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Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018

Secondo attese, Mario Draghi e direttivo Bce hanno lasciato invariati tassi base (Refi 0%) e ritmo degli acquisti mensili (30 mld di euro) per il Quantitative Easing, di cui rimane confermata la scadenza di settembre 2018 ma viene eliminato l’impegno all’incremento dei volumi.

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Infatti le condizioni economiche della zona Euro evidenziano una crescita solida, minacciata soltanto dai nuovi dazi e dal cambio forte; rimane al di sotto delle attese il tasso di inflazione, obiettivo Bce per statuto e argomento su cui il governatore ha utilizzato toni cauti nel corso della conferenza stampa: ne beneficiano quegli investitori che gradiscono la presenza protettiva dell’autorità monetaria.euribor-360-gg-9-3-18

A fine seduta, giovedi scorso, nessun segnale particolare sui derivati del Liffe che invece due giorni prima erano stati affossati sul medio-lungo termine dalle attenzioni per la politica economica americana, coi Fed funds che tuttavia attribuiscono poche probabilità di realizzazione alla quarta stretta dei tassi base entro l’anno. Sulle stesse increspature dei tassi future ha rivestito un ruolo secondario la crescita delle vendite al dettaglio Eurozona, salite sensibilmente da gennaio a febbraio.

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Invariato così il fixing -0,327% del 9 marzo 2018 come pure il lento cammino dell’Euribor 3 mesi visto in crescita per appena 5 centesimi a fine anno.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-9-marzo-2018Quota +0,135% per dicembre 2019 ma tasso reale negativo e ben al di sotto, considerate le ultime proiezioni sulla crescita del livello dei prezzi.

Euribor 3 mesi massimo previsto attorno quota 1,5%.

Come sottolineato nelle previsioni di gennaio, il tasso fisso tende ad aumentare (fixing 1,09% IRS 10 anni in data 09/03/2018) ma nuovi ostacoli di natura politica non permettono la manifestazione di un trend ascendente che rispecchia appieno i fondamentali dell’economia.eurirs-9-3-18

A cavallo tra gennaio e febbraio, mentre l’ultimo comitato presieduto dalla Yellen lasciava i tassi invariati a 1,25-1,50%, i dati buoni sui posti di lavoro Usa non erano sufficienti a giustificare il crollo dei prezzi contestuale per le azioni e per le obbligazioni, soprattutto quando Eurostat segnalava con la stima flash il rallentamento dell’inflazione zona Euro su base annua rispetto a dicembre.

Piuttosto le prese di profitto, giunte al termine di un mese di gennaio insolitamente votato al rally, motivavano la spinta sul rendimento del Bund che si avvicinava a quota 0,8%. Stranamente il Btp accorciava lo spread, ma l’Irs 10 Years guadagnava 10 p.b. in una settimana e saliva a 1,14% venerdi 2 febbraio.

Tra il 5 ed il 9 febbraio le stime di crescita dell’economia americana venivano riviste al rialzo e il Treasury finiva a 2,85% ma il Bund, che beneficiava della protezione del QE, allargava lo spread sul decennale Usa a 211 p.b. e limava leggermente il rendimento. Irs 10Y confermato a fine settimana in quota 1,14% con l’aiuto del Btp in salita a 2,05%.

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A metà del mese scorso l’aumento oltre le attese dei prezzi al consumo Usa indirizzava il Treasury verso il 3% ma il Bund rimaneva piatto fino a venerdi, quando scendeva per mero riposizionamento degli operatori e concorreva a rinsaldare l’Irs 10 anni a 1,14% per il terzo venerdi di fila.

Nella penultima settimana di febbraio il PMI composito dell’Eurozona scendeva sotto i precedenti record e l’incertezza politica portava il Btp fino al 2,36% a favore della qualità tedesca allo 0,65%: Eurirs 10 in calo a 1,11%.

Tra febbraio e marzo si consolidava ad oltre 220 punti base la differenza di tasso tra i governativi di Usa e Germania: il decennale tedesco si confermava in chiusura a quota 0,65% per la seconda settimana aiutato dagli acquisti Bce e dalla stima preliminare dell’inflazione che segnalava rallentamento a febbraio. L’Irs10 chiudeva a 1,07% anche grazie al rientro del rendimento del decennale italiano.futures-sul-bund-9-3-18

La settimana ultima trascorsa è stata sostanzialmente neutrale per i rendimenti, movimentata in chiusura dalla spinta verso l’alto impressa dall’occupazione statunitense di febbraio oltre attese che tuttavia non tocca il percorso di risalita dei prezzi per via di una pressione salariale in diminuzione.

Molti ritenevano che le elezioni italiane potessero rappresentare il termine ultimo per accantonare il fly to quality, ovvero per dare il via libera alla risalita definitiva dei tassi europei, ma forse il rischio di ingovernabilità per i rapporti di forza reciproci tra partiti tiene in stand-by gli investitori che tra poco scopriranno l’incidenza negativa sulla crescita economica delle misure neo-protezionistiche di Trump.

Il nuovo trading range del Bund, dopo i picchi di inizio mese che lasciavano intendere il rapido raggiungimento di quota 1%, si è spostato verso l’alto e ristretto tra quota 0,6% e quota 0,8%.

Le oscillazioni previste nelle prossime settimane per il tasso IRS 10 anni, tra quota 1,02% e 1,2%, sono state elaborate nell’ipotesi di consolidamento dello spread Usa-Germania attorno agli attuali 220 punti base.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 16 marzo 2018”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 27 aprile 2018”)

Previsioni Euribor del 2 marzo 2018

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Le debolissime ma significative limature che sul breve termine riducono le attese del Liffe sono dovute all’ultima stima preliminare di rallentamento della dinamica dei prezzi al consumo elaborata da Eurostat: i tassi Euribor 3 mesi, pur essendo visti sempre in crescita dal fixing -0,327% del 2 marzo 2018, raggiungeranno quota -0,205% a marzo 2019.tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-2-marzo-2018

Si rafforzano così le indiscrezioni che giovedi prossimo non sarà annunciato dal board alcun cambiamento per il ritmo degli acquisti mensili di attività operati dalla Bce né per i tassi di interesse base: estrapolate dai derivati che segnalano variazioni al tasso sui depositi bancari, le probabilità che possa essere deciso un aumento nell’ordine del +0,1% sono nulle fino alla riunione di aprile e salgono appena al 35% per gennaio dell’anno prossimo.

Alle limature dell’Euribor 3 mesi tra il 2020 ed il 2022, mai superiori ai quattro centesimi a distanza di una settimana, ha contribuito il rallentamento dell’attività manifatturiera nella zona euro: vista quota superiore all’1% a inizio 2022.

Coi medesimi valori di venerdi scorso, in chiusura Euribor 1-6-12 mesi a -0,37%, -0,271% e -0,191%.

Depositi overnight usati giovedi per 694 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 1.309 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018”)

Previsioni Euribor del 23 febbraio 2018

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Secondo canoni molto vicini a quelli della settimana passata, anche nel corso di quest’ultima la curva delle attese sull’Euribor 3 mesi rimane invariata a sette giorni sul breve termine e poi si avvicina progressivamente all’asse delle ascisse.

La crescita monotona del tasso variabile si presenta molto debole e lineare dal fixing -0,328% del 23 febbraio 2018 fino a quota -0,29% di metà settembre, quindi accelera sul medio termine fino a quota 0,995% di fine 2021, infine rallenta sull’ultimo tratto e raggiunge il valore massimo previsto 1,505% per dicembre 2023.

tassi-euirbor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-23-febbraio-2018Ultime tre sedute del Liffe all’insegna delle limature prima per la riduzione della crescita Eurozona certificata dall’IHS Markit Pmi Composito in lettura flash, al minimo in tre mesi, poi per la discesa dell’inflazione nell’area Euro in lettura definitiva a gennaio (1,3% a 1 anno).

Sul mercato interbancario, invece, nessuna novità di rilievo nonostante i riversamenti fiscali italiani abbiano contribuito a ridurre l’eccesso di liquidità sistemica attorno ai 1.835 miliardi di euro.

In chiusura Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,37%, -0,271% e -0,191% (fonte dati: Aritma).

