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Previsioni Euribor e Irs a dicembre 2012

Dopo l’ultima riunione del consiglio direttivo non cambia la politica accomodante della Bce a dicembre, come era prevedibile per via della crescita economica che viene nuovamente rinviata a fine 2013. Secondo stime l’inflazione scenderà sotto il cancelletto del 2%. Scontata l’impossibilità dell’attuazione della vigilanza bancaria entro fine anno.

La stabilità dei tassi base (P/T 0,75%; rifinanziamenti marginali 1,5%, depositi 0%) era stata preventivata largamente dagli operatori del mercato Liffe, ma sembra aver sorpreso quanti si aspettavano la novità del tasso negativo per disincentivare i depositi overnight. La discussione tra i membri del consiglio riguarda i pro e i contro di una manovra che dovrebbe apportare necessariamente integrazioni all’automatismo del “corridoio” tassi (differenza 75 p.b.): alle attuali condizioni, infatti, un ulteriore taglio indurrebbe le banche a svuotare i depositi Bce per “travasare” il denaro nei conti correnti, dove maturano interessi al tasso principale nel limite della riserva obbligatoria (oltre limite: 0%); i fondi così girati, in ogni caso, non finanzierebbero l’economia reale. Giovedi scorso, tra depositi e conti correnti, erano presenti 721 miliardi di euro: un livello quasi uguale a quello del giovedi prima e ancora vicino ai circa 800 miliardi registrati quando il tasso sui depositi era allo 0,25%.

Venerdi mattina c’è stata una minima ma significativa reazione proveniente dal circuito interbancario, dove il denaro è stato scambiato a saggi più bassi su tutte le scadenze: dopo alcune sedute caratterizzate da un andamento quasi piatto, in data 7 dicembre 2012 l’Euribor 3 mesi ha fatto registrare il nuovo minimo storico (fixing 0,187%) ed il parametro a scadenza 12 mesi è sceso di dodici millesimi. In ogni caso, con la stessa logica del programma di acquisti Otm che finora ha disinnescato le fiammate speculative sui debiti sovrani, la Bce intende prevenire il surriscaldamento del settore fornendo liquidità illimitata alle banche con aste trimestrali fino al 9 luglio 2013.

Gli operatori di Londra, sempre al 7/12/2012, danno credito alle voci di un prossimo taglio al costo del denaro nell’ordine di un quarto di punto, collocando temporalmente la manovra nel primo trimestre dell’anno prossimo, e rivedono al ribasso tutte le scadenze dei tassi impliciti nei futures sull’Euribor 3 mesi con punte di 15 centesimi sul lungo termine per via della sempre più fosca situazione economica. Il nuovo minimo, ancora una volta spostato avanti a significare il trascinamento di una crisi sempiterna, tocca quota 0,1% a metà 2013.

Le settimane trascorse, non certo per motivi macroeconomici, si è verificata la caduta dell’avversione al rischio e degli spread periferici: dagli oltre 360 punti base di inizio novembre, il differenziale italiano sul decennale tedesco è sceso sotto il 3%, per poi risalire alla notizia della probabile fine anticipata del Governo tecnico che ha restituito parte di credibilità alla carta italiana.

Le scelte degli investitori istituzionali hanno privilegiato i Paesi europei al Nord America alle prese col fiscal cliff ma gli acquisti dei Btp italiani, come quelli dei Bonos, non sono stati eseguiti per effetto della vendita delle obbligazioni emesse dalla Repubblica federale tedesca che, in tal modo, hanno dato ulteriore dimostrazione di affidabilità tenendo saldo il rendimento sul decennale non troppo sopra l’1,4%.

Anche nelle ultime sedute gli investitori hanno mantenuto vivo l’interesse per i titoli tedeschi (venerdi 1,29% per il decennale e addirittura rendimento negativo per il triennale) ed il future sull’Eurex ha fatto segnare +0,12% per la scadenza di marzo (al 7 dicembre Euro-Bund 10 anni: 145,73), rafforzato dalle aspettative inflazionistiche sotto al 2%.

