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BTP Italia indicizzato all’inflazione italiana: sottoscrizione dal 19 al 22 marzo 2012

Attraverso l’home banking di casa propria abilitato alla funzione di trading on line, in alternativa alla prenotazione presso sportello bancario, dalle ore 9:00 del 19 marzo prossimo fino alle ore 17:30 del successivo giovedi 22 sarà possibile sottoscrivere il nuovo BTP Italia, la prima emissione del MEF relativa al titolo pubblico indicizzato all’inflazione italiana (indice ISTAT FOI ex tabacchi dei prezzi al consumo per famiglie di operai e impiegati).

Il BTP Italia, durata 4 anni, viene emesso alla pari (prezzo di emissione 100), senza commissioni, e collocato direttamente a prezzo fisso sul MOT col taglio minimo acquistabile di 1.000 euro (ulteriori acquisti per multipli di mille euro).

Nel corso della sua durata, ovvero fino alla scadenza del 26 marzo 2016, il titolo pubblico paga cedola semestrale posticipata sulla base di un tasso cedolare (reale) fisso annuo (maggiore o uguale al tasso cedolare reale minimo annuo garantito comunicato all’annuncio dell’emissione in data 16/03/2012) stabilito al termine del collocamento e applicato al capitale rivalutato per l’indice FOI senza tabacchi. In breve, la cedola risulta pari alla metà del tasso cedolare reale annuo moltiplicato per il capitale rivalutato, ottenuto applicando l’indice FOI ex tabacchi al valore nominale acquistato. Data di godimento e regolamento è il giorno 26 marzo 2012, a partire dal quale i titoli sono negoziabili liberamente sul MOT.

In caso di deflazione nel semestre, la relativa cedola (floor) si ottiene applicando il tasso reale minimo al capitale non rivalutato. In caso di inflazione nei semestri seguenti, la rivalutazione del capitale è riconosciuta solo se l’indice torna sopra il livello massimo raggiunto nel corso del periodo d’investimento.

A scadenza, in unica soluzione, avviene il rimborso del valore nominale non rivalutato.

Per gli investitori che mantengono il governativo in portafoglio fino a scadenza, è previsto un premio fedeltà quantificato nel 4 per mille lordo del valore nominale acquistato all’emissione dalle persone fisiche.

La tassazione prevista è commisurata all’aliquota del 12,5%.

(per il codice Isin ed il tasso reale minimo: “BTP Italia (ISIN IT0004806888): tasso minimo 2,25%“)

Intesa Sanpaolo: bilancio 2010 e I° trimestre 2011. Dividendo pagato dal 26 maggio e prezzo delle azioni ordinarie fissato per l’aumento di capitale

Il risultato netto consolidato di Intesa Sanpaolo a chiusura dell’esercizio 2010 è stato pari a 2,705 miliardi di euro, in calo del 3,6% (anche a causa della discesa del tasso Euribor) rispetto ai 2,805 miliardi del 2009 che erano maturati anche grazie al rilascio di imposte differite per 511 milioni di euro. Per la sola capogruppo, invece, utile in crescita del 30,4% a quota 2,327 miliardi.

La nota ufficiale della società, tuttavia, sottolinea che i risultati degli ultimi due anni sono molto simili se si escludono le principali componenti non ricorrenti.

Intesa Sanpaolo ha fissato la distribuzione di un dividendo pari a 0,08 euro per azione ordinaria e 0,091 euro per azione risparmio, pagato a partire dal 26 maggio 2011 con stacco cedola il 23/05/2011.

I proventi operativi netti (16,625 miliardi di euro) sono risultati in flessione del 5,9% rispetto al 2009, mentre le commissioni nette sono aumentate a quota 5,671 miliardi di euro (+5,7%).

Il totale dei crediti deteriorati (in sofferenza, incagliati, ristrutturati e scaduti/sconfinanti) a fine 2010 è cresciuto a 21,208 miliardi di euro (+3,67%) e, tenuto conto della prossima distribuzione dei dividendi, i coefficienti patrimoniali al 31 dicembre si portano al 7,9% per il Core Tier 1 Ratio (7,1% a fine 2009), al 9,4% per il Tier 1 ratio (8,4% a fine 2009) e al 13,2% per il coefficiente patrimoniale totale (11,8% a fine 2009).

