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Previsioni Euribor a ottobre. L’Irs e le contraddizioni del sistema economico e finanziario

Non solo i più attenti, ma forse anche i distratti della finanza, si saranno accorti che la situazione economica e monetaria delle ultime settimane appare piuttosto contrastata, per non dire caotica.

La ripresa dell’economia europea, ma anche nord-americana con la Fed che acquista Treasure Bond contribuendo ad abbassarne i rendimenti, stenta più delle attese ed alimenta le paure della doppia recessione. Eppure gli acquisti di titoli azionari procedono a far salire l’indice MSCI della regione calcolato in euro, giunto quasi a +3,8% a settembre.

Così come continuano gli acquisti dei titoli di Stato nel vecchio continente, a denotare la crescita dell’avversione al rischio da parte degli operatori che massicciamente confermano le preferenze per i Bund tedeschi, senza però disdegnare i Paesi periferici. Sui quali PIIGS, tuttavia, si sono addensate ulteriori nuvole ai primi giorni d’autunno. Sempre gli operatori, almeno, avrebbero imparato a distinguere nettamente tra il rischio emittente di Italia e Spagna, da un lato, e Grecia, Portogallo e Irlanda dall’altro (fonte it.reuters.com).

Le aste Btp (http://www.questidenari.com/?tag=btp), difatti, raccolgono consensi diffusi, per quanto il premio di rischio richiesto si faccia sempre più alto e nel periodo tra inizio agosto e fine settembre il differenziale di rendimento coi Bund sulla scadenza decennale sia cresciuto di 45 basis points. Al riguardo, il gestore Pioneer tranquillizza tutti i detentori di debito governativo tricolore soffermandosi su quattro fattori: il giudizio stabile delle agenzie governative, il risparmio privato, la capacità del governo di collocare il debito e l’inesistenza di una bolla immobiliare (fonte Morningstar.it).

Qualche legittimo dubbio, però, potrebbe sorgere dalla valutazione dei prezzi dei contratti derivati Credit Default Swap a tutela del rischio insolvenza dell’Italia: in costante ascesa da inizio agosto, i CDS segnalano un debito sovrano molto alto rispetto al Prodotto Interno Lordo, piuttosto che preoccupazioni per il rapporto Deficit/PIL (fonte: Il Riformista del 29 settembre 2010).

La spiegazione della mole importante di acquisti sui mercati azionari ed obbligazionari, secondo il pensiero dominante fra gli economisti, andrebbe cercata nell’attuale condizione di liquidità eccessiva che circola tra le banche e che gonfia le quotazioni finanziarie senza riscontro in termini reali (fonte: IlSole24Ore.com).

L’uso dell’indice accusatore, puntato principalmente contro Trichet e la sua politica monetaria che ha lasciato invariati i tassi anche ad ottobre (costo del denaro all’1% dal maggio 2009, tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento all’1,75% e tasso sui depositi presso l’istituto centrale allo 0,25%), non risolve tuttavia la questione di fondo delle misure monetarie adottate di concerto con i responsabili delle politiche fiscali. Perché se l’obiettivo primo della Bce è rappresentato dal contenimento dell’inflazione, cosa che sta riuscendo, questo non autorizza i vertici dell’Eurotower a manovrare sui tassi in maniera incoscientemente rialzista col rischio di far esplodere i bilanci pubblici.

Le ultime parole di Trichet a margine della conferenza del 7 ottobre rafforzano il fronte di coloro che prospettano un allungamento dei tempi di completamento della exit strategy, iniziata a fine luglio e a tutt’oggi priva di una scadenza certa: pur ribadendo la politica di ritiro delle misure di sostegno al credito, il presidente ha confermato la necessità di fornire liquidità al sistema finanziario attraverso le operazioni non convenzionali.

In compenso, a dare una piccola scossa ai tassi Euribor hanno pensato le banche quando al 30 settembre, contestualmente alla restituzione di 225 miliardi di euro alla Bce, hanno rinnovato le scadenze P/T chiedendo in prestito fondi per soli 133 miliardi. La richiesta, inferiore alle attese, è stata giudicata positivamente nel senso dell’evoluzione verso la normalità dei mercati interbancari, per quanto non sarebbe proprio questo corrente il momento ideale per l’insorgere di un eventuale stato di difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese.

