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La Deposizione: il capolavoro classicistico di Caravaggio

Commissionata a spese del penitente oratoriano Vittrici per i lavori di decorazione della “chiesa nuova” di Santa Maria in Vallicella voluta da San Filippo Neri – al patrimonio iniziale di 1000 scudi si aggiungerà un versamento annuo di 75 scudi a partire dal 1587 – la Deposizione è custodita oggi presso i Musei Vaticani a Roma.

Il trasporto di Cristo verso la sepoltura è descritto da Caravaggio coi caratteri del compianto e della solennità: nonostante nei secoli passati la critica più detraente non abbia mancato di sottolineare l’abituale scelta dei modelli fra le classi sociali di minore elevazione, l’opera è da sempre considerata il capolavoro di Michelangelo Merisi per armonia, ordine ed equilibrio.

Dalla donna orante (Maria di Cleofa), ispirata dall’osservazione degli affreschi primitivi nelle catacombe cristiane, Caravaggio scorre per la diagonale con le figure di Maria Maddalena e della Madonna fino a San Giovanni che aiuta Giuseppe di Arimatea a sopportare il peso del Cristo morto. La “discesa” dei personaggi accompagna nel sepolcro il movimento del corpo esanime e disegna una porzione di cerchio i cui raggi, costituiti da braccia, gambe e busti, originano nei piedi di Cristo stesso. Culmine del dipinto sul piano dell’esecuzione tecnica, e limite geometrico della raggiera umana, è il braccio cadente di Gesù che poggia la mano sulla pietra tombale, simbolicamente vista da un angolo per alludere al Vangelo che afferma “Cristo è la pietra angolare della Chiesa”.

Anch’essa di attribuzione certa, la “deposizione” (1602-1604) può essere ammirata presso le Scuderie del Quirinale (http://www.questidenari.com/?tag=scuderie-quirinale).