Nonostante la discesa degli ordinativi provenienti dai Paesi vicini stia mettendo a dura prova la solidità del settore manifatturiero della Germania, isola sempre meno felice del centro Europa, il debito tedesco non viene abbandonato.

In quest’ottica si mantengono pressoché inalterate le aspettative ribassiste del tasso Irs 10 anni per le prossime settimane, in continuità con la fase apertasi il mese scorso.

(per le previsioni della settimana prossima sui tassi variabili dei mutui: “Previsioni Euribor 3 mesi del 14 dicembre 2012“)

(per le previsioni sui tassi fissi dei mutui del mese prossimo: “Previsioni Euribor e Irs a gennaio 2013“)

Previsioni Euribor e Irs a novembre 2012. Obamanomics is yet to come

Inflazione ancora abbastanza alta, ben al di sopra del 2%, ma tassi di interesse confermati per la quarta volta consecutiva dalla Banca centrale europea (operazioni di rifinanziamento principali 0,75%; operazioni di rifinanziamento marginale 1,50%; depositi presso la banca centrale 0,00%) che, con un comportamento in linea con le attese, non ha determinato variazioni significative nelle condizioni di scambio del denaro all’interno del circuito interbancario.

L’Euribor 3 mesi, che nelle ultime due settimane è risultato in vistoso rallentamento e si è fermato per più di qualche seduta, ha toccato venerdi 9 novembre 2012 il nuovo minimo storico a quota 0,193%. Praticamente piatto anche l’andamento delle scadenze più brevi, mentre sembrano esserci altri margini di erosione per l’Euribor 6 mesi (fixing 0,366%) e per l’Euribor 12 mesi su base 360.

Con l’election day i tassi future sul Liffe, dopo giornate abuliche, hanno conosciuto ribassi da 1 a 7 centesimi lungo tutta la scaletta che si sono ripetuti, con minor intensità, venerdi scorso a causa delle continue preoccupazioni per il quadro economico generale, per la solita Grecia e per la Spagna intenzionata a rinviare a data da destinarsi la richiesta di aiuti finanziari.

Al 9 novembre 2012 l’Euribor 3 mesi è visto ancora in calo di circa due centesimi per metà dicembre 2012, quindi al minimo per marzo dell’anno prossimo e poi di nuovo in quota 0,19% a fine 2013.

Nulla di nuovo sul fronte depositi overnight presso Bce e conto corrente: 257 + 519 miliardi di euro rappresentano l’enorme massa di liquidità che giovedi scorso è rimasta custodita nell’istituto centrale senza raggiungere l’economia reale di alcuni Paesi dove l’accesso al credito per famiglie e imprese non è aiutato, e dove le banche – ha ricordato Draghi – devono rafforzare i bilanci per evitare richieste di aiuti.

La Bce continua a monitorare la condizione economica europea improntata all’incertezza e alla debolezza, con un rallentamento generale a cui fa riscontro un atteggiamento benevolo dei mercati indotto più dalle dichiarazioni di intervento con lo scudo anti-spread che dall’analisi dei dati macro.

La politica dei singoli Stati è impegnata nella realizzazione di riforme strutturali che sinora evidenziano progressi apprezzabili, soprattutto nel campo del lavoro, ma molto lenti.

L’effetto congiunto del consolidamento fiscale e della prontezza con cui può intervenire sui mercati l’istituto centrale, tuttavia, ha prodotto effetti incoraggianti visibili nella ripresa delle emissioni corporate e nell’abbassamento dei rendimenti delle obbligazioni pubbliche europee.

Nell’ultimo mese e mezzo le oscillazioni del prezzo del Bund sono state relativamente contenute grazie all’intervento della Bce, basato sulle intenzioni anti-spread non ancora messe in pratica ma sufficienti, non appena dichiarate con l’acronimo Omt, a far desistere i mercati dal porre in essere pratiche speculative. In sostanza, sotto l’ombra protettrice della banca centrale non sussistono motivi di panico per fare incetta del titolo rifugio né per liberarsene del tutto, considerato che la Germania scivola verso la stagnazione e che la Francia si è unita ai Paesi periferici in recessione, fra i quali Italia e Spagna.

