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Previsioni Euribor a ottobre. L’Irs e le contraddizioni del sistema economico e finanziario

Non solo i più attenti, ma forse anche i distratti della finanza, si saranno accorti che la situazione economica e monetaria delle ultime settimane appare piuttosto contrastata, per non dire caotica.

La ripresa dell’economia europea, ma anche nord-americana con la Fed che acquista Treasure Bond contribuendo ad abbassarne i rendimenti, stenta più delle attese ed alimenta le paure della doppia recessione. Eppure gli acquisti di titoli azionari procedono a far salire l’indice MSCI della regione calcolato in euro, giunto quasi a +3,8% a settembre.

Così come continuano gli acquisti dei titoli di Stato nel vecchio continente, a denotare la crescita dell’avversione al rischio da parte degli operatori che massicciamente confermano le preferenze per i Bund tedeschi, senza però disdegnare i Paesi periferici. Sui quali PIIGS, tuttavia, si sono addensate ulteriori nuvole ai primi giorni d’autunno. Sempre gli operatori, almeno, avrebbero imparato a distinguere nettamente tra il rischio emittente di Italia e Spagna, da un lato, e Grecia, Portogallo e Irlanda dall’altro (fonte it.reuters.com).

Le aste Btp (http://www.questidenari.com/?tag=btp), difatti, raccolgono consensi diffusi, per quanto il premio di rischio richiesto si faccia sempre più alto e nel periodo tra inizio agosto e fine settembre il differenziale di rendimento coi Bund sulla scadenza decennale sia cresciuto di 45 basis points. Al riguardo, il gestore Pioneer tranquillizza tutti i detentori di debito governativo tricolore soffermandosi su quattro fattori: il giudizio stabile delle agenzie governative, il risparmio privato, la capacità del governo di collocare il debito e l’inesistenza di una bolla immobiliare (fonte Morningstar.it).

Qualche legittimo dubbio, però, potrebbe sorgere dalla valutazione dei prezzi dei contratti derivati Credit Default Swap a tutela del rischio insolvenza dell’Italia: in costante ascesa da inizio agosto, i CDS segnalano un debito sovrano molto alto rispetto al Prodotto Interno Lordo, piuttosto che preoccupazioni per il rapporto Deficit/PIL (fonte: Il Riformista del 29 settembre 2010).

La spiegazione della mole importante di acquisti sui mercati azionari ed obbligazionari, secondo il pensiero dominante fra gli economisti, andrebbe cercata nell’attuale condizione di liquidità eccessiva che circola tra le banche e che gonfia le quotazioni finanziarie senza riscontro in termini reali (fonte: IlSole24Ore.com).

L’uso dell’indice accusatore, puntato principalmente contro Trichet e la sua politica monetaria che ha lasciato invariati i tassi anche ad ottobre (costo del denaro all’1% dal maggio 2009, tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento all’1,75% e tasso sui depositi presso l’istituto centrale allo 0,25%), non risolve tuttavia la questione di fondo delle misure monetarie adottate di concerto con i responsabili delle politiche fiscali. Perché se l’obiettivo primo della Bce è rappresentato dal contenimento dell’inflazione, cosa che sta riuscendo, questo non autorizza i vertici dell’Eurotower a manovrare sui tassi in maniera incoscientemente rialzista col rischio di far esplodere i bilanci pubblici.

Le ultime parole di Trichet a margine della conferenza del 7 ottobre rafforzano il fronte di coloro che prospettano un allungamento dei tempi di completamento della exit strategy, iniziata a fine luglio e a tutt’oggi priva di una scadenza certa: pur ribadendo la politica di ritiro delle misure di sostegno al credito, il presidente ha confermato la necessità di fornire liquidità al sistema finanziario attraverso le operazioni non convenzionali.

In compenso, a dare una piccola scossa ai tassi Euribor hanno pensato le banche quando al 30 settembre, contestualmente alla restituzione di 225 miliardi di euro alla Bce, hanno rinnovato le scadenze P/T chiedendo in prestito fondi per soli 133 miliardi. La richiesta, inferiore alle attese, è stata giudicata positivamente nel senso dell’evoluzione verso la normalità dei mercati interbancari, per quanto non sarebbe proprio questo corrente il momento ideale per l’insorgere di un eventuale stato di difficoltà di accesso al credito da parte delle imprese.

