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Previsioni Euribor del 14 ottobre 2016

Liquidità in eccesso sempre elevatissima nel sistema, stimata con la media settimanale di 1070 miliardi di euro, e tasso Euribor 3 mesi in discesa sino al minimo storico -0,311% del 14 ottobre 2016.

Nonostante la scarsità di carta eleggibile abbia indicato da tempo come maturi i tempi per ripensare le specifiche percentuali di acquisto programmato dei titoli obbligazionari, non trapelano rumors su possibili novità di politica monetaria ultra-espansiva per il prossimo incontro di giovedi 20 tra banchieri europei.

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La stessa lettura dei tassi previsti non lascia spazio a dubbi: l’Euribor 3 mesi rimarrà piatto in quota -0,31% fino a marzo, quando avrà inizio un nuovo tratto di curva in lievissima discesa che porterà al minimo teorizzato -0,32% di fine 2017. Sarebbero rimandati al prossimo anno e reputati assai poco efficaci, ovvero esclusi, i successivi sviluppi del Quantitative Easing.tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2022-liffe-14-ottobre-2016

In data 14/10/2016 i tassi impliciti nei futures, nel confronto a sette giorni sul Liffe, rimarcano che la spinta più importante nel corso della settimana è stata impartita lunedi, quando l’ipotesi di accordo con la Russia sui limiti alla produzione di petrolio ha risollevato le aspettative sui prezzi.

Quantificato in appena un centesimo giornaliero sul medio-lungo termine il contributo del rimbalzo della produzione industriale area Euro in agosto.

Rivisto verso l’alto per quattro centesimi a -0,09% l’Euribor 3 mesi di metà 2020 e anticipato alla fine dello stesso anno l’ingresso del tasso in territorio positivo.

L’Euribor 1 mese è l’unico tasso fermo a sette giorni sul mercato interbancario con quota -0,371%; Euribor 6-12 mesi in discesa rispettivamente a -0,204% e -0,072% (fonte dati: Aritma).

Depositi overnight usati per 404 miliardi di euro, conti correnti presso Bce per 785 miliardi.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 21 ottobre 2016”)

Previsioni Euribor del 7 ottobre 2016

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Sul mercato interbancario rimane forte la presenza di liquidità che facilita il ritorno dell’Euribor 3 mesi al minimo storico -0,304% (fixing di giovedi e venerdi 7 ottobre 2016), livello già raggiunto il mese scorso.tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2022-liffe-7-ottobre-2016

Generalmente stabili le altre scadenze: Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente a -0,371%, -0,203% e -0,063% (fonte dati: Gruppo Kairos).

L’unico evento degno di menzione per la settimana trascorsa è rappresentato dalle turbolenze sui mercati per l’indiscrezione diffusa sull’inizio del tapering, a cui ha fatto seguito la smentita ufficiale dei funzionari Bce. Nonostante la maggior parte degli analisti si sia poi dichiarata propensa all’ipotesi opposta relativa all’estensione temporale del Quantitative Easing, i tassi future hanno fatto registrare rialzi consistenti sul medio-lungo termine.

In data 07/10/2016, quando l’occupazione Usa aumenta meno delle attese, i tassi Euribor 3 mesi previsti evidenziano l’appiattimento della curva fino a marzo dell’anno prossimo (-0,305%) e la discesa lieve fino ai minimi (-0,34%) descritti tra la fine del 2017 e la prima metà del 2018.

Ad esclusione della scadenza di dicembre, tutti i tassi attesi sono rivisti verso l’alto con differenziali crescenti nel tempo che raggiungono i sedici centesimi a sette giorni.

Pertanto si fa più veloce la risalita dell’Euribor 3 mesi nel 2020, da quota -0,175% di marzo a -0,015% di dicembre.

Depositi overnight usati per 395 miliardi di euro, conti correnti presso Bce per 795 miliardi.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 14 ottobre 2016”)

Previsioni Irs del 30 settembre 2016

Il mese di settembre ha impartito una lezione significativa: i veri market movers del mercato continuano ad essere le banche centrali, anziché i fondamentali macro.

E le banche più importanti del mondo hanno suggerito che la via dell’exit strategy dalle politiche ultra-accomodanti non è ancora stata imboccata, Stati Uniti inclusi che avevano effettuato il primo passo a dicembre.

La BoE, causa Brexit, sorregge l’economia del nord-Europa.

La BCE non riesce ancora a stimolare a sufficienza l’economia reale e a produrre inflazione.

La BoJ prosegue a stampare moneta e ha stabilito un nuovo target nel rendimento del titolo di Stato sul tratto a lunghissimo termine, col decennale nipponico che dovrà mantenersi attorno all’attuale rendimento zero.

