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Leggi e monete

Come già accennato (http://www.questidenari.com/?p=746), è il potere sovrano che autorizza le emissioni monetarie, prerogativa reale dai tempi più antichi fino all’epoca moderna.

solidus-del-365-366-dc3L’elevato valore simbolico del diritto di battere moneta è ben esemplificato dal Solidus d’oro del IV° secolo D.C. recante l’immagine di Procopio, ribellatosi all’imperatore Valentiniano I perché sostenitore del proprio stato di parentela col precedente sovrano Costantino: chiunque si fosse trovato in possesso di queste monete avrebbe subìto l’arresto e poi la condanna a morte.

Tuttavia, nel corso dei secoli si è manifestato un indebolimento dell’influenza del potere sovrano sul conio, come accaduto nell’antica Roma per comodità amministrativa o nell’Europa medioevale per motivi di debolezza del sovrano stesso.

Al fine di imporre l’uso di una moneta, impedire o limitare la circolazione delle monete straniere e regolarne i cambi, le emissioni vennero protette da leggi e decreti come nel caso del “manifesto” di Filippo il Bello, duca di Borgogna. manifesto-di-filippo-il-bello-14992Il proclama di emissione del 1499 elenca le monete la cui circolazione venne autorizzata sul territorio e stabilisce i tassi di cambio della valuta corrente con le altre.

Tra i Gulden, ad esempio, furono consentiti solo quelli contenenti oro di buona qualità e banditi quelli ottenuti da leghe metalliche, simili nella fattura ma riconoscibili dal colore più tenue; ciononostante, le scritture contabili dei mercanti dell’epoca provano che i Gulden circolarono ugualmente, pur avendo bassa quotazione.