Archivi tag: Euribor 1 mese

Le previsioni sui tassi Euribor 3 mesi e Irs a fine gennaio 2011

Dopo un inizio anno molto tranquillo, caratterizzato da aste di rifinanziamento a tasso fisso e con l’Euribor in lieve ribasso per via della liquidità ancora abbondantemente erogata alle banche, piccole ma inattese fiammate inflazionistiche hanno contribuito a movimentare il quadro generale del vecchio Continente in materia di saggi.

Così trovano spiegazione le continue spinte al rialzo dell’Euribor nelle ultime due settimane, evento non certo drammatico ma comunque rappresentativo di un elemento nuovo capace di far tornare il tasso interbancario trimestrale all’1,063% in data 28/01/2011, avendo quest’ultimo già superato da metà mese la quota 1% di riferimento della Bce ferma dal maggio 2009. L’Euribor 6 mesi, invece, è salito all’1,307% alla stessa data, mentre la scadenza mensile è arrivata allo 0,877%.

L’attenzione particolare della Bce per il livello dei prezzi complessivo (mosso da petrolio e materie prime, mentre l’energia è ininfluente sull’inflazione core che rimane stabile) non poteva sfuggire ai mercati anticipatori delle vicende economiche, né impedirne riflessi in termini di aspettative, facendo aumentare il numero di analisti che preannunciano il rialzo del costo base del denaro per la seconda metà dell’anno, manovra spettante a Trichet in esecuzione del mandato per il contenimento dell’inflazione.

Senza gli allarmismi del 2008, i future sull’Euribor 3 mesi contrattati sul mercato Liffe, al 28 gennaio 2011, sono in salita (mentre a fine dicembre subivano ritocchi al ribasso sino ai valori riportati fra parentesi) ed indicano una gradualità nella crescita che porterà a superare la soglia del 3% (rilevato su mercato Eurex) soltanto nel dicembre 2013, quando – secondo le attuali previsioni – il tasso interbancario si porterà a livello della media storica calcolata a partire dal 1999:

– marzo 2011: 1,18% (1,03%)

– giugno 2011: 1,42% (1,11%)

– settembre 2011: 1,63%.

Naturalmente, solo col tempo si potrà capire se le attese degli operatori sono sfociate in preoccupazioni eccessive, come accade non di rado e come ritengono alcuni economisti fiduciosi che i tassi possano tornare indietro. Fra questi Willem Buiter, capo economista Citi, fa osservare che l’eccessiva considerazione di Trichet per l’inflazione è motivata dal quasi completo utilizzo della capacità produttiva dell’industria manifatturiera tedesca, e che un innalzamento dei tassi sarebbe disastroso per i Paesi periferici (fonte: Plus24 di sabato 29 gennaio 2011).

Ciò significa, tradotto in previsioni, che il futuro dei tassi variabili dipende non solo dall’andamento del petrolio e dalla capacità dei governi di mettere ordine nei loro bilanci, ma anche dalla sensibilità della Bce nel prorogare una manovra di politica monetaria che ciclicamente va ripetuta.

Il quadro generale ha conosciuto cambiamenti anche sul fronte dei tassi fissi, negli ultimi tempi tornati ad essere “osservati speciali” dai mutuatari.

Concluso il 2010 con un enorme punto interrogativo per via degli acquisti continuativi di titoli del debito pubblico da parte della Bce (sia pur sterilizzati per gli effetti sulla liquidità) e per via dei dubbi perenni sulla ripresa economica, le nuove certezze arrivano dalle rassicurazioni dei Paesi orientali, dove Pechino e Tokio si dichiarano pronte a sostenere gli acquisti dei periferici europei, dal successo di vendita delle obbligazioni del Fondo di Stabilità Finanziaria Europea (EFSF, veicolo di salvataggio garantito dagli Stati dell’Eurozona e atto a stabilizzare l’area), nonché dai riscontri positivi per domanda e rendimenti registrati nelle aste dei titoli spagnoli prima ed italiani poi.

Non solo nell’ultima asta del Tesoro (http://www.questidenari.com/?tag=asta-28-gennaio) si è respirato un clima “normale” (fonte: Reuters Italia), ma anche la Grecia è tornata a piazzare sul mercato i propri titoli trimestrali al 4,1% (fonte: IlSole24Ore.com).

E se gli investitori percepiscono la maggiore stabilità del sistema finanziario, aumenta la loro propensione al rischio a scapito della qualità inserita nel portafoglio. Tradotto in termini operativi, le vendite dei Bund fanno calare i prezzi ed aumentare i rendimenti.

Anche le nuove emissioni programmate di governativi e corporate non fanno che accrescere le attese di rendimenti al rialzo, e prefigurano così la crescita dell’Irs.

Sempre alla data del 28 gennaio 2011, i successivi sono i fixing dell’Irs alle scadenze più rilevanti (tra parentesi i valori tutti più bassi di fine dicembre scorso):

– 10 anni: 3,47% (3,35%)

– 15 anni: 3,78% (3,68%)

– 20 anni: 3,85% (3,74%)

– 25 anni: 3,78% (3,66%)

– 30 anni: 3,67% (3,55%).

Tra i future sui tassi a lungo termine, alla chiusura dell’ultima contrattazione sull’Eurex, ha fatto registrare i valori seguenti l’Euro Bund-10 anni caratterizzato da trend al ribasso nell’ultimo mese (tra parentesi la chiusura della settimana precedente):

– marzo 123,73 (123,76)

– giugno 122,32 (122,35)

– settembre 121,98 (122,07).

