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Novità fiscali per i fondi comuni d’investimento italiani dal 1° luglio 2011: equiparazione della tassazione e utilizzo delle minusvalenze

A partire dal 4 luglio, sulla stampa e sugli altri mezzi di comunicazione diffusa adatti al raggiungimento del pubblico su larga scala, è necessario prestare rinnovata attenzione alla lettura del Nav (Net asset value) dei fondi comuni d’investimento di diritto italiano.

Infatti il “prezzo” della singola quota acquistata in origine dal sottoscrittore, in base al cambiamento della normativa fiscale a far data dal 1° luglio 2011, deve intendersi al lordo delle imposte; il titolare di fondi che volesse quantificare il rendimento netto, maturato tra due successivi istanti temporali, dovrebbe prima sottrarre il valore iniziale da quello finale del Nav e poi depurare la differenza dall’imposta dovuta per legge.

Ciò avviene senza che alcun pregiudizio possa affliggere i possessori di quote di fondi comuni, indifferentemente dalla generazione di rendimenti o perdite prima di detto termine: in caso di perdita, il Nav risulta già aumentato perché incorpora il credito d’imposta (tra le poste dell’attivo di bilancio) pari al 12,5% della perdita stessa; in caso di rendimento, il Nav risulta già diminuito perché contiene il debito d’imposta da versare al Fisco (tra le poste del passivo di bilancio).

In quest’ultima circostanza, la Società di Gestione del Risparmio (che avrebbe dovuto versare le imposte) ha effettuato una prima compensazione tra poste creditorie e debitorie alla data del 30 giugno, ovvero ha neutralizzato il risparmio versando le imposte dal fondo in utile a quello in perdita; in aggiunta, qualora detta compensazione non fosse risultata sufficiente, dal 1° luglio la SGR ha proseguito col versare al fondo in perdita le ritenute dei partecipanti al fondo in utile. Tali artifici contabili non producono alcuna variazione del Nav del fondo in perdita, il cui credito si trasforma in cassa, né producono alcuna variazione del Nav del fondo in utile, le cui ritenute vengono versate ai fondi in perdita anziché al Fisco.

Questi adattamenti si sono resi necessari a seguito della conversione in legge del c.d. Milleproroghe del febbraio scorso (art. 2, commi da 62 a 84, del Dl 29 dicembre 2010, n° 225, convertito, con modificazioni, dalla legge 26 febbraio 2011, n° 10) con cui la tassazione dei fondi comuni italiani (e dei lussemburghesi storici) è stata equiparata alla tassazione dei fondi comuni e Sicav di diritto estero armonizzati. Cade così la distinzione tra fondi “nettisti” e fondi “lordisti” che, a parere di alcuni gestori, impediva un confronto corretto tra le performance degli OICR assoggettati a differenti regimi, essendo stati i primi svantaggiati da un’imposizione giornaliera in grado di influenzare sensibilmente i risultati nel lungo periodo (ulteriori approfondimenti in http://www.questidenari.com/?p=1372).

In termini tecnici, con la riforma si è verificato il passaggio dalla tassazione sul maturato in capo al fondo alla tassazione sul realizzato a carico del partecipante: soltanto in occasione del disinvestimento delle quote del fondo da parte del titolare, all’epoca del riscatto, verrà effettuato il prelievo del 12,5% sulla differenza effettiva che, realizzata tra valore iniziale (alla sottoscrizione) e valore finale (al rimborso o alla cessione) della quota, sostanzia un plusvalore.