La liquidità rimane comunque abbondante e l’Euribor 3 mesi, a cui sono collegati molti mutui casa a tasso variabile, prosegue ad avvicinarsi senza fretta (increspature tecniche a parte) dai minimi di fine marzo (0,634%) al riferimento fissato dalla Banca Centrale Europea.

Dal grafico sotto indicato, che riporta l’andamento dell’Euribor trimestrale nei giorni operativi del 2010, si notano il punto di minimo di fine marzo (61) ed i momenti a partire dai quali lo stesso tasso ha manifestato variazioni in aumento per effetto della restituzione, dalle banche commerciali alla Bce, delle tranche di finanziamento del 1° luglio (131) e del 30 settembre (191), oltre che il livello attuale pari allo 0,972% del giorno 8 di ottobre.

La previsione dell’andamento dell’Euribor trimestrale, come riportata implicitamente nei derivati future scambiati tra operatori di mercato, appare coerente con il contenuto delle parole di Trichet improntate al cauto ottimismo: rispetto alle previsioni di inizio settembre, i tassi impliciti risultano ritoccati verso l’alto sulle scadenze più ravvicinate, ma pur sempre contenuti nei limiti della crescita graduale.

In particolare, sul mercato Eurex sono stati registrati alla data di venerdi 8 ottobre 2010 i seguenti valori

–        1,065% per dicembre 2010 (contro 0,935% di inizio settembre)

–        1,13% per marzo 2011 (contro 0,98% di inizio settembre)

–        1,475% per giugno 2012.

Sul mercato Liffe, alla stessa data 08/10/2010, le quotazioni dei future sull’Euribor 3 mesi restituiscono i seguenti tassi impliciti

–        1,055% per dicembre 2010 (contro 0,93% di inizio settembre)

–        1,125% per marzo 2011 (contro 1% di inizio settembre)

–        1,445% per giugno 2012

ed evidenziano il superamento della soglia 2%, esattamente 2,085%, soltanto per dicembre 2013 (quando invece, a inizio settembre scorso, la scadenza per il superamento della stessa soglia era fissata a settembre 2013).

Se poi l’analisi si estende a rivisitare le previsioni espresse dagli operatori di mercato esattamente un anno fa, quando lo stesso Euribor 3 mesi era atteso all’1,90% per dicembre 2010 e al 2,40% per giugno 2011, si comprende la sensibile revisione pessimistica delle aspettative di normalizzazione delle condizioni del sistema finanziario come sopra descritto.

Per quanto riguarda l’Irs, il parametro di riferimento per gli acquirenti casa che ricorrono ad un mutuo a tasso fisso, alcuni tra i più interessanti valori registrati alla data 8 ottobre 2010 segnalano rialzi generalizzati rispetto al fixing precedente e l’inversione di tendenza al superamento della scadenza ventennale:

–        2,63% a 10 anni

–        2,93% a 15 anni

–        3,03% a 20 anni (era al 3,93% esattamente un anno fa)

–        2,98% a 25 anni (in calo rispetto al 2,99% di inizio settembre)

–        2,87% a 30 anni (in calo rispetto al 2,91% di inizio settembre, ma anche rispetto al 3,84% di un anno fa).

Se lo scenario macro-economico dovesse essere confermato nel segno dell’incertezza per le settimane successive, vi sarebbero buone possibilità di vedere tassi prossimi ai livelli attuali in quanto correlati agli acquisti dei titoli governativi a lungo e lunghissimo termine, tradizionalmente considerati “sicuri”.

(per le previsioni Euribor e i tassi IRS del 19 novembre 2010 si legga http://www.questidenari.com/?p=3332)

Le previsioni Euribor e l’Eurirs a settembre 2010

Assodato che la vigorosa ripresa economica, decantata nel periodo pre-vacanziero, era principalmente una piacevole illusione alimentata dalla debolezza dell’Euro nei confronti delle principali valute http://www.questidenari.com/?p=2831 – constatazione che non sembra trovare spazio nelle cronache finanziarie di questi giorni – l’attuale condizione di salute del sistema economico del Vecchio Continente ha spinto Trichet e gli altri membri del consiglio direttivo Bce a rialzare le stime di crescita del Pil, con una flessione per la seconda metà del 2010.