Depositi overnight usati giovedi per 677 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 1.278 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 2 marzo 2018”)

Previsioni Euribor del 16 febbraio 2018

Le increspature dei tassi future di inizio settimana sono state riassorbite dalle limature di martedi, senza che nelle due sedute intervenissero dati macro di particolare rilevanza.

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Lievissimi rialzi a partire dalla scadenza 2022, invece, quando gli operatori hanno metabolizzato la crescita oltre attese dell’inflazione Usa ed assistito ad un esiguo rallentamento del Pil IV trimestre dell’Eurozona.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-16-febbraio-2018La curva dei tassi Euribor 3 mesi previsti il 16 febbraio 2018 non presenta variazioni significative fino a metà dell’anno prossimo (-0,08%) rispetto alla chiusura delle contrattazioni sul Liffe del 9 febbraio.

La liquidità sistemica, stimata in eccesso sempre sui 1.900 miliardi di euro, continua a tenere indenne il mercato interbancario dalla volatilità che nel mese di febbraio si è manifestata principalmente sui listini azionari.

L’Euribor 3 mesi, fissato a -0,328% in data 16/02/2018, supererà quota 1% nell’ultima parte del 2021.

Differenziale massimo negativo per dicembre 2022, quantificato in 4 centesimi che fanno scendere il tasso atteso in quota 1,325% a distanza di 7 giorni, per l’aggiustamento delle posizioni da parte di operatori che valutano con maggiore razionalità lo scenario economico di medio e lungo termine.

In chiusura Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,369%, -0,274% e -0,192% (fonte dati: Aritma).

Depositi overnight usati giovedi per 687 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 1.331 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 23 febbraio 2018”)

Previsioni Euribor del 9 febbraio 2018

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Le forti increspature della scorsa settimana, dovute più alle prese di profitto che ai timori di accelerazioni rialziste per i tassi base del Nord-america, hanno trovato ulteriori conferme nelle ultime sedute con la discesa parallela dei listini azionari e con l’irrigidimento dei criteri sui collaterali che le banche commerciali consegnano a garanzia del denaro prestato dalla Bce.tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-9-febbraio-2018

La scaletta dei tassi Euribor 3 mesi previsti il 9 febbraio 2018 segnala rialzi fino a ventidue centesimi nell’arco di due settimane, coi differenziali positivi che principiano dall’anno 2021 (0,755% a marzo).

Il tratto in scaletta tra settembre 2018 (-0,305%) e marzo 2020 (+0,29%), invece, è interessato da limature contenute sulle quali può aver giocato un ruolo il rallentamento delle vendite al dettaglio europee, martedi segnalate da Markit in crescita nel mese di gennaio al valore minimo degli ultimi cinque mesi. Si accentua così la presenza del punto di flesso che, a partire dal 2020, attenua la crescita del tasso variabile.

Tutto confermato per il primo semestre dell’anno in corso, con l’Euribor 3 mesi sempre vicino al fixing -0,329% congelato dall’eccesso di liquidità sistemica in quota 1.900 miliardi di euro.

In chiusura Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,37%, -0,278% e -0,191% (fonte dati: Kairos Partners).

Depositi overnight usati giovedi per 707 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 1.319 mld.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 16 febbraio 2018”)

Previsioni Euribor e Irs del 26 gennaio 2018

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La conferma annunciata dei tassi di interesse base, col Refi mantenuto dalla Banca centrale europea sempre al minimo storico 0%, la conferma della dialettica e della condotta ultra-espansiva che comporterà acquisti di attività per 30 miliardi di euro almeno fino a settembre ed il reinvestimento delle somme per i titoli in scadenza, non sembrano essere stati interpretati correttamente o forse non hanno ricevuto apprezzamento adeguato dai mercati finanziari, venerdi ancora dubbiosi sulla rotta da seguire.euribor-360-gg-26-01-2018

I dati sull’inflazione europea sempre debole, uniti al sensibile rafforzamento dell’Euro su cui Draghi aveva espresso già nei mesi scorsi preoccupazioni per i riflessi negativi su crescita e stabilità dei prezzi, giovedi non sono riusciti a contenere il rendimento del Bund tedesco a dieci anni entro i limiti di un’importante soglia psicologica che resisteva in quota 0,6% dal 13 luglio dell’anno scorso.

