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Previsioni Euribor 3 mesi a metà maggio

Rispetto alle previsioni del 9 maggio scorso maturate sul mercato Liffe, la chiusura di venerdi 13 maggio 2011 manifesta valori dei tassi Euribor 3 mesi che, rappresentati graficamente fino alla scadenza del marzo 2017, consentono di tracciare una curva più piatta ma pur sempre orientata verso l’alto.

In particolare, sulle scadenze ravvicinate i tassi impliciti nei derivati sono più elevati per via dell’attenzione su ulteriori pressioni inflazionistiche (lunedi scorso Trichet ha parlato di altissima volatilità su materie prime e petrolio).

Sulle scadenze più lontane, esattamente a partire dalla seconda metà del 2012, le aspettative degli operatori di mercato sull’andamento del ciclo economico, caratterizzato da un reddito prodotto più moderato rispetto alle attese passate, condizionano i tassi verso il basso.

(per le previsioni dei tassi Euribor 3 mesi del prossimo venerdi 20 maggio 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=4223)

Irs e tasso Euribor 3 mesi a maggio. Previsioni fino al 2017

Con uno scenario economico e politico quasi immutato rispetto alle condizioni di aprile, e con tassi di riferimento invariati nell’Area Euro a partire dal costo del denaro all’1,25%, le dichiarazioni di Trichet rilasciate a margine della riunione Bce del 5 maggio sono state accolte con stupore dagli operatori di mercato.

Le parole del presidente dell’Eurotower sembrano essere state interpretate per quello che non hanno espresso, piuttosto che per il contenuto proprio molto simile a quello delle passate esternazioni: al termine della conferenza, la settimana scorsa, le attese degli operatori si sono concretizzate in valori dei derivati contrattati sul Liffe indicativi di una traslazione da giugno a luglio del prossimo rialzo del tasso Bce, pur nell’invarianza del conteggio complessivo dei tre aumenti (da 0,25% ciascuno) che portano il costo del denaro in prossimità del 2% a fine anno:

Sotto forma grafica, la curva dei future sull’Euribor 3 mesi per le 24 scadenze sopra riportate in riferimento alla chiusura di lunedi 9 maggio 2011 appare più bassa rispetto alla stessa curva tracciata un mese fa, quando in aprile la media storica dell’Euribor al 3% sarebbe stata raggiunta già a inizio 2013 (ora, secondo previsioni, è necessario attendere il 2014).

Sempre al 9 maggio 2011, il tasso interbancario Euribor si è portato a quota 1,423% sulla scadenza trimestrale (era all’1,294% al giorno 8 aprile 2011) proseguendo il consueto cammino nel quadro della crescita rilevata da inizio anno.

Posto che gli operatori si aspettavano dal presidente Bce l’annuncio di un aumento, viene da chiedersi se la mancanza di espliciti riferimenti al (secondo) rialzo prossimo del tasso base non possa essere letta come un tentativo di colpire la speculazione per abbattere il costo del petrolio (in un colpo solo: -8,7% il Wti scambiato a New York e -9,89% il Brent quotato a Londra).

Se così fosse, l’esposizione di Trichet si sarebbe rivelata azzeccata: coi tassi che non aumentano, il cambio Euro su Dollaro non facilita la disponibilità del biglietto verde con cui acquistare materie prime (fonte: IlSole24Ore.com).

Diversa l’efficacia dell’azione dell’istituto centrale europeo sui rendimenti oltre il breve termine.

Già da aprile un elemento di innovazione importante, rappresentato dalla decisione della Bce di interrompere gli acquisti dei titoli di Stato periferici per via dell’implementazione del piano di aiuti finanziari, avrebbe dovuto costituire un passo avanti nella normalizzazione della politica monetaria, oltre che facilitare le previsioni sull’interazione delle forze di acquisto e vendita dei bond. I tassi di rendimento di Grecia, Irlanda e Portogallo sulle scadenze decennali, invece, hanno preso il volo sopra livelli rispettivamente al 15%, 10% e 9,5%, denunciando il carattere effimero di questo tipo di intervento (c.d. veicolo di salvataggio) che non risolve i problemi di sostenibilità di lungo periodo, quando le prospettive di crescita debole si fondono con elevati valori di spesa pubblica e di interessi (sul punto: Liz Ann Sonders, vice presidente e strategist di Charles Schwab – fonte Morningstar.it).

E se i bilanci dei periferici continuano a destare preoccupazione, se la ripresa economica globale appare al di sotto delle attese (che già non erano entusiastiche), il rimedio solito rimane l’agognato Bund tedesco (fly to quality) il cui rendimento in calo, ultimamente, trascina al ribasso il tasso Irs. Dai valori sotto riportati del 09/05/2011 si desume agevolmente la differenza col fixing di un mese fa che, al giorno 8 aprile, sulle scadenze 20, 25 e 30 anni segnava rispettivamente 4,09%, 4,04% e 3,94%:

Ripresa economica ed inflazione, attese comunque in crescita, si mantengono tali da far considerare il trend del decennale tedesco ancora ribassista. Questo è il future sull’Euro-Bund al 9 maggio 2011 sul mercato dell’Eurex:

giugno 2011: 124,21 (era 120,4 un mese fa)

settembre 2011: 123,98 (era 119,53 un mese fa)

dicembre 2011: 123,18 (era 118,94 un mese fa).