La liquidità rimane comunque abbondante e l’Euribor 3 mesi, a cui sono collegati molti mutui casa a tasso variabile, prosegue ad avvicinarsi senza fretta (increspature tecniche a parte) dai minimi di fine marzo (0,634%) al riferimento fissato dalla Banca Centrale Europea.

Dal grafico sotto indicato, che riporta l’andamento dell’Euribor trimestrale nei giorni operativi del 2010, si notano il punto di minimo di fine marzo (61) ed i momenti a partire dai quali lo stesso tasso ha manifestato variazioni in aumento per effetto della restituzione, dalle banche commerciali alla Bce, delle tranche di finanziamento del 1° luglio (131) e del 30 settembre (191), oltre che il livello attuale pari allo 0,972% del giorno 8 di ottobre.

La previsione dell’andamento dell’Euribor trimestrale, come riportata implicitamente nei derivati future scambiati tra operatori di mercato, appare coerente con il contenuto delle parole di Trichet improntate al cauto ottimismo: rispetto alle previsioni di inizio settembre, i tassi impliciti risultano ritoccati verso l’alto sulle scadenze più ravvicinate, ma pur sempre contenuti nei limiti della crescita graduale.

In particolare, sul mercato Eurex sono stati registrati alla data di venerdi 8 ottobre 2010 i seguenti valori

–        1,065% per dicembre 2010 (contro 0,935% di inizio settembre)

–        1,13% per marzo 2011 (contro 0,98% di inizio settembre)

–        1,475% per giugno 2012.

Sul mercato Liffe, alla stessa data 08/10/2010, le quotazioni dei future sull’Euribor 3 mesi restituiscono i seguenti tassi impliciti

–        1,055% per dicembre 2010 (contro 0,93% di inizio settembre)

–        1,125% per marzo 2011 (contro 1% di inizio settembre)

–        1,445% per giugno 2012

ed evidenziano il superamento della soglia 2%, esattamente 2,085%, soltanto per dicembre 2013 (quando invece, a inizio settembre scorso, la scadenza per il superamento della stessa soglia era fissata a settembre 2013).

Se poi l’analisi si estende a rivisitare le previsioni espresse dagli operatori di mercato esattamente un anno fa, quando lo stesso Euribor 3 mesi era atteso all’1,90% per dicembre 2010 e al 2,40% per giugno 2011, si comprende la sensibile revisione pessimistica delle aspettative di normalizzazione delle condizioni del sistema finanziario come sopra descritto.

Per quanto riguarda l’Irs, il parametro di riferimento per gli acquirenti casa che ricorrono ad un mutuo a tasso fisso, alcuni tra i più interessanti valori registrati alla data 8 ottobre 2010 segnalano rialzi generalizzati rispetto al fixing precedente e l’inversione di tendenza al superamento della scadenza ventennale:

–        2,63% a 10 anni

–        2,93% a 15 anni

–        3,03% a 20 anni (era al 3,93% esattamente un anno fa)

–        2,98% a 25 anni (in calo rispetto al 2,99% di inizio settembre)

–        2,87% a 30 anni (in calo rispetto al 2,91% di inizio settembre, ma anche rispetto al 3,84% di un anno fa).

Se lo scenario macro-economico dovesse essere confermato nel segno dell’incertezza per le settimane successive, vi sarebbero buone possibilità di vedere tassi prossimi ai livelli attuali in quanto correlati agli acquisti dei titoli governativi a lungo e lunghissimo termine, tradizionalmente considerati “sicuri”.

(per le previsioni Euribor e i tassi IRS del 19 novembre 2010 si legga http://www.questidenari.com/?p=3332)

Le previsioni Euribor e l’Eurirs a settembre 2010

Assodato che la vigorosa ripresa economica, decantata nel periodo pre-vacanziero, era principalmente una piacevole illusione alimentata dalla debolezza dell’Euro nei confronti delle principali valute http://www.questidenari.com/?p=2831 – constatazione che non sembra trovare spazio nelle cronache finanziarie di questi giorni – l’attuale condizione di salute del sistema economico del Vecchio Continente ha spinto Trichet e gli altri membri del consiglio direttivo Bce a rialzare le stime di crescita del Pil, con una flessione per la seconda metà del 2010.

L’effetto congiunto della crescita economica, moderata nelle attese e con tante incertezze, e della lieve revisione al rialzo delle previsioni inflazionistiche, “bussola” della politica monetaria Bce, comunque non ha modificato i tassi di riferimento, fermi ai consueti livelli: il costo base del denaro resta all’1%, il tasso sulle operazioni di rifinanziamento marginali all’1,75%, ed il tasso che la stessa Bce riconosce alle banche commerciali sui depositi a breve termine rimane allo 0,25%.

