Archivi tag: Euribor

Fondo solidarietà mutui per acquisto prima casa: dal 15 novembre 2010 le domande per la sospensione delle rate

Le famiglie in difficoltà col pagamento delle rate possono contare finalmente sull’istituzione del Fondo di solidarietà per i mutui finalizzati all’acquisto della prima casa – riferimenti normativi alla legge 24 dicembre 2007 n° 244, art. 2, commi 475 e seguenti, al Decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze n° 132 del 21 giugno 2010 pubblicato su G.U.R.I. n° 192 del 18 agosto 2010, e al decreto del Direttore Generale del Tesoro del 14 settembre 2010 con cui è stato individuato nella CONSAP (Concessionaria Servizi Assicurativi Pubblici S.p.A.) il Gestore del Fondo.

Al verificarsi di un accadimento fra quelli espressamente elencati, e qualora i soggetti titolari del mutuo fossero in possesso di determinati requisiti, in aggiunta al sollevamento dall’obbligo di corrispondere gli oneri finanziari e notarili scatterebbe la sospensione – fruibile al massimo due volte e fino a 18 mesi complessivi – del pagamento delle rate per quelle famiglie che si avvalessero del Fondo sino ad esaurimento delle risorse stanziate, e sempre che le stesse famiglie non abbiano già usufruito dei benefici di misure similari ed incompatibili con la presente (non così per il “Piano Famiglie” dell’Abi  http://www.questidenari.com/?tag=piano-famiglie partito a febbraio 2010 e cumulabile con l’attuale misura).

La legge, con riferimento alla rata di mutuo, prevede che la sospensione possa essere richiesta anche da coloro che sono già in ritardo col pagamento delle rate pregresse (così incluse nel periodo di sospensione), purché non abbia avuto inizio il procedimento esecutivo con la notifica dell’atto di pignoramento, e dispone in particolare che:

–        venga sospesa la corresponsione della quota capitale della rata (ovvero il denaro da restituire alla banca), poi versata a fine piano di ammortamento del mutuo;

–        la quota interessi della rata venga scissa in due parti di cui la prima, basata sul parametro preso a riferimento come l’Euribor per i mutui a tasso variabile e l’Irs per i mutui a tasso fisso, rimane a carico del Fondo, mentre la seconda, costituita dallo spread (guadagno per la banca), è corrisposta dal mutuatario. Secondo stime iniziali, residuerebbe a carico del beneficiario un esborso mensile compreso tra i 40 ed i 70 euro.

I requisiti soggettivi di cui deve essere in possesso il beneficiario sono i seguenti tre, tutti sussistenti al momento della presentazione della domanda in capo anche ad uno soltanto dei cointestatari del mutuo:

–        proprietario dell’abitazione principale, sita sul territorio nazionale e per la quale è stato erogato il mutuo, non rientrante nelle categorie catastali A/1, A/8 e A/9 (ovvero l’immobile non deve essere di lusso);

–        titolare di un mutuo di importo erogato non superiore a 250.000 euro con ammortamento in corso da almeno un anno (tempo da computarsi al netto dell’eventuale periodo di pre-ammortamento);

–        ISEE (Indicatore Situazione Economica Equivalente: http://www.questidenari.com/?tag=isee) del nucleo familiare non superiore a 30.000 euro.

E’ da ritenersi compreso nella presente misura il mutuo erogato per portabilità tramite surroga ai sensi del D.L. 7/2007 convertito dalla legge 40/2007, quando al momento della surroga l’importo non fosse superiore a 250.000 euro e sempre che l’evento da cui è scaturita la temporanea impossibilità di provvedere al pagamento si sia verificato successivamente alla data di surrogazione del mutuo. Parimenti è da ritenersi compreso il mutuo oggetto di cartolarizzazione o rinegoziazione con la stessa banca.

E’ da ritenersi escluso, invece, il mutuo accordato ai soggetti assicurati con polizza contro il rischio di insolvenza determinata dal verificarsi degli eventi impeditivi previsti dalla misura (sub), se la copertura assicurativa è attiva al momento della sospensione.

