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Trichet non modifica i tassi. La paura cambia i rendimenti dei titoli di Germania e Grecia

Sempre appropriato al minimo storico dell’1% il costo del denaro; sempre moderata, discontinua ed incerta la ripresa economica; sempre moderata l’inflazione attesa nei mesi a seguire.

Rimane uguale la fotografia che Trichet ed il consiglio direttivo della Bce scattano all’Eurozona da diversi mesi, con la differenza che stavolta il presidente deve sottolineare di non aver trattato compiutamente questioni sul debito degli Stati sovrani, né eventuali procedure di insolvenza (fonte: IlSole24ore.com), ad eccezione dell’esenzione dai requisiti minimi di rating per lo Stato ellenico, con riferimento ai collaterali a garanzia dei prestiti ottenibili dall’istituto centrale.

Al momento, la situazione appare troppo delicata per far scaturire decisioni produttive di effetti sulle politiche governative degli Stati membri, sulle quotazioni delle piazze finanziarie e sul dramma di un popolo che da ieri ha iniziato a contare le proprie vittime della rivolta.

Al centro delle preoccupazioni sta la Grecia, col suo fabbisogno di 150 miliardi di euro fino a tutto il 2012, di cui 8,5 miliardi in scadenza fra meno di 2 settimane. Il piano di aiuti, pur risolvendo il problema più urgente, si basa sull’assunto – forse troppo ottimistico – che nel 2011 Atene possa tornare a finanziarsi sul mercato dei capitali.

Di sentimento opposto, la cancelliera tedesca Angela Merkel – che di fronte al Bundestag ha difeso il piano di sostegno alla Grecia, ma ha pure sollecitato una revisione del Patto di Stabilità dell’Unione Europea che obblighi i Paesi ad un maggiore rispetto dei vincoli di bilancio pubblico – ha affermato che è necessario aiutare lo Stato ellenico perché “ne va del futuro dell’Europa”.

Ciò nonostante, l’isteria si è abbattuta sulle Borse europee originando comportamenti imprevedibili, come sempre accade in queste occasioni: l’euro che sembrava riprendersi per poi farsi sempre più debole nel cambio col dollaro, il barile di petrolio Wti con consegna a giugno sceso questa mattina a 78,87 dollari dopo la caduta di ieri, e, per la prima volta, la manifestazione del fenomeno di decoupling (opposta direzione tra le Borse europee e quelle americane) riguardante il solo “vecchio continente”, col segno meno che colpisce in maggior misura i Paesi periferici rispetto a quelli dell’Europa centrale e della City.

Sul fronte bond, ieri ha continuato ad accentuarsi il divario tra il rendimento dei Titoli di Stato della Germania (prima di risalire, il bund decennale era giunto al 2,88% per la corsa ai beni rifugio) ed il rendimento dei Titoli di Stato della Grecia (salito al 10,27%), conseguenza della paura del “contagio” a cui stamattina anche Moody’s ha contribuito.

L’agenzia di rating internazionale (quella dell’egregio giudizio espresso a favore di Lehman Brothers, il giorno prima che fallisse – ha ricordato oggi l’ex Presidente del Consiglio dei Ministri, il prof. Romano Prodi) ha indicato anche l’Italia, oltre a Portogallo, Spagna, Irlanda e Gran Bretagna, tra i Paesi col sistema bancario a rischio: ne sarebbe causa l’agevole trasmissione delle paure, provenienti dai mercati, per l’abbassamento del rating sovrano, oltre che la minor esposizione al rischio di scoppio delle bolle speculative e agli strumenti finanziari strutturati.