La liquidità nel sistema economico continua a rimanere abbondante, e nulla lascia presagire cambiamenti drastici fino al termine del 2010, quando dovrebbe – ma il condizionale è d’obbligo – concludersi il ciclo delle aste straordinarie a tasso fisso ed importo illimitato accompagnate da tre aste di “fine tuning”, misure d’emergenza adottate per la crisi finanziaria (fonte: IlSole24Ore.com). Le prossime scadenze per le aste a 3 mesi, secondo calendario, sono state fissate al 28 ottobre, 25 novembre e 23 dicembre 2010.

E allora: se la ripresa economica non appare assumere il carattere della preannunciata solidità in Europa (né tantomeno oltre oceano dove Bernanke, che dieci giorni fa ha parlato di crescita dell’economia Usa più lenta del previsto, non sembra in procinto di obbligare Trichet alla contro-mossa sui tassi), se l’inflazione a breve termine non preoccupa e se le banche navigano il mare tranquillo della liquidità, cosa poteva succedere all’Euribor se non ingranare la retromarcia per tornare sui passi dei mesi precedenti?

In agosto il più noto tra i tassi interbancari, le cui diverse scadenze ruotano tutte attorno all’1% del tasso di rifinanziamento della Bce, ha iniziato a percorrere la via della discesa (persa dai minimi primaverili) col consueto passo lento, fino ad arrivare allo 0,883% di venerdi 3 settembre sulla scadenza trimestrale – quella più interessante per la restituzione del mutuo a tasso variabile.

Secondo le dichiarazioni rilasciate da un operatore, “i mercati finanziari hanno archiviato le speranze di una ripresa economica stabile” (fonte: IlSole24Ore.com). Concetto che si riflette sulle previsioni dell’Euribor sia sul mercato londinese dei derivati Liffe, sia sul tedesco Eurex.

Se al giorno venerdi 3 settembre sul Liffe il future sull’Euribor 3 mesi restituisce lo 0.93% per dicembre 2010, l’1% per marzo 2011, l’1.065% per giugno 2011 e l’1.125% per settembre 2011, bisognerà attendere fino al settembre 2013 per vedere il tasso superare quota 2%.

Alla stessa data del 3 settembre, le previsioni sull’Eurex confermano la crescita graduale nel tempo, nuovamente rivista al ribasso:

–        0,935% per dicembre 2010 (in calo rispetto all’1,075% del 6 agosto 2010)

–        0,98% per marzo 2011

–        1,07% per giugno 2011

–        1,08% per settembre 2011.

Marcia indietro anche per l’Eurirs, che oggi più che mai consente di affidarsi al mutuo a tasso fisso – apprezzatissimo  per le scadenze pari o superiori ai 20 anni dagli Italiani che comprano casa – per arrivare a spuntare indici di costo complessivo attorno al 4%.

Complice la ricerca ossessiva del “porto sicuro”, e nonostante il rispetto dei paletti fissati gradualmente per il risanamento del bilancio della Grecia che ha permesso di sbloccare dopo metà agosto la seconda tranche degli aiuti monetari dalla Ue, i richiedenti titoli di debito pubblico hanno orientato con forza le loro preferenze sui Bund a discapito dei Paesi periferici: tra i più colpiti l’Irlanda (che questo mese deve restituire euro 2,5 Mld di bond bancari, ma che non può spaventare per l’incidenza limitata del Pil sull’Eurozona), la Spagna, il Portogallo e soprattutto la Grecia, col premio di rischio più alto. Con la conseguenza per i titoli tedeschi che i prezzi sono schizzati e i rendimenti hanno seguito la direzione opposta, mandando il decennale al minimo storico. L’Italia, al solito senza infamia e senza lode, si è segnalata piuttosto per aver attirato sui Btp sempre più investitori istituzionali e sempre meno risparmiatori.

In questo modo l’Eurirs, collegato al rendimento del Bund, ha visto appiattire i valori su tutte le scadenze, per poi riprendersi a inizio settembre: in particolare, al 03/09/2010, i tassi sono al 2.99% a 25 anni e al 2.91% a 30 anni, col paradosso – inspiegabile per gli analisti – del tasso inversamente proporzionale al tempo.