In conclusione, le aspettative sull’Euribor si mantengono in crescita così come le aspettative sui tassi Irs, i cui valori sono dettati dai fondamentali economici più che dall’estemporaneità dei movimenti di fuga verso la qualità. Pertanto, coloro che sono interessati a richiedere un mutuo casa, e si interrogano sulla scelta tra il tasso variabile ed il tasso fisso alla luce delle variazioni al ribasso che da alcune settimane hanno interessato quest’ultimo, non dovrebbero modificare le loro attese di rialzo generalizzato.

(per le previsioni Euribor e Irs a giugno 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=4383)

Aumento del costo del denaro in aprile ed effetti sulle previsioni dei tassi Euribor e Irs

Attendista riguardo ai riflessi sull’economia reale delle catastrofi nipponiche, e sensibile alla difesa del livello dei prezzi col settore manifatturiero tedesco al limite della capacità produttiva, Trichet ha invertito la rotta dei tassi di riferimento in Europa.

Nonostante la crisi nordafricana continui a far lievitare il prezzo del petrolio, il livello dell’inflazione nell’area euro – registrato a marzo al 2,6% annuo senza alcun contributo sostanzioso della ripresa economica globale – non appare preoccupante ma di certo si colloca al di sopra del livello di guardia fissato dalla Bce al 2%. In un contesto che, in ogni caso, vede l’inflazione “core” (scevra dalle componenti più volatili dell’energia) trovarsi all’1,5% circa.

In condizioni di saggi reali negativi, la mossa di Trichet – da intendersi pure come finalizzata ad azzerare gli stessi tassi – genera ulteriori attese di rialzo del costo base del denaro: ora fissato all’1,25% (+0,25% anche per il tasso di finanziamento marginale, idem per il tasso sui depositi delle banche commerciali), con molta probabilità nei prossimi mesi sarà oggetto di ulteriori ritocchi, anche se le previsioni oggi rilevate appaiono azzardate in relazione all’irrisolto problema dei bilanci pubblici europei esposti a questa tipologia di rischio.

L’Euribor ha proseguito la sua marcia al rialzo con il ritmo consueto, senza particolari reazioni alle dichiarazioni di Trichet esternate a marzo circa l’aumento di un quarto di punto,

arrivando sino a quota 1,294% sulla scadenza trimestrale al giorno 8 aprile 2011:

Le previsioni degli operatori di mercato, sopra anticipate, scontano da tempo altri tre incrementi dei tassi (da 0,25% ognuno) per la fine 2011, come appare dai future sull’Euribor 3 mesi registrati sulla piazza di riferimento internazionale del Liffe di Londra alla chiusura di venerdi 8 aprile 2011

giu 11 – 1,58% (era 1,47% a fine febbraio)

set 11 – 1,92% (era 1,71% a fine febbraio)

dic 11 – 2,195% (era 1,94% a fine febbraio),

mentre la restituzione dei tassi impliciti nei derivati fino al 2017 indica il superamento della soglia del 3% nel 2013 e del 4% per la fine del 2015:

giu 12 – 2,665%

dic 12 – 2,985%

giu 13 – 3,21%

dic 13 – 3,415%

giu 14 – 3,59%

dic 14 – 3,75%

giu 15 – 3,88%

dic 15 – 4,045%

giu 16 – 4,1%

dic 16 – 4,15%

mar 17 – 4,15%.

D’altro canto la mossa di Trichet, accompagnata da una velata allusione ai prossimi rialzi con le parole secondo cui “i tassi rimangono ancora bassi”, alimenta la propensione al rischio degli operatori di mercato che credono nella prossima crescita economica e suddividono per la prima volta l’Eurozona in tre gironi danteschi: quello virtuoso delle centrali Germania e Francia, l’opposto periferico di Grecia, Irlanda e Portogallo, e quello di mezzo con Italia (http://www.questidenari.com/?tag=btp) e Spagna. La recente richiesta di aiuti finanziari del Portogallo, la crescita economica già moderata ed ora colpita dalle accresciute difficoltà di accesso ai finanziamenti da parte delle imprese, e gli effetti sulle materie prime della crisi nordafricana appaiono assumere una dimensione di scarso rilievo, in gran parte sottovalutata ad avviso dello scrivente.

In questo scenario il Bund tedesco, che attualmente offre tra il 3.4% ed il 3.5% di rendimento, sembra destinato a conoscere tassi in salita ancora per diversi mesi. Ecco il future sull’Eurex del decennale tedesco al giorno 8 aprile:

giu 11 – 120,04 (era 122,75 a fine febbraio)

set 11 – 119,53 (era 122,27 a fine febbraio)

dic 11 – 118,94.

