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Borsa: chi meno rischia ….. più guadagna

Le logiche sottostanti all’ottenimento delle performance sui mercati finanziari sembrano entrare in crisi negli ultimi tempi.

La relazione di proporzionalità diretta tra rischio e rendimento, teorizzabile con gli strumenti dell’analisi matematica, di recente non appare essere suffragata dalla realtà empirica.

Come descritto in un precedente articolo, i titoli obbligazionari – caratterizzati da basse oscillazioni nei rendimenti – negli ultimi 40 anni hanno fatto registrare performance lievemente superiori a quelle dei titoli azionari (http://www.questidenari.com/?p=953).

Un concetto che si ripete nel nuovo studio di Morningstar condotto su OICR acquistabili in Italia, stavolta limitato all’orizzonte temporale degli ultimi 10 anni e riguardante lo stesso comparto: la volatilità media dei migliori 5 fondi azionari Europa a larga capitalizzazione borsistica è risultata inferiore, sia pur di poco, a quella dei peggiori 5 in termini di performance. Stessa conclusione per i fondi comuni azionari di Spagna che hanno fatto registrare una misura del rischio più bassa nelle gestioni collettive migliori, invertendo così il senso della predetta relazione.

I bond sorpassano l’equity

A chi di voi ha avuto la fortuna di frequentare un bravo promotore finanziario, sarà capitato – almeno inizialmente – di sentirsi proporre la pianificazione finanziaria.

Questa metodologia d’investimento, facendo uso di valutazioni basate sulle informazioni più disparate, anche psicologiche, conclude molte volte per la scelta di strumenti finanziari ad elevato rischio (le azioni, per brevità) solo se associati ai personali obiettivi di spesa di lungo termine. La motivazione, radicata su consolidate ed elaborate rilevazioni empiriche, si lega alla performance di lungo periodo delle azioni che ha sempre superato – e di molto – i risultati dei rimanenti strumenti.

Difatti le azioni, lungo un arco temporale molto ampio, rappresentano il capitale societario, sommato alle riserve di utili accantonati negli anni, su cui assai poco possono influire le informazioni (o anche i rumors di mercato) apportatrici di variazioni istantanee dalla natura puramente emotiva.

Se queste sono le premesse, allora iniziate a tenervi forte alla poltrona: i più recenti studi statistici mostrano che, nell’arco temporale limitato agli ultimi 40 anni, le obbligazioni non soltanto presentano minori oscillazioni dei corsi, cosa del tutto prevedibile, ma addirittura hanno performance superiori a quelle azionarie!

Ciò a dire che il mercato dei bond, oltre a salvaguardare le coronarie degli investitori che non amano le “montagne russe” tipiche dell’equity, premia maggiormente i suoi frequentatori di quanto facciano gli altri mercati.

Nel dettaglio, uno studio del gruppo Morningstar paragona le performance annualizzate dei due strumenti alla scadenze da 1 a 40 anni (a step di 5 e poi 10 anni) e porta a concludere che solo nel lunghissimo termine (dal gennaio del 1926 al marzo di quest’anno) non vi è alcun dubbio sull’accordare la preferenza alle azioni.

Ma voi avete soldi da investire per il 2050?