La SGR, o il soggetto che ha collocato il fondo, agisce in tal modo da sostituto d’imposta applicando per conto del Fisco la ritenuta a titolo d’imposta sui proventi (12,5% del surplus costituito dalla somma di dividendi, altri proventi periodici come cedole e interessi, e variazione positiva del Nav), senza che ricorra obbligo di indicazione in sede di dichiarazione dei redditi per il partecipante né rilascio di certificazione da parte della società; anche in caso di perdita è prevista l’esenzione dall’obbligo dichiarativo, ma nella fattispecie la SGR rilascerà la certificazione delle minusvalenze per la partecipazione al fondo da utilizzare presso altre banche ove la stessa persona possieda un dossier amministrato. A differenza della vecchia normativa, la certificazione delle minusvalenze è rilasciata pure per il riscatto parziale delle quote in modo che, in caso il rapporto con l’intermediario si definisca nel solo possesso delle rimanenti quote del fondo, le perdite possano essere utilizzate a compensazione delle plusvalenze future derivanti da altri rapporti relativi alla detenzione di strumenti finanziari in custodia, amministrazione o deposito; in alternativa, le stesse perdite possono essere utilizzate in sede di dichiarazione dei redditi.

La redazione della dichiarazione dei redditi è obbligatoria nel solo caso in cui, entro il 30 settembre 2011, il sottoscrittore decidesse di revocare il regime del risparmio amministrato presso la SGR in presenza di perdite sofferte dal 1° luglio 2011: l’utilizzo delle perdite, nel quadro RT del modello Unico 2012, comporta l’indicazione della somma desumibile dalla documentazione di provenienza bancaria attestante la minusvalenza subita (es. lettera di conferma di rimborso quote).

Giova ricordare che, ad esclusione di quanto accade nei prodotti finanziari relativi alle gestioni patrimoniali (sub), i plusvalori maturati sui fondi (∆ Nav positivo e proventi periodici, tutti qualificati come “redditi di capitale”) non possono essere compensati con le minusvalenze derivanti da altri fondi.

Come già anticipato, la minusvalenza derivante da fondi (∆ Nav negativo qualificato tra i “redditi diversi”) può essere invece compensata entro i successivi 4 anni col guadagno di natura finanziaria, esclusi dividendi e cedole, generato in conto capitale (capital gain) da investimenti in titoli azionari, obbligazionari ed altri strumenti finanziari detenuti in custodia, amministrazione o deposito (anche virtuale), ovvero può essere utilizzata in sede di dichiarazione dei redditi.

Le novità fiscali non hanno toccato le polizze vita e le Gestioni Patrimoniali in Fondi, che restano lordiste senza che si determini cambiamento alcuno per l’eventuale presenza di fondi sottostanti assoggettati a diverso regime a partire dal giorno 01/07/2011. Si ricorda che l’apertura di una Gpf potrà compensare perdite o guadagni già realizzati sui fondi, come anche può essere usata in compensazione la chiusura di una Gpf in perdita.

(per le novità in materia di tassazione dei fondi comuni d’investimento nella misura del 20% introdotte dal decreto-legge 13 agosto 2011, n. 138, si legga http://www.questidenari.com/?p=4922)

Le cedole del 2 maggio 2011. Astaldi chiude il 2010 con utile e dividendo in crescita

In pagamento il 5 maggio 2011 con stacco cedola del 02/05/2011, il dividendo per azione di 0,15 euro distribuito da Astaldi risulta in crescita del 15% rispetto al precedente anno.

Secondo il bilancio consolidato 2010 approvato del Gruppo Astaldi (http://www.questidenari.com/?tag=risultati-31-dicembre-2010), il dividendo deriva da un utile netto pari ad € 63,05 milioni di euro (+12,8%, considerati i 55,9 milioni del 2009) maturato a partire da ricavi totali per 2.044,8 milioni (+9,2%, come si legge da comunicato).

Non deve fuorviare la crescita degli oneri finanziari netti a quota € 77,7 milioni (contro € 67,3 mln nel 2009), dato che l’incremento di questa voce è dovuto soprattutto al peso aumentato della componente fidejussioni, a sua volta derivante dagli accresciuti livelli di fatturato: il capitale circolante gestionale, infatti, diviene pari ad € 425,5 milioni, contro € 403,7 a fine 2009.

La posizione finanziaria netta totale al 31 dicembre 2010 è risultata pari a 384,3 milioni di euro (contro i 421,4 milioni del 2009): al contenimento della situazione debitoria (-8,8%) ha contribuito il flusso di cassa del settore costruzioni positivo per oltre 60 milioni di euro.

