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Le previsioni Euribor e l’Eurirs a settembre 2010

Assodato che la vigorosa ripresa economica, decantata nel periodo pre-vacanziero, era principalmente una piacevole illusione alimentata dalla debolezza dell’Euro nei confronti delle principali valute http://www.questidenari.com/?p=2831 – constatazione che non sembra trovare spazio nelle cronache finanziarie di questi giorni – l’attuale condizione di salute del sistema economico del Vecchio Continente ha spinto Trichet e gli altri membri del consiglio direttivo Bce a rialzare le stime di crescita del Pil, con una flessione per la seconda metà del 2010.

L’effetto congiunto della crescita economica, moderata nelle attese e con tante incertezze, e della lieve revisione al rialzo delle previsioni inflazionistiche, “bussola” della politica monetaria Bce, comunque non ha modificato i tassi di riferimento, fermi ai consueti livelli: il costo base del denaro resta all’1%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali all’1,75%, ed il tasso che la stessa Bce riconosce alle banche commerciali sui depositi a breve termine rimane allo 0,25%.

La liquidità nel sistema economico continua a rimanere abbondante, e nulla lascia presagire cambiamenti drastici fino al termine del 2010, quando dovrebbe – ma il condizionale è d’obbligo – concludersi il ciclo delle aste straordinarie a tasso fisso ed importo illimitato accompagnate da tre aste di “fine tuning”, misure d’emergenza adottate per la crisi finanziaria (fonte: IlSole24Ore.com). Le prossime scadenze per le aste a 3 mesi, secondo calendario, sono state fissate al 28 ottobre, 25 novembre e 23 dicembre 2010.

E allora: se la ripresa economica non appare assumere il carattere della preannunciata solidità in Europa (né tantomeno oltre oceano dove Bernanke, che dieci giorni fa ha parlato di crescita dell’economia Usa più lenta del previsto, non sembra in procinto di obbligare Trichet alla contro-mossa sui tassi), se l’inflazione a breve termine non preoccupa e se le banche navigano il mare tranquillo della liquidità, cosa poteva succedere all’Euribor se non ingranare la retromarcia per tornare sui passi dei mesi precedenti?

In agosto il più noto tra i tassi interbancari, le cui diverse scadenze ruotano tutte attorno all’1% del tasso di rifinanziamento della Bce, ha iniziato a percorrere la via della discesa (persa dai minimi primaverili) col consueto passo lento, fino ad arrivare allo 0,883% di venerdi 3 settembre sulla scadenza trimestrale – quella più interessante per la restituzione del mutuo a tasso variabile.

Secondo le dichiarazioni rilasciate da un operatore, “i mercati finanziari hanno archiviato le speranze di una ripresa economica stabile” (fonte: IlSole24Ore.com). Concetto che si riflette sulle previsioni dell’Euribor sia sul mercato londinese dei derivati Liffe, sia sul tedesco Eurex.

Se al giorno venerdi 3 settembre sul Liffe il future sull’Euribor 3 mesi restituisce lo 0.93% per dicembre 2010, l’1% per marzo 2011, l’1.065% per giugno 2011 e l’1.125% per settembre 2011, bisognerà attendere fino al settembre 2013 per vedere il tasso superare quota 2%.

Alla stessa data del 3 settembre, le previsioni sull’Eurex confermano la crescita graduale nel tempo, nuovamente rivista al ribasso:

–        0,935% per dicembre 2010 (in calo rispetto all’1,075% del 6 agosto 2010)

–        0,98% per marzo 2011

–        1,07% per giugno 2011

–        1,08% per settembre 2011.

Marcia indietro anche per l’Eurirs, che oggi più che mai consente di affidarsi al mutuo a tasso fisso – apprezzatissimo  per le scadenze pari o superiori ai 20 anni dagli Italiani che comprano casa – per arrivare a spuntare indici di costo complessivo attorno al 4%.

Complice la ricerca ossessiva del “porto sicuro”, e nonostante il rispetto dei paletti fissati gradualmente per il risanamento del bilancio della Grecia che ha permesso di sbloccare dopo metà agosto la seconda tranche degli aiuti monetari dalla Ue, i richiedenti titoli di debito pubblico hanno orientato con forza le loro preferenze sui Bund a discapito dei Paesi periferici: tra i più colpiti l’Irlanda (che questo mese deve restituire euro 2,5 Mld di bond bancari, ma che non può spaventare per l’incidenza limitata del Pil sull’Eurozona), la Spagna, il Portogallo e soprattutto la Grecia, col premio di rischio più alto. Con la conseguenza per i titoli tedeschi che i prezzi sono schizzati e i rendimenti hanno seguito la direzione opposta, mandando il decennale al minimo storico. L’Italia, al solito senza infamia e senza lode, si è segnalata piuttosto per aver attirato sui Btp sempre più investitori istituzionali e sempre meno risparmiatori.

In questo modo l’Eurirs, collegato al rendimento del Bund, ha visto appiattire i valori su tutte le scadenze, per poi riprendersi a inizio settembre: in particolare, al 03/09/2010, i tassi sono al 2.99% a 25 anni e al 2.91% a 30 anni, col paradosso – inspiegabile per gli analisti – del tasso inversamente proporzionale al tempo.

(per le previsioni Euribor 3 mesi di ottobre 2010 e le scadenze Irs si legga: http://www.questidenari.com/?p=3061)

Euribor 3 mesi: le previsioni di agosto fino al 2013

Magari avrà contribuito pure il caldo vacanziero agostàno a questo clima un po’ surreale sui mercati finanziari, dove si continua a fuggire dai fondi liquidità ed obbligazionari breve termine (fonte: Morningstar.it) ma non si cercano approdi ad alto rischio, con l’eccezione delle obbligazioni governative dell’Europa periferica per le quali i risparmiatori si fanno tentare dall’opportunità del rimbalzo. Gli indici manifatturieri del vecchio continente sono tutti in crescita, ma i numeri trainati dalle esportazioni devono aver ingenerato la convinzione che i dati positivi risentano troppo dell’indebolimento della moneta unica europea.

Fatto sta che i test del CEBS, che avrebbero dovuto stressare i bilanci delle banche europee ma sembra abbiano fatto sorridere gli analisti per la mancata simulazione dei default sovrani e per una soglia di attenzione del Tier 1 troppo benevola, hanno contribuito a far volare i bancari di fine luglio assieme all’idea – piuttosto campata in aria – del lieto fine della crisi sistemica dei debiti pubblici.

Anche Trichet ha recitato il suo ruolo nella stessa conferenza a margine della riunione del consiglio direttivo Bce del 5 agosto: prima ottimista sulla ripresa economica ed assertore convinto della severità degli stress test, poi prudente sulla continuità nel tempo dell’andamento degli indicatori macro, di sicuro ha lasciato fermo il costo base del denaro all’1% ed i rimanenti tassi di riferimento (fonte: IlSole24Ore.com).

Come a dire che le banche europee, tutte rincuorate dagli stress test ad eccezione della tedesca Hypo Real Estate, della greca Ate Bbank e di 5 casse di risparmio spagnole, possono continuare a sbrigarsela da sole nel reperire i fondi necessari all’esercizio della loro attività fondamentale: il 2011 – anno in cui sarà raggiunto il picco massimo della restituzione dei capitali presi in prestito attraverso emissioni obbligazionarie, che furono valida soluzione al raffreddamento degli scambi di denaro ai tempi del credit crunch nel 2008 – per loro sembra lontanissimo.

Adesso il vero banco di prova per le banche, lontano dai laboratori dei modelli matematici, è rappresentato dal mercato, luogo economico ancora abbondante di liquidità ed in cui gli istituti di credito devono sopravvivere rifornendosi di denaro reciprocamente e attingendo dai risparmiatori attraverso le emissioni dei corporate bond.

