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Decreto-legge 201/2011 convertito con la Legge 214 del 2011: detrazioni delle spese per interventi di ristrutturazione e riqualificazione energetica degli edifici (art. 4, commi 1 e 4)

Il D.L. 201/2011, convertito in legge con le modificazioni riportate nell’allegato alla Legge 214 del 22 dicembre 2011, al comma 1 dell’art. 4 “Detrazioni per interventi di ristrutturazione, di efficientamento energetico e per spese conseguenti a calamità naturali” reca disposizioni che, dal 1° gennaio 2012, estendono a tutte le parti comuni degli edifici residenziali la detrazione dall’imposta lorda Irpef del 36% delle spese documentate, fino alla somma di 48.000 euro per unità immobiliare, sostenute dai contribuenti che possiedono o detengono l’immobile oggetto di intervento di cui alle lettere a) b), c) e d) dell’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380.

Stesso beneficio spetta in relazione agli interventi

–        “di cui alle lettere b), c) e d) dell’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, effettuati sulle singole unità immobiliari residenziali di qualsiasi categoria catastale, anche rurali e sulle loro pertinenze”;

–        necessari alla ricostruzione o al ripristino degli immobili danneggiati a seguito di eventi calamitosi, anche quando la dichiarazione dello stato di emergenza sia intervenuta prima della data di entrata in vigore della norma;

–        per la “realizzazione di autorimesse o posti auto pertinenziali anche a proprietà comune” e “finalizzati alla eliminazione delle barriere architettoniche, aventi ad oggetto ascensori e montacarichi”;

–        relativi alla prevenzione del compimento di atti illeciti da parte di terzi, “alla realizzazione di opere finalizzate alla cablatura degli edifici, al contenimento dell’inquinamento acustico” e alla “realizzazione di opere finalizzate al conseguimento di risparmi energetici” (fonti rinnovabili di energia);

–        “relativi all’adozione di misure antisismiche con particolare riguardo all’esecuzione di opere per la messa in sicurezza statica, qualora gli stessi interventi siano “realizzati sulle parti strutturali degli edifici o complessi di edifici collegati strutturalmente”, comprendano interi edifici e, per i centri storici, vengano “eseguiti sulla base di progetti unitari e non su singole unità immobiliari”;

–        “di bonifica dall’amianto e di esecuzione di opere volte ad evitare gli infortuni domestici”.

Tra le spese elencate sono comprese quelle per la progettazione e per le prestazioni professionali relative all’esecuzione delle opere edilizie e alla messa a norma degli edifici.

Nell’ordine del 36% del valore degli interventi eseguiti – che si assume pari al 25% del prezzo dell’unità immobiliare risultante nell’atto pubblico di compravendita o assegnazione, e comunque entro il limite di 48.000 euro – la detrazione spetta all’acquirente o assegnatario delle singole unità immobiliari per gli “interventi di restauro e risanamento conservativo e di ristrutturazione edilizia di cui alle lettere c) e d) del comma 1 dell’articolo 3 del decreto del Presidente della Repubblica 6 giugno 2001, n. 380, riguardanti interi fabbricati, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare e da cooperative edilizie, che provvedano entro sei mesi dalla data di termine dei lavori alla successiva alienazione o assegnazione dell’immobile”.

Se gli interventi elencati rappresentano la prosecuzione di interventi iniziati negli anni passati, si tiene conto delle spese sostenute negli stessi anni ai fini del computo della soglia massima delle spese per la detrazione.

La detrazione, “cumulabile con le agevolazioni già previste sugli immobili oggetto di vincolo ai sensi del decreto legislativo 22 gennaio 2004, n. 42, ridotte nella misura del 50%”, viene ripartita in 10 quote annuali costanti nell’anno di sostenimento delle spese e in quelli successivi.

In caso di vendita dell’unità immobiliare sulla quale sono stati realizzati gli interventi, la detrazione non utilizzata (in tutto o in parte) viene trasferita per i rimanenti periodi d’imposta all’acquirente (persona fisica) dell’unità immobiliare, mentre, in caso di decesso dell’avente diritto, la fruizione del beneficio si trasmette all’erede “che conservi la detenzione materiale e diretta del bene”.