Il rendiconto finanziario consolidato evidenzia assorbimento di disponibilità liquide per 52,61 milioni di euro (col solo flusso di cassa da attività operative avente segno positivo).

Sempre il 2 maggio 2011 staccano il dividendo le seguenti società (fra parentesi sono indicati gli euro per azione):

BANCO DESIO E DELLA BRIANZA RISPARMIO (0,126)

BANCO DESIO E DELLA BRIANZA (0,105)

BANCO DI SARDEGNA RISPARMIO (0,15)

BANCO SANTANDER (0,228766)

CREDITO BERGAMASCO (0,9)

ESPRINET (0,175)

EXPRIVIA (0,04)

GRUPPO MUTUIONLINE (0,37)

SAVE (0,325)

SERVIZI ITALIA (0,25)

SIAS (0,16).

(per la cedola al 16 maggio 2011 di Banca Generali e delle rimanenti società si legga http://www.questidenari.com/?p=4170)

Bilancio 2010 Fiat: tornano utile e dividendi al 18 aprile 2011

Il C.d.A. di Fiat S.p.A. ha approvato il bilancio consolidato del Gruppo Fiat ante scissione 2010 (http://www.questidenari.com/?tag=risultati-31-dicembre-2010) che ha chiuso in utile netto consolidato per 600 milioni di euro (contro la perdita 2009 per 848 milioni), come si appura da comunicato stampa.

Utile netto di quasi 442 milioni di euro per Fiat S.p.A., in salita rispetto ai 340 milioni circa del 2009. In pagamento a partire dal 21 aprile prossimo, con stacco cedola al 18/04/2011, il dividendo di 0,09 euro per azione ordinaria, 31 centesimi di euro per le privilegiate e 31 centesimi di euro per le risparmio.

Il flusso di cassa di Fiat S.p.A. (-234mila euro nel 2010, in peggioramento rispetto ai -21mila del 2009) è scaturito dall’assorbimento di risorse monetarie per attività d’investimento (principalmente “costituzione e capitalizzazione di controllate” per oltre 2,25 miliardi) superiore alla generazione di risorse per attività di finanziamento (fra cui “accensione di debiti finanziari non correnti” per oltre 2,19 miliardi) e per attività tipiche dell’esercizio (oltre 63 milioni). I debiti finanziari non correnti, considerati i rimborsi, sono così passati da euro 1.816.781.700 nel 2009 ad euro 2.561.442.000 in data 31/12/2010.

Bilancio 2010 Telecom Italia: in crescita utile e dividendi al 18 aprile per azioni ordinarie e risparmio

L’Assemblea di Telecom Italia ha approvato il bilancio d’esercizio 2010 (http://www.questidenari.com/?tag=risultati-31-dicembre-2010) e stabilito la distribuzione di un dividendo in ragione di 0,058 euro per azione ordinaria e 0,069 euro per azione risparmio, con dividendo (aumentato) in pagamento a partire dal 21 aprile 2011 e stacco cedola al 18/04/2011.

Dalla comunicazione agli investitori si apprende che i ricavi, aumentati (+2,5%) sino ad oltre 27.57 miliardi di euro, hanno influenzato l’Ebitda (salito sopra 11.400 milioni di euro) e prodotto utile d’esercizio per 3,572 miliardi di euro (in crescita rispetto ai quasi 1,6 miliardi della chiusura 2009 http://www.questidenari.com/?p=2453).

Scende a 32,087 miliardi di euro l’indebitamento finanziario netto contabile (e a 31,468 mld l’indebitamento netto rettificato). Il cash flow complessivo del 2010, in negativo per 350 milioni di euro, deriva da un flusso operativo positivo (6,873 miliardi, in aumento rispetto al 2009) superato dall’assorbimento di risorse per attività strategiche d’investimento e di finanziamento, fra cui prevalgono i rimborsi di passività finanziarie non correnti (per oltre 5,8 miliardi). Tolti gli scoperti di conto corrente, la cassa ammonta ad oltre 5,28 miliardi di euro a fine 2010.