Anche gli altri rendimenti dei titoli di Stato dovrebbero seguire questo andamento rialzista nelle prossime settimane, sia pure con una moderazione (caratterizzante la crescita nella parte centrale e finale della curva) lontana dalle impennate registrate fino a febbraio.

E stessa fase di crescita moderata potrebbe conoscere l’Irs, parametrato anche al Bund decennale, i cui valori di riferimento per le rate di mutuo a tasso fisso sono lievitati nelle ultime settimane (http://www.questidenari.com/?p=3794) assieme ai valori dell’Euribor:

5 anni – 3,16%

10 anni – 3,72% (era 3,44% a fine febbraio)

15 anni – 4,01% (era 3,74% a fine febbraio)

20 anni – 4,09% (era 3,82% a fine febbraio)

25 anni – 4,04% (era 3,77% a fine febbraio)

30 anni – 3,94% (era 3,67% a fine febbraio)

40 anni – 3,83%.

(per i tassi Irs ed Euribor al 9 maggio 2011 e le previsioni Euribor 3 mesi fino al 2017 si legga http://www.questidenari.com/?p=4126)

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Aspettando Trichet: mutuo a tasso fisso o a tasso variabile?

Moderata ripresa economica e aumento delle quotazioni del petrolio (http://www.questidenari.com/?tag=aspettative-tassi). L’incremento del costo base del denaro, atteso ad aprile 2011 come mai lo è stato dalla prima metà del 2009 dopo le parole del presidente Bce attento alla spirale inflazionistica, porta conseguenze di varia natura per le tasche dei risparmiatori e dei mutuatari.

In particolare fra questi ultimi – coloro che si apprestano a richiedere un mutuo casa, o quanti già si trovano a corrispondere le rate parametrate al tasso variabile per consistenti importi erogati dalla banca – sorgono problemi per l’aumento del pagamento periodico. I primi sono indecisi fra le possibili soluzioni, dato che negli ultimi mesi i rialzi hanno interessato sia i tassi fissi che i variabili, i secondi potrebbero trovare motivazioni a cambiare la situazione esistente.

Pertanto, quale sarebbe oggi la scelta del mutuo ottimale?

E’ possibile avvicinarsi alla risposta – in ogni caso senza trascurare la propria sfera psicologica – aiutandosi attraverso considerazioni di natura spicciola sull’esborso mensile nei due diversi casi di un mutuo a tasso variabile, legato all’Euribor 3 mesi pari all’1.18%, e di un mutuo a tasso fisso legato all’Irs 25 anni pari al 3.8%. In entrambi i casi l’importo erogato è pari a 150.000 euro, lo spread è l’1% e la durata è 25 anni.

Da un qualsiasi preventivatore on line, inserendo i valori dei tassi ultimi aggiornati al 7 marzo, si ottengono le rate mensili per 648 euro e 859 euro che farebbero immediatamente propendere per la prima soluzione a tasso variabile, con un risparmio di oltre 200 euro al mese.

Tuttavia, dato che il tasso variabile – per definizione – è soggetto a cambiamenti nel tempo, è opportuno considerare le previsioni al rialzo della stessa scadenza Euribor secondo le valutazioni degli operatori al 4 marzo espresse dai future sul mercato Liffe di Londra (ad esempio):

mar12: 2,38%

mar13: 2,905%

mar14: 3,215%

mar15: 3,55%

fino ad arrivare al “pareggio” con l’attuale tasso fisso nel marzo 2016 (3,795%).

L’applicazione dei tassi fissi e variabili ad importi di capitale sempre inferiori, decrescenti annualmente per via della restituzione delle quote capitale insite nelle rate, comporta per i prossimi 5 anni un esborso totale per il mutuo a tasso fisso di circa 5.500 euro superiore a quello del mutuo a tasso variabile.

In altri termini, se sono giuste le previsioni degli operatori di mercato, chi sceglie il tasso fisso deve mettere in conto di spendere, per i prossimi 5 anni, una media di circa 1.100 euro l’anno in più rispetto a chi sceglie il tasso variabile. Successivamente, un ulteriore innalzamento del tasso Euribor invertirebbe i ruoli consentendo il beneficio di rate più basse ai titolari di mutuo a tasso fisso, ma è agevole comprendere che il periodo dei prossimi mesi, caratterizzati da un debito residuo più alto e da previsioni sui tassi più attendibili, è da tenere in maggiore considerazione nella scelta personale di ciascun mutuatario rispetto ai periodi degli anni a seguire.

(si legga anche la risposta al quesito di un lettore nel luglio 2012)

(e ancora la risposta alla domanda di un utente l’11 settembre 2013)

Libia e petrolio: previsioni sui tassi Irs ed Euribor a marzo 2011

Il grande dubbio serpeggiato fra gli analisti nelle ultime settimane era incentrato sul corso dei rendimenti dei titoli obbