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Giuditta e Oloferne: Caravaggio e la pittura raccapricciante

La decapitazione della bellissima e giovanissima Beatrice Cenci, avvenuta nella Roma della controriforma per punire il reato di parricìdio e al tempo stesso per far entrare nelle casse ecclesiastiche il ricco patrimonio della nobile famiglia capitolina, fornì spunto a Michelangelo Merisi (che forse assistette all’esecuzione dell’11 settembre 1599) per innovare sostanzialmente, ed in maniera duratura, la propria opera.

Il quadro introduce la rappresentazione dell’orrido nella pittura: per la prima volta, dopo che per secoli gli artisti si erano prodigati ad idealizzare i volti ed ignorare il culmine della tragedia, Caravaggio si impegna a penetrare e trasporre la bruttezza, l’orrore ed il raccapriccio che deriva da un’azione di violenza estrema.

Ne sono testimonianza le fattezze della serva sulla destra, che accentuano le storture e le rugosità tipiche della vecchiaia, i lineamenti deformati di Oloferne al momento di essere straziato dalla spada, e la reazione di ripugnanza espressa da Giuditta, impressionata dal suo stesso gesto. L’ebrea Giuditta, introdottasi nell’accampamento militare nemico per avere salva la vita, uccide il comandante Oloferne, suo carnefice e minaccia per la sua gente, dopo aver simulato un atteggiamento di accondiscendenza.

A conferire teatralità alla rappresentazione scenica, sta per calare un drappo rosso, “sipario” presente in diverse opere di Caravaggio.

Anch’esso di attribuzione certa, “Giuditta che taglia la testa a Oloferne”, appartenente alla Galleria Nazionale d’Arte Antica di Palazzo Barberini in Roma e collocabile nell’ultimo quinquennio del cinquecento, può essere ammirato presso le Scuderie del Quirinale (http://www.questidenari.com/?tag=scuderie-quirinale).

San Giovanni Battista: Caravaggio nel nuovo continente

Il San Giovanni Battista dipinto da Caravaggio nel 1601, nel periodo della maturità artistica caratterizzato dai chiaroscuri, non appare vestito ma è avvolto e valorizzato nella definizione corporea da un meraviglioso drappo rosso, emblema forte di una tecnica pittorica che fa uso limitato del contrastante colore verde.

Poco amato dall’Artista, il verde del fogliame fitto è qui reso secondo tonalità molto scure a fare da cornice al modello seminudo, forse ancora un ragazzo di vita fra quelli frequentati da Michelangelo Merisi. La luce proveniente dall’alto rende volutamente poco riconoscibili i lineamenti del giovane, in particolare gli occhi, e al tempo stesso conferisce alla rappresentazione del santo un’aria cupa e imbronciata che si accosta bene alla figura del profeta inascoltato e combattuto con sé stesso.

Il culmine del dipinto si raggiunge con la ricerca luministica dell’Artista nella zona centrale del quadro, dove il braccio sinistro getta un’ombra sul costato che, come già per altri dipinti, non è bruciante ma lascia intravedere le membra del santo.

Appartenuto inizialmente ad Ottavio Costa, banchiere pontificio in Roma e nobile committente e protettore di Caravaggio, il San Giovanni Battista è conservato a Kansas City presso The Nelson-Atkins Museum of Art: anch’esso di attribuzione certa, può essere ammirato presso le Scuderie del Quirinale (http://www.questidenari.com/?tag=scuderie-quirinale).