La modifica del 4° comma dell’art. 4 estende la detrazione fiscale del 55% “alle spese per interventi di sostituzione di scaldacqua tradizionali con scaldacqua a pompa di calore dedicati alla produzione di acqua calda sanitaria”.

(per l’aumento della detrazione stabilito dal Decreto Sviluppo: “D.L. 83/2012: detrazione 50% per intervento di ristrutturazione edilizia e bonifico“)

Eni: stacco dividendo il 23 maggio. Bilancio 2010 e risultati al I° trimestre 2011

Con l’approvazione del bilancio di esercizio al 31 dicembre 2010, Eni S.p.A. matura utile per oltre 6,179 miliardi di euro e viene riconosciuto agli azionisti a titolo di dividendo 0,50 euro per azione, con esclusione delle azioni proprie in portafoglio, a saldo dell’acconto sul dividendo per l’esercizio 2010 di 50 centesimi di euro (dividendo complessivo per azione dell’esercizio 2010: 1 euro). Il pagamento del saldo dividendo verrà effettuato a partire dal 26 maggio 2011 (stacco al 23/05/2011).

L’utile d’esercizio del bilancio consolidato 2010 è pari a 6,318 miliardi di euro derivante da ricavi in crescita ad oltre 98,5 miliardi; il flusso di cassa netto, a cui ha contribuito il flusso di cassa netto da attività operativa per 14,69 miliardi di euro, è negativo per 59 milioni di euro e fa scendere le disponibilità liquide a 1,549 miliardi di euro; l’indebitamento finanziario netto a fine periodo è pari a 26,119 milioni di euro.

Nel 1° trimestre 2011 Eni ha realizzato utile netto adjusted (esclude l’utile/perdita di magazzino e gli special item) per 2,22 miliardi di euro (+21,6% sul 1° trimestre 2010): l’aumento è scaturito per effetto del miglioramento del risultato operativo (crescita oltre il 32% del settore Exploration & Production trainata dal prezzo del petrolio) e della diminuzione del tax rate adjusted.

Il flusso di cassa netto da attività operativa per euro 4,19 miliardi ha coperto i fabbisogni finanziari generati dagli investimenti tecnici per euro 2,87 miliardi e ridotto l’indebitamento finanziario netto (-1,17 miliardi di euro) rispetto a fine 2010 a 24,95 miliardi di euro.

(per i rimanenti dividendi a Piazza Affari – stacco del 23 maggio 2011 – si legga http://www.questidenari.com/?p=4288)

(per le obbligazioni a tasso fisso e a tasso variabile, scadenza 2017, emesse dall’Eni nella seconda metà del 2011: http://www.questidenari.com/?p=5124)

Enel Green Power: dividendo al 23 maggio. Bilancio 2010 e risultati I° trimestre 2011

Enel Green Power ha chiuso il bilancio 2010 con un margine operativo lordo (Ebitda) a 846 milioni di euro (-32 milioni rispetto all’esercizio precedente).

L’utile d’esercizio, pari a 344 milioni di euro (+22 milioni sul 31/12/2009 per via di minori oneri finanziari), si accompagna alla distribuzione di un dividendo di 2,72 centesimi di euro per azione pagato il 26 maggio 2011 (stacco cedola il 23/05/2011).

L’indebitamento finanziario netto, a fine 2010, è sceso fortemente a 1.915 milioni di euro (4.470 milioni di euro al 31 dicembre 2009) per via della rinuncia al credito da parte della controllante Enel Spa.

Il flusso di cassa da attività operativa ha generato liquidità per 268 milioni di euro in diminuzione (-68%) rispetto al 2009 per effetto principalmente delle maggiori imposte ed oneri finanziari pagati nell’esercizio. Le disponibilità liquide si riducono così a 33 mila euro.

Nel trimestre gennaio-marzo 2011 è salito a 393 milioni di euro (contro i 326 del 1° trimestre 2010) il margine operativo lordo (Ebitda); l’utile di periodo del Gruppo e di Terzi è risultato pari a 163 milioni di euro (+28,3%) per effetto della valutazione delle partecipazioni col metodo del patrimonio netto; infine, l’indebitamento finanziario netto è salito a 3,333 miliardi di euro (+241 milioni) anche per via della liquidità impiegata nelle attività di investimento (204 milioni di euro) solo parzialmente coperta dalla liquidità generata dalla gestione corrente.

