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Materiali e pesi delle monete antiche

Il proclama di Filippo il Bello ha rappresentato un’espressione normativa della protezione accordata dai sovrani alla propria moneta, il cui intento complementare è l’eliminazione di monete straniere dalla circolazione sul proprio territorio, o almeno la loro limitazione.

L’intervento del duca di Borgogna non è stato certo il primo in ordine di tempo a perseguire questa finalità attraverso la fissazione di parametri qualitativi o quantitativi da rispettare, ma ha avuto alcuni precedenti come la creazione dello Stater d’oro di Nectanebo II d’Egitto, risalente al IV° secolo A.C., su cui sono riportati geroglifici per indicare la presenza di “oro fino”.

Talvolta la composizione metallica è stata segnalata facendo uso dei numeri romani, come per la moneta in lega d’argento dell’imperatore Aureliano risalente al 270 D.C. circa. moneta Imperatore Aureliano Il rilievo XXI, visibile nella zona bassa, denota la proporzione esistente tra l’unica parte in argento e le venti di bronzo, diversamente da quanto accade per il Solidus d’oro di Costantino il Grande (306-337 D.C.) sul quale il numero LXXII individua il peso di settantadue libbre romane stabilite per legge.

Leggi e monete

Come già accennato (http://www.questidenari.com/?p=746), è il potere sovrano che autorizza le emissioni monetarie, prerogativa reale dai tempi più antichi fino all’epoca moderna.

solidus-del-365-366-dc3L’elevato valore simbolico del diritto di battere moneta è ben esemplificato dal Solidus d’oro del IV° secolo D.C. recante l’immagine di Procopio, ribellatosi all’imperatore Valentiniano I perché sostenitore del proprio stato di parentela col precedente sovrano Costantino: chiunque si fosse trovato in possesso di queste monete avrebbe subìto l’arresto e poi la condanna a morte.

Tuttavia, nel corso dei secoli si è manifestato un indebolimento dell’influenza del potere sovrano sul conio, come accaduto nell’antica Roma per comodità amministrativa o nell’Europa medioevale per motivi di debolezza del sovrano stesso.

Al fine di imporre l’uso di una moneta, impedire o limitare la circolazione delle monete straniere e regolarne i cambi, le emissioni vennero protette da leggi e decreti come nel caso del “manifesto” di Filippo il Bello, duca di Borgogna. manifesto-di-filippo-il-bello-14992Il proclama di emissione del 1499 elenca le monete la cui circolazione venne autorizzata sul territorio e stabilisce i tassi di cambio della valuta corrente con le altre.

Tra i Gulden, ad esempio, furono consentiti solo quelli contenenti oro di buona qualità e banditi quelli ottenuti da leghe metalliche, simili nella fattura ma riconoscibili dal colore più tenue; ciononostante, le scritture contabili dei mercanti dell’epoca provano che i Gulden circolarono ugualmente, pur avendo bassa quotazione.