Ai fini della sospensione deve essersi verificata – successivamente alla stipula del mutuo – almeno una tra le seguenti cause impeditive (in ordine alle quali è necessario produrre la relativa documentazione):

–        perdita del posto di lavoro dipendente a tempo indeterminato (lettera di licenziamento) o a termine del contratto di lavoro parasubordinato o assimilato (copia del contratto), con assenza del nuovo rapporto lavorativo non inferiore a tre mesi (dichiarazione dello stato di disoccupazione resa dall’interessato al Centro per l’impiego ai sensi dell’art. 2 D.Lgs. 21/04/2000, n°181);

–        morte (certificato di morte) o insorgenza di condizioni di non autosufficienza di uno fra i componenti il nucleo familiare domiciliato nell’abitazione del beneficiario (certificato rilasciato dalla commissione istituita presso l’ASL competente per territorio), nel caso in cui lo stesso componente percepisca redditi per almeno il 30% del reddito imponibile complessivo del nucleo familiare ISEE (autocertificazione attestante la domiciliazione del componente il nucleo familiare presso l’abitazione del mutuatario; documentazione dalla quale risulti il reddito imponibile del componente il nucleo familiare ISEE);

–        pagamento di spese mediche o di assistenza domiciliare per importo non inferiore a 5.000 euro all’anno (fatture attestanti le spese mediche sostenute; copia del contratto di assistenza domiciliare da cui ricavare l’importo delle prestazioni fruite nell’anno precedente la data di presentazione della domanda; copia della documentazione relativa all’avvenuto assolvimento degli obblighi contributivi; certificato di “stato di famiglia”);

–        spese di manutenzione straordinaria, ristrutturazione o adeguamento funzionale dell’immobile oggetto del mutuo, sostenute per un importo non inferiore a 5.000 euro (fatture rilasciate dall’impresa attestanti le spese sostenute e recanti la descrizione dell’intervento effettuato sull’immobile; nel caso di spese riferibili a condomini: delibere assembleari di riparto delle spese e dichiarazione dell’amministratore dell’immobile; certificato di “stato di famiglia”).

Si precisa che in caso di false attestazioni la CONSAP provvede alla revoca delle agevolazioni e trasmette gli atti all’Autorità Giudiziaria, obbliga il beneficiario a rimborsare al Fondo gli interessi legali e la somma corrisposta alla banca, rivalutata secondo gli indici ISTAT di inflazione, e – in caso di mancato adempimento – recupera la somma dovuta avvalendosi anche della procedura di iscrizione a ruolo.

Tra le osservazioni possibili, in questa fase precedente le operazioni di richiesta sospensione, vi sono quelle che derivano dal paragone con il piano Abi per le famiglie derivato dall’accordo con le associazioni di consumatori: di natura temporanea quest’ultimo, in scadenza al prossimo 31 gennaio, il Fondo solidarietà ha carattere di durata nel tempo che deriva dalla legge, ed inoltre fa riferimento (ad es.) anche all’anno 2008 – escluso dall’accordo Abi – durante il quale potrebbe essersi verificata la perdita del lavoro dei mutuatari.

Inoltre, le cause di impedimento temporaneo per l’adesione al Fondo comprendono anche problemi legati al sostenimento di spese mediche, ovvero ampliano la fattispecie prevista, così come l’introduzione del parametro ISEE consente l’ottenimento del beneficio per ulteriori categorie fra cui artigiani e commercianti (contribuenti detti “al minimo”).

Il Fondo non è destinato alle aziende (per le quali esiste la moratoria Abi, ancora attiva).

Riguardo all’iter istruttorio e ai tempi di ottenimento della sospensione, la domanda del beneficiario viene controllata formalmente dalla banca che poi informa la CONSAP; quest’ultima, una volta concesso il nulla osta, consente alla banca di comunicare l’esito al beneficiario, e la sospensione si attiva entro i 30 giorni successivi a detta comunicazione. Ciò significa che l’effettiva sospensione delle rate, probabilmente, avverrà solo a partire dai primi mesi del 2011 (fonte: Radio24, Salvadanaio – puntata del 29/10/2010).

Ulteriori approfondimenti sul sito web del Dipartimento del Tesoro – da cui è possibile scaricare la modulistica da presentare in banca per l’adesione a partire dal 15 novembre 2010 – all’indirizzo www.dt.tesoro.it.

Previsioni Euribor a ottobre. L’Irs e le contraddizioni del sistema economico e finanziario

Non solo i più attenti, ma forse anche i distratti della finanza, si saranno accorti che la situazione economica e monetaria delle ultime settimane appare piuttosto contrastata, per non dire caotica.

La ripresa dell’economia europea, ma anche nord-americana con la Fed che acquista Treasure Bond contribuendo ad abbassarne i rendimenti, stenta più delle attese ed alimenta le paure della doppia recessione. Eppure gli acquisti di titoli azionari procedono a far salire l’indice MSCI della regione calcolato in euro, giunto quasi a +3,8% a settembre.

Così come continuano gli acquisti dei titoli di Stato nel vecchio continente, a denotare la crescita dell’avversione al rischio da parte degli operatori che massicciamente confermano le preferenze per i Bund tedeschi, senza però disdegnare i Paesi periferici. Sui quali PIIGS, tuttavia, si sono addensate ulteriori nuvole ai primi giorni d’autunno. Sempre gli operatori, almeno, avrebbero imparato a distinguere nettamente tra il rischio emittente di Italia e Spagna, da un lato, e Grecia, Portogallo e Irlanda dall’altro (fonte it.reuters.com).

Le aste Btp (http://www.questidenari.com/?tag=btp), difatti, raccolgono consensi diffusi, per quanto il premio di rischio richiesto si faccia sempre più alto e nel periodo tra inizio agosto e fine settembre il differenziale di rendimento coi Bund sulla scadenza decennale sia cresciuto di 45 basis points. Al riguardo, il gestore Pioneer tranquillizza tutti i detentori di debito governativo tricolore soffermandosi su quattro fattori: il giudizio stabile delle agenzie governative, il risparmio privato, la capacità del governo di collocare il debito e l’inesistenza di una bolla immobiliare (fonte Morningstar.it).

Qualche legittimo dubbio, però, potrebbe sorgere dalla valutazione dei prezzi dei contratti derivati Credit Default Swap a tutela del rischio insolvenza dell’Italia: in costante ascesa da inizio agosto, i CDS segnalano un debito sovrano molto alto rispetto al Prodotto Interno Lordo, piuttosto che preoccupazioni per il rapporto Deficit/PIL (fonte: Il Riformista del 29 settembre 2010).

La spiegazione della mole importante di acquisti sui mercati azionari ed obbligazionari, secondo il pensiero dominante fra gli economisti, andrebbe cercata nell’attuale condizione di liquidità eccessiva che circola tra le banche e che gonfia le quotazioni finanziarie senza riscontro in termini reali (fonte: IlSole24Ore.com).

L’uso dell’indice accusatore, puntato principalmente contro Trichet e la sua politica monetaria che ha lasciato invariati i tassi anche ad ottobre (costo del denaro all’1% dal maggio 2009, tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento all’1,75% e tasso sui depositi presso l’istituto centrale allo 0,25%), non risolve tuttavia la questione di fondo delle misure monetarie adottate di concerto con i responsabili delle politiche fiscali. Perché se l’obiettivo primo della Bce è rappresentato dal contenimento dell’inflazione, cosa che sta riuscendo, questo non autorizza i vertici dell’Eurotower a manovrare sui tassi in maniera incoscientemente rialzista col rischio di far esplodere i bilanci pubblici.

Le ultime parole di Trichet a margine della conferenza del 7 ottobre rafforzano il fronte di coloro che prospettano un allungamento dei tempi di completamento della exit strategy, iniziata a fine luglio e a tutt’oggi priva di una scadenza certa: pur ribadendo la politica di ritiro delle misure di sostegno al credito, il presidente ha confermato la necessità di fornire liquidità al sistema finanziario attraverso le operazioni non convenzionali.

In compenso, a dare una piccola scossa ai tassi Euribor hanno pensato le banche quando al 30 settembre, contestualmente alla restituzione di 225 miliardi di euro alla Bce, hanno rinnovato le scadenze P/T chiedendo in prestito fondi per soli 133 miliardi. La richiesta, inferiore alle attese, è stata giudicata positivamente nel senso dell’evoluzione verso la normalità dei mercati interbancari, per quanto non sarebbe proprio questo corrente il momento ideale per l’insorgere di un eventuale stato di difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese.

La liquidità rimane comunque abbondante e l’Euribor 3 mesi, a cui sono collegati molti mutui casa a tasso variabile, prosegue ad avvicinarsi senza fretta (increspature tecniche a parte) dai minimi di fine marzo (0,634%) al riferimento fissato dalla Banca Centrale Europea.

Dal grafico sotto indicato, che riporta l’andamento dell’Euribor trimestrale nei giorni operativi del 2010, si notano il punto di minimo di fine marzo (61) ed i momenti a partire dai quali lo stesso tasso ha manifestato variazioni in aumento per effetto della restituzione, dalle banche commerciali alla Bce, delle tranche di finanziamento del 1° luglio (131) e del 30 settembre (191), oltre che il livello attuale pari allo 0,972% del giorno 8 di ottobre.

La previsione dell’andamento dell’Euribor trimestrale, come riportata implicitamente nei derivati future scambiati tra operatori di mercato, appare coerente con il contenuto delle parole di Trichet improntate al cauto ottimismo: rispetto alle previsioni di inizio settembre, i tassi impliciti risultano ritoccati verso l’alto sulle scadenze più ravvicinate, ma pur sempre contenuti nei limiti della crescita graduale.

In particolare, sul mercato Eurex sono stati registrati alla data di venerdi 8 ottobre 2010 i seguenti valori

–        1,065% per dicembre 2010 (contro 0,935% di inizio settembre)

–        1,13% per marzo 2011 (contro 0,98% di inizio settembre)

–        1,475% per giugno 2012.

Sul mercato Liffe, alla stessa data 08/10/2010, le quotazioni dei future sull’Euribor 3 mesi restituiscono i seguenti tassi impliciti

–        1,055% per dicembre 2010 (contro 0,93% di inizio settembre)

–        1,125% per marzo 2011 (contro 1% di inizio settembre)

–        1,445% per giugno 2012

ed evidenziano il superamento della soglia 2%, esattamente 2,085%, soltanto per dicembre 2013 (quando invece, a inizio settembre scorso, la scadenza per il superamento della stessa soglia era fissata a settembre 2013).

Se poi l’analisi si estende a rivisitare le previsioni espresse dagli operatori di mercato esattamente un anno fa, quando lo stesso Euribor 3 mesi era atteso all’1,90% per dicembre 2010 e al 2,40% per giugno 2011, si comprende la sensibile revisione pessimistica delle aspettative di normalizzazione delle condizioni del sistema finanziario come sopra descritto.

Per quanto riguarda l’Irs, il parametro di riferimento per gli acquirenti casa che ricorrono ad un mutuo a tasso fisso, alcuni tra i più interessanti valori registrati alla data 8 ottobre 2010 segnalano rialzi generalizzati rispetto al fixing precedente e l’inversione di tendenza al superamento della scadenza ventennale:

–        2,63% a 10 anni

–        2,93% a 15 anni

–        3,03% a 20 anni (era al 3,93% esattamente un anno fa)

–        2,98% a 25 anni (in calo rispetto al 2,99% di inizio settembre)

–        2,87% a 30 anni (in calo rispetto al 2,91% di inizio settembre, ma anche rispetto al 3,84% di un anno fa).

Se lo scenario macro-economico dovesse essere confermato nel segno dell’incertezza per le settimane successive, vi sarebbero buone possibilità di vedere tassi prossimi ai livelli attuali in quanto correlati agli acquisti dei titoli governativi a lungo e lunghissimo termine, tradizionalmente considerati “sicuri”.

(per le previsioni Euribor e i tassi IRS del 19 novembre 2010 si legga http://www.questidenari.com/?p=3332)

Le previsioni Euribor e l’Eurirs a settembre 2010

Assodato che la vigorosa ripresa economica, decantata nel periodo pre-vacanziero, era principalmente una piacevole illusione alimentata dalla debolezza dell’Euro nei confronti delle principali valute http://www.questidenari.com/?p=2831 – constatazione che non sembra trovare spazio nelle cronache finanziarie di questi giorni – l’attuale condizione di salute del sistema economico del Vecchio Continente ha spinto Trichet e gli altri membri del consiglio direttivo Bce a rialzare le stime di crescita del Pil, con una flessione per la seconda metà del 2010.

L’effetto congiunto della crescita economica, moderata nelle attese e con tante incertezze, e della lieve revisione al rialzo delle previsioni inflazionistiche, “bussola” della politica monetaria Bce, comunque non ha modificato i tassi di riferimento, fermi ai consueti livelli: il costo base del denaro resta all’1%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali all’1,75%, ed il tasso che la stessa Bce riconosce alle banche commerciali sui depositi a breve termine rimane allo 0,25%.

La liquidità nel sistema economico continua a rimanere abbondante, e nulla lascia presagire cambiamenti drastici fino al termine del 2010, quando dovrebbe – ma il condizionale è d’obbligo – concludersi il ciclo delle aste straordinarie a tasso fisso ed importo illimitato accompagnate da tre aste di “fine tuning”, misure d’emergenza adottate per la crisi finanziaria (fonte: IlSole24Ore.com). Le prossime scadenze per le aste a 3 mesi, secondo calendario, sono state fissate al 28 ottobre, 25 novembre e 23 dicembre 2010.

E allora: se la ripresa economica non appare assumere il carattere della preannunciata solidità in Europa (né tantomeno oltre oceano dove Bernanke, che dieci giorni fa ha parlato di crescita dell’economia Usa più lenta del previsto, non sembra in procinto di obbligare Trichet alla contro-mossa sui tassi), se l’inflazione a breve termine non preoccupa e se le banche navigano il mare tranquillo della liquidità, cosa poteva succedere all’Euribor se non ingranare la retromarcia per tornare sui passi dei mesi precedenti?

In agosto il più noto tra i tassi interbancari, le cui diverse scadenze ruotano tutte attorno all’1% del tasso di rifinanziamento della Bce, ha iniziato a percorrere la via della discesa (persa dai minimi primaverili) col consueto passo lento, fino ad arrivare allo 0,883% di venerdi 3 settembre sulla scadenza trimestrale – quella più interessante per la restituzione del mutuo a tasso variabile.

Secondo le dichiarazioni rilasciate da un operatore, “i mercati finanziari hanno archiviato le speranze di una ripresa economica stabile” (fonte: IlSole24Ore.com). Concetto che si riflette sulle previsioni dell’Euribor sia sul mercato londinese dei derivati Liffe, sia sul tedesco Eurex.

Se al giorno venerdi 3 settembre sul Liffe il future sull’Euribor 3 mesi restituisce lo 0.93% per dicembre 2010, l’1% per marzo 2011, l’1.065% per giugno 2011 e l’1.125% per settembre 2011, bisognerà attendere fino al settembre 2013 per vedere il tasso superare quota 2%.

Alla stessa data del 3 settembre, le previsioni sull’Eurex confermano la crescita graduale nel tempo, nuovamente rivista al ribasso:

–        0,935% per dicembre 2010 (in calo rispetto all’1,075% del 6 agosto 2010)

–        0,98% per marzo 2011

–        1,07% per giugno 2011

–        1,08% per settembre 2011.

Marcia indietro anche per l’Eurirs, che oggi più che mai consente di affidarsi al mutuo a tasso fisso – apprezzatissimo  per le scadenze pari o superiori ai 20 anni dagli Italiani che comprano casa – per arrivare a spuntare indici di costo complessivo attorno al 4%.

Complice la ricerca ossessiva del “porto sicuro”, e nonostante il rispetto dei paletti fissati gradualmente per il risanamento del bilancio della Grecia che ha permesso di sbloccare dopo metà agosto la seconda tranche degli aiuti monetari dalla Ue, i richiedenti titoli di debito pubblico hanno orientato con forza le loro preferenze sui Bund a discapito dei Paesi periferici: tra i più colpiti l’Irlanda (che questo mese deve restituire euro 2,5 Mld di bond bancari, ma che non può spaventare per l’incidenza limitata del Pil sull’Eurozona), la Spagna, il Portogallo e soprattutto la Grecia, col premio di rischio più alto. Con la conseguenza per i titoli tedeschi che i prezzi sono schizzati e i rendimenti hanno seguito la direzione opposta, mandando il decennale al minimo storico. L’Italia, al solito senza infamia e senza lode, si è segnalata piuttosto per aver attirato sui Btp sempre più investitori istituzionali e sempre meno risparmiatori.