(per lo stacco dividendo Eni al 23 maggio 2011, per il bilancio 2010 ed i risultati del 1° trimestre 2011 si veda http://www.questidenari.com/?p=4276)

Enel: dividendo al 23 giugno. Bilancio 2010 e 1° trimestre 2011

Dall’utile netto ordinario di gruppo riconducibile alla sola gestione caratteristica, sulla base della politica dei dividendi che fissa il pay-out al 60% di detta grandezza, l’Enel pagherà il saldo del dividendo relativo all’esercizio 2010 in data 23 giugno 2011, con data di stacco della cedola n° 18 al 20/06/2011, e corrisponderà l’acconto sul dividendo dell’esercizio 2011 in data 24/11/2011 (stacco cedola al 21 novembre 2011).

L’approvazione del bilancio consolidato 2010 comporta la distribuzione di un dividendo per azione di 0,28 euro, ovvero – considerato l’avvenuto pagamento dell’acconto di 10 centesimi per azione – il saldo del dividendo dell’esercizio 2010 sarà quantificato in euro 0,18 per azione.

Il Gruppo ha conseguito al 31 dicembre 2010 un risultato netto consolidato pari a 4,39 miliardi di euro (risultato d’esercizio pari ad euro 3,45 miliardi se considerato al netto degli acconti sul dividendo per 940 milioni), in calo rispetto agli oltre 5,58 miliardi di euro del 2009 rideterminati, fra l’altro, per effetto dell’acquisizione del 25,01% del capitale sociale di Endesa. Il margine operativo lordo (Ebitda) è risultato pari a 17,48 miliardi.

Le “disponibilità liquide e mezzi equivalenti” (i.e. flusso di cassa) sono risultate pari a 1,053 miliardi grazie al cash flow da attività operativa (11,725 mld).

La posizione finanziaria netta (come da Comunicazione Consob), sempre al 31/12/2010, è pari a -47,491 miliardi di euro che, sommati ai “crediti finanziari non correnti e titoli a lungo termine”, risalgono a quota -44,924 miliardi di euro per il computo dell’indebitamento finanziario netto.

Nel I° trimestre 2011 il risultato netto del Gruppo, per la quota di pertinenza, è stato pari a 1,201 miliardi di euro (da ricavi a +7,8% rispetto al periodo gennaio-marzo 2010), il margine operativo lordo a 4,399 miliardi, l’indebitamento finanziario netto a 45,563 miliardi, mentre le disponibilità liquide sono state assorbite per 47 milioni (principalmente per effetto dell’attività di investimento).

(per il dividendo Enel Green Power con “stacco” cedola il 23 maggio 2011, per i bilanci 2010 e I° trimestre 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=4264)

Aumento del costo del denaro in aprile ed effetti sulle previsioni dei tassi Euribor e Irs

Attendista riguardo ai riflessi sull’economia reale delle catastrofi nipponiche, e sensibile alla difesa del livello dei prezzi col settore manifatturiero tedesco al limite della capacità produttiva, Trichet ha invertito la rotta dei tassi di riferimento in Europa.

Nonostante la crisi nordafricana continui a far lievitare il prezzo del petrolio, il livello dell’inflazione nell’area euro – registrato a marzo al 2,6% annuo senza alcun contributo sostanzioso della ripresa economica globale – non appare preoccupante ma di certo si colloca al di sopra del livello di guardia fissato dalla Bce al 2%. In un contesto che, in ogni caso, vede l’inflazione “core” (scevra dalle componenti più volatili dell’energia) trovarsi all’1,5% circa.

In condizioni di saggi reali negativi, la mossa di Trichet – da intendersi pure come finalizzata ad azzerare gli stessi tassi – genera ulteriori attese di rialzo del costo base del denaro: ora fissato all’1,25% (+0,25% anche per il tasso di finanziamento marginale, idem per il tasso sui depositi delle banche commerciali), con molta probabilità nei prossimi mesi sarà oggetto di ulteriori ritocchi, anche se le previsioni oggi rilevate appaiono azzardate in relazione all’irrisolto problema dei bilanci pubblici europei esposti a questa tipologia di rischio.