In aggiunta la scarsa volatilità sarebbe stata favorita dall’attesa per l’esito delle presidenziali americane, coi mercati finanziari in stand-by a tifare per il candidato Romney supportato dalle grandi banche che, in caso di vittoria, avrebbe dato forza alle tesi di austerity sposate nell’Europa centrale in contrapposizione al modello negativo rappresentato per decenni dall’Europa del Sud.

La vittoria di Obama, la cui candidatura è stata finanziata dall’industria hi-tech e delle comunicazioni, ha sancito la conferma del presidente che più di ogni altro, nell’arco della storia americana, ha aumentato il debito pubblico (+50%) nel corso del mandato quadriennale ma non costituirà per forza di cose un elemento di continuità col passato. Dopo aver lanciato l’ultimo slogan sul “meglio che deve ancora venire” e dopo aver messo d’accordo le piazze finanziarie, da Wall Street alle europee tutte in rosso, il numero uno della Casa Bianca dovrà anzitutto valutare la vera natura del Congresso americano, con i ricchi repubblicani in maggioranza nella Camera dei Rappresentanti difficilmente disposti ad aumentarsi la pressione fiscale; quindi fare i conti con l’automatismo dei tagli alle spese (600 miliardi di dollari) e dell’aumento delle tasse (fiscal cliff) per la riduzione del disavanzo a stelle e strisce che, senza una proficua intesa tra forze politiche, si stima possa portare gli States in recessione con un abbattimento del Pil fino a 4,5 punti percentuali. Un’ipotesi devastante, in stile hurricane Sandy, alla luce del minacciato declassamento del giudizio sul debito federale e della mole ingente di titoli di Stato (Treasuries) acquistati dalla Federal Reserve, che ultimamente ha dato il via al terzo quantitative easing dagli effetti piuttosto blandi.

E’ questo, tra l’altro, uno dei motivi per cui in Europa le autorità si guardano bene dall’attivare ulteriori misure di politica monetaria che fanno uso di strumenti convenzionali e non, dalle quali scaturirebbero condizioni di rischio più che benefici.

Sia pur in considerazione della ben diversificata economia mondiale, lo scenario di un Nord-America in recessione avrebbe ricadute spiacevoli per l’economia del vecchio continente e di altre realtà come la Cina, alle prese con le riforme e con una crescita “rallentata” al 7,4% rispetto all’incremento medio pari al 10% del Pil sperimentato negli ultimi 33 anni.

Non a caso negli ultimi giorni sono piovute vendite sui periferici (spread italiano a 362 p.b. in risalita sui valori di fine settembre), sono stati effettuati acquisti sul Bund che hanno depresso il rendimento sul secondario a quota 1,35% e si è assistito ad una nuova impennata del future sull’Eurex (venerdi +0,1% per la scadenza di dicembre 2012).

Le attese sui tassi fissi dei mutui, dalle rilevazioni sui derivati, sembrano ricalcare l’iniziale calma piatta dei tassi variabili e segnano un punto di discontinuità con lo scenario delineato dai primi di settembre a causa dei ritardi con cui la politica europea risponde alla crisi. Il tasso Irs 10 anni potrebbe trovarsi all’inizio di una fase di lieve ribasso che, nelle prossime settimane, difficilmente farà registrare valori sotto quota 1,5%. Rimangono valide le considerazioni sopra riportate in ordine al movimento orizzontale del Bund e alla conseguente oscillazione del tasso Irs entro limiti non troppo ampi.

(per le previsioni sui tassi variabili della settimana prossima: “Previsioni Euribor 3 mesi del 16 novembre 2012“)

(per le previsioni del mese prossimo sui tassi fissi dei mutui: “Previsioni Euribor e Irs a dicembre 2012“)

Previsioni Euribor e Irs a ottobre 2012

Largamente attesa dai mercati, compreso il Liffe, la conferma dei tassi (rifinanziamento principale 0,75%; rifinanziamento marginale 1,50%; depositi 0%) è arrivata giovedi dal consiglio direttivo Bce che ha valutato la crescita economica debole e l’inflazione sopra il 2% per tutto l’anno. Non si è registrata alcuna ripercussione sul circuito interbancario, dove la liquidità nel complesso rimane abbondante ma fatica a raggiungere le filiali di alcune aree geografiche.