Il prezzo della prima fornitura si chiama Euribor, e negli ultimi giorni sembra essersi addormentato. Rallentato il suo ritmo di crescita a livelli visti soltanto prima di luglio (ovvero prima che si desse inizio fattivamente all’exit strategy), a volte addirittura fermo, l’andamento del tasso interbancario conferma che sono lontani in tempi del dopo Lehman, quando le banche si guardavano in cagnesco.

Respirano i governi, che si augurano di non dover più intervenire a sostegno del sistema finanziario, e si ossigenano tutti coloro che hanno comprato casa col mutuo a tasso variabile: l’Euribor a 3 mesi, a cui molte quote interessi sono parametrate, ha fatto segnare il livello 0,905% a chiusura della prima settimana di contrattazioni di agosto. Le scadenze a 1, 6 e 12 mesi, inoltre, hanno fatto registrare rispettivamente i valori percentuali 0.649, 1.154 e 1.428 nello stesso venerdi 6.

E se la crescita dell’Euribor prosegue senza sostanziali variazioni rispetto al recente passato, continua pure la visione della crescita mite dello stesso tasso interbancario da parte degli operatori di mercato, con qualche rallentamento sulle scadenze più ravvicinate dell’anno corrente rispetto alle evidenze di un mese fa (http://www.questidenari.com/?p=2755).

Infatti, in termini di previsione e sempre alla data del 6 agosto 2010, i tassi impliciti nelle quotazioni dei contratti future sull’Euribor 3 mesi scambiati sull’Eurex hanno fatto segnare i seguenti livelli:

–        settembre 2010: 0,975% (era 1,01% nelle previsioni dello stesso periodo iniziale di luglio)

–        dicembre 2010: 1,075% (era 1,14% nelle previsioni di luglio)

–        marzo 2013: 2,04% (in rialzo rispetto al 2,015% di luglio).

(per le previsioni Euribor 3 mesi e i valori dell’Irs aggiornati a inizio settembre 2010 si legga http://www.questidenari.com/?p=2958)

La risalita (più veloce) dell’Euribor a luglio 2010. Le previsioni

La restituzione alla Bce dei 442 miliardi di euro in scadenza lo scorso 1° luglio, ed il rifinanziamento con le aste di breve durata di cui hanno beneficiato le stesse banche presentatesi alla porta dell’Eurotower a partire dalla fine di giugno, hanno significato almeno due fatti importanti per la salute dell’economia continentale – se non si vuole attribuire troppo risalto alla reazione istantanea da cui hanno tratto vantaggio i listini azionari europei ed il cambio sul dollaro.

Anzitutto, la prima (e più temuta) operazione di sottrazione di liquidità dal sistema è trascorsa senza troppi patemi: l’avvio della exit strategy, finalmente realizzato in maniera fattiva da quando, nel novembre 2009, vennero annunciati criteri più stringenti per l’accettazione e l’utilizzo delle cartolarizzazioni garantite da asset-backed securities (Abs), segna l’accettazione diffusa del progressivo riassorbimento delle masse monetarie dal sistema economico, in precedenza iniettate attraverso operazioni di carattere straordinario rese necessarie dai fallimenti memorabili di Lehman e di altri giganti del capitalismo anglosassone. In altri termini, è stato messo a punto scientemente e con successo il primo passo verso la normalizzazione di un sistema finanziario i cui protagonisti – le banche in primis – devono saper fare in maniera autonoma, senza l’appoggio esterno di consistenti aiuti governativi che inquinano i bilanci e producono effetti distorsivi, inevitabili in alcuni momenti ma dannosi nel lungo termine – quando, ad esempio, inducono le banche a “parcheggiare” i fondi presso la stessa Banca Centrale anziché farli fluire nel circuito bancario (fenomeno sempre più diffuso nelle ultime settimane http://www.questidenari.com/?tag=previsioni-euribor) o peggio quando fanno gonfiare ed esplodere le famigerate bolle speculative che hanno afflitto i mercati americani e potrebbero affliggere quelli europei.