In questo modo l’Eurirs, collegato al rendimento del Bund, ha visto appiattire i valori su tutte le scadenze, per poi riprendersi a inizio settembre: in particolare, al 03/09/2010, i tassi sono al 2.99% a 25 anni e al 2.91% a 30 anni, col paradosso – inspiegabile per gli analisti – del tasso inversamente proporzionale al tempo.

(per le previsioni Euribor 3 mesi di ottobre 2010 e le scadenze Irs si legga: http://www.questidenari.com/?p=3061)

Tasso variabile: col cap o senza? Un quesito aperto

 

Non so se la lettura dell’articolo vi fornirà certezze sull’uso del tetto massimo da applicare al tasso fluttuante del vostro mutuo appena ottenuto, ma almeno vi aiuterà a comprendere come opera sul piano tecnico quella che viene definita una “copertura assicurativa” sugli interessi da pagare.

Pochi giorni fa mi trovavo in banca a trattare l’acquisto di un cap, per conto di un’azienda mia assistita, al fine di limitare l’esborso per la rata di mutuo in caso di futuri rialzi del tasso variabile.

Dopo aver ascoltato in religioso silenzio che si trattava di un derivato proposto nel rispetto della direttiva comunitaria Mifid – era evidente l’imbarazzo del personale bancario per la sola pronuncia di quella parola! – veniva posto alla mia attenzione uno strumento dalla durata quinquennale, pagabile in unica soluzione anticipata al premio dell’1,56% da applicarsi all’importo erogato di Euro 130000, che fissa lo strike al 3% e restituisce l’eccedenza dell’Euribor a 6 mesi su base 360 (eventualmente) pagata con ritardo trimestrale rispetto al versamento della quota interessi del mutuo da corrispondersi con periodicità semestrale.

informativa-pre-contrattuale-cap1                   All’atto pratico, tutto ciò significa che qualora l’Euribor – in quel momento fissato all’1,38% – salisse fino al 3%, gli interessi da corrispondere andrebbero di pari misura; invece, qualora l’Euribor superasse il 3%, detto tasso si “trasformerebbe” in un fisso al 3% (CAP = tetto) dato che l’eccedenza verrebbe restituita dopo 3 mesi dal pagamento della rata stabilita nell’atto di mutuo.

Chiarito che piano di ammortamento e Interest Rate Cap rappresentano due operazioni distinte, che la restituzione delle quote capitali segue il piano di ammortamento “francese” ovvero gli interessi sono calcolati su una base che decresce lentamente nel periodo iniziale del mutuo, e che occorre risolvere alcune problematiche relative alle operazioni di matematica finanziaria che rendano paragonabili tra loro gli importi maturati a scadenze di tempo diverse, c’è da domandarsi QUANTO debba salire il tasso Euribor al fine di ripagare l’esborso iniziale, rendendo così “equa” l’operazione.

A tal fine ho ipotizzato che:

        il tasso Euribor abbia raggiunto il proprio minimo a prescindere dalle prossime decisioni della BCE (fonte del 29 giugno 2009: ARITMA), e che quindi possa soltanto salire nei prossimi 5 anni

        la “copertura assicurativa” del CAP intervenga solo negli ultimi 3 anni, ovvero a partire dalla conclusione del secondo anno di mutuo

        il debito residuo del piano di ammortamento al 3°, 4° e 5° anno, a prescindere dalle variazioni future del tasso, sia quello desumibile dal prospetto elaborato in epoca iniziale dal calcolatore della banca facendo uso di tasso fisso (necessariamente!) pari all’Euribor di periodo

        il tasso di interesse applicato alle operazioni finanziarie di attualizzazione/capitalizzazione sia pari al 15% (I° alternativa: costo opportunità = ROI aziendale), oppure pari al 3% (II° alternativa: costo opportunità = tasso di rendimento dei Titoli di Stato).