Il rendiconto finanziario consolidato ha evidenziato assorbimento di liquidità (-3,655 miliardi di euro) derivante, in sostanza, dalla diminuzione del cash per attività operativa (-2,646 miliardi) e per attività di provvista (-1,127 miliardi); la cassa è rimasta comunque positiva a quota 4,758 miliardi di euro.

Nel 1° trimestre 2011 Intesa Sanpaolo ha maturato in bilancio un risultato netto consolidato pari a 661 milioni di euro (-3,9% rispetto al trimestre 2010 da gennaio a marzo).

I proventi operativi netti sono risultati stabili a 4,206 miliardi di euro (-0,9%) così come gli interessi netti pari a 2,396 miliardi di euro.

Il gruppo ha registrato il forte calo dell’attività assicurativa scesa a quota 120 milioni di euro, mentre le rettifiche nette su crediti nel primo trimestre del 2011 si fermano a 680 milioni (contro i 750 del I° trimestre 2010).

Il rendiconto finanziario consolidato ha evidenziato generazione di liquidità per 682 milioni di euro (che portano la cassa a quota 5,435 mld una volta considerato l’effetto dei cambi) nonostante l’assorbimento di liquidità dall’attività operativa per 87 milioni di euro.

Il coefficiente patrimoniale Core Tier 1 ratio è risultato in crescita all’8,2%, il Tier 1 ratio è aumentato al 9,7% ed il coefficiente patrimoniale totale è sceso al 13% (-0,2%). Con gli effetti dell’aumento di capitale da 5 miliardi di euro già approvato (ieri è stato fissato a 1,369 euro il prezzo delle azioni ordinarie), lo stesso coefficiente patrimoniale proforma Core Tier 1 risulterebbe pari al 9,8%, il Tier 1 Ratio salirebbe all’11,3% ed il coefficiente patrimoniale totale al 14,7%.

(per il dividendo pagato da Enel il 23 giugno 2011 derivante dalla chiusura del bilancio 2010, e per il bilancio intermedio I° trimestre 2011 si veda http://www.questidenari.com/?p=4250)

Unicredit: bilancio 2010 e I° trimestre 2011, dividendi al 26 maggio

Con 1,323 miliardi di euro Unicredit chiude l’esercizio 2010 con un calo dell’utile netto consolidato nell’ordine del 22,2% rispetto all’anno prima.

Come si legge dalla nota ufficiale del sito del gruppo, al 26 maggio 2011 saranno pagati dividendi pari a 0,03 euro per azione ordinaria ed a 0,045 per azione risparmio, con stacco cedola (n° 32) in data 23/05/2011.

Il margine di intermediazione è sceso a quota 26,347 miliardi di euro (-5,9% a cambi e perimetri costanti), derivante fra l’altro da interessi netti in calo del 9,3% (15,993 miliardi) e dalla crescita dell’8,4% delle commissioni nette (8,455 miliardi).

Il Core Tier 1 è salito a 8,58% (dall’8,47% del 2009 post aumento di capitale).

Il bilancio del 1° trimestre 2011 si chiude all’insegna della forte crescita dell’utile a quota 810 milioni di euro (+55,7% rispetto al periodo gennaio-marzo 2011).

Il margine d’intermediazione è arrivato a 6,928 miliardi (+7% sul trimestre precedente e +3,3% normalizzato rispetto al 1° trimestre 2010).

Stabili i costi operativi ad euro 3,858 miliardi e ridotte le rettifiche nette su crediti e su accantonamenti per garanzie e impegni, col costo del rischio in calo a 108 punti base (-0,19% sul trimestre gennaio-marzo 2010).

Tra i ratio patrimoniali, il Core Tier 1 a marzo 2011 si è attestato a 9,06%. Il Tier 1 Ratio e il Total Capital Ratio, rispettivamente, sono pari a 9,97% e 13,47%.

(per il bilancio Intesa Sanpaolo al 31/12/2010, il bilancio del I° trimestre 2011, il pagamento dei dividendi per azioni ordinarie e risparmio ed i dettagli dell’aumento di capitale a maggio 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=4213)

Banca Generali: bilancio 2010, trimestrale e dividendo. Le altre cedole del 16 maggio 2011 a Piazza Affari

Sulla base dei risultati di bilancio dell’esercizio passato, Banca Generali riconoscerà ai propri azionisti un dividendo pari a 55 centesimi per azione ordinaria, con stacco cedola al 16 maggio 2011, messo in pagamento dal 19/05/2011. Il dividendo per azione è in crescita (+22%) rispetto all’importo di euro 0,45 dell’anno precedente.