Nonostante il saldo negativo delle ultime operazioni sui mercati monetari, la presenza di liquidità nel sistema – eccedenza superiore a quota 100 miliardi secondo le stime degli analisti (fonte: IlSole24Ore.com) – rimane ancora abbondante. Con attenzione, ma certo con meno preoccupazioni, si guarda alla scadenza prossima di settembre che segnerà la restituzione da parte delle banche di un’altra tranche consistente di denaro, nel segno di una manovra di politica monetaria finalizzata, tra l’altro, ad impedire la formazione di spinte inflazionistiche.

In secondo luogo, il fatto che le banche abbiano vissuto senza drammatizzazioni il momento critico sta ad indicare che particolari tensioni fra istituti di credito non ce ne saranno.

E difatti l’Euribor, dopo qualche comprensibile scossone, ha ripreso la consueta marcia di riduzione delle distanze dal costo base del denaro fissato dalla Bce, a conferma forse definitiva che il punto di minimo è alle spalle.

Non solo. Causa le operazioni di riassorbimento della liquidità, stavolta è aumentata la velocità di avvicinamento al citato valore dell’1%, costo base nuovamente lasciato inalterato a luglio da Trichet al pari del tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento (1,75%) e di quello sui depositi presso l’istituto centrale (0,25%). In proposito, la Bce ha rilevato negli ultimi mesi una ripresa economica graduale e più energica rispetto al primo trimestre 2010, analogamente alla stima sulla congiuntura positiva espressa dall’FMI, ed annuncia il progressivo rientro dallo stato di emergenza che aveva indotto l’acquisto straordinario di titoli del debito sovrano per sostenere i Paesi colpiti dalla speculazione.

Tutto regolare, quindi, senza paura della immediata ricaduta in recessione; come regolarmente tutte le scadenze del tasso interbancario Euribor seguono lo stesso trend al rialzo, ivi inclusa quella a 3 mesi che interessa particolarmente i titolari di mutuo a tasso variabile – molti dei quali si accorgeranno in ritardo dell’aumento della rata per via della diffusa adozione del meccanismo di indicizzazione della quota interessi al tasso di riferimento sulla base di medie mobili. Nel dettaglio grafico, ecco l’andamento dell’Euribor trimestrale rilevato nei giorni di contrattazione tra il 1° gennaio e l’8 luglio 2010, data ultima in cui è stato fissato a quota 0,81%, ai massimi da settembre 2009:

Anche le previsioni degli operatori di mercato al giorno 8 luglio 2010 continuano a vedere tassi in crescita, sempre graduale ma ininterrotta nei prossimi anni.

Con riferimento al mercato tedesco dei prodotti derivati (Eurex – altamente specializzato assieme al londinese Liffe), tutte le scadenze segnano rialzi: i future sull’Euribor 3 mesi sono all’1,01% e all’1,14% – rispettivamente – per le scadenze di settembre e dicembre 2010. Per vedere il tasso interbancario sopra quota 1,5% bisognerà attendere marzo 2012; l’anno successivo, a marzo 2013, l’Euribor 3 mesi sarà al 2,015%.

(per le previsioni Euribor 3 mesi aggiornate ad agosto 2010 si legga: http://www.questidenari.com/?p=2831)

Il tasso mid swap a 6 anni

Senza alcuna pretesa di esaustività, ma solo per semplificare la trattazione dell’argomento, il tasso mid swap a 6 anni si ottiene da un valor medio delle quotazioni denaro-lettera (bid-ask) dell’Interest Rate Swap (IRS) alla scadenza 6 anni.

Si riportano i valori del mid-swap 6 anni alla data del 15 febbraio 2010:

scadenza: 6 anni

denaro: 2.747

lettera: 2.797

Il mid-swap è un tasso interbancario, ovvero un saggio di costo che le banche adottano per scambiarsi denaro, come accade per l’Euribor.