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Previsioni Euribor 3 mesi del 25 luglio 2014

Con variazioni giornaliere al rialzo modeste, dopo il vistoso rallentamento della discesa che aveva caratterizzato le sedute precedenti, l’Euribor 3 mesi ha invertito la rotta da venerdi scorso fino a terminare a quota 0,209% il 25/07/2014. Venerdi ripiega per un millesimo il solo Euribor 6 mesi (0,307%) mentre chiudono a 0,1% e 0,49% le scadenze a 1 e 12 mesi (fonte dati: Aritma).

L’andamento del mercato interbancario, confermato pure sul brevissimo, è stato condizionato dalla riduzione della liquidità in eccesso per circa 10 miliardi di euro; alla dinamica dei flussi finanziari, la prossima settimana, non contribuiranno in misura sostanziosa le restituzioni volontarie Ltro annunciate per appena 3 miliardi di euro.

Se fino a metà settimana il future sulla scadenza di settembre è stato ricontrattato per tenere conto delle evidenze dell’interbancario, mercoledi i tassi previsti a partire da metà 2016 (al contrario) sono stati limati quando è giunto a Londra l’ulteriore segnale di fragilità dell’economia europea rappresentato dal dato flash di luglio sulla fiducia dei consumatori.

Tuttavia il dato più atteso della settimana, il preliminare del Markit PMI sull’Eurozona che giovedi ha segnalato il ritorno alla crescita di entrambi i settori manifatturiero e terziario nel mese di luglio, ha prodotto increspature dei tassi sul medio termine tali da sovvertire le congetture dei giorni precedenti.

Infine venerdi 25 luglio 2014, quando il terzo calo consecutivo dell’indice Ifo trascina verso il basso i tassi attesi oltre l’orizzonte di breve termine e produce variazioni negative sui dati a sette giorni, gli operatori del Liffe tornano a vedere l’Euribor 3 mesi in salita sul fixing per metà settembre a 0,215%: le nuove aspettative non prefigurano un sostanziale cambiamento dello scenario ma continuano ad infondere grande tranquillità ai titolari di mutuo indicizzato a tasso variabile, rassicurati da tassi previsti inferiori all’1% almeno fino alle ultime settimane del 2018. Punto di minimo individuato nel primo trimestre 2015 a 0,18%.

Le cifre rappresentative del denaro che non raggiunge l’economia reale, dopo l’adozione della politica monetaria disincentivante a tasso negativo, sembrano condizionate principalmente dalle restituzioni alla banca centrale dei finanziamenti ricevuti dagli istituti commerciali: giovedi depositi giornalieri usati per 22 miliardi di euro e conti correnti Bce a quota 192 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor 3 mesi del 1° agosto 2014“)

Previsioni Euribor e Irs: aprile 2014

 

I membri del direttivo Bce sono concordi nella considerazione di misure non convenzionali, da utilizzare assieme alle convenzionali, per affrontare un periodo molto prolungato di bassa inflazione; ma di fatto, anche per il mese di aprile, l’autorità di politica monetaria decide di non impiegare alcuno tra gli strumenti a disposizione (costo del denaro fermo al minimo storico dello 0,25%). La consapevolezza delle caratteristiche di un’economia europea che fa transitare gli input per il canale bancario, a differenza del sistema americano che consente l’immediata trasmissione sui prezzi delle attività, impedisce la realizzazione di un programma di sostegno analogo al Quantitative Easing.

Gli operatori di Londra non avevano modificato le aspettative al ribasso dei tassi lunedi, quando l’inflazione Ue si era attestata allo 0,5% di marzo, in calo sotto lo 0,7% di febbraio, ed avevano confermato lo stesso orientamento di chiusura della settimana scorsa pure alla vigilia del meeting di Francoforte.

Come era accaduto in occasione della precedente conferenza stampa a margine della riunione del board, anche giovedi i tassi future sul Liffe sono stati rivisti al rialzo sulle scadenze più vicine per accorciare le distanze col fixing. Limature oltre i quattro centesimi, invece, sul tratto a medio termine per via della lettura (comunque positiva) del dato finale relativo all’indice composito Markit PMI della produzione nella zona euro che è risultato inferiore sia al dato di febbraio che alla precedente stima flash.

