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Jacko: vita, morte e debiti

 

Dai media americani non arriva solo la spiacevole notizia della scomparsa di un mito del Pop che, con musiche e balli trascinanti, ha accompagnato molti dei nostri momenti di svago adolescenziale, quando cuffiette e mangianastri tascabile facevano parte del nostro look al pari delle Timberland e del risvoltino sull’orlo dei blue jeans che mostrava il calzino bianco.

Da oltreoceano, da un popolo pragmatico per antonomasia, ci giungono puntuali anche gli aggiornamenti sull’enorme debito per oltre 400 milioni di dollari accumulato da Michael Jackson nel corso della sua vita stravagante, degna di un artista ai limiti di molte cose, compresa la propria salute fisica e mentale.

Alle ipoteche apposte sui suoi beni più preziosi, al prestito ottenuto dalla Bank of America e alle spese legali sostenute per risolvere i suoi problemi con la giustizia, si aggiunge l’incubo dell’organizzazione AEG che ha già incassato 85 milioni di dollari dalla vendita dei biglietti del suo prossimo tour mondiale programmato, e che ora dovrà restituire: l’esame autoptico disposto, rivelatore della causa di morte di Michael Jackson, potrebbe far saltare le coperture assicurative, e gli annessi risarcimenti, qualora il decesso non fosse avvenuto per cause naturali.

Tanzi e il capro espiatorio

 

A tre mesi dalla sentenza di primo grado, sono note le motivazioni di condanna per Calisto Tanzi, autoproclamatosi imprenditore modello sotto il profilo industriale ma del tutto sprovveduto sotto quello finanziario, a parere dei giudici.

L’immagine di Tanzi, specchio opaco dei nostri tempi ultimi in cui si è andato perdendo il rapporto di sano parallelismo tra la produzione di grandezze reali e monetarie in azienda, si confonde con quella purtroppo consueta dell’agnello sacrificale che caratterizza i grandi scandali, non solo finanziari. Ne rimane indenne, più di tutti, l’istituto finanziario della Bank of America, che secondo i pm milanesi avrebbe dovuto essere condannato a risarcire solidalmente i creditori del gruppo.

I legali di Tanzi non si sono ancora pronunciati in merito all’eventuale ricorso in appello, ma in caso di definitiva condanna a 10 anni per aggiotaggio, ostacolo all’attività di vigilanza e falso dei revisori, i superati limiti di età del cavaliere impediranno comunque la costrizione nelle patrie galere. Chissà cosa starà pensando Stefano Ricucci che, in una delle sue ultime apparizioni televisive, aveva esternato stupore per essere stato l’unico condannato, in Italia, per il reato di “divulgazione di notizie false, esagerate o tendenziose, ovvero attuazione di operazioni simulate” ………..………