L’Euribor ha proseguito la sua marcia al rialzo con il ritmo consueto, senza particolari reazioni alle dichiarazioni di Trichet esternate a marzo circa l’aumento di un quarto di punto,

arrivando sino a quota 1,294% sulla scadenza trimestrale al giorno 8 aprile 2011:

Le previsioni degli operatori di mercato, sopra anticipate, scontano da tempo altri tre incrementi dei tassi (da 0,25% ognuno) per la fine 2011, come appare dai future sull’Euribor 3 mesi registrati sulla piazza di riferimento internazionale del Liffe di Londra alla chiusura di venerdi 8 aprile 2011

giu 11 – 1,58% (era 1,47% a fine febbraio)

set 11 – 1,92% (era 1,71% a fine febbraio)

dic 11 – 2,195% (era 1,94% a fine febbraio),

mentre la restituzione dei tassi impliciti nei derivati fino al 2017 indica il superamento della soglia del 3% nel 2013 e del 4% per la fine del 2015:

giu 12 – 2,665%

dic 12 – 2,985%

giu 13 – 3,21%

dic 13 – 3,415%

giu 14 – 3,59%

dic 14 – 3,75%

giu 15 – 3,88%

dic 15 – 4,045%

giu 16 – 4,1%

dic 16 – 4,15%

mar 17 – 4,15%.

D’altro canto la mossa di Trichet, accompagnata da una velata allusione ai prossimi rialzi con le parole secondo cui “i tassi rimangono ancora bassi”, alimenta la propensione al rischio degli operatori di mercato che credono nella prossima crescita economica e suddividono per la prima volta l’Eurozona in tre gironi danteschi: quello virtuoso delle centrali Germania e Francia, l’opposto periferico di Grecia, Irlanda e Portogallo, e quello di mezzo con Italia (http://www.questidenari.com/?tag=btp) e Spagna. La recente richiesta di aiuti finanziari del Portogallo, la crescita economica già moderata ed ora colpita dalle accresciute difficoltà di accesso ai finanziamenti da parte delle imprese, e gli effetti sulle materie prime della crisi nordafricana appaiono assumere una dimensione di scarso rilievo, in gran parte sottovalutata ad avviso dello scrivente.

In questo scenario il Bund tedesco, che attualmente offre tra il 3.4% ed il 3.5% di rendimento, sembra destinato a conoscere tassi in salita ancora per diversi mesi. Ecco il future sull’Eurex del decennale tedesco al giorno 8 aprile:

giu 11 – 120,04 (era 122,75 a fine febbraio)

set 11 – 119,53 (era 122,27 a fine febbraio)

dic 11 – 118,94.

Anche gli altri rendimenti dei titoli di Stato dovrebbero seguire questo andamento rialzista nelle prossime settimane, sia pure con una moderazione (caratterizzante la crescita nella parte centrale e finale della curva) lontana dalle impennate registrate fino a febbraio.

E stessa fase di crescita moderata potrebbe conoscere l’Irs, parametrato anche al Bund decennale, i cui valori di riferimento per le rate di mutuo a tasso fisso sono lievitati nelle ultime settimane (http://www.questidenari.com/?p=3794) assieme ai valori dell’Euribor:

5 anni – 3,16%

10 anni – 3,72% (era 3,44% a fine febbraio)

15 anni – 4,01% (era 3,74% a fine febbraio)

20 anni – 4,09% (era 3,82% a fine febbraio)

25 anni – 4,04% (era 3,77% a fine febbraio)

30 anni – 3,94% (era 3,67% a fine febbraio)

40 anni – 3,83%.

(per i tassi Irs ed Euribor al 9 maggio 2011 e le previsioni Euribor 3 mesi fino al 2017 si legga http://www.questidenari.com/?p=4126)

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NO al nucleare. Qualche perché

Il genere umano, tanto intelligente da arrivare a realizzare la scissione del nucleo dell’atomo e a comprendere il principio della fusione (quella del sole, il c.d. nucleare pulito sfruttabile su vasta scala solo nel secolo prossimo!) ha bisogno di assistere ad eventi catastrofici per capire di essere ancora una nullità al cospetto della natura.