Secondo le previsioni di venerdi 4 aprile 2014, quando l’Euribor 3 mesi viene fissato allo 0,325%, rimane valida l’ipotesi di attuazione di una manovra espansiva della banca centrale entro l’anno che farà scendere il parametro più utilizzato per indicizzare i mutui a tasso variabile allo 0,3% di metà giugno e poi al minimo di metà settembre (cinque centesimi sotto l’ultima quotazione). Trascurate le cifre apprezzabili oltre le stime degli analisti per gli ordinativi alle aziende tedesche di febbraio, nel confronto a sette giorni i tassi attesi scendono a quota 0,44% per fine 2015 e a 0,82% per fine 2016.

Motivazioni di carattere prettamente economico e finanziario, il mese scorso, avevano condotto a previsioni al rialzo dei tassi fissi sul lungo termine. Sulle stesse, tuttavia, incombeva il pericolo politico della crisi Ucraina che ha finito per prevalere ed ha fatto tornare in auge il fenomeno degli acquisti di qualità, in particolare quando la Borsa russa chiudeva in rosso e la prospettiva di un intervento militare americano non era troppo lontana.

Gli acquisiti dei titoli tedeschi, che hanno mantenuto stabilmente attorno a quota 1,8% il tasso Irs 10 anni, hanno subito rallentamenti soltanto per qualche seduta (Irs 10y a 1,89% il 21 marzo) dopo che la governatrice della Federal Reserve aveva confermato la continuazione del tapering e addirittura ipotizzato un anticipo dei tempi di innalzamento dei tassi base Usa per la primavera 2015.

Sul finire del mese scorso il preoccupante contesto politico, nelle scelte degli investitori, è stato ricollegato al riaffiorare di problematiche macro note da tempo ma che ora appaiono più evidenti nel cambiamento di segno dell’andamento dei prezzi nei Paesi periferici dell’Eurozona, dove i titoli governativi tedeschi continuano ad essere acquistati a rendimento nominale basso ma a rendimento reale appetibile (Irs 10y a 1,79% il 27 e 28 marzo).

Hanno complicato la definizione dello scenario la sorprendente apertura del presidente della Bundesbank Weidmann sul tema delle manovre espansive straordinarie della Bce (nell’occasione: Bund spinto al rialzo assieme agli indici azionari e ai titoli del sud-Europa) ed il cambio euro/dollaro forte che continua a non soccorrere le esportazioni e la ripresa dell’economia nel vecchio continente. Non da ultimo per importanza: il capolavoro comunicativo (secondo solo alla performance Omt) di Mario Draghi che, continuando a prefigurare interventi di allentamento monetario senza realizzarne alcuno da mesi principalmente per motivi insuperabili di vincolo di mandato, nelle ultime due sedute ha spinto al ribasso il rendimento del decennale tedesco (Irs 10 anni fissato all’1,83% il 4 aprile 2014) e soprattutto quello italiano (venerdi al minimo storico del 3,15%, appena due centesimi sotto la percentuale di chiusura).

Con l’economia nordamericana confortante sul piano del numero dei nuovi assunti (disoccupazione invariata al 6,7%) che non getta ombre sulla prosecuzione del tapering, e con la disoccupazione europea in diminuzione pur nel contesto di crescita instabile, il quadro macro viene sostanzialmente confermato. Assumendo la duplice ipotesi della lontananza nel tempo per la soluzione alla crisi ucraina e per l’intervento dell’autorità di politica monetaria europea, è probabile che il tasso Irs 10 anni confermi i valori degli ultimi giorni e si mantenga stabile sopra l’1,8%, con oscillazioni massime al rialzo che potranno condurlo poco sopra l’1,9%.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor 3 mesi dell’11 aprile 2014“)

(per le attese del prossimo mese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs a maggio 2014“)

Previsioni Euribor 3 mesi del 21 marzo 2014

Settimana contrassegnata da diffusi rialzi dei tassi sia sul mercato interbancario che sul mercato dei derivati di Londra.

