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Previsioni Euribor e Irs a maggio 2012

Dopo essere rimasti piuttosto indifferenti alle dichiarazioni rese dal governatore Bce, che giovedi aveva lasciato invariati i tassi di interesse nell’Eurozona (tasso di riferimento principale 1%, tasso di rifinanziamento marginale 1,75% e tasso di deposito 0,25%), gli operatori sul Liffe hanno contrattato questo fine settimana derivati futures dai quali si ricavano tassi impliciti di nuovo in ribasso lungo tutto l’orizzonte temporale, ad eccezione della scadenza di metà giugno.

Il costo base del denaro, ampiamente previsto all’attuale livello, viene considerato stabile anche nei mesi prossimi, quando l’Euribor 3 mesi (fixing 0,697% al 4 maggio) dovrebbe continuare a quotare sotto l’1%: la curva dei tassi previsti in data 04/05/2012, in maniera più evidente rispetto alla settimana scorsa, subisce una flessione che porta ai minimi di 0,55% per fine anno e rimanda il superamento di quota 1% a dicembre 2014, mentre sarebbe irraggiungibile almeno fino al 2018 il valore 3%, media storica dell’Euribor.

Attese senza bruschi risvegli, quelle descritte, rafforzate dalla prosecuzione della caduta dell’Euribor nel circuito interbancario, dove la sola scadenza mensile ha conosciuto nell’ultimo mercoledi un rialzo di un millesimo che, per quanto esiguo, avvalora la tesi di un tasso giunto al capolinea sul brevissimo (Eonia 0,343% giovedi scorso).

La fase ribassista, sicuramente apprezzata dai chi sta restituendo alla propria banca rate di mutuo a tasso variabile, va di pari passo col restringimento del differenziale tra Euribor e Ois, arrivato a 38 punti base a metà giornata di venerdi dai 95 di inizio anno. Come già ribadito, questo mercato appare schermato dalle cattive notizie del fronte macro per via della liquidità abbondante rimasta a disposizione degli istituti di credito europei, più propensi a “parcheggiarla” nei forzieri Bce al tasso dello 0,25% (depositi overnight a quota 805,701 miliardi di euro giovedi scorso, non troppo lontano dal record di 827,5 miliardi del 5 marzo) piuttosto che “investire” nei titoli del governo federale tedesco ancora più avari in termini di remunerazione (0,05% a un anno, ad esempio, o 0,08% a due) o “rischiare” il prestito a famiglie e imprese. Secondo Draghi, che ha ricordato come la seconda operazione straordinaria di finanziamento a 36 mesi abbia avuto regolamento solo il 1° marzo, il raggiungimento dell’economia reale sarebbe una questione di tempo.

Ma le settimane a venire potrebbero essere propizie anche per quanti si vedessero accordare mutui a tasso fisso, sempre che la “sicurezza” non venga a costare troppo rispetto ai rischi della scelta del tasso variabile: ad oggi, la differenza tra il miglior fisso ed il miglior variabile si registra in un differenziale nell’ordine del 2,1%, forse troppo anche alla luce delle previsioni dell’Euribor al ribasso.

Il Bund, difatti, ha vissuto una settimana all’insegna degli acquisti che hanno portato il decennale tedesco ai minimi storici in termini di rendimento (1,58%), ed il panorama non cambia neanche in chiave prospettica quando si guarda alle scadenze del future sul mercato telematico Eurex: quotazioni del derivato di giugno e settembre entrambe in salita (+0,24%) venerdi 4.

Sintomi chiari dell’avversione al rischio che continua ad influenzare la contrazione dell’Irs 10 anni (fixing 2,09% venerdi 4 maggio) e che dovrebbe proseguire anche nelle prossime settimane: in questo momento gli investitori sono particolarmente attenti ai mutamenti della politica economica europea, in particolare alle elezioni francesi e all’apertura della Germania per la crescita, ma la complessità del sistema Eurolandia e la limitatezza delle risorse finanziarie per l’eventuale salvataggio di Paesi too big (spread italiano a 3,84%, spread spagnolo a 4,15%) spingeranno ancora l’acquisto di beni rifugio.

Non è possibile sapere per quanto tempo il titolo pubblico tedesco, su ogni scadenza, sarà considerato remunerativo, ma per il momento il parametro Eurirs conosce un calo generalizzato a confronto coi valori di un mese fa.