(per le previsioni Irs ed Euribor aggiornate a marzo 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=3757)

[polldaddy rating=”3739498″]

I tassi stabili e la moratoria per le famiglie. E per gli sceicchi

Se l’Euribor a 1 mese è stato registrato in rialzo negli ultimi giorni, il motivo è da ricondursi a quell’evento che in gergo tecnico va sotto il nome di “increspatura” (http://www.questidenari.com/?p=1234).

La crisi dell’emirato di Dubai, i cui contorni non sono al momento meglio precisati al di là della richiesta di moratoria del debito di 59 miliardi di dollari per 6 mesi che ha fatto scendere il rating quasi al livello dell’Argentina, non sembra avere nulla a che fare con l’andamento dei tassi, almeno per ora. E difatti l’Euribor a 3 mesi non ha manifestato segnali di turbolenza, ma è rimasto stabile poco sotto lo 0,72%.

Anzi, le attese sulle scadenze 2011-2012 sono addirittura in ribasso, mentre quelle sulle scadenze più ravvicinate sono ferme (fonte: IlSole24Ore). Il motivo è legato alle difficoltà di ripresa economica che tutti si attendono, quelle stesse difficoltà che, tradotte in ambito micro, si sostanziano nella richiesta di congelamento delle rate di mutuo – il solo Euribor a 3 mesi, tutto sommato stabile, non può bastare a tranquillizzare il variegato popolo dei mutuatari.

Le ultime notizie ci dicono che sarebbe stato fissato un tetto, (a partire da?) 120mila euro, all’importo dei mutui da assoggettare a moratoria, e che il piano riguarderebbe pure i mutui per costruzione e ristrutturazione dell’abitazione principale, mentre ne sarebbero esclusi quelli di durata inferiore a 5 anni.

Non verrebbero applicati interessi di mora durante il periodo di sospensione, ed i beneficiari (http://www.questidenari.com/?p=1383) sarebbero solo coloro che si trovano nelle condizioni specificate tra il 30 giugno ed il 31 dicembre 2009 (fonte: IlSole24Ore).

I rumors si rincorrono e le trattative fervono tra Abi e associazioni dei consumatori. Il tempo fugge, l’Euribor non sta fermo in eterno.

Torna giù l’Euribor

 

Ha avuto subito effetto l’operazione realizzata ieri dalla BCE, che ha iniettato nel sistema finanziario la bellezza di 442 miliardi di euro nella forma del prestito alle banche al tasso fisso dell’1% (pronti contro termine – fonte: www.ilsole24ore.com).

Infatti, dopo un mese in ascesa lenta ma continuata, il tasso Euribor – a cui le banche si scambiano denaro e che rappresenta la base di calcolo della rata per i mutui a tassi variabile – ha invertito la tendenza con un netto ribasso fatto registrare dalla scadenza mensile (a 360 giorni) che, scesa di colpo allo 0,828%, si è riportata in prossimità del minimo storico fatto registrare il 18 maggio scorso.

I titolari di mutuo con adeguamento trimestrale della rata, invece, beneficeranno di una riduzione della quota interessi più contenuta dato che l’Euribor a tre mesi ha fatto registrare una minore diminuzione.

Le aspettative sui tassi

Le parole del ministro Tremonti prima, espresse nel corso di una trasmissione televisiva dell’emittente pubblica, e poi del presidente Confindustria Marcegaglia dichiarate durante l’assemblea degli industriali di Cremona (fonte: www.ilsole24ore.com), hanno il comune denominatore della statistica basata sulle rilevazioni empiriche più recenti.

Entrambi hanno fatto riferimento al rallentamento – registrato sia nel nostro Paese che a livello mondiale – della caduta degli ordini e del fatturato che riguarda i principali settori economici, e di conseguenza alla speranza che il peggio della crisi economica e finanziaria sia ormai passato. A supporto delle proprie asserzioni sulla fine della grande paura, Tremonti ha citato pure gli interventi governativi a sostegno dell’economia americana, con evidenti riflessi sulle scelte nostrane operate dal Ministero dell’Economia in materia dei c.d. Tremonti bond (http://www.questidenari.com/?p=333).

Gli ultimi dati sul traffico e sul commercio, così come recepiti dagli operatori di Borsa, si sono tramutati nel senso di un’inversione di tendenza sui tassi che ha finito per coinvolgere anche l’Euribor, il tasso interbancario a cui guardano con attenzione coloro che hanno contratto un mutuo casa a tasso variabile.

Se è vero che la settimana scorsa ci siamo trovati di fronte a segnali ancora timidi, è altrettanto vero che gli ultimi rialzi dell’Euribor a un mese hanno indotto gli analisti a ritenere prossima la fine della parabola discendente dei tassi.

Ma se il Centro Studi Confindustria indica difficoltà ancora per qualche mese, e i governi nazionali maggiormente alle prese con interventi a sostegno del sistema economico-finanziario dichiarano che l’economia globale ancora non fornisce indicazioni attendibili di uscita dalla crisi, le previsioni di ripresa delle Borse sono da considerarsi eccessivamente ottimistiche?

O forse, come qualcuno ha dichiarato, le aspettative degli operatori sono sempre esagerate in un senso o nell’altro, e il passaggio dal catastrofismo all’euforia è piuttosto repentino.