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Il segnale potrebbe essere definito come quello di un mercato che torna a prestare attenzione alle prospettive sui fondamentali economici di medio-lungo termine piuttosto che alla comunicazione ed alla politica di breve della Bce; ovvero si tratterebbe di un segnale di normalizzazione nelle strategie dei traders.

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Anche sul mercato Liffe i rialzi dei tassi Euribor 3 mesi previsti hanno superato i sedici centesimi sul medio termine dopo il voto del Congresso americano che sblocca i fondi federali e dopo la nuova stima PMI di crescita accelerata per l’economia Eurozona a gennaio.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2023-liffe-26-gennaio-2018Sul breve termine, invece, i tassi attesi trovano conferma allineati al fixing -0,328% del 26 gennaio 2018 con quota -0,31% vista a metà anno: le probabilità di rialzo del tasso sui depositi entro dicembre prossimo tornano ad affievolirsi dopo la presa d’atto che la discussione in seno al direttivo sulla modifica della forward guidance non è iniziata.

Euribor 3 mesi atteso a 1,2% per dicembre 2022.

Il tasso fisso indicherà la propria rotta dopo la prima decade di marzo, quando si peseranno gli effetti delle elezioni politiche in Italia e delle decisioni assunte nel corso della prossima riunione del direttivo Bce.

Nella settimana dall’8 al 12 gennaio i mercati secondari venivano colpiti da un’ondata di vendite provocata da fattori economici e speculativi: la produzione industriale tedesca e quella dell’intera area Euro oltre le attese trascinavano le principali piazze azionarie; le prospettive di crescita dell’economia mondiale davano nuova forza al greggio nonostante l’offerta ampia; poi si verificavano vendite per il panico scatenato da false notizie sulla riduzione degli stimoli monetari da Oriente ed infine l’inflazione Usa risultava in aumento principalmente sul dato core.

Tutto ciò provocava l’impennata generalizzata dei rendimenti col Bund poco sotto lo 0,6% in chiusura e l’EurIrs 10Y a 0,97% il 12 gennaio scorso.

La settimana successiva, mentre il Treasury volava a 2,66% dopo la lettura del Pil cinese sopra il consenso, il rendimento del Bund resisteva sotto quota 0,6% provocando un allargamento dello spread dai consueti 200 punti base ai 210. Fondamentale l’intervento del vice-presidente Bce Vitor Constancio che riduceva le attese di normalizzazione monetaria suscitate dalla lettura delle minute Bce: l’inflazione, che a dicembre è risultata stabile nell’Eurozona, ed il cambio Euro su Dollaro ancora forte, che minaccia la ripresa economica, sono sempre fattori favorevoli alla continuazione della politica accomodante. Tuttavia Irs 10 in salita a 0,99% il 19 gennaio.irs-26-01-2018

I dati macro molto positivi dell’ultima settimana hanno fatto perdere ulteriormente attrattiva ai titoli di debito, spingendo in alto i saggi per i quali stavolta la dialettica del governatore Draghi sembra più che altro aver contenuto la crescita.

L’Irs 10 anni, fissato a 1,04% in data 26/01/2018, si colloca addirittura sopra il limite previsto a inizio gennaio.

Il Bund punta il limite superiore 0,7% del trading range: l’evento che alcuni analisti considerano cruciale per la definizione del nuovo scenario di mercato, ovvero le elezioni italiane – ultimo termometro del sentimento antieuropeo – dimenticate per dare risalto ad una Bce condizionata dal Dollaro debole, sinora non ha consentito di innescare un movimento che proietterebbe verso il target 1% il rendimento del governativo tedesco.futures-sul-bund-eurex-26-gennaio-2018

Pertanto le oscillazioni del tasso fisso a dieci anni, che a febbraio non potranno essere condizionate da un aumento dei tassi stabilito dal Fomc, comitato direttivo della Federal Reserve, sembrano incanalarsi per le prossime settimane nel corridoio tra quota 0,86% e 1,11%.

(per le prossime attese sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 9 febbraio 2018”)

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2018”)