(per le previsioni Euribor della settimana prossima: “Previsioni Euribor 3 mesi dell’11 maggio 2012”)

(per le previsioni sui tassi fissi del mese prossimo: “Previsioni Euribor e Irs a giugno 2012“)

Previsioni Euribor 3 mesi e Irs ad aprile 2012

Il dato innovativo degli ultimi giorni riguarda l’andamento della curva tracciata dai fixing del tasso Euribor 3 mesi che, pur proseguendo in discesa, attenua la caduta e rafforza le previsioni di un tasso interbancario vicino ai minimi per la scadenza di settembre (0,68% in base ai derivati contrattati dagli operatori del Liffe in data 5 aprile 2012). Rimane confermato, invece, l’assottigliamento dello spread Euribor-Ois (a 41 punti base mercoledi scorso e in contrazione dello 0,95% da inizio anno).

Il trend così delineato (che porta l’Euribor 3 mesi a quota 0,766%, la scadenza semestrale a 1,064% e quella a 1 mese a 0,414%) rivela non solo una discesa di minore entità sulle scadenze più brevi – fra l’altro, l’Eonia continua ad oscillare poco sopra il tasso sui depositi presso la Bce e si è fermato a 0,352% giovedi scorso – ma anche la presenza di una zona franca che isola il mercato interbancario dal resto dello scenario, con ogni probabilità riconducibile alla condizione di eccesso di liquidità.

E difatti nè il quadro macroeconomico grigio dell’Eurozona, nè il colore rosso dei listini azionari hanno influenzato significativamente nell’ultima settimana le previsioni sull’andamento futuro dell’Euribor 3 mesi, visto ancora in discesa a 0,71% per metà maggio.

La crescita economica, definita dal governatore Draghi come stabilizzata verso il basso con attese di moderata ripresa nel corso dell’anno, ha portato al mantenimento del tasso d’interesse base (1%) ma soprattutto ha ricordato ai protagonisti della scena politica ed economica europea che il problema non è rappresentato soltanto dalla Grecia.

Prima ancora del suggello in occasione della deludente asta dei Bonos, i dati annunciati da Madrid – rapporto deficit/Pil al 5,3% peggiore rispetto a quello concordato prima con la Commissione europea – avevano già indirizzato le idee di molti nella direzione di una risoluzione lunga e tortuosa della crisi nel vecchio continente.

L’ovvia reazione dei mercati ha schiacciato il rendimento del titolo rifugio Bund decennale all’1,74% (05/04/2012) e risollevato quello dei governativi periferici, ivi compreso il nostro Btp (giovedi al 5,45%) che ha subìto una fase di aumento dello spread. Questa reazione, confermata pure dal rialzo nelle ultime sedute del future sul Bund (+0,6% giovedi sul mercato telematico Eurex in corrispondenza della scadenza di giugno), indica con chiarezza l’approssimarsi della fine dei benefici effetti delle aste Ltro a 36 mesi che avevano consentito alle banche di acquistare titoli pubblici e tenere bassi i rendimenti. L’attenzione, dunque, torna sulle urgenti riforme strutturali che coinvolgono diversi Paesi nell’area della moneta unica.

Se l’uso dei depositi presso la Bce si mantiene prossimo ai massimi (oltre 773 miliardi di euro in data 04/04/2012) ad indicare il bisogno di sicurezza sulle scadenze più brevi, è evidente che gli investitori internazionali continuano a diffidare degli asset più rischiosi e a privilegiare la qualità tedesca anche per le durate più lunghe: in analogia alle conclusioni del mese scorso rivelatesi corrette relativamente al tasso Irs che non avrebbe mantenuto un andamento di sola crescita, le stesse motivazioni, addirittura rafforzate, inducono a prevedere per le prossime settimane oscillazioni in prossimità dei minimi ultimi registrati (Irs 10 anni a quota 2,29% al 5 aprile) per il parametro preso a riferimento per i mutui a tasso fisso.

Gli altri valori, sempre al 5 aprile 2012, indicano quota 1,55% per l’Irs 5 anni, e quota 2,59%, 2,65%, 2,61% e 2,56% rispettivamente per le durate a 15, 20, 25 e 30 anni.