La discesa dei tassi Euribor ha fatto registrare quest’oggi 8 ottobre 2012 il nuovo minimo storico della scadenza 3 mesi allo 0,214%; in discesa anche le scadenze a 12 e 6 mesi, rispettivamente a 0,666% e 0,423%, mentre rimane fermo l’Euribor 1 mese a quota 0,112%.

Non desta preoccupazioni neppure il differenziale Euribor-Ois, nella mattinata di venerdi scorso a 13,2 punti base dopo aver toccato il minimo degli ultimi cinque anni (0,128%) al 1° ottobre.

Indicazioni positive arrivano anche dalla somma (comunque troppo alta) dei depositi a 24 ore presso Bce e dei conti correnti, giovedi scorso in calo a circa 818 miliardi di euro nonostante l’approssimarsi della chiusura del periodo di mantenimento della riserva obbligatoria che assorbe risorse impedendo il raggiungimento dell’economia reale.

In conferenza le parole di Draghi, che non ha neppure accennato ad altre misure straordinarie di finanziamento, hanno ridotto le attese di prossimi tagli al costo base del denaro da operare entro fine anno. Contro la stessa tesi gioca anche un’ulteriore considerazione: il taglio di un quarto di punto produrrebbe un effetto lieve sull’Euribor 3 mesi, quantificabile attorno allo 0,1% in meno di un tasso che già si trova ai minimi storici, ma rafforzerebbe i pericoli dell’inflazione e dell’inquinamento di bilancio delle banche europee per via degli acquisti di titoli ad alto rischio ed alto rendimento con liquidità ottenuta a basso prezzo.

Prendono forza così le previsioni degli operatori che contrattano derivati a Londra e, al 5 ottobre 2012, delineano una curva dei tassi Euribor 3 mesi attesi nelle settimane seguenti in lieve diminuzione (minimo 0,2% a dicembre 2012) e approssimativamente sui livelli attuali ancora fino a metà dell’anno prossimo.

Le indicazioni di Draghi fornite il mese scorso sul programma di acquisto dei titoli di Stato (Omt) ed il via libera condizionato nel quantum dalla Corte Costituzionale tedesca avevano soddisfatto i mercati, impedendo il ripetersi dello schiacciamento dei rendimenti del Bund poco sopra la soglia dell’1%.

Le settimane successive hanno mostrato un fisiologico raffreddamento degli entusiasmi, sia pur in un clima di generale fiducia nell’indirizzo impresso dalla Bce per l’uscita dalla crisi. Se lo scenario peggiore di disgregazione dell’Euro appare adesso irrealizzabile, hanno giocato a favore del rifugio rappresentato da oro e Bund la ritrosia dei governi ad accettare il piano imposto dalle autorità monetarie (non necessariamente gravoso ma anche idoneo a favorire la crescita attraverso le riforme strutturali) e il freno imposto da Germania, Finlandia e Olanda al sostegno diretto alle banche concesso dall’Esm, fondo che quest’oggi diviene operativo.

Non sembrano aver turbato i mercati nel corso degli ultimi giorni, invece, il calo della produzione industriale della Spagna che nega l’imminenza della richiesta di aiuti e l’ennesimo allarme proveniente dalla Grecia.

I titoli governativi tedeschi, soggetti a vendita in questa fase di transizione, in chiusura di settimana scorsa hanno offerto un rendimento all’1,52% ancora basso rispetto alle attese: considerato il contesto recessivo che nelle prossime settimane indurrà gli investitori a mantenere una certa quota di Bund in portafoglio, è possibile ipotizzare che la tendenza alla risalita dei rendimenti sarà compensata parzialmente dagli acquisti e che il tasso Irs 10 anni conoscerà una fase di lieve oscillazione rispetto al fixing 1,81% del 5 ottobre 2012.

 

Il movimento dell’Irs 10 anni, tuttavia, non dovrebbe comportare possibilità di tornare a toccare i minimi dell’estate trascorsa.