Le scadenze fiscali del mese ed i flussi di denaro degli ultimi giorni, risultati in rosso per più di cinque miliardi di euro tra asta a sette giorni e rimborsi Ltro, hanno determinato la salita moderata dei tassi applicati ai prestiti di denaro tra banche commerciali: Euribor 3 mesi fissato a 0,315% il 21/03/2014, dodici millesimi sopra la quotazione del venerdi precedente. Alla stessa data: 0,239%, 0,42% e 0,593% per le scadenze a 1-6-12 mesi; Euribor 1-2 settimane rispettivamente a 0,204% e 0,21% (fonte dati: IlSole24Ore).

L’aumento del flusso delle restituzioni volontarie per la settimana prossima (circa 19 miliardi di euro annunciati per le operazioni a 36 mesi del 2011 e 2012) lascia presagire ulteriori rialzi in un contesto – comunque – di sostanziale tranquillità.

I dati in diminuzione relativi all’inflazione nell’area euro a febbraio e all’indice Zew delle attese economiche a marzo in Germania, resi noti a inizio settimana, hanno prodotto effetti trascurabili sui tassi impliciti nei futures del mercato Liffe. Increspature lungo tutta la scaletta, con punte giornaliere tra i 4 e gli 8 centesimi sul tratto a medio termine, invece, hanno innalzato la curva delle attese sia mercoledi che giovedi, in concomitanza con le dichiarazioni della governatrice Yellen sul possibile anticipo dei tempi di rialzo dei tassi base Usa.

L’Euribor 3 mesi, al 21 marzo 2014, è visto in salita per 2 centesimi a metà giugno prossimo ma stabile a quota 0,335% per tutta l’estate. Sarebbe superata quota 0,41% per metà dell’anno prossimo e quota 1% nel 2017.

Giovedi scorso depositi presso Bce usati per 27 miliardi di euro e media Eonia a 0,163%.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor 3 mesi del 28 marzo 2014“)

Previsioni Euribor e Irs a marzo 2014

Tanto rumore per nulla, oltre ad essere il titolo di un’opera già scritta, potrebbe essere la definizione appropriata per quegli operatori che sui mercati avevano caldeggiato la soluzione dell’intervento Bce per il mese di marzo. Tra queste piazze compariva il Liffe, mercoledi di nuovo orientato al ribasso dei tassi.

E invece non solo i tassi base restano fermi a marzo (Refi 0,25%), ma non si è neppure verificata la sterilizzazione dell’attuale programma di acquisto obbligazioni pubbliche che avrebbe aumentato la liquidità tra le banche per favorire i prestiti tra gli istituti o verso i privati.

Tra gli argomenti contrari a tale ultima soluzione, come è facilmente comprensibile, vi sono le resistenze tedesche finalizzate a tenere marcate le differenze con la politica americana del QE e (soprattutto) a tenere indenne il programma Omt da tentazioni di analoga mancata sterilizzazione.

Non cambiano in maniera significativa le stime della Bce in ordine ai dati sull’inflazione e sul Pil (in lieve rialzo), ma ora le scelte sono maturate sulla base di proiezioni che coprono il periodo fino al termine del 2016.

Le parole pronunciate giovedi da Mario Draghi hanno prodotto immediati ribassi dei futures sul Bund (minimo di giornata attorno alle ore 15:00 per l’Eurex) e sull’Euribor 3 mesi. Sul mercato dei derivati di Londra i tassi attesi hanno fatto segnare rialzi giornalieri inusitati per 3 centesimi sulle prime due scadenze in scaletta, increspature fino a 4 centesimi sul resto del tratto breve e fino oltre 6 centesimi sul medio termine, dove sarebbe stato lecito attendersi maggior cautela per la contrazione delle vendite al dettaglio per la quinta volta negli ultimi sei mesi (indice Markit Eurozone Retail PMI).

Il messaggio del consiglio direttivo, che raffredda fino quasi a congelare le aspettative di un qualsiasi intervento prossimo, è arrivato venerdi anche sul mercato interbancario dove i tassi hanno subito rialzi non giustificati dalla minima flessione dell’eccesso di liquidità nel sistema attorno a quota 120 miliardi di euro: l’Euribor 3 mesi, caratterizzato da variazioni minime nel corso delle ultime settimane, è salito dallo 0,287% allo 0,299% del 7 marzo 2014. Incremento giornaliero di 16 millesimi per l’Euribor 12 mesi.