Pertanto:

1) definito il differenziale di interesse alla generica semestralità come prodotto tra il debito residuo (alla stessa semestralità) e la differenza tra i tassi equivalente Euribor semestrale ed equivalente strike semestrale,

2) riportato all’epoca iniziale ciascun differenziale in base al fattore di attualizzazione che fa uso dell’equivalente ROI semestrale (I° alternativa),

la somma dei prodotti dei fattori elencati ai punti 1) e 2), calcolati per ogni semestralità degli ultimi 3 anni di durata del CAP, fornisce il valore attuale, in epoca 0, delle somme restituite dalla banca all’azienda a titolo di copertura dai rialzi di tasso.

Detto valore attuale si presta ad essere paragonato all’esborso iniziale sostenuto dall’azienda, come noto, pari al premio di Euro 2028.

Procedendo per tentativi (il calcolatore programmabile ha sostituito degnamente le vecchie tavole d’interpolazione!), si scopre che l’operazione è finanziariamente equa per un livello dell’Euribor nei prossimi 5 anni pari a 3,915% annuo, mentre, nella II° alternativa di utilizzo del tasso di attualizzazione al 3%, il livello di equilibrio dell’Euribor si abbassa al 3,615%.

Euribor*

ROI

П

3,915%

15%

 

3,615%

 

3%

 

Voi cosa consigliereste alla mutuataria???

I dati indicano che, nella prima alternativa, l’operazione è conveniente per l’azienda solo se l’Euribor si stabilizza oltre il 3,915%: ci può stare che l’Euribor superi questo livello nell’arco temporale dei prossimi 5 anni, ma potrebbe anche tornare ad abbassarsi in modo che la restituzione della banca non valga la spesa iniziale dell’azienda!

Vi posso aggiungere: un mio conoscente promotore finanziario, interpellato dal Vostro Autore colto dalla tempesta del dubbio, ha confermato che in questo momento storico non vi è urgenza di utilizzo della copertura e che, nella difficoltà oggettiva di stimare l’andamento dei tassi di mercato dei prossimi anni, si potrebbe tentare di chiedere alla banca un abbassamento delle condizioni di costo (che pure sembra nella media rispetto alle condizioni praticate da altri istituti di credito) qualora si fosse in presenza di somme rilevanti, di proprietà dell’azienda, gestite dalla stessa banca depositaria ……… ovvero in presenza di un elevato spread applicato al tasso Euribor del mutuo ………

Le condizioni del mutuo casa

 

Variazioni dei tassi incomprensibili, duplicazioni di polizze vita, costi alti e tempi lunghi per l’ottenimento delle perizie di cui non viene fornita copia, discutibile importo di valutazione dell’immobile, spiegazioni insufficienti: sono tanti gli interrogativi e le lamentele di chi si accinge a richiedere un mutuo casa, a rinegoziarlo o a trasferirlo presso altro istituto (http://www.questidenari.com/?p=11).

Vi riporto lo stralcio di un brano scritto da un caro amico conosciuto sui banchi universitari, Giuseppe Barresi, promotore finanziario di esperienza consolidata, che risponde ai dubbi del lettore Marco (il cui commento integrale è disponibile sul sito http://www.vostrisoldi.it/articolo/tassi-di-interesse-in-europa-sono-ancora-troppo-alti/12401/#comments).

                           

“ …….. Per quanto riguarda i dubbi dell’amico Marco, vorrei innanzitutto precisare che i tassi sono cosa ben distinta dalle spese pagate alla banca per la richiesta di mutuo, e che una variazione seppur piccola dei tassi incide nel tempo molto di più dell’eventuale manovra delle banche sugli importi delle spese fatte pagare ai mutuatari.

Mentre i tassi sono parametrati agli indicatori IRS (tasso fisso) e Euribor 1/3/6 mesi (tasso variabile) oggettivamente stabiliti dal mercato e non manovrabili dalle banche, gli spread applicati dipendono esclusivamente dalle banche che essendo in un libero mercato possono variarli in qualsiasi momento pena la loro estromissione dal mercato stesso. Spesso si cade nell’errore di pensare che le banche non aggiornino l’Euribor in caso di mutui a tassi variabili perché ci si accorge magari, come successo ultimamente, che l’indicatore di mercato scende e le rate rimangono pressoché le stesse. Questo dipende dal fatto che abbiamo a che fare con l’Euribor a 3 o magari a 6 Mesi che aggiorna la rata appunto ogni tre/sei mesi e non in tempo reale.