(per le previsioni sui tassi variabili della prossima settimana si legga: “Previsioni Euribor 3 mesi del 12 ottobre 2012“)

(per le previsioni sui tassi fissi del mese prossimo: “Previsioni Euribor e Irs a novembre 2012. Obamanomics is yet to come“)

Previsioni Euribor e Irs a settembre 2012

Giovedi si sono rivelate sbagliate le previsioni degli analisti di Morgan Stanley che, sulla scorta delle previsioni su crescita e inflazione dell’Eurozona, avevano dato per scontato un nuovo taglio dei tassi operato nell’ordine di un quarto di punto dalla Bce, mentre sono risultate corrette anche per questo mese le decisioni degli operatori sul mercato Liffe espresse attraverso la contrattazione dei derivati futures.

In mancanza di uno shock proveniente dalle autorità di politica monetaria (P/T 0,75%; tasso di rifinanziamento marginale 1,5%; tasso di deposito nullo), tutto ciò che è accaduto nelle ultime settimane non ha modificato il trend al ribasso dei tassi Euribor, sia pur rallentato sulle scadenze più corte: se l’Euribor 1 mese (base 360) rimane impantanato da tre giorni a quota 0,121%, conosce un nuovo minimo storico l’Euribor 3 mesi a 0,265% (fixing del giorno 07/09/2012) e scendono a passo ancora spedito la scadenza 6 mesi (0,515%) e la scadenza 12 mesi (0,773%). Sul brevissimo, al 7 settembre, scende l’Euribor 3 settimane (0,104%) e rimangono fermi l’Euribor 2 settimane (0,097%) e l’Euribor 1 settimana (0,088%); infine scende l’Eonia (0,105%), anche se quota sopra il minimo di martedi a 0,102%.

L’abbondanza di liquidità che isola il mercato interbancario si manifesta anche nei depositi presso la Bce – giovedi scorso utilizzati per oltre 342 miliardi di euro, in lieve aumento rispetto ai valori di fine periodo del mantenimento riserva obbligatoria che si erano registrati ad agosto.

Ha smesso di occupare le cronache economiche pure il differenziale Eur-Ois, oramai ridimensionato sotto i 19 punti base e ai minimi da 14 mesi.

Le attese che giungono da Londra in data 07/09/2012 forniscono una visione dell’Euribor 3 mesi inferiore al livello attuale ancora fino a metà dell’anno prossimo, passando per il minimo di dicembre poco sopra quota 0,2%. Sulle scadenze più lontane, dopo i rialzi vistosi di 14 centesimi seguiti alla riunione Bce che può favorire ma non certo realizzare la ripresa economica, venerdi sono stati limati i tassi previsti: la curva dei tassi impliciti nei futures è così tornata a muoversi dopo una settimana di sostanziale tranquillità.

Ma ben più movimentato è stato il fine settimana dei mercati obbligazionari, nonostante il raffreddamento delle attese sull’ultimo vertice Bce tentato da fonti dell’Eurotower con una comunicazione a Bloomberg sui dettagli del piano di acquisto dei bond dei Paesi in difficoltà che sarebbero stati resi noti solo dopo la decisione della Corte Costituzionale tedesca del 12 settembre.

E invece le parole di Draghi hanno entusiasmato i mercati per la decisione di non abbassare i tassi di interesse (nonostante il contesto recessivo in cui l’inflazione europea continua ad essere vista per tutto l’anno almeno di uno 0,4% sopra il cancelletto prefissato) ma principalmente per la dichiarata illimitatezza del sostentamento agli Stati in difficoltà sulle scadenze più brevi, soprattutto a 3 anni, da esercitarsi attraverso operazioni monetarie dirette (OMT: outright monetary transactions) che comportano acquisti sul mercato secondario di titoli da sterilizzare (col ritiro settimanale di liquidità dalle banche in misura pari a quella impiegata per acquistare i bond, senza aumentare la massa monetaria, sfruttando un tasso di deposito per l’occasione superiore a zero). Viene ancora ampliata la gamma dei collaterali accettati in garanzia dalla Bce: la divisa dei titoli potrà essere espressa in dollari, sterline e yen.