Detti aumenti, la settimana prossima, potrebbero consolidarsi in considerazione della restituzione di 11,4 miliardi di euro per i rimborsi anticipati Ltro 2011 e 2012 che, assieme ai flussi dell’asta settimanale, metteranno a rischio la consistenza del “cuscinetto” di liquidi.

Nella tabella dei tassi Euribor 3 mesi previsti sul Liffe in data 07/03/2014, più che lo scivolamento in avanti nel tempo delle attese di intervento dell’autorità monetaria, si riflette lo stato di disillusione che inverte la tendenza sul breve (quota 0,32% per metà marzo prossimo, superiore al fixing e praticamente stabile per tutto l’anno); trascinati al rialzo i valori delle scadenze successive, sui quali ha avuto peso il dato sulla produzione industriale della Germania in aumento a gennaio. L’Euribor 3 mesi continua ad essere visto sopra l’1% nel 2017.

Le previsioni di inizio febbraio che circoscrivevano il tasso Irs 10 anni in un intorno di quota 1,9% sono state rispettate nelle precedenti settimane, anche se la crisi politica ucraina ha accentuato la corsa al titolo rifugio del Bund favorendo la caduta del parametro a 1,81%, ovvero al limite inferiore del range ipotizzato.

La situazione delineata a fine gennaio, quando gli operatori presero atto dell’irreversibilità del piano di rientro americano dal Quantitative Easing, continua a comportare la disponibilità di liquidità per le vendite che colpiscono i titoli dei mercati emergenti asiatici ed il conseguente utilizzo della stessa per l’acquisto degli obbligazionari pubblici del vecchio continente.

In Europa, in particolare, è salito non soltanto il prezzo dei titoli degli emittenti più affidabili, aiutati da sacche di deflazione sparse per i Paesi periferici, ma anche il corso del reddito fisso che fino a poco più di un anno fa era stato nell’occhio del ciclone (Grecia, Portogallo e Irlanda): la riduzione dello spread italiano sotto i 180 punti base per la durata decennale, minimo negli ultimi tre anni toccato subito dopo l’avvicendamento del governo Renzi, è un dato eloquente – almeno quanto i minimi in asta sul primario di pochi giorni prima – in merito all’attuale ristrettezza del rischio “contagio”. Ovviamente lo schiacciamento della curva dei rendimenti europei, accompagnato solo a tratti da una riduzione della volatilità, è risultato più accentuato sulle durate inferiori dove agisce lo scudo protettivo della Bce.

Gli ultimi dati in chiaroscuro sull’occupazione americana, aumentata in apparente contrasto con il tasso di disoccupazione in crescita al 6,7%, non dovrebbero far sorgere dubbi sulla continuazione del tapering: in proposito la presidente Yellen ha affermato che soltanto una drammatica deriva economica potrebbe ostacolare la decisione di ridurre progressivamente gli acquisti di titoli Usa da parte della Fed e comportare il contestuale mantenimento della quantità di denaro immesso mese dopo mese. Anche per il rafforzamento dell’euro su dollaro (causa mancato intervento Bce) che alimenta la paura di ulteriori deprezzamenti del biglietto verde e dirotta i capitali sull’Europa più che sugli States, crescono le attese di nuovi acquisti sui governativi europei, soprattutto per la carta periferica a più alto rendimento e, in particolare, per l’Italia tornata in territorio positivo in termini di Pil (+0,1%). L’Irs 10 anni, parametrato invece al rendimento dei titoli core, è tornato a salire all’1,92% il 7 marzo 2014.

La mancanza di copertura per le aste dei titoli tedeschi, istituite la settimana scorsa, suggerisce il raggiungimento, o l’immediata vicinanza, del punto di minimo per il rendimento dei Bund: i titoli tedeschi non dovrebbero essere oggetto di numerosi acquisti anche per i motivi alla base dei dati sulla buona produzione tedesca (supra).