La Fed, pur dichiarandosi favorevole ad un rialzo entro fine anno in caso di consolidamento dei dati economici, non agisce e ridimensiona le stime di rialzo dei tassi di interesse per i prossimi due anni.

Evidentemente il momento della correzione non è ancora sopraggiunto, e gli investitori possono continuare ad acquistare attività a prezzi superiori al fair value.

eurirs-30-settembre-2016In sintesi: fino a metà settembre non arrivava alcuna sorpresa dal Regno Unito per il mantenimento dei tassi e del QE; i più importanti tassi Eurozona rimanevano tutti fermi ad eccezione del Btp, pesante in vista referendum (spread in risalita ai livelli prima dell’estate).

La settimana successiva si assisteva ad un film visto più di una volta: prima della decisione Fed, una parte degli operatori anticipava i tempi scommettendo sul rialzo dei tassi; poi, dopo il nulla di fatto, si tornava rapidamente al punto di partenza.

I rendimenti, in salita da inizio mese, invertivano così la rotta: i titoli centrali e periferici venivano tutti acquistati e perdevano circa 10 punti base ciascuno, il Bund tornava negativo e la carta italiana decennale scendeva sotto i 120 pb. L’Irs 10Y precipitava a 0,32% venerdi 23.

Nell’ultima settimana del mese i punti salienti erano due: l’accordo di Algeri e l’inflazione preliminare eurozona.

Il primo vedeva al centro dell’attenzione il ricompattamento dell’OPEC sul taglio all’offerta di petrolio: anche senza discussione sulle quote di produzione a cui parteciperanno i singoli Paesi, tanto bastava a far salire il prezzo del barile. Tuttavia l’effetto sui principali titoli pubblici era limitato alla riduzione dei rendimenti per circa tre punti base.

Il secondo, nonostante il lieve aumento della dinamica dei prezzi al consumo, non produceva variazioni per i tassi dei titoli europei né per l’Irs 10 anni, confermato a 0,28% il 30/09/2016 e vicino alle previsioni del 9 settembre, quando era stato accordato favore all’ipotesi di rapido riassorbimento dei rendimenti.

futures-sul-bund-eurex-30-09-2016Le risultanze ultime rientrano nell’ambito dei riposizionamenti tattici di breve termine e confermano ciò a cui si assiste da molto tempo e che dovrebbe ripetersi almeno fino alle elezioni Usa: il mercato obbligazionario è nel complesso laterale per via delle percentuali molto basse, l’azione continuativa delle banche centrali deprime ulteriormente i tassi portandone alcuni in negativo e il principale fattore che calamita il tasso del Bund verso l’alto è il Treasury.

Condizionate dalla scarsità di carta eleggibile che farebbe riparametrare il QE al prossimo meeting Bce, le previsioni dell’Irs 10 anni indicano quota 0,17% per fine ottobre e ulteriore discesa per novembre.

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 21 ottobre 2016”)

Previsioni Euribor del 30 settembre 2016

Mentre l’Euribor 1 mese è rimasto piatto a -0,371%, l’Euribor 3 mesi ha oscillato fino a chiudere la settimana a -0,301% (30/09/2016), un millesimo sopra il fixing del 23 settembre. Sempre abbondantemente sopra i mille miliardi di euro l’eccesso di liquidità nel sistema per il contrapporsi dei flussi di fondi da regolamento Tltro2, asta settimanale e scavalco trimestre.

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Discorso diverso per l’Euribor 6-12 mesi, in discesa rispettivamente a -0,203% e -0,064% (fonte dati: Kairos Partners), per la maggiore esposizione agli effetti delle operazioni di acquisto sul secondario.

Euribor 1 settimana un millesimo sopra il minimo storico.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2022-liffe-30-settembre-2016Lunedi la lettura dell’indice mensile Ifo sulle imprese tedesche, in miglioramento ben sopra le attese, non ha avuto alcuna ripercussione sui derivati di Londra; venerdi, invece, l’inflazione flash Eurozona, in rialzo allo 0,4% su base annua, ha prodotto lievi ma diffuse increspature sul tratto della curva a breve e medio termine per l’indebolimento della ragione principale a sostegno della politica monetaria ultra-accomodante.

Quest’ultimo effetto, unito alla correzione che tiene conto delle evidenze sul mercato interbancario dove non ha trovato omogeneità la fase discendente, produce nel complesso una revisione al rialzo per tutto l’anno successivo sui tassi impliciti nei futures sull’Euribor 3 mesi del 30 settembre 2016: vista quota -0,3% per dicembre prossimo, senza direzione.

Sale a -0,335% la previsione di metà 2017 mentre, rispetto a venerdi scorso, rimane confermato il valore ipotizzato per settembre 2018, nuovo minimo a -0,375%.