Il tutto sotto una stretta condizionalità (imposizione di un programma di aggiustamento macroeconomico) e con il controllo continuativo (esercitato da un’autorità sovranazionale, forse l’Fmi) del rispetto degli impegni presi dai Paesi aiutati: fra questi ultimi qualcuno vorrebbe mettere subito l’Italia che, alla naturale cessazione del Governo tecnico, tornerebbe ad essere guidata da una classe politica impreparata in materie economiche.

Giovedi pomeriggio le piazze europee sono risultate positive con Milano euforica, gli spread periferici sono andati a picco e, su ogni scadenza, futures su Euribor e Bund tutti in ribasso. Più o meno lo stesso copione venerdi, col Ftse Mib a +2,09% e il differenziale italiano ridotto al 3,55% sulla durata decennale.

Gli effetti del piano sembrano manifestarsi ancor prima della sua entrata in azione: secondo le intenzioni, l’acquisto dei titoli governativi periferici sulle scadenze da 1 a 3 anni porterebbe in basso i relativi rendimenti e gli investitori si sposterebbero sulle altre scadenze determinando l’abbassamento dei tassi su tutta la curva.

La ricerca di rendimenti interessanti potrebbe penalizzare i titoli rifugio, in primis il Bund. Affetto da movimento “laterale” per tutto agosto (un po’ su e un po’ giù come sintomo di apprezzamento giunto al limite per via del rendimento esiguo) e semi-ignorato dagli investitori nell’asta di mercoledi scorso, il decennale tedesco ha chiuso la settimana a 1,52% con un messaggio chiaro: la fase di rialzo del titolo è conclusa, e con essa le possibilità di rivedere l’Irs 10 anni (fixing 1,85% del 7 settembre 2012) toccare nuovi minimi nelle prossime settimane.

Ancora è presto per affermare che il parametro dei mutui a tasso fisso, assestato sul trampolino di lancio, possa spiccare definitivamente il volo: la prima data di verifica è proprio mercoledi prossimo, quando la Corte tedesca potrebbe imporre l’adozione di limiti invalicabili al piano di sostegno degli Stati; successivamente occorrerà valutare fino a che punto i Paesi a rischio saranno disposti a tollerare la perdita di sovranità nazionale per l’osservanza di un rigoroso piano di riforme istituzionali (sinora ben poco sulla base delle dichiarazioni provenienti da Spagna e Italia).

Come ha ribadito Draghi, l’efficacia del sistema anti-spread passerà per la via della classe dirigente: senza una precisa volontà politica, l’interruzione degli interventi della Bce non consentirebbe la produzione continuativa degli effetti di contrasto all’attività speculativa (perché “gli acquisti di bond servono a spegnere i timori infondati degli investitori sulla reversibilità dell’Euro”).

L’attenzione, in definitiva, sembra spostarsi sui fondamentali dell’economia: in mancanza di segnali di ripresa potrebbe voler dire, almeno, assistere ad una fase di consolidamento della crisi e ad un mercato caratterizzato da minor volatilità.

(per le previsioni sui tassi variabili della prossima settimana: “Previsioni Euribor 3 mesi del 14 settembre 2012“)

(per le previsioni sui tassi fissi del mese prossimo: “Previsioni Euribor e Irs a ottobre 2012“)

Previsioni Euribor e Irs: agosto 2012

A differenza del mese scorso, quando venne tagliato il costo del denaro, il mercato Liffe non si è fatto sorprendere dal mantenimento in agosto del tasso di rifinanziamento sulle operazioni principali allo 0,75%: i derivati di giovedi hanno restituito tassi praticamente uguali a quelli della seduta precedente per le scadenze fino a metà dell’anno prossimo.