(per le previsioni Euribor 3 mesi di ottobre 2010 e le scadenze Irs si legga: http://www.questidenari.com/?p=3061)

Euribor 3 mesi: le previsioni di agosto fino al 2013

Magari avrà contribuito pure il caldo vacanziero agostàno a questo clima un po’ surreale sui mercati finanziari, dove si continua a fuggire dai fondi liquidità ed obbligazionari breve termine (fonte: Morningstar.it) ma non si cercano approdi ad alto rischio, con l’eccezione delle obbligazioni governative dell’Europa periferica per le quali i risparmiatori si fanno tentare dall’opportunità del rimbalzo. Gli indici manifatturieri del vecchio continente sono tutti in crescita, ma i numeri trainati dalle esportazioni devono aver ingenerato la convinzione che i dati positivi risentano troppo dell’indebolimento della moneta unica europea.

Fatto sta che i test del CEBS, che avrebbero dovuto stressare i bilanci delle banche europee ma sembra abbiano fatto sorridere gli analisti per la mancata simulazione dei default sovrani e per una soglia di attenzione del Tier 1 troppo benevola, hanno contribuito a far volare i bancari di fine luglio assieme all’idea – piuttosto campata in aria – del lieto fine della crisi sistemica dei debiti pubblici.

Anche Trichet ha recitato il suo ruolo nella stessa conferenza a margine della riunione del consiglio direttivo Bce del 5 agosto: prima ottimista sulla ripresa economica ed assertore convinto della severità degli stress test, poi prudente sulla continuità nel tempo dell’andamento degli indicatori macro, di sicuro ha lasciato fermo il costo base del denaro all’1% ed i rimanenti tassi di riferimento (fonte: IlSole24Ore.com).

Come a dire che le banche europee, tutte rincuorate dagli stress test ad eccezione della tedesca Hypo Real Estate, della greca Ate Bbank e di 5 casse di risparmio spagnole, possono continuare a sbrigarsela da sole nel reperire i fondi necessari all’esercizio della loro attività fondamentale: il 2011 – anno in cui sarà raggiunto il picco massimo della restituzione dei capitali presi in prestito attraverso emissioni obbligazionarie, che furono valida soluzione al raffreddamento degli scambi di denaro ai tempi del credit crunch nel 2008 – per loro sembra lontanissimo.

Adesso il vero banco di prova per le banche, lontano dai laboratori dei modelli matematici, è rappresentato dal mercato, luogo economico ancora abbondante di liquidità ed in cui gli istituti di credito devono sopravvivere rifornendosi di denaro reciprocamente e attingendo dai risparmiatori attraverso le emissioni dei corporate bond.

Il prezzo della prima fornitura si chiama Euribor, e negli ultimi giorni sembra essersi addormentato. Rallentato il suo ritmo di crescita a livelli visti soltanto prima di luglio (ovvero prima che si desse inizio fattivamente all’exit strategy), a volte addirittura fermo, l’andamento del tasso interbancario conferma che sono lontani in tempi del dopo Lehman, quando le banche si guardavano in cagnesco.

Respirano i governi, che si augurano di non dover più intervenire a sostegno del sistema finanziario, e si ossigenano tutti coloro che hanno comprato casa col mutuo a tasso variabile: l’Euribor a 3 mesi, a cui molte quote interessi sono parametrate, ha fatto segnare il livello 0,905% a chiusura della prima settimana di contrattazioni di agosto. Le scadenze a 1, 6 e 12 mesi, inoltre, hanno fatto registrare rispettivamente i valori percentuali 0.649, 1.154 e 1.428 nello stesso venerdi 6.

E se la crescita dell’Euribor prosegue senza sostanziali variazioni rispetto al recente passato, continua pure la visione della crescita mite dello stesso tasso interbancario da parte degli operatori di mercato, con qualche rallentamento sulle scadenze più ravvicinate dell’anno corrente rispetto alle evidenze di un mese fa (http://www.questidenari.com/?p=2755).

Infatti, in termini di previsione e sempre alla data del 6 agosto 2010, i tassi impliciti nelle quotazioni dei contratti future sull’Euribor 3 mesi scambiati sull’Eurex hanno fatto segnare i seguenti livelli:

–        settembre 2010: 0,975% (era 1,01% nelle previsioni dello stesso periodo iniziale di luglio)

–        dicembre 2010: 1,075% (era 1,14% nelle previsioni di luglio)

–        marzo 2013: 2,04% (in rialzo rispetto al 2,015% di luglio).

