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Il rendimento BTP 5 anni scende al 2,57%: l’Italia tiene ancora

Gli investitori di mercato, secondo gli operatori, sono stati rassicurati dalle misure adottate a favore degli Stati europei da Ecofin e Fondo Monetario Internazionale.

Gli ultimi segnali confortanti sull’affidabilità dell’Italia, prima delle conferme sul mercato secondario, sono arrivati dall’asta pubblica di ieri 13 maggio 2010, quando i Btp sono stati richiesti in misura apprezzabile – sia pur inferiore al doppio dell’importo offerto dal Tesoro – determinando un abbattimento del rendimento (-0,065%) per la tranche quinquennale rispetto all’asta precedente.

Oltre ai volumi di domanda e offerta, anche i prezzi hanno contribuito a far scendere il rendimento del Btp a 5 anni (scadenza 15/04/2015) al 2,572% lordo annuo; il rendimento del Btp a 15 anni (scadenza 01/03/2025), invece, è lievemente salito al 4,414% lordo annuo.

Fonte: IlSole24Ore.com

(per la riapertura dell’asta Btp 15 anni di luglio si veda: http://www.questidenari.com/?p=2771)

Il piano Ecofin fa bene ai Bot a 1 anno e tiene fermo l’Euribor

Il pacchetto di aiuti predisposto dai ministri delle finanze della Ue continua a far sentire i suoi benefici effetti.

La prima asta di titoli pubblici tenuta in un Paese periferico, dopo il varo del maxi piano Ecofin, è toccata all’Italia: con una domanda apprezzabile, pari quasi al doppio dell’offerta del Tesoro, sono stati assegnati i Bot a 12 mesi con rendimento in salita all’1,442% annuo (+0,509% rispetto al rendimento precedente).

Il prezzo del titolo in scadenza 16 maggio 2011 (367 giorni), nell’asta di oggi 11/05/2010, si è stabilizzato a quota 98,551 facendo segnare rendimenti che non si registravano da oltre un anno.

E come accaduto ieri, anche oggi l’Euribor scende (a 6 e 12 mesi pari a 0,979% e 1,244%, rispettivamente) o rimane piatto a 1 e 3 mesi (0,422% e 0,682%).

Fonte: MilanoFinanza.it

Il piano Ecofin normalizza adesso i mercati azionari e delle obbligazioni pubbliche. E domani?

Che la situazione rivestisse carattere di eccezionalità non poteva sfuggire.

Le quotazioni a picco nelle chiusure di Borsa della settimana scorsa, la speculazione, l’errore umano al sistema telematico di contrattazione, i debiti preoccupanti degli Stati sovrani, il monito dell’agenzia di rating, la Grecia sull’orlo del baratro: tanti fattori contribuivano a sollecitare un intervento, operato dalle istituzioni europee a difesa della moneta unica, urgente e – rovescio della medaglia – non propriamente frutto di programmazione sistemico-finanziaria.

Dopo una domenica senza riposo, il maxi piano varato dall’Ecofin, attraverso un meccanismo di assistenza finanziaria a vantaggio degli Stati membri col debito pubblico esuberante, ha stabilito l’utilizzo di prestiti bilaterali dai Paesi e l’intervento della Bce che potrà acquistare le obbligazioni pubbliche. La misura si somma ai 110 miliardi di euro stanziati subito da Paesi membri e Fondo Monetario Internazionale a favore della Grecia, che dovrà seguire una condotta di politica fiscale molto rigida (fonte: IlSole24Ore.com).

Prima Tokio, poi tutte le piazze europee hanno vissuto la giornata di lunedi in maniera euforica: il Ftse Mib ha chiuso a +11,3%, sospinto dagli stessi bancari che lo avevano affossato la seduta prima come Intesa Sanpaolo (+19%) e Unicredit (20,9%); Parigi a +9,6%, Madrid addirittura al 14% (fonte: IlSole24Ore.com).

Ma la notizia forte si è avuta alla conferma che la Banca Centrale Europea sta avviando un programma di acquisto di titoli di Stato, emessi per contenere la crisi: e così, anziché drenare l’abbondante liquidità dal sistema economico-finanziario, la Bce contribuirà ad aumentarne la consistenza, alimentando tensioni inflazionistiche che però, nel breve termine, non preoccupano gli economisti. Sembrano così allontanarsi i tempi della risalita dell’Euribor, che ieri non è aumentato per nessuna scadenza.

L’effetto immediato, ad ogni modo, è stato positivo sul mercato secondario (così detto per distinguerlo dal primario dove si negoziano titoli di prima emissione): i bond dei Paesi periferici hanno visto in ribasso i loro rendimenti, coi greci a scadenza 3 anni scambiati a 8,8% ed i quinquennali a quota 8,31%.

Stessa sorte per i Btp, che a 3 anni perdono lo 0,63% (trattati al 2,01%), a 5 anni lo 0,48% (trattati al 2,78%), e a 10 anni 28 basis points (trattati al 4%).

L’effetto riequilibratore, in abbattimento dei differenziali di rendimento, si è fatto sentire anche sui titoli “sicuri” tedeschi e francesi: il Bund a 3 anni riprende lo 0,14% salendo allo 0,9%, il Btan torna all’1% (fonte: IlSole24Ore.com).