(per le previsioni Euribor della settimana prossima: “Previsioni Euribor 3 mesi del 13 aprile 2012“)

(per le previsioni Irs del mese prossimo: “Previsioni Euribor e Irs a maggio 2012“)

Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2012

Vissuta tra umori contrastanti, divisi fra quelli positivi per l’evoluzione della crisi greca e quelli negativi sulla condizione della ripresa economica nell’Eurozona, l’ultima settimana ha impedito agli operatori sul Liffe di stravolgere le previsioni sui tassi Euribor 3 mesi di sette giorni prima: dai futures del giorno 09/03/2012 si estrapolano valori tra lo 0,77% di aprile e lo 0,66% di settembre, scadenza a partire dalla quale dovrebbe invertirsi l’andamento ribassista.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

I segnali che giungono dai diversi indicatori tenuti sotto controllo, infatti, rimangono confermati.

Quello più importante, senza dubbio, è la discesa spedita del tasso interbancario Euribor 3 mesi che, bucata la soglia dell’1%, non arresta la propria caduta e arriva a quota 0,894% al 9 marzo 2012 (Euribor 1 mese a 0,49%; Euribor 6 mesi a 1,203%).

Per lo stesso motivo legato all’eccesso di liquidità presente nel sistema, a cui hanno contribuito sostanziosamente le aste straordinarie a 36 mesi, tendono ad abbassarsi anche i tassi a scadenza inferiore fino all’Eonia (0,362% il 9 marzo, esattamente come un mese fa), mentre sono volati al record di 827,534 miliardi di euro i depositi presso la Bce di lunedi scorso – poi scesi agli 800 di giovedi 8. L’istituto centrale, questo mese, non ha ritenuto opportuno (quantomeno) azzerare il tasso di remunerazione per gli stessi depositi (rimasto a 0,25%) e, come previsto, ha pure confermato il tasso sulle operazioni di rifinanziamento principale (1%) e marginale (1,75%), con l’inflazione che continua ad essere vista sopra il 2% nel corso del 2012.

I finanziamenti erogati alle banche europee, dunque, al momento non trovano un utilizzo economico soddisfacente né raggiungono l’economia reale in maniera idonea a far ripartire il reddito prodotto nel vecchio continente; tuttavia, il clima tra istituti si fa sempre più disteso come segnala lo spread Euribor-Ois, che confronta un tasso relativo a prestiti senza garanzia con un tasso che prezza flussi di regolamento: differenziale sceso – continuativamente per la decima settimana – a 0,55% alle ore 12:00 del 9 marzo, il valore più basso degli ultimi sette mesi.

Tra le conseguenze delle due aste Ltro va annoverata anche la possibilità per la Bce di “acquistare” indirettamente titoli di Stato: il prezzo dei titoli pubblici viene mantenuto alto dagli acquisti delle banche finanziate dalla Bce, con effetti analoghi al quantitative easing americano che sinora ha funzionato.

Da un lato ciò consente di tenere a bada i malumori tedeschi, dall’altro permette di sostenere i titoli periferici come quelli spagnoli e italiani che hanno finalmente trovato normalizzazione nella forma della curva dei rendimenti (spread sul decennale tedesco a 303 punti il 09/03/2012).

La liquidità delle banche, infatti, non essendo più attratta come prima dai titoli a breve e medio termine a causa dell’abbassamento dei relativi tassi, affluisce sulle durate più lunghe e si trasforma negli attivi di bilancio. Il gioco, dalle conseguenze potenzialmente pericolose, è ben noto e si riempie di significato economico solo se il tempo – guadagnato per sospendere gli effetti delle criticità del sistema Europa – viene utilizzato proficuamente per risanare i bilanci pubblici e per far ripartire gli investimenti delle imprese private. Diversamente, torneremmo nel giro di pochi mesi a sentir parlare di economia “drogata”, con effetti distorsivi speculativi ed inflattivi, e ad assistere a tentativi frettolosi di salvare le banche sulla base del concetto ambiguo secondo cui è giusto socializzare le perdite senza prima aver condiviso i profitti.

Se dunque i problemi strutturali dell’Europa non lasciano immaginare rapide soluzioni (è soltanto di poche ore fa, ad esempio, la pronuncia dell’Isda sulla ristrutturazione del debito della Grecia trattato come un fallimento che fa scattare il pagamento dei Credit Default Swap), l’avversione al rischio continua a manifestarsi tra gli investitori che non abbandonano il rifugio governativo del Bund.

Pertanto, l’Irs 10 anni (2,26% al 09/03/2012; invece 1,53%, 2,58%, 2,64%, 2,6% e 2,55% rispettivamente l’Irs a 5, 15, 20, 25 e 30 anni), parametrato al rendimento del decennale tedesco, non prende stabilmente la via della salita ma procede – e forse procederà – a descrivere un andamento altalenante in prossimità dei fixing registrati nelle ultime settimane.