Il bilancio 2010 della capogruppo Banca Generali S.p.A. si è chiuso con l’utile netto a 106,9 milioni di euro (+96,3% rispetto al 2009); nello stesso esercizio l’utile netto consolidato di 82,2 milioni di euro (+30%) deriva dall’incremento delle commissioni ricorrenti nette e dalla riduzione dei costi operativi, nonostante sia stata registrata la diminuzione del margine d’interesse ad € 43,2 milioni (-12%) a causa della dinamica dei tassi d’interesse 2010 e della contrazione dei volumi relativi ai conti correnti.

Il rendiconto finanziario di gruppo evidenzia assorbimento di liquidità durante il 2010 per 100 mila euro che fanno scendere la cassa ad euro 8 milioni in data 31 dicembre.

Tra i dati positivi vi è il rafforzamento dell’indicatore Tier 1 Capital all’11% e la raccolta delle masse totali per € 23,6 miliardi (+6%) e delle masse gestite ad € 16,8 miliardi (+14%).

I dati del I° trimestre 2011 proseguono nel segno della tendenza al rialzo con la crescita del 6,4% dell’utile netto consolidato, giunto a 20 milioni di euro per l’incremento delle commissioni di gestione (+27%) e l’abbattimento dei costi operativi (-4,9%); contribuisce al dato anche l’aumento del margine d’interesse, arrivato a 11,1 milioni (+1,4% su base annua) grazie al rialzo dei tassi (per le previsioni ultime sui tassi d’interesse: http://www.questidenari.com/?tag=tendenza).

Continua nel periodo in esame pure la crescita delle masse gestite e amministrate, pari a 23,8 miliardi di euro (+4%) rappresentati per oltre il 70% dalla prima componente.

Sempre al 16 maggio 2011, staccano cedola (fra parentesi sono indicati gli importi pagati in euro per azione):

ISAGRO (0,3)

CONAFI PRESTITO’ (0,08)

VITTORIA ASSICURAZIONI (0,17)

CEMBRE (0,26)

GEFRAN (0,15)

CREDITO EMILIANO (0,1)

GEWISS (0,1).

(per il bilancio 2010, per il 1° bilancio trimestrale 2011 ed il pagamento a maggio dei dividendi di Unicredit si legga http://www.questidenari.com/?p=4199)

Precisazioni sull’Ipo di Enel Green Power: lotto minimo e assegnazione gratuita

Il prospetto informativo di Enel Green Power (Egp: http://www.questidenari.com/?tag=enel-green-power) distingue tra le domande di adesione all’offerta pubblica di azioni provenienti dai risparmiatori in genere e quelle provenienti da azionisti della società Enel.

Mentre per i primi richiedenti il lotto minimo acquistabile è pari a 2.000 azioni (per ulteriori quantitativi si procede per multipli), per i dipendenti Enel il lotto minimo maggiorato è pari a 20.000 azioni (per ulteriori quantitativi si procede per multipli).

L’adesione per il quantitativo pari al lotto minimo (o suoi multipli) non esclude l’adesione per quantitativi pari al lotto minimo maggiorato (o suoi multipli). Vale anche il viceversa: l’adesione per quantitativi pari al lotto minimo maggiorato (o suoi multipli) non esclude l’adesione per quantitativi pari al lotto minimo (o suoi multipli).

Il pagamento delle azioni non prevede commissioni o spese a carico dell’aderente.

Agli assegnatari delle azioni Egp rientranti nel pubblico indistinto dei risparmiatori, al verificarsi del mantenimento continuativo dei titoli in portafoglio per i primi dodici mesi, sarà assegnata gratuitamente 1 azione ordinaria ogni 20 possedute in proprietà. La medesima bonus share, al verificarsi della medesima condizione, è riconosciuta agli assegnatari delle azioni Egp rientranti negli azionisti Enel.

L’attribuzione gratuita di cui sopra, richiesta dall’avente diritto non oltre il 31 dicembre 2011, è limitata ad un ammontare massimo di azioni possedute corrispondenti a

– 3 volte il lotto minimo (6.000 azioni) per il pubblico indistinto o per gli azionisti Enel

– 2 volte il lotto minimo maggiorato (40.000 azioni) per il pubblico indistinto o per gli azionisti Enel.