(per le previsioni Euribor 3 mesi e i valori dell’Irs aggiornati a inizio settembre 2010 si legga http://www.questidenari.com/?p=2958)

La risalita (più veloce) dell’Euribor a luglio 2010. Le previsioni

La restituzione alla Bce dei 442 miliardi di euro in scadenza lo scorso 1° luglio, ed il rifinanziamento con le aste di breve durata di cui hanno beneficiato le stesse banche presentatesi alla porta dell’Eurotower a partire dalla fine di giugno, hanno significato almeno due fatti importanti per la salute dell’economia continentale – se non si vuole attribuire troppo risalto alla reazione istantanea da cui hanno tratto vantaggio i listini azionari europei ed il cambio sul dollaro.

Anzitutto, la prima (e più temuta) operazione di sottrazione di liquidità dal sistema è trascorsa senza troppi patemi: l’avvio della exit strategy, finalmente realizzato in maniera fattiva da quando, nel novembre 2009, vennero annunciati criteri più stringenti per l’accettazione e l’utilizzo delle cartolarizzazioni garantite da asset-backed securities (Abs), segna l’accettazione diffusa del progressivo riassorbimento delle masse monetarie dal sistema economico, in precedenza iniettate attraverso operazioni di carattere straordinario rese necessarie dai fallimenti memorabili di Lehman e di altri giganti del capitalismo anglosassone. In altri termini, è stato messo a punto scientemente e con successo il primo passo verso la normalizzazione di un sistema finanziario i cui protagonisti – le banche in primis – devono saper fare in maniera autonoma, senza l’appoggio esterno di consistenti aiuti governativi che inquinano i bilanci e producono effetti distorsivi, inevitabili in alcuni momenti ma dannosi nel lungo termine – quando, ad esempio, inducono le banche a “parcheggiare” i fondi presso la stessa Banca Centrale anziché farli fluire nel circuito bancario (fenomeno sempre più diffuso nelle ultime settimane http://www.questidenari.com/?tag=previsioni-euribor) o peggio quando fanno gonfiare ed esplodere le famigerate bolle speculative che hanno afflitto i mercati americani e potrebbero affliggere quelli europei.

Nonostante il saldo negativo delle ultime operazioni sui mercati monetari, la presenza di liquidità nel sistema – eccedenza superiore a quota 100 miliardi secondo le stime degli analisti (fonte: IlSole24Ore.com) – rimane ancora abbondante. Con attenzione, ma certo con meno preoccupazioni, si guarda alla scadenza prossima di settembre che segnerà la restituzione da parte delle banche di un’altra tranche consistente di denaro, nel segno di una manovra di politica monetaria finalizzata, tra l’altro, ad impedire la formazione di spinte inflazionistiche.

In secondo luogo, il fatto che le banche abbiano vissuto senza drammatizzazioni il momento critico sta ad indicare che particolari tensioni fra istituti di credito non ce ne saranno.

E difatti l’Euribor, dopo qualche comprensibile scossone, ha ripreso la consueta marcia di riduzione delle distanze dal costo base del denaro fissato dalla Bce, a conferma forse definitiva che il punto di minimo è alle spalle.

Non solo. Causa le operazioni di riassorbimento della liquidità, stavolta è aumentata la velocità di avvicinamento al citato valore dell’1%, costo base nuovamente lasciato inalterato a luglio da Trichet al pari del tasso marginale sulle operazioni di rifinanziamento (1,75%) e di quello sui depositi presso l’istituto centrale (0,25%). In proposito, la Bce ha rilevato negli ultimi mesi una ripresa economica graduale e più energica rispetto al primo trimestre 2010, analogamente alla stima sulla congiuntura positiva espressa dall’FMI, ed annuncia il progressivo rientro dallo stato di emergenza che aveva indotto l’acquisto straordinario di titoli del debito sovrano per sostenere i Paesi colpiti dalla speculazione.

Tutto regolare, quindi, senza paura della immediata ricaduta in recessione; come regolarmente tutte le scadenze del tasso interbancario Euribor seguono lo stesso trend al rialzo, ivi inclusa quella a 3 mesi che interessa particolarmente i titolari di mutuo a tasso variabile – molti dei quali si accorgeranno in ritardo dell’aumento della rata per via della diffusa adozione del meccanismo di indicizzazione della quota interessi al tasso di riferimento sulla base di medie mobili. Nel dettaglio grafico, ecco l’andamento dell’Euribor trimestrale rilevato nei giorni di contrattazione tra il 1° gennaio e l’8 luglio 2010, data ultima in cui è stato fissato a quota 0,81%, ai massimi da settembre 2009:

Anche le previsioni degli operatori di mercato al giorno 8 luglio 2010 continuano a vedere tassi in crescita, sempre graduale ma ininterrotta nei prossimi anni.