Per le scadenze a partire dal 2019 la scaletta propone soltanto aspettative rialziste rivisitate verso il basso, con differenziali massimi per la prima metà 2021 quando l’Euribor 3 mesi sarà prossimo a tornare in territorio positivo.

Depositi overnight usati per 388 miliardi di euro, conti correnti presso Bce per 771 miliardi.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor del 7 ottobre 2016”)

Previsioni Irs del 19 agosto 2016

Se la Banca centrale europea, agli occhi di tutti gli analisti, è apparsa la dominatrice assoluta del mercato per aver mantenuto salde le redini del sistema finanziario scosso da Brexit, è lecito attendersi che l’autorità di politica monetaria voglia confermarsi protagonista anche nel futuro prossimo in cui la speculazione sul settore bancario si tradurrà in azioni di attacco al debito pubblico.futures sul Bund (Eurex, 19 agosto 2016)

Nell’ultima settimana di luglio la Federal Reserve, come da previsioni, lasciava i tassi invariati; il Pil americano II trimestre rallentava così come accadeva nel vecchio continente dove calavano sia il prezzo del petrolio, poco sopra i 41 dollari per eccesso di offerta e indebolimento della domanda, sia i rendimenti di Bund (-0,119%) e Btp (1,17%). Eppure l’Irs 10 anni, misteriosamente, scalava vette impensabili passando da 0,34% a 0,43% nell’ultima seduta del mese contro previsioni di tutt’altro orientamento.

La prima settimana di agosto si rivelerà la più interessante tra quelle del periodo in osservazione: si iniziava con gli stress test sulle principali banche europee che, accolti male dalle Borse, generavano un clima di avversione al rischio poi tradotto da realizzi indiscriminati, anche sul Bund.

Successivamente la decisione della Bank of England andava oltre le attese: taglio del tasso bancario di riferimento al minimo storico 0,25%, espansione del programma di acquisto per i titoli di stato e lancio di due nuovi piani, di cui uno per l’acquisto di corporate bond e l’altro destinato agli istituti di credito.

Pertanto il Bund tornava ad essere acquistato ma la correlazione col benchmark americano, il cui yield risaliva per 14 p.b. in una settimana anche grazie ai buoni numeri sull’occupazione nel primo venerdi del mese, lo rallentava.

Col Btp stabile l’Irs 10, dopo aver toccato i minimi per due volte, chiudeva il 5 agosto a 0,33%.

Nella settimana prima di ferragosto la speculazione indotta dalle parole del presidente della Fed di San Francisco, fiducioso sul miglioramento delle condizioni di occupazione e inflazione, avevano respiro molto corto perché il Treasury finiva al ribasso a 1,51% portandosi dietro il decennale tedesco e quello italiano: il Btp, anche grazie all’intensificazione dell’azione Bce per tenerlo immune dalla speculazione dopo i test sulle banche, arrivava a sfiorare i minimi poco sopra i 100 punti base. Tornava così al minimo storico 0,28% l’Irs 10Y.

Infine, nelle recenti sedute il prezzo del petrolio è sembrato concludere un ampio movimento che lo ha riportato a ridosso dei 50 dollari al barile: l’effetto congiunto della dialettica di Riad, che ha affermato di voler aumentare la produzione, e dell’aumento delle trivelle attive negli Usa è stato più che compensato dalla riduzione delle scorte americane di greggio e di benzina.Irs (19 agosto 2016)

Ciò ha giocato di sicuro un ruolo importante in una settimana tipicamente festiva, caratterizzata da volatilità e correzioni, in cui si è registrato un aumento generalizzato dei rendimenti per i titoli di Stato (nonostante dalle minute Fed emerga la convinzione delle difficoltà crescenti da superare per effettuare un rialzo dei tassi a settembre e nonostante il ritorno alla deflazione europea su base mese in luglio). Irs 10 anni fissato a 0,32% il 19 agosto 2016.

Per i motivi sopra richiamati a settembre la Bce dovrebbe implementare di nuovo il Quantitative Easing ed il Bund permanere stabilmente in territorio negativo avvicinandosi alla soglia limite teorica -0,4%.

Il tasso Irs 10 anni è visto in discesa a 0,3% per fine agosto, prossimo ai minimi storici, quindi in ulteriore discesa a settembre.

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 9 settembre 2016“)

Previsioni Irs del 24 giugno 2016

Per quanto corretta sia stata l’individuazione del trend al ribasso del tasso fisso, le vicende politiche che colpiscono il cuore dell’Europa non rendono immediata e univoca l’identificazione degli sviluppi economici e finanziari.Eurirs (24 giugno 2016)

A inizi giugno, mentre gli analisti erano impegnati a valutare quanto l’occupazione americana potesse costituire ostacolo alla politica di normalizzazione dei tassi Usa e consideravano pure le ripercussioni sull’asset allocation dei grandi investitori, si impennavano Treasury e Bund: il primo bucava la soglia 1,7%, il secondo arriva a rendere appena lo 0,01%.