La lezione di Chernobyl dell’86, col suo carico di morti e deformati, evidentemente non era bastata a far comprendere la portata sociale, culturale ed economica della scelta nucleare. I preparatissimi Giapponesi, avvezzi a fronteggiare eventi sismici ed onde anomale al punto da attirare per decenni l’ammirazione e l’invidia di tutto il mondo, adesso ci impietosiscono con il loro autocontrollo perduto, coi loro occhi impauriti che bagnano di lacrime le mascherine bianche.

Ma se le centrali di prima generazione non potevano essere adeguate agli attuali standard di sicurezza – ed il collasso dei sistemi di raffreddamento di Fukushima ne fornisce piena evidenza – è naturale chiedersi fino a che punto occorre “alzare l’asticella” per tutelarsi in caso di incidente dalla contaminazione dell’aria, a causa delle nubi radioattive trasportate dai venti, e dalla contaminazione della terra attraverso le falde acquifere. Almeno per il cesio disperso a seguito della fusione del nocciolo, i tecnici ricordano che devono trascorrere 300 anni perché si esaurisca la sua carica radioattiva nei terreni circostanti il raggio di 250 kilometri (Corriere.it).

Dunque: se l’evidenza empirica ci fa registrare eventi sismici di magnitudo prossima a 9 della scala Richter (30mila volte più forte della scossa in Abruzzo), è opportuno costruire centrali che sopportino un simile impatto se poi si verifica un terremoto ancora più intenso?

E’ il caso che l’uomo continui a rincorrere la natura senza sapere fino a dove, o piuttosto prenda atto di aver giocato un confronto impari e cerchi soluzioni di energia alternativa rinnovabile meno traumatiche per gli equilibri del creato?

Purtroppo non è soltanto in dubbio la soluzione della fissione nucleare come scelta “sicura” sul piano tecnico-operativo, decisione su cui la stragrande maggioranza della popolazione non saprebbe esprimersi; in aggiunta, e forse qui sta il peggio, si pone un enorme interrogativo sulla gestione politica del nucleare.

In altri termini, il pensiero dominante fra coloro che commentano i fatti di cronaca sui quotidiani in rete – almeno qui in Italia – riferisce che la gente non si fida del modo in cui la classe politica gestisce le centrali dismesse da oltre venti anni (per scelta referendaria) ed il loro carico di scorie radioattive.

La centrale di Borgo Sabotino a Latina potrebbe costituire valido esempio: dall’anno di spegnimento 1987, nel reattore sono ancora presenti 2.000 tonnellate di grafite altamente radioattiva che – secondo l’ultimo piano di decommissioning – saranno smaltite nel 2040 quando l’intera area sarà bonificata. Con tutti i rischi connessi alla salute degli operatori e della vicinissima popolazione, che oltretutto si ritrova il costo della dismissione alla voce A2 della propria bolletta energetica (fonte originaria: Latina Oggi del 9 gennaio 2011).

E senza dubbio in molti hanno riflettuto sulle scelte politiche contraddittorie degli ultimi mesi: prima gli incentivi per l’energia alternativa, poi un decreto per fermare lo sviluppo delle energie rinnovabili in Italia, ora la “pausa di riflessione” annunciata dal ministro Paolo Romani per non cadere preda dell’emotività sull’ipotesi di nuove centrali nucleari in Italia, in concomitanza con le intenzioni di approfondimento della questione provenienti dai leader di ogni parte del mondo.

Ma anche “a freddo” il dibattito sul bilancio degli oneri e dei benefici è apertissimo, con una contabilità in continuo aggiornamento sull’energia nucleare attualmente più costosa di qualunque altra fonte energetica (IlMessaggero.it) e su centrali che inizierebbero a funzionare tra decenni: un periodo di tempo troppo lungo che dovremmo piuttosto utilizzare per concentrare gli sforzi sull’efficientamento delle rinnovabili, derivanti soprattutto dal sole e dal vento.

L’Italia non difetta certo di luce e la sua storia recente, quella di un territorio ad alto rischio idro-geologico, racconta che abbiamo serie difficoltà a metterci in sicurezza contro alluvioni e terremoti che devastano centri storici, fiumi che straripano e frane che travolgono furgoni sull’autostrada provocando morti e feriti: dormiremmo sonni tranquilli sul cuscino del nucleare?