La Bce ha lasciato invariato anche il tasso sulle operazioni marginali all’1,50% ed il tasso nullo sui depositi in custodia perché rendere negativa la remunerazione delle banche commerciali che “parcheggiano” overnight presso la Bce significherebbe, secondo Draghi, “entrare su un terreno ampiamente inesplorato”. Il taglio del mese precedente, comunque, ha già ottenuto l’effetto di far scambiare a qualche settimana ed ha più che dimezzato l’uso dei depositi (in discesa a circa 323 miliardi di euro, nonostante l’imminente chiusura – fissata martedi prossimo – del periodo di mantenimento della riserva obbligatoria).

Più consistenti, invece, le reazioni di Londra in chiusura di settimana, in linea con l’euforia delle principali piazze europee che erano state depresse soltanto poche ore prima dalla ridotta operatività della Bce. I tassi impliciti nei futures sull’Euribor 3 mesi, pur muovendosi in salita su tutta la scaletta in data 3 agosto 2012, disegnano una curva quasi uguale a quella della settimana precedente, col minimo sempre vicinissimo a quota 0,3% previsto per fine anno.

Ha contribuito ad appiattire il tratto iniziale della curva dei tassi attesi anche la battuta d’arresto segnata dalla quotazione dell’Euribor 3 mesi (fixing 0,375% in data 03/08/2012); lievemente increspate le scadenze a sei e dodici mesi, come pure l’Eonia salito a 0,111%; tutta in discesa, invece, la settimana del differenziale Euribor-Ois che ha chiuso a 29 punti base.

Le parole espresse dal governatore della Bce giovedi scorso – prima accolte molto male dai mercati per via delle attese andate deluse, ma poi apprezzate a seguito di attenta rilettura – aprono spazio agli acquisti di titoli di Stato per attenuare i rendimenti delle emissioni di più breve termine e lasciano intendere che saranno allo studio gli effetti sul sistema finanziario di nuove aste straordinarie, di un ulteriore ampliamento dei collaterali o dell’acquisto di obbligazioni bancarie. Non possono certamente costituire un impedimento alle azioni della Bce, al momento, i timori legati alla salvaguardia del livello dei prezzi, dato che l’inflazione è prevista in discesa per quest’anno e sotto al 2% nel 2013.

Forse quanto accaduto tra giovedi e venerdi sui mercati azionari e obbligazionari è specchio nitido del clima di incertezza che impedirà l’abbandono di massa dei porti sicuri (Treasury americani, titoli svizzeri e Bund tedeschi in risalita a 1,42% venerdi scorso) anche nei momenti di ritorno della propensione al rischio. Sono apparsi effimeri, la scorsa settimana, gli effetti delle vendite sul decennale tedesco generate dal peggioramento dell’outlook di Moody’s sulla Germania, vista come trascinata in basso dalle zavorre dei Paesi periferici.

In tale contesto di volatilità, col future sul Bund a 142,84 (-1,39%) per la scadenza di settembre ‘12 sull’Eurex in data 03/08/2012 (e a 141,05 per dicembre ’12; -1,43% giornaliero), nelle settimane a seguire le previsioni dell’Irs 10 anni non sono orientate ad individuare un trend al rialzo.

Tuttavia non si può escludere la manifestazione graduale di un effetto “contagio” duraturo nel tempo derivante dalla posizione di isolamento in cui si è ricacciata la Germania, stretta dall’asse politico di Italia, Francia e Spagna e pressata dal supporto monetario accordato alla stessa linea da Bce e Fed: in tal caso si potrebbe assistere al cambiamento dello scenario che da molti mesi schiaccia i rendimenti dei governativi tedeschi con ricadute sui tassi Irs, venerdi sostanzialmente invariati rispetto a quelli di inizio luglio.

(per le previsioni sui tassi variabili della settimana prossima: “Previsioni Euribor 3 mesi del 10 agosto 2012“)

(per le previsioni sui tassi fissi del mese prossimo: “Previsioni Euribor e Irs a settembre 2012“)

Previsioni Euribor e Irs a luglio 2012

L’annunciato taglio al costo base del denaro, non ancora operativo dato il regolamento 11 luglio, venerdi scorso ha immediatamente influenzato il tasso di interesse al quale le banche europee si prestano denaro: l’Euribor 3 mesi, in particolare, è sceso di dieci centesimi, fissato al minimo storico di 0,549% in data 6 luglio 2012; ribassi di simile intensità sono stati registrati anche per l’Euribor 1 mese (0,255%), per l’Euribor 6 mesi (0,831%) e per l’Euribor 12 mesi (1,118%). Rientra il differenziale Euribor-Ois (sulla durata tre mesi), sceso venerdi a 42 punti base dopo l’impennata a 0,51% del giorno prima.