L’effetto congiunto della crescita economica, moderata nelle attese e con tante incertezze, e della lieve revisione al rialzo delle previsioni inflazionistiche, “bussola” della politica monetaria Bce, comunque non ha modificato i tassi di riferimento, fermi ai consueti livelli: il costo base del denaro resta all’1%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali all’1,75%, ed il tasso che la stessa Bce riconosce alle banche commerciali sui depositi a breve termine rimane allo 0,25%.

La liquidità nel sistema economico continua a rimanere abbondante, e nulla lascia presagire cambiamenti drastici fino al termine del 2010, quando dovrebbe – ma il condizionale è d’obbligo – concludersi il ciclo delle aste straordinarie a tasso fisso ed importo illimitato accompagnate da tre aste di “fine tuning”, misure d’emergenza adottate per la crisi finanziaria (fonte: IlSole24Ore.com). Le prossime scadenze per le aste a 3 mesi, secondo calendario, sono state fissate al 28 ottobre, 25 novembre e 23 dicembre 2010.

E allora: se la ripresa economica non appare assumere il carattere della preannunciata solidità in Europa (né tantomeno oltre oceano dove Bernanke, che dieci giorni fa ha parlato di crescita dell’economia Usa più lenta del previsto, non sembra in procinto di obbligare Trichet alla contro-mossa sui tassi), se l’inflazione a breve termine non preoccupa e se le banche navigano il mare tranquillo della liquidità, cosa poteva succedere all’Euribor se non ingranare la retromarcia per tornare sui passi dei mesi precedenti?

In agosto il più noto tra i tassi interbancari, le cui diverse scadenze ruotano tutte attorno all’1% del tasso di rifinanziamento della Bce, ha iniziato a percorrere la via della discesa (persa dai minimi primaverili) col consueto passo lento, fino ad arrivare allo 0,883% di venerdi 3 settembre sulla scadenza trimestrale – quella più interessante per la restituzione del mutuo a tasso variabile.

Secondo le dichiarazioni rilasciate da un operatore, “i mercati finanziari hanno archiviato le speranze di una ripresa economica stabile” (fonte: IlSole24Ore.com). Concetto che si riflette sulle previsioni dell’Euribor sia sul mercato londinese dei derivati Liffe, sia sul tedesco Eurex.

Se al giorno venerdi 3 settembre sul Liffe il future sull’Euribor 3 mesi restituisce lo 0.93% per dicembre 2010, l’1% per marzo 2011, l’1.065% per giugno 2011 e l’1.125% per settembre 2011, bisognerà attendere fino al settembre 2013 per vedere il tasso superare quota 2%.

Alla stessa data del 3 settembre, le previsioni sull’Eurex confermano la crescita graduale nel tempo, nuovamente rivista al ribasso:

–        0,935% per dicembre 2010 (in calo rispetto all’1,075% del 6 agosto 2010)

–        0,98% per marzo 2011

–        1,07% per giugno 2011

–        1,08% per settembre 2011.

Marcia indietro anche per l’Eurirs, che oggi più che mai consente di affidarsi al mutuo a tasso fisso – apprezzatissimo  per le scadenze pari o superiori ai 20 anni dagli Italiani che comprano casa – per arrivare a spuntare indici di costo complessivo attorno al 4%.

Complice la ricerca ossessiva del “porto sicuro”, e nonostante il rispetto dei paletti fissati gradualmente per il risanamento del bilancio della Grecia che ha permesso di sbloccare dopo metà agosto la seconda tranche degli aiuti monetari dalla Ue, i richiedenti titoli di debito pubblico hanno orientato con forza le loro preferenze sui Bund a discapito dei Paesi periferici: tra i più colpiti l’Irlanda (che questo mese deve restituire euro 2,5 Mld di bond bancari, ma che non può spaventare per l’incidenza limitata del Pil sull’Eurozona), la Spagna, il Portogallo e soprattutto la Grecia, col premio di rischio più alto. Con la conseguenza per i titoli tedeschi che i prezzi sono schizzati e i rendimenti hanno seguito la direzione opposta, mandando il decennale al minimo storico. L’Italia, al solito senza infamia e senza lode, si è segnalata piuttosto per aver attirato sui Btp sempre più investitori istituzionali e sempre meno risparmiatori.