La novità per l’acquisto dei corporate da parte Bce faceva ritrovare ottimismo per i titoli pubblici italiani, così di nuovo richiesti; Irs 10 anni a 0,47% il 10 giugno, vicino al minimo storico 0,46% di aprile 2015.

La settimana successiva, dal 13 al 17 giugno, era dominata dall’inizio alla fine dal rischio Brexit che assottigliava i tassi dei Paesi centrali e aumentava quelli dei periferici come manifestazione della classica avversione al rischio. L’ipotesi leave travolgeva tutto: il petrolio scendeva sui timori di una minore domanda europea e i dati sulla produzione industriale Eurozona e sull’indice dei prezzi al consumo, entrambi in salita, non venivano minimamente considerati dagli operatori.

L’atteggiamento degli stessi ultimi veniva rafforzato dalla Fed che non solo non toccava i tassi base ma lasciava chiaramente intendere che sarebbero stati necessari dati macro molto convincenti per agire a luglio.

Per la prima volta nella storia diventava negativo il Bund giovedi 16 con quota -0,024%; Irs 10Y inevitabilmente al minimo storico (il giorno dopo) a 0,44%.

Infine, nella settimana del referendum che ha chiamato il popolo britannico ad esprimersi sulla permanenza o meno nell’UE, i mercati finanziari hanno sbagliato sia a scommettere sull’ipotesi positiva che ad ignorare tutto il resto: l’avvicinamento al giorno del voto è stato caratterizzato da un continuo susseguirsi di rialzi dei tassi sul mercato obbligazionario come conseguenza degli acquisti emotivi sui listini azionari, suggeriti dai sondaggi.

Venerdi mattina, invece, la doccia gelata della Brexit travolge i mercati di tutto il globo: la reazione banale quanto drammatica – abbandono delle attività rischiose e ricerca del rifugio – fa salire i prezzi del Treasury (rendimento giù a 1,55%), del Bund (minimo storico -0,047%) e dello stesso Gilt, sulla base dell’assunto che la Bank of England sosterrà con immediata politica espansiva un contesto dove la crisi di liquidità prelude a quella dell’economia reale.

Soffrono i periferici, col Btp che sale a 1,48% riportando in alto lo spread, ma l’Irs 10 (che risente piuttosto dei titoli core) ingrana la retromarcia e torna al minimo 0,44% il 24 giugno 2016.

I timori di contrazione dell’economia mondiale, ovvero dal lato della richiesta, incidono sul forte ribasso del petrolio che pareva aver ritrovato equilibrio.

Individuare un percorso evolutivo del tasso fisso, nel momento in cui si apre un nuovo terreno inesplorato, appare opera estremamente ardua soprattutto in considerazione di quell’iniziale periodo di assestamento che dovrà trascorrere prima che i money manager prendano posizione definita sul da farsi. E alla luce di tale assunto, una prima ipotesi credibile è proprio quella di un mercato secondario laterale con tassi privi di direzione ma comunque pervasi da una significativa componente di volatilità. E se cresceranno le attese di altri referendum europei, ovviamente si allungheranno i tempi dell’incertezza e si amplieranno le oscillazioni dei corsi.

Una seconda ipotesi mette a monte del processo evolutivo la Federal Reserve: quando scatterà il prossimo rialzo dei tassi base, il Bund dovrà necessariamente seguire offrendo un rendimento adeguato; ma per ora le possibilità che la Yellen assesti un ulteriore colpo alle speranze di crescita dell’economia mondiale sono molto limitate.

futures sul Bund (Eurex, 24 giugno 2016)Piuttosto sono cresciute le attese per un intervento della Bce a sostegno della liquidità, sia per le dichiarazioni esplicite dei banchieri europei preparati alla Brexit sia per le previsioni di inflazione di lungo termine (anch’esse scese al minimo storico) che cozzano con l’obiettivo principe del mandato di cui sono state investite le autorità di politica monetaria.

In questo senso le previsioni del tasso Irs 10 anni, rispetto al fixing attuale, indicano ribasso a quota 0,41% per fine giugno e confermano le ultime attese formulate il giorno 3. Ulteriore ribasso per fine luglio.

La terza ipotesi, quella meno probabile ma da non trascurare per evitare brutte sorprese a chi detiene in portafoglio titoli obbligazionari, principia dall’analisi del rendimento reale del Bund divenuto ancora più negativo, distante circa 30 punti base da quello che contraddistinse il ritracciamento nella primavera 2015. Le vendite, nella fattispecie, farebbero impennare presto i tassi fissi e deluderebbero quanti poco prima avevano acquistato le stesse attività in prossimità dei massimi.

(per le attese del prossimo mese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 22 luglio 2016”)