piazze finanziarie, da Wall Street alle europee tutte in rosso, il numero uno della Casa Bianca dovrà anzitutto valutare la vera natura del Congresso americano, con i ricchi repubblicani in maggioranza nella Camera dei Rappresentanti difficilmente disposti ad aumentarsi la pressione fiscale; quindi fare i conti con l’automatismo dei tagli alle spese (600 miliardi di dollari) e dell’aumento delle tasse (fiscal cliff) per la riduzione del disavanzo a stelle e strisce che, senza una proficua intesa tra forze politiche, si stima possa portare gli States in recessione con un abbattimento del Pil fino a 4,5 punti percentuali. Un’ipotesi devastante, in stile hurricane Sandy, alla luce del minacciato declassamento del giudizio sul debito federale e della mole ingente di titoli di Stato (Treasuries) acquistati dalla Federal Reserve, che ultimamente ha dato il via al terzo quantitative easing dagli effetti piuttosto blandi.

E’ questo, tra l’altro, uno dei motivi per cui in Europa le autorità si guardano bene dall’attivare ulteriori misure di politica monetaria che fanno uso di strumenti convenzionali e non, dalle quali scaturirebbero condizioni di rischio più che benefici.

Sia pur in considerazione della ben diversificata economia mondiale, lo scenario di un Nord-America in recessione avrebbe ricadute spiacevoli per l’economia del vecchio continente e di altre realtà come la Cina, alle prese con le riforme e con una crescita “rallentata” al 7,4% rispetto all’incremento medio pari al 10% del Pil sperimentato negli ultimi 33 anni.

Non a caso negli ultimi giorni sono piovute vendite sui periferici (spread italiano a 362 p.b. in risalita sui valori di fine settembre), sono stati effettuati acquisti sul Bund che hanno depresso il rendimento sul secondario a quota 1,35% e si è assistito ad una nuova impennata del future sull’Eurex (venerdi +0,1% per la scadenza di dicembre 2012).

Le attese sui tassi fissi dei mutui, dalle rilevazioni sui derivati, sembrano ricalcare l’iniziale calma piatta dei tassi variabili e segnano un punto di discontinuità con lo scenario delineato dai primi di settembre a causa dei ritardi con cui la politica europea risponde alla crisi. Il tasso Irs 10 anni potrebbe trovarsi all’inizio di una fase di lieve ribasso che, nelle prossime settimane, difficilmente farà registrare valori sotto quota 1,5%. Rimangono valide le considerazioni sopra riportate in ordine al movimento orizzontale del Bund e alla conseguente oscillazione del tasso Irs entro limiti non troppo ampi.

(per le previsioni sui tassi variabili della settimana prossima: “Previsioni Euribor 3 mesi del 16 novembre 2012“)

(per le previsioni del mese prossimo sui tassi fissi dei mutui: “Previsioni Euribor e Irs a dicembre 2012“)