Ulteriori informazioni dal prospetto informativo Egp: link alla pagina http://www.questidenari.com/?p=3115.

I limiti del TER

Come è stato descritto (http://www.questidenari.com/?p=2358), un risparmiatore che intenda valutare per scegliere tra un ventaglio di soluzioni, offerte dai fondi comuni d’investimento o dagli Etf, dovrebbe affidarsi anzitutto alla conoscenza dei costi che gravano sul paniere di titoli e ne limitano la performance futura, prima ancora di cimentarsi in previsioni di mercato più o meno fondate.

Lo strumento di maggiore aiuto per questa condotta è rappresentato dal Total Expense Ratio (Ter), ovvero l’indicatore sintetico di costo che, contemporaneamente, considera le commissioni di gestione, quelle di performance (se previste, vengono corrisposte solo se il rendimento del fondo supera un determinato benchmark), il Ter degli eventuali comparti in cui il fondo investe, il compenso per la banca depositaria, le spese legali, giudiziarie e di revisione del fondo, le spese di pubblicazione del valore della quota e del prospetto informativo, gli altri oneri.

Ma oltre alla mancata considerazione delle commissioni di ingresso nel fondo, eventualmente oggetto di trattativa fra l’investitore e l’intermediario di fiducia che accorderà condizioni di costo commisurate alla posizione finanziaria complessiva dello specifico cliente, il Ter non fornisce indicazioni circa una componente di costo che, a seconda dei casi, potrebbe rivelarsi di importanza cruciale per la conoscenza dell’onere complessivamente sostenuto.

In particolare, quando il gestore effettua operazioni di acquisto e vendita titoli per modificare la composizione del basket, si producono commissioni di negoziazione che gravano sul patrimonio del fondo e che, pertanto, sono direttamente proporzionali al turnover di portafoglio.

In aggiunta a queste spese di transazione legate ai cambiamenti nella politica di gestione del portafoglio, occorre pure considerare i costi di funzionamento del mercato dipendenti dai maggiori o minori volumi di strumenti finanziari oggetto di operazioni di compravendita.

Per la minimizzazione delle spese nascoste, la soluzione proposta da Morningstar nel suo interessante articolo (fonte web) prevede che la scelta dell’investitore ricada sui fondi caratterizzati da volumi di trading e tassi di turnover entrambi bassi.

Ad avviso di chi scrive, la soluzione prospettata non rappresenta quella ottimale nella logica dell’investimento di Borsa, dato che l’affidamento del patrimonio mobiliare ad un gestore implica che costui, proprio perché incaricato di effettuare le scelte opportune e dotato dei più aggiornati strumenti tecnologici e delle più valide risorse umane, si dimostri pronto a modificare la composizione del portafoglio al cambiamento dei mutevoli scenari di mercato. Ciò a dire che un giusto grado di turnover, ed oneri connessi, costituisce una manifestazione “fisiologica” dell’investimento attinente all’opera di continuo efficientamento del portafoglio, e non una semplice “tassa”.

Invece la soluzione opposta, caratterizzata da un tasso di turnover eccessivamente alto, sarebbe indice di un contesto di confusione in cui si troverebbe ad operare il gestore, origine di bassi rendimenti futuri ma soprattutto, nell’immediato, di costi elevati e certi.

Per avere idea dell’incidenza degli oneri di negoziazione è possibile paragonare il primo e l’ultimo dei dieci fondi comuni appartenenti alla categoria “azionari Italia” ordinati per patrimonio nella tabella sotto riportata (dati al 31/12/2008, fonte Morningstar Direct e Relazioni annuali 2008): ad una sostanziale parità di Ter (circa 2,48%), che indurrebbe ad assimilare i due OICR per onerosità, non corrisponde una sostanziale parità di “spese invisibili” legate alle movimentazioni di portafoglio, nell’ultimo fondo ridotte alla decima parte rispetto al primo (0,8% contro 0,08%).

(per il documento di autoregolamentazione finalizzato all’abbattimento delle spese di trasferimento dei fondi comuni d’investimento da una banca all’altra si legga http://www.questidenari.com/?p=3261)