(per i tassi previsti sul Liffe la settimana prossima: “Previsioni Euribor 3 mesi del 16 marzo 2012“)

(per le previsioni IRS del mese prossimo si legga: “Previsioni Euribor 3 mesi e Irs ad aprile 2012”)

Previsioni Euribor e Irs del 10 febbraio 2012

Subiscono solo un lieve cambiamento, lungo il tratto orizzontale della curva dei tassi impliciti nei contratti futures, le aspettative maturate sul mercato Liffe dagli operatori riguardo ai prossimi valori dell’Euribor 3 mesi, increspati di pochi centesimi a paragone con quelli del venerdi precedente.

Segnale inequivocabile che i mercati sono risultati quasi indifferenti alle comunicazioni post riunione del consiglio direttivo Bce (P/T fermo all’1%, come già era accaduto a gennaio, per via del calo dell’inflazione stimata sotto il target 2% fra alcuni mesi).

Se nelle settimane precedenti le previsioni del tasso interbancario formulate sulla piazza londinese sono risultate corrette, e se altrettanto corrette sembrano quelle relative alle prossime scadenze quando si potrebbe registrare una discesa dell’Euribor 3 mesi al di sotto del costo base del denaro (0,92% estrapolato a metà marzo, col P/T stabile all’1%, secondo i derivati di venerdi 10 febbraio 2012) ed una lunga permanenza ai minimi fino a metà dell’anno prossimo, è perché nei circuiti di scambio della liquidità tra le banche europee si attenuano le frizioni grazie ai consistenti finanziamenti già erogati dalla Bce; in aggiunta, il volume delle richieste di prestito è stimato in forte aumento per fine mese quando, in occasione della prossima LTRO a durata triennale e tasso 1%, le banche commerciali faranno ulteriore rifornimento di fondi sfruttando la più ampia gamma di collaterali ammessi a garanzia.

Le rilevazioni statistiche dell’Euribor 3 mesi, ormai, segnalano da moltissimi giorni una discesa che appare inarrestabile (fixing 1,063% al 10/02/2012); gli stessi depositi overnight presso la Bce si stabilizzano (490 miliardi di euro un mese fa, 496 al 9 febbraio), al pari di quanto accade per l’Eonia (Euribor sui prestiti scoperti a scadenza 24 ore, pari allo 0,362% in data 10/02/2012); interessante pure l’andamento di un altro indicatore del rischio interbancario, il differenziale tra Euribor e Ois sulla scadenza 3 mesi che, sceso dallo 0,82% del 20 gennaio scorso allo 0,7% dell’ultimo venerdi, segnala una situazione in miglioramento (pur rimanendo ancora distante da un valore normale quantificabile attorno ai 20 centesimi).

Il governatore Draghi ha esortato le banche a non manifestare timori nell’utilizzo del denaro messo a disposizione con le operazioni a 36 mesi: sinora è stato prodotto un benefico effetto in termini di minori rendimenti dei titoli di Stato a scadenza simile (carry trade: il finanziamento all’1%, usato per comprare Bot ed altri governativi europei dai rendimenti appetibili, ha fatto aumentare i prezzi dei titoli), qualche rischio per gli equilibri di bilancio quando gli acquisti degli istituti di credito sono stati dirottati sui decennali caratterizzati da rendimenti ancora interessanti (Btp al 5,6% e spread in decisa contrazione dal mese scorso fino ai 366 punti base di fine settimana), ed insoddisfazione tra gli investitori espressa in relazione alle operazioni di buy-back per obbligazioni subordinate, richiamate a prezzi troppo scontati.

Ma proprio questa rinnovata propensione al rischio finalizzata alla ricerca di rendimento, che origina dalle banche per poi diffondersi tra gli altri investitori e che potrebbe essere rafforzata dall’accettazione del pacchetto di riforme votate dal parlamento ellenico col conseguente ottenimento dei nuovi finanziamenti per la Grecia messi a disposizione dall’Efsf, è in grado di interrompere la lunga fase di ancoraggio ai porti sicuri dell’Europa centrale e dare seguito alle vendite del Bund. Se ciò dovesse verificarsi, l’Irs 10 anni imboccherebbe la strada della salita, dopo un mese altalenante per le note vicende.

(per le previsioni Euribor 3 mesi della prossima settimana si legga: “Previsioni Euribor 3 mesi del 17 febbraio 2011”)

(per le previsioni Irs del prossimo mese: “Previsioni Euribor e Irs del 9 marzo 2012”)