La Bce, oltre ad aver dichiarato che il tasso sulle operazioni principali di rifinanziamento scenderà allo 0,75%, ha annunciato tagli che riguardano pure il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginale overnight (1,5%) e soprattutto il tasso sui depositi overnight, azzerato per attuare una politica disincentivante nei confronti di quelle banche che preferiscono “parcheggiare” liquidità a scadenza un giorno anziché utilizzarla per erogare mutui e prestiti alla clientela. I dati pubblicati dallo stesso istituto centrale sull’utilizzo dei depositi continuano da mesi a fornire cifre elevatissime (giovedi 5 oltre 790 miliardi di euro, provenienti in larga parte da istituti dell’Europa centrale che hanno preferito lo 0,25% ai tassi quasi nulli dei titoli governativi virtuosi): per molto tempo è risuonato il campanello di allarme di un sistema sul quale Draghi si è espresso denunciando l’impossibilità di “incanalare i fondi alle banche verso una specifica categoria di aziende, o di risparmiatori” e la lentezza con cui le due Ltro manifestano i loro effetti, oltre che la debolezza dei flussi di credito attuali.

L’azzeramento del tasso sui depositi dovrebbe produrre effetto di abbattere anche i tassi interbancari sulle scadenze a brevissimo termine: osservato speciale l’Eonia (Euribor overnight), venerdi 6 luglio quotato 0,329%.

La manovra della Bce, le dichiarazioni sull’indebolimento della crescita in tutta l’Eurozona in un contesto peggiore delle stime, ma anche il dato sulla disoccupazione Usa di giugno hanno obbligato gli operatori del Liffe a ricontrattare i derivati futures lungo l’intero arco settimanale: le previsioni sul tasso Euribor 3 mesi del 6 luglio 2012 evidenziano ribassi diffusi che portano il minimo a quota 0,41% per marzo dell’anno prossimo, quando l’inversione del trend ribassista ricondurrebbe il parametro interbancario a superare gli attuali livelli per metà 2014.

La discesa dei tassi Euribor influenzerà l’abbassamento dei tassi Irs a 2-3 anni; e lo scenario di un continente dove si accentuano le divisioni politiche (Germania contraria all’intervento dell’Esm e all’Unione bancaria, Olanda e Slovacchia sulla stessa linea e Finlandia che preferisce uscire dall’Euro piuttosto che pagare il debito di altri) non può che irrobustire l’ipotesi del Bund decennale oggetto di acquisti operati da investitori alla ricerca di qualità.

Le attese di rendimento sotto quota 1,3% potrebbero essere compatibili con l’accettazione di un tasso piuttosto distante dall’inflazione europea per un periodo di tempo prolungato, conseguenza dell’ondata di pessimismo tornata a prevalere tra gli investitori (il titolo tedesco a 10 anni è tornato a scendere a 1,33%, lo spread italiano e quello spagnolo sono arrivati rispettivamente a 469 e 557 punti base ed il future sul Bund, venerdi, ha fatto registrare variazioni +0,57% e +0,51% sulle scadenze di settembre e dicembre).

Anche se le banche italiane e spagnole continueranno ad acquistare titoli di Stato nazionali, garantendosi rendimenti più elevati ma esponendo i bilanci a rischi crescenti, le attese del tasso Irs 10 anni, che nell’ultimo mese è prima risalito e poi tornato praticamente sugli stessi livelli (1,83% in data 06/07/2012), sono stabili o in lieve diminuzione.

(per le attese sui tassi variabili della prossima settimana: “Previsioni Euribor 3 mesi del 13 luglio 2012“)

(per le previsioni sui tassi fissi del prossimo mese: “Previsioni Euribor e Irs: agosto 2012”)