In questo modo l’Eurirs, collegato al rendimento del Bund, ha visto appiattire i valori su tutte le scadenze, per poi riprendersi a inizio settembre: in particolare, al 03/09/2010, i tassi sono al 2.99% a 25 anni e al 2.91% a 30 anni, col paradosso – inspiegabile per gli analisti – del tasso inversamente proporzionale al tempo.

(per le previsioni Euribor 3 mesi di ottobre 2010 e le scadenze Irs si legga: http://www.questidenari.com/?p=3061)

La Grecia fa scendere l’Irs, non cambia l’Euribor e lascia indifferente qualche gestore

Ad eccezione dell’increspatura dell’Euribor registrata il 28 aprile, che ad esempio ha fatto “saltare” il tasso a 6 mesi per motivi tecnici da 0,958% del giorno precedente a 0,964%, i principali saggi di riferimento sono passati indenni per le vicende burrascose dei mercati finanziari sensibili agli ultimi fatti della Grecia. Un importante segnale di stabilità per chi si trova a pagare la rata del mutuo a tasso fisso o variabile, ma anche per chi ha investito i propri soldi in titoli obbligazionari.

L’Euribor, sempre vicino ai minimi storici, collega il proprio andamento senza sobbalzi all’attuale livello di liquidità abbondante nel sistema finanziario, e quindi seguirà le prossime decisioni della Bce in materia di exit strategy.

Ma se l’ultima asta di rifinanziamento a 3 mesi ha fatto registrare un discreto numero di banche (fors’anche elleniche) costrette a rivolgersi all’istituto centrale pagando il denaro almeno l’1%, perché evidentemente non sono riuscite a finanziarsi sul mercato a costi inferiori (0,65% per l’Euribor a 3 mesi, appunto), ciò significa che le operazioni di assorbimento della liquidità da parte dell’Eurotower dovranno essere rallentate, rispetto alla tabella di marcia prevista sino a poche settimane fa, al fine di non rendere ancora più diffidenti fra di loro gli istituti.

Sulla stessa linea, le attese degli operatori di mercato, riflesse nei future sull’Euribor a 3 mesi, indicano una crescita moderata nel tempo sulla via della “normalizzazione”: 0,80% a giugno 2010, 1,04% a dicembre 2010, e trend in crescita che culmina con l’1,72% a fine 2011. Inoltre, aumenta il numero di economisti che confida nel mantenimento dell’attuale costo del denaro (1%) nella zona Euro per tutto il 2010.

Si va ripetendo, in sostanza, il comportamento di indifferenza dei tassi già sperimentato allo scoppio della crisi immobiliare di Dubai, e si può quindi affermare che la situazione attuale non appare drammatica come fu ai tempi di Lehman Brothers: in questo frangente, in un contesto di liquidità abbondante, al centro dell’attenzione è la “spazzatura” costituita dai titoli di Stato della Grecia che sono (semplicemente) “senza valore”, e non sono “tossici” come avvenne in occasione del fallimento della banca d’affari americana, quando molte gestioni patrimoniali con profilo di rischio basso furono inquinate da strumenti finanziari che non avevano ragione di farne parte.

D’altro canto, la fuga dai bond greci verso la sicurezza teutonica (o fly to quality per gli anglofoni) ha fatto sì che il bund venisse raggiunto da un eccesso di domanda in grado di condizionarne prezzi e rendimenti, facendo giungere questi ultimi ai minimi storici; e siccome l’Irs è parametrato al governativo tedesco, anche il riferimento dei tassi fissi applicati in Europa è sceso ai suoi livelli minimi (fonte: Ilsole24Ore.com).

Rassicurati i mutuatari, come devono sentirsi coloro che hanno affidato i propri risparmi ai gestori dei fondi comuni d’investimento obbligazionari?

Qualche gestore già da tempo ha “eliminato” la Grecia, ritenendo il rischio Paese inadeguato al profilo della propria gestione; altri hanno rivisto le posizioni, riducendo la porzione di titoli ellenici; altri ancora hanno lasciato tutto invariato, convinti che il piano di salvataggio della Grecia impedirà il default e, contemporaneamente, permetterà loro di spuntare rendimenti più elevati della media (fonte: IlSole24Ore.com).

A questi ultimi sembra dare ragione la notizia odierna che il premier greco Papandreou ha firmato l’intesa con l’Unione Europea ed il Fondo Monetario Internazionale finalizzata ad evitare la bancarotta.