Con riferimento al mercato tedesco dei prodotti derivati (Eurex – altamente specializzato assieme al londinese Liffe), tutte le scadenze segnano rialzi: i future sull’Euribor 3 mesi sono all’1,01% e all’1,14% – rispettivamente – per le scadenze di settembre e dicembre 2010. Per vedere il tasso interbancario sopra quota 1,5% bisognerà attendere marzo 2012; l’anno successivo, a marzo 2013, l’Euribor 3 mesi sarà al 2,015%.

(per le previsioni Euribor 3 mesi aggiornate ad agosto 2010 si legga: http://www.questidenari.com/?p=2831)

Tanto per cominciare il 2° anno

Quando mi decisi ad iniziare questa piacevole ed impegnativa avventura globosferica, certo non potevamo immaginare né io, né tantomeno i miei collaboratori e compagni di viaggio, che si sarebbe prolungata così tanto nel tempo.

L’interrogativo formulato per primo (http://www.questidenari.com/?p=1) – all’atto di domandarmi che senso potesse avere, oggi molto più di ieri, un blog incentrato su un numero limitato di argomenti, di solito suggeriti dalle directory dei motori di ricerca che distinguono con taglio netto la finanza personale da quella d’impresa – era orientato a capire se, per il grosso dell’utenza, fosse prevalente l’interesse a leggere argomenti “aulici” che tanto avevano imperversato sui quotidiani economici e non.

La sfilza degli esempi, in ordine cronologico, parte dal classico pacchetto azionario composto da Enel, Telecom, Seat Pagine Gialle e Tiscali che costituiva il portafoglio tipo dell’investitore di fine anni ’90 ignaro della diversificazione; continua con l’efficiente multibrand, di fatto annullato dai sistemi bancari di remunerazione provvigionale a vantaggio dei prodotti della casa; e poi ancora prosegue con l’ascesa inarrestabile dell’Hi-tech e del Pacifico fino all’esplosione della bolla speculativa, quando qualcuno è stato assalito dal dubbio che i soldi corrispondenti alle quotazioni erano un po’ troppi per stare rinchiusi nelle casseforti delle aziende rappresentate; con le gestioni patrimoniali, dove la duplice gestione, impotente all’urto dell’orso, si accompagnava alla duplicazione delle commissioni di gestione; con le polizze a capitale garantito, ma dal rendimento prossimo allo zero; con i fondi total return (ma la gestione attiva non avrebbe dovuto essere peculiare a tutti i fondi il cui gestore si fa pagare una sola volta per fare il suo lavoro?); con le Twin Towers che, nel crollo, si portavano appresso il Dow Jones salvo poi recuperarlo dopo qualche mese; col caso Enron allora troppo isolato per fare scuola; coi bond Argentina (ma pure Cirio, Parmalat e Lehman Brothers, giusto per fare qualche nome) e le loro certezze di rendimento svanite a forza di pugni sui vetri blindati delle banche d’oltreoceano; coi mercati emergenti di Cina e India, poi emersi senza badare troppo alle regole; con la “moda” dell’immobiliare e del cartolarizzato fino allo scoppio dell’ultima bolla, per finire con la spazzatura dei derivati e la crisi di liquidità che aggrava l’attuale congiuntura economica mondiale.

O se piuttosto, dicevo, i miei visitatori on line avrebbero manifestato apprezzamento per quegli articoli che, a più bassa quota, trattavano i problemi dell’uomo comune a partire dalla titolarità di un conto corrente low cost, fino ad arrivare alla possibilità di ottenere un prestito per l’acquisto di un bene necessario come la casa, senza per questo correre il rischio di rimanere “strozzati” dal rialzo dei tassi (http://www.questidenari.com/?tag=future-euribor) o dalla perdita del lavoro (http://www.questidenari.com/?tag=piano-famiglie).