Con l’incognita maggiore rappresentata dalla crisi tra Ucraina e Russia che in caso non trovasse soluzione tornerebbe a premiare i Bund col fenomeno fly to quality, per le prossime settimane l’Irs 10 anni è visto gravitare al rialzo sopra quota 1,95%.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor 3 mesi del 14 marzo 2014“)

(per le attese del prossimo mese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs: aprile 2014“)

Previsioni Euribor e Irs a gennaio 2014

 

Il primo mese dell’anno non porta alcuna novità rilevante sul piano della politica monetaria europea: giovedi scorso la banca centrale ha deciso per gennaio, in linea con le attese, di mantenere sugli stessi livelli i tassi base (Refi confermato al minimo storico dello 0,25%) mentre, deludendo alcuni analisti, non ha fornito indicazioni per una nuova operazione straordinaria a sostegno della liquidità.

Le ragioni di tale atteggiamento di vigile attesa, presumibilmente, sono riconducibili alla disponibilità di liquidi nell’area Euro che mantiene accettabile la fiducia tra banche commerciali: gli scambi di denaro, nei valori medi del 10 gennaio 2014, hanno prodotto un tasso Euribor 3 mesi a quota 0,282%, secondo un andamento piatto che contraddistingue da inizio anno il parametro più utilizzato per l’indicizzazione dei mutui a tasso variabile.

A partire dalla metà del mese, tuttavia, potrebbe cambiare l’atteggiamento della Bce che monitora non solo l’inflazione, prevista ai bassi livelli attuali ancora per un periodo prolungato, ma anche la consistenza del “cuscinetto” di liquidità nel sistema in grado di proteggere i tassi da brusche variazioni: sui flussi di denaro, infatti, torneranno ad agire in negativo le restituzioni volontarie relative alle Ltro 2011 e 2012 (per oltre 2,5 miliardi di euro mercoledi prossimo), prudenzialmente sospese nel periodo festivo durante il quale l’eccesso di liquidi è tornato ad aumentare. Intanto nello stesso giorno in cui è stato confermato il relativo tasso zero, sono scesi a 50 miliardi di euro i depositi overnight presso Bce, dopo aver sfondato quota 90 nei giorni precedenti.

La seduta di giovedi sul mercato Liffe dei derivati è stata altrettanto incolore, caratterizzata da limature di 2 centesimi sul solo tratto breve. Il successivo giorno 10, dopo la diffusione dei dati Eurostat che hanno registrato una contrazione dello 0,3% su base annua dell’economia zona Euro nel terzo trimestre, non si sono manifestati cambiamenti per le scadenze di marzo e giugno prossimi (Euribor 3 mesi in salita sul fixing a 0,295% e 0,3%, rispettivamente) ma i tassi impliciti nei futures hanno restituito valori in ribasso che appiattiscono la curva delle attese sul tratto più lontano. In particolare, detti ribassi colpiscono le scadenze relative alla seconda parte dell’anno 2017 quando l’Euribor 3 mesi viaggerebbe verso quota 1,9%.

Se rimane predominante la figura della banca centrale americana su quella europea per il tasso fisso, questo non vuol dire che lo scenario sia rimasto invariato nel periodo festivo.

A dicembre lannuncio sull’avvio del tapering ha comportato l’ingresso in una fase che, da quando sono iniziate a maggio dell’anno scorso le vendite dei titoli benchmark, rappresenta il momento cruciale per l’inversione di tendenza dei tassi.

La spinta ricevuta dai futures sul Bund verso quota 139 a fine 2013, senza alcuna particolare influenza esercitata dalle aspettative inflazionistiche, indica la tendenza a rifiutare rendimenti tipici dei periodi risk-off alla cui base, prima ancora della ripresa europea e del graduale annullamento del rischio sistemico, sta la svolta nella politica della Federal Reserve.

Le attese del mese scorso avevano evidenziato una situazione di stallo che avrebbe tenuto stabili i tassi fissi almeno sino alla riunione del Fomc, organismo della Federal Reserve chiamato a decidere sull’avvio del programma di riduzione degli acquisti in titoli obbligazionari.

Fino al 18 dicembre le previsioni venivano confermate da un tasso Irs 10 anni mantenutosi su valori compresi tra 2,05% e 2,09% e successivamente all’annuncio di avvio della riduzione degli acquisti mensili, che pure rappresentava la soluzione meno probabile, non si verificavano situazioni di shock per il mercato obbligazionario nonostante i realizzi sui titoli ad alto rating.

