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Previsioni Euribor 3 mesi del 2 dicembre 2011

La giornata di venerdi, caratterizzata dai segni meno per le scadenze ravvicinate dei futures sull’Euribor 3 mesi a Londra, ha scombinato i piani degli osservatori che si accingevano a pronosticare il taglio del costo base del denaro per la settimana prossima.

Le previsioni sul “London International Financial Futures And Options Exchange” in data 02/12/2011, contro i segnali che indicavano per giovedi 8 il prossimo intervento della Bce, evidenziano che il tasso interbancario di metà dicembre (1,29%) sarà ancora superiore all’attuale saggio ufficiale di riferimento. Il taglio sarebbe rimandato a gennaio, quando è atteso un valore pari all’1,16%.

Dopo molti giorni di tensione sul mercato interbancario, coi depositi presso la Bce in costante crescita fino al record del 1° dicembre sopra quota 313 miliardi di euro che aveva spinto alcuni economisti a sollecitare l’applicazione di un tasso negativo per disincentivare le banche commerciali, e con l’utilizzo dei rifinanziamenti marginali salito giovedi a 8,6 miliardi di euro, l’Euribor 3 mesi aveva finalmente invertito la rotta (fixing 1,469% del 2 dicembre 2011, in calo rispetto a quello del venerdi precedente) in corrispondenza all’andamento delle relative previsioni.

Il motivo della discesa è agevolmente rintracciabile nell’annuncio di azioni a sostegno della liquidità effettuate dalle banche centrali (Fed, Bce, Banca del Canada, Banca d’Inghilterra, Banca del Giappone e Banca Svizzera abbasseranno di 50 b.p. il prezzo degli attuali swap sulla liquidità in dollari Usa per le operazioni realizzate dal 5 dicembre) e nel concreto utilizzo dell’operatività Optes (Operazioni per conto del Tesoro), il nuovo meccanismo d’asta attraverso cui viene impiegata o raccolta liquidità sul mercato monetario con durata overnight a favore delle banche italiane (fonte: Milano Finanza).

Tra i segnali innovativi dei giorni scorsi vanno annoverati la discesa dell’Overnight Index Swap 3 mesi atteso al di sotto del tasso sui depositi Bce (0,5%) ed il calo dell’Euribor 3 mesi atteso al di sotto dell’1% per settembre 2012, accompagnato dalla diminuzione decisa dei valori fino al termine del 2014.

(per le previsioni Euribor 3 mesi dell’8 dicembre 2011 successive al taglio del costo del denaro all’1%: http://www.questidenari.com/?p=5772)

Previsioni Euribor 3 mesi: 25 novembre 2011

Coi depositi presso la Bce stabilmente sopra i 235 miliardi di euro questa settimana e con le richieste di rifinanziamento marginale sempre in atto, l’Euribor 3 mesi – venerdi in salita all’1,475% – conferma le difficoltà di avvicinamento al tasso di riferimento sui rifinanziamenti principali della Bce.

Anche i futures sull’Euribor 3 mesi contrattati sul Liffe in data 25 novembre 2011, che già incorporavano le tensioni sul mercato interbancario, mostrano valori in linea con quelli del fine settimana precedente: in particolare, il tasso atteso per metà dicembre (poco sotto l’1,4%) indica la considerazione prevalente tra gli operatori circa l’approvvigionamento di denaro da parte degli istituti commerciali alle condizioni dell’attuale P/T (1,25%) nel corso dell’asta a 12 mesi e a quantità illimitata programmata per il 20/12/2011.

Sempre secondo le contrattazioni di Londra, la Bce dovrebbe abbassare di un quarto di punto il costo base del denaro soltanto a metà 2012.

(per le previsioni Euribor 3 mesi del 2 dicembre 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=5712)

Previsioni Euribor 3 mesi del 18 novembre 2011

Per tutta la settimana si è verificata la crescita dei depositi presso la Bce, dai 177 miliardi di euro del lunedi ai 230 di giovedi, mentre i volumi di rifinanziamento marginale usati dalle banche commerciali in condizioni di emergenza hanno raggiunto il massimo di 3,7 miliardi martedi scorso per poi diminuire: ciò indica la permanenza di uno stato di tensione sul mercato interbancario che, in assenza di altri input significativi, reagisce con l’aumento del costo del denaro.

Di conseguenza, dopo un periodo di discesa condizionata dal taglio di un quarto di punto del tasso base, l’Euribor 3 mesi ha conosciuto quotazioni in rialzo da metà settimana sino a raggiungere il fixing dell’1,465% venerdi 18 novembre 2011.

Inoltre, a differenza di quanto accaduto la settimana scorsa, le stesse tensioni hanno avuto ripercussioni anche sui tassi impliciti nei futures sul mercato Liffe: le previsioni sull’Euribor 3 mesi al 18/11/2011, pur manifestando il consueto andamento grafico parabolico col minimo di giugno 2012, risultano tutte in rialzo. Rimane confermata la scadenza di marzo 2012 come epoca del prossimo taglio atteso del tasso di interesse sui rifinanziamenti principali.

(per le previsioni sull’Euribor 3 mesi al 25 novembre 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=5693)

Euribor 3 mesi: previsioni dell’11 novembre 2011

Il taglio dei tassi di riferimento (P/T a 1,25%) ha continuato nei giorni passati a condizionare al ribasso l’Euribor 3 mesi, fissato all’1,462% in data 11 novembre 2011.

Tuttavia la discesa del tasso interbancario è stata meno pronunciata di quanto ci si potesse attendere: in assenza di un significativo ricorso alle operazioni di rifinanziamento marginale, i depositi presso la Bce sono crollati a 73 miliardi di euro martedi scorso, poi risaliti fino ad arrivare giovedi a quota 122, ma sono rimasti pur sempre inferiori ai 288 del 6 novembre.

Diversamente, le contrattazioni dei futures sul Liffe inglobano il raffreddamento delle tensioni sul circuito interbancario (che oggi affliggono alcune banche italiane costrette a finanziarsi addirittura al 7% a causa del rischio-Paese) con l’Euribor 3 mesi visto all’1,29% per metà dicembre; per il resto, la curva dei tassi attesi riproduce quasi fedelmente l’andamento registrato una settimana prima.

(previsioni Euribor 3 mesi del 18/11/2011 alla pagina http://www.questidenari.com/?p=5625)

Previsioni Euribor e Irs a novembre 2011 dopo il taglio dei tassi di riferimento dello 0,25%. E’ arrivato super Mario?

Le ultime settimane, caratterizzate da vicende legate alla soluzione della crisi del debito pubblico fra Paesi europei, non avevano portato novità in grado di influenzare sensibilmente l’andamento dell’Euribor 3 mesi.

Sul più importante tasso interbancario, principalmente, avevano pesato le frizioni tra banche commerciali disposte a parcheggiare liquidità presso la Bce, piuttosto che scambiare con altri istituti ritenuti “a rischio”: il volume dei depositi remunerati sotto costo, dal 18 ottobre al 3 novembre, era cresciuto in maniera quasi lineare portandosi da 172 miliardi di euro a quota 275, chiaro segnale di una liquidità distribuita in maniera non ottimale, seppur abbondante.

Ma poi, nel primo pomeriggio di giovedi, è arrivata a sorpresa la notizia del taglio di tutti i tassi base (-0,25%) operato con decisione unanime dai membri del board Bce presieduto da Mario Draghi, appena insediato e subito capace di fornire chiara dimostrazione di indipendenza dalla linea politica seguita dal suo predecessore: è stato fissato così all’1,25% il tasso d’interesse sui rifinanziamenti principali, al 2% quello sui rifinanziamenti marginali e allo 0,5% il tasso sui depositi, affinché le banche commerciali abbiano più facilità a rifornirsi di denaro (sia in asta che nelle operazioni di “emergenza”) e minor attitudine a scaricare costi sulla clientela rappresentata da privati ed imprese richiedenti mutui ed altre forme di finanziamento a tasso variabile, ed abbiano meno convenienza ad immobilizzare i capitali presso la Bce (a tutto vantaggio del transito di denaro per i circuiti interbancari).

L’effetto immediato è stato l’adeguamento dell’Euribor 3 mesi alle nuove condizioni di costo base, ovvero la repentina discesa (dall’1,58% del 3 novembre all’1,488% del giorno successivo venerdi 4 novembre 2011) del principale tasso interbancario che a metà della settimana prossima giungerà vicino all’1,25% (il tasso ufficiale di riferimento entrerà in vigore mercoledi 9).

Anche le previsioni sui tassi Euribor 3 mesi, impliciti nei futures sul mercato londinese del Liffe, si sono prontamente adeguate con l’abbassamento dei valori su tutte le scadenze (valori del venerdi precedente in azzurro): l’andamento del tasso, in base ai derivati contrattati dagli operatori il 04/11/2011, dovrebbe proseguire in discesa e risentire di un ulteriore taglio di un quarto di punto del costo del denaro a marzo dell’anno prossimo (P/T atteso all’1%), toccare il minimo a settembre 2012 (1,06%) e poi risalire.

Confermati i dati macro deboli e l’inflazione dell’Eurozona vicina al 3%, ben al di sopra del 2% fissato come obiettivo, la decisione della Bce è stata motivata dall’esiguità dell’inflazione core (1,6% ottobre) che esclude le componenti più volatili dell’energia, dalla crescita economica molto modesta o lieve recessione attesa nell’ultima parte del 2011 e dal rallentamento previsto dell’inflazione che dovrebbe scendere sotto al 2% entro la fine dell’anno prossimo.

Secondo studi accademici, al di là dell’euforia del momento registrata da azioni e cambi, la mossa di Draghi potrebbe non avere effetto benefico per un Paese in difficoltà, la cui condizione di rischio-Stato (misurata dallo spread col Bund) alimenterebbe il costo di finanziamento sul mercato sostenuto dalle banche in relazione a problematiche nuove emissioni obbligazionarie, e quindi imporrebbe agli stessi istituti l’applicazione in parallelo di condizioni onerose per l’accesso al credito da parte di famiglie e imprese, in tal modo beneficiarie solo potenziali del taglio del tasso di riferimento: il risultato finale sarebbe la perdita di controllo dell’inflazione (Francesco Giavazzi, fonte IlSole24Ore.com). Se ciò dovesse dimostrarsi vero, considerati i recenti atteggiamenti di insofferenza agli interventi di sostegno per i Paesi periferici estranei al compito istituzionale della Bce che opera in autonomia dai governi – espressioni manifestate in particolare dai Tedeschi attenti ai danni cagionati dall’inflazione sul loro settore manifatturiero nonché alle differenze di ricchezza pro-capite posseduta dai cittadini degli Stati membri – per il sistema della moneta unica potrebbe essere game over.

Di certo il taglio operato con lo strumento principale della politica monetaria incide sulla prima parte della curva, all’incirca fino agli IRS a 2 e 3 anni che, difatti, si sono mossi al ribasso. Per il parametro preso a riferimento quando le banche erogano mutui a tasso fisso, invece, le scadenze più lunghe risentono poco o nulla della mossa espansiva, mentre grande efficacia riveste il rendimento del decennale governativo tedesco, influenzato anche dalle Borse nell’immediato.

Il Bund, nonostante le operazioni di vendita nelle ultime settimane per via del rendimento reale negativo, era sceso ad offrire l’1,8% dopo l’annuncio del referendum in Grecia che aveva di nuovo generato acquisti di qualità e fuga dalla periferia; andamento opposto veniva seguito dal Btp 10 anni al 6,2% (spread allargato a 440 punti, poi a quota 453 a fine settimana) a causa dell’assenza di importanti acquirenti della carta italiana, esclusa la Bce.

Le prospettive economiche fosche e le attuali idee negative degli operatori di mercato in merito all’imminente fallimento della Grecia riporterebbero il governativo tedesco ai massimi e forse oltre, impedendo così la crescita del tasso Irs sul tratto intermedio della curva nelle prossime settimane.

(per le previsioni Euribor 3 mesi del prossimo venerdi 11 novembre 2011 si veda http://www.questidenari.com/?p=5596)

(per le previsioni Euribor 3 mesi e Irs del 9 dicembre 2011, successive al nuovo taglio del costo del denaro, si legga http://www.questidenari.com/?p=5795)