La risposta, evidente nelle statistiche del sito, ha sposato questi ultimi argomenti ribadendo un concetto già noto negli ultimi tempi ai redattori delle testate giornalistiche specializzate in argomenti finanziari come ai dirigenti delle banche d’affari: le molte promesse di rendimento, sussurrate da gestore e analista alternati nel ruolo del guru di turno ma collegati da una logica di conflitto d’interessi, poi declamate dalle reti di vendita, e le molte richieste di sostenimento di rischi ed oneri elevati rispetto ai rendimenti storici, hanno finito per smaliziare, anche troppo, gli orientamenti di una classe di risparmiatori, sempre meno investitori, che si rifiuta di sognare prima ancora di non esserne capace.

E sempre le statistiche, quelle fatte registrare da chi, alle 2:00 della notte o alle 4:00 del mattino, sacrifica il proprio sonno per digitare sui motori di ricerca le keyword della cartella esattoriale (http://www.questidenari.com/?tag=ricorso-contro-cartella) e del pignoramento immobiliare (http://www.questidenari.com/?tag=pignoramento-immobiliare), soprattutto queste così ripetute, fanno riflettere sulla presenza di un consistente numero di persone, dislocato trasversalmente alla geografia italiana, alla ricerca di risposte valide per non divenire poveri, più che per diventare ricchi.

“Questi denari” ha dovuto, necessariamente, trovare un compromesso tra le intenzioni dell’Autore scrivente, desideroso di approfondire taluni argomenti che ritiene facciano parte del proprio bagaglio culturale o, più semplicemente, attirano la sua curiosità intellettuale, e la domanda di utenti rivolta alla ricerca degli strumenti – non solo finanziari strictu sensu – più adatti ad uscire da situazioni i cui risvolti sarebbero nefasti sul piano degli effetti prodotti nella sfera giuridico-patrimoniale.

Si è realizzato, cioè, un fisiologico – ma non so fino a che punto giusto – incontro tra l’offerta e la domanda di sapere finanziario proveniente dagli ambiti più distanti, dalle università alle pubbliche amministrazioni, dalle aziende private alle strutture pubbliche ospedaliere, dagli studi professionali alle case di molti di Voi, tutti alla ricerca di contenuti “forti” e, confesso la mia massima sorpresa, assolutamente non interessati agli argomenti di pura evasione.

La “mia” utenza non ha affatto mostrato interesse per quello che io chiamo “l’oroscopo finanziario”, fortuna dei siti che fanno dell’analisi NON SCIENTIFICA dei grafici di Borsa e della psicologia dell’investitore la loro bandiera; piuttosto, essa è andata alla ricerca di contenuti radicali, risolutori della questione senza compromesso alcuno.

E allora la provocazione iniziale – secondo cui avrei inserito nei post le foto delle showgirl televisive per attirare l’attenzione dei visitatori su argomenti “duri” perché tecnici, un po’ come faceva quel critico d’arte che mostrava per intero le grazie nude di Mercedes Ambrus vicine fino quasi ad accarezzare i dipinti dei più famosi pittori dei secoli passati – è destinata a rimanere tale, confinata nel periodo “esplorativo” del luogo telematico, nel tempo privo delle attuali (per quanto mutevoli) certezze: chi si connette al mio sito, a volte attraverso contatti regolari a distanza di mesi, non ammette distrazioni ma cerca argomenti interessanti che vadano il più possibile al cuore dei temi della finanza d’azienda e di mercato, della fiscalità, dei finanziamenti e della storia della moneta.

Ma non per questo la ricerca di contatti (a volte spasmodica come quando in agosto non riuscivo ad accettare che “Questi denari” fosse tornato a realizzare appena 5 o 6 visite quotidiane, quasi la rete avesse dimenticato quanto di buono avevo ed avevamo pubblicato sino ad allora) mi ha impedito di scrivere per il piacere di scrivere, o per la rabbia di farlo.

Ecco perché sono nati gli articoli su persone e personaggi più disparati accanto ai seriosi post “di servizio” come quelli della categoria Commercialista, o a quelli “tecnici” del ciclo monetario (http://www.questidenari.com/?tag=ciclo-monetario) e del capitale di giro (http://www.questidenari.com/?tag=capitale-di-giro) che in assoluto più degli altri hanno conquistato l’interesse della rete prima dell’exploit dei buoni vacanza del Ministro del Turismo Brambilla (http://www.questidenari.com/?tag=buoni-vacanze-italia) – mentre invece sono stati al di sotto delle aspettative i risultati delle serie “leva operativa” (http://www.questidenari.com/?tag=leva-operativa) e “leva finanziaria” (http://www.questidenari.com/?tag=leva-finanziaria) che pure hanno fatto registrare tempi di permanenza record fino ad oltre 50 minuti per visitatore.