Ciò è stato possibile grazie all’atteggiamento di Bernanke: molto attento a sottolineare che il tapering iniziava in maniera soft con la riduzione di soli 10 miliardi di dollari mensili, 5 relativi ai Treasury e 5 relativi ai bond legati ai mutui, il presidente ribadiva la politica dei tassi di interesse vicini allo zero e soprattutto l’adattabilità del piano di rientro alle mutevoli condizioni macro che, in caso di perdita dell’occupazione, porterà alla sospensione dello stesso programma.

La caratteristica di elasticità conferita all’azione Fed è piaciuta molto ai mercati ed ha consentito di riprendere a ritmo più sostenuto, ma senza scossoni, quelle operazioni di vendita delle obbligazioni governative (Irs 10 anni in prossimità di quota 2,2% tra fine 2013 e inizio ‘14) iniziate da mesi che soltanto con lo shut-down avevano conosciuto una battuta d’arresto. E con l’aumento dello yield americano, 3% a fine 2013 per il decennale, sarebbe stato impossibile collocare carta tedesca a meno di un adeguato innalzamento dei rendimenti passati a fine dicembre in quota 1,95%.

Il numero delle buste paga americane in crescita rallentata, meno della metà del dato in previsione, venerdi 10 gennaio 2013 (Irs 10 anni fissato a 2,14%) ha reso gli operatori più favorevoli all’ipotesi di sospensione del tapering e conseguentemente ha schiacciato il rendimento degli Usa a 2,88% spingendo nella stessa direzione, assieme ai numeri sul Pil da fonte Eurostat, il rendimento del decennale tedesco a 1,84%.

Il Bund, pertanto, rimane in zona vendita ma il percorso di salita dell’Irs 10 anni sembra subire qualche ritardo che lo colloca probabilmente tra il 2,15% ed il 2,25% per le prossime settimane.

(per le previsioni della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor 3 mesi del 17 gennaio 2014“)

(per le previsioni del prossimo mese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs a febbraio 2014“)

Previsioni Euribor 3 mesi del 1° novembre 2013

Tutti in discesa i tassi sui prestiti fra banche europee del venerdi 1° novembre 2013, con l’Euribor 3 mesi che torna ad essere fissato allo 0,226%. Le scadenze a 1, 6 e 12 mesi chiudono nell’ordine a 0,129%, 0,341% e 0,533%.

Rispetto a lunedi è rimasto stabile l’Euribor 1 settimana (0,102%), mentre hanno acquistato un millesimo sia l’Euribor 2 settimane (0,110%) che l’Euribor 3 settimane (0,120%).

I contenuti dell’ultima riunione Fed, durante la quale sono stati confermati i tassi base Usa e gli acquisti mensili di asset, ed il rallentamento dell’inflazione europea hanno agito sulle quotazioni dei derivati negoziati sul Liffe determinando un abbassamento delle aspettative lungo tutto l’orizzonte temporale di riferimento con variazioni settimanali fino a quattordici centesimi. L’Euribor 3 mesi, secondo le previsioni del giorno 01/11/2013, raggiungerà quota 0,23% per metà dicembre e supererà quota 1% nella seconda parte del 2016.

L’avvicinamento dei valori attesi al fixing non segnala cambiamenti nel tasso di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principale su cui si esprimeranno i membri del direttivo Bce il prossimo 7 novembre. L’analisi dei fattori dai quali scaturisce la dinamica dei prezzi dovrebbe essere discriminante.

Saranno più probabili indicazioni riguardanti una prossima Ltro alla luce della continua riduzione dell’eccesso di liquidità nel sistema monetario; nel frattempo le banche europee restituiranno volontariamente più di 10,6 miliardi di euro nel complesso, in base a quanto stabilito con le aste a tre anni del dicembre 2011 e del febbraio 2012.

Giovedi scorso depositi overnight utilizzati per 54 miliardi di euro e ammontare totale degli utilizzi presso Bce di nuovo in calo a 261 miliardi con la voce dei conti correnti; mercoledi Eonia a 0,103%.

(per le previsioni della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs a novembre 2013“)