Il tasso BCE di cui si sente spesso parlare è cosa ben diversa dall’Euribor: sicuramente quest’ultimo è influenzato dal tasso manovrato dalla Banca Centrale Europea ma non varia immediatamente con esso.

Quest’anno, almeno per la mia banca, è disponibile un nuovo tipo di mutuo che collega gli interessi passivi direttamente al tasso BCE e quindi è maggiormente trasparente.

Come gli spread, anche tutte le spese inserite nel contratto di mutuo fanno parte dell’offerta della Banca e quindi possono essere più o meno vantaggiose se confrontate con quelle di altre banche. Tra di esse ci sono le spese istruttoria, l’assicurazione incendio e scoppio sull’immobile, l’assicurazione sulla persona mutuataria ed infine la perizia. Per ritornare al discorso polizze, io sinceramente non credevo ci fossero banche che richiedessero obbligatoriamente la sottoscrizione della polizza vita, per questo devo dire che la mia banca è differente.

Nella generalità dei casi questo tipo di assicurazione è facoltativa a differenza della copertura sull’immobile che ne garantisce la banca dalla distruzione, dato che la banca stessa rischierebbe di perdere la garanzia reale inscritta inizialmente a suo favore.

Entrando più nel dettaglio di quanto successo a Marco, relativamente alla sottoscrizione di una seconda polizza vita in sede di richiesta secondo mutuo con la stessa banca, bisogna sottolineare che tali polizze vanno ad assicurare il debito residuo del mutuo richiesto e quasi sempre vengono pagate una tantum all’inizio, quindi penso non sia tecnicamente possibile far pagare un adeguamento al cliente per incrementare il capitale assicurato. E’ comunque vero che la banca percepisce un ritorno commissionale da ogni polizza sottoscritta.

Si dovrebbe andare a vedere quanta parte del secondo premio pagato da Marco è stata destinata alla vera e propria copertura del nuovo mutuo e quanta invece al costo. Sicuramente la banca, se non lo ha fatto, avrebbe potuto azzerare il costo per agevolare il cliente che per la seconda volta utilizza i suoi servizi/prodotti invece di rivolgersi ad altra banca.

Dalle parole espresse da Marco si denota che il rapporto con la sua banca si è ormai incrinato, questo dovrebbe portarlo a sedersi a tavolino con altre banche per trovare la soluzione migliore al suo problema. Ci sono moltissime banche o finanziarie disposte a consolidare il debito pregresso contratto, magari allungando la scadenza del nuovo mutuo per finanziare anche una liquidità aggiuntiva, sempre ammesso che ci siano tutte le condizioni per tale possibilità.

Personalmente dico che se un mutuatario vuole fare anche una semplice surroga, e spostare il suo mutuo su di un’altra banca senza costi, nessuno glielo può impedire, nè tantomeno la banca mutuante originaria che rischia sanzioni – come è successo ad una nota banca che ultimamente è stata multata per aver messo in atto comportamenti che hanno ostacolato la libera portabilità del mutuo dei suoi clienti.

Per quanto riguarda la Perizia, effettivamente è prassi ormai consolidata da parte delle Banche Mutuanti di farla pagare ma di non consegnarla al cliente. Non essendo un tecnico posso solo pensare che tale valutazione non sia del tutto oggettiva ma ci sia una parte seppur piccola che possa influenzare il Valore Finale di un Immobile e che dipenda appunto dal valutatore che, nel caso di perizie per richieste mutuo, è incaricato direttamente dalla banca che ne definisce i criteri di valutazione da utilizzare. Se così fosse, avrebbe un senso il suo mancato rilascio al cliente perché finalizzata solamente al rilascio del mutuo e non utilizzabile nei confronti di terzi.

Spero di essere stato chiaro ed esauriente per quanto possano essere di mia competenza i temi trattati.”