Hanno animato il “sottobosco” la romena che (s)vende la propria verginità, il nipote che conserva nel surgelatore il nonno morto per continuare ad incassarne la pensione, o l’ex presidente Marrazzo (http://www.questidenari.com/?tag=piero-marrazzo), protagonista di una vicenda dagli sviluppi sempre più intricati in cui il trinomio soldi-sesso-droga si ripropone inquietante, quasi assillante, prescindendo dal colore politico e razziale, e degrada ovunque, persino noi che assistiamo davanti al monitor senza sapere cosa fare per porvi rimedio. O Emily Sander (http://www.questidenari.com/?tag=emily-sander), paragonabile alla Marinella di De Andrè solo ad una prima lettura superficiale, incarnazione dell’epilogo triste della fanciulla incamminata sulla strada dell’american dream, che ha imparato a fare affidamento sulla propria bellezza prima ancora di diffidare della propria ingenuità. O Apache Kid (http://www.questidenari.com/?tag=apache-kid), eroe americano rosso ingiustamente sconosciuto ai giovani d’oggi che quantomeno, rispetto a quelli di ieri, dubitano dell’identità tra il bianco e il buono proposta in modo sistematico dalla cinematografia western fino ai primi anni ’70, quando Soldato Blu iniziò a sensibilizzare l’opinione pubblica sui risvolti sottaciuti della conquista “civilizzatrice”.

“Questi denari” nasceva per informare sull’uso e l’abuso dei soldi, denominatore comune ad ogni argomento affrontato, e credo che nel suo piccolo abbia contribuito alla causa sposata.

Continuerò a scrivere e pubblicare con quella sobrietà che mi è stata riconosciuta da più parti, fin quando ne avrò voglia e me ne darete ragione contraccambiando con la Vostra attenzione.

Più che lanciare altri messaggi espliciti, desidero che siano i miei articoli, e quelli dei miei collaboratori, a parlare per la conoscenza dei temi finanziari.

E allora, come ho scritto il 29 gennaio dell’anno scorso, a un anno esatto dalla nascita del sito, Vi lascio con l’invito ad ascoltare il grande Eduardo De Filippo, che dei soldi doveva aver capito molto per riuscire a rappresentarceli così bene nelle sue commedie adatte al palcoscenico come allo schermo, grande o piccolo. Basterebbe citare “Napoli milionaria!”, in cui rimprovera alla moglie Amalia di essere stata sopraffatta dagli eventi bellici fino a disconoscere i valori dell’etica, per aver visto i soldi tutti insieme anziché pochi alla volta come era capitato a lui già molto prima degli anni del conflitto. O potreste riascoltare il dialogo con “il professore” sulla terrazza di “Questi fantasmi!”, dove l’Attore confessa, compiaciuto, la speranza che lo spettro munifico e cornificatore torni a manifestarsi, magari sotto altre sembianze.

Siate sempre accorti, Questi Denari talvolta siamo noi ………

La Bce conferma tutto, anche i tassi

Ripetitive, quasi monotone le parole pronunciate oggi da Trichet che ha parlato di ripresa economica incerta, diseguale, e di tempi non ancora maturi, né meglio definiti, per avviare a pieno titolo la exit strategy (http://www.questidenari.com/?p=1602).

Però è giunto un elogio, meritatissimo ad avviso di chi scrive, riguardante l’operato del Financial Stability Board (Fsb) guidato da Mario Draghi, nell’intento di riorganizzare la regolamentazione dei mercati finanziari – il nostro Governatore, non più tardi di qualche mese fa, aveva ammonito che il trascorso apice della crisi, fondamentalmente, non era stato di grande insegnamento per le banche, imperterrite nel continuare a praticare manovre “pericolose” con gli strumenti della finanza creativa.

La conferma dei tassi base, fra cui il costo del denaro all’1%, non aggiunge altro alle parole del numero 1 della Bce (fonte: IlSole24Ore).

Volendo trarre indicazioni aggiuntive dai comportamenti delle autorità di politica monetaria, dovremmo riferirci a William Dudley, presidente della Fed di New York, che ha parlato di un periodo di 6 mesi per la stabilità dei tassi americani. Se non giungono manovre immediate da oltreoceano, diviene ancora più improbabile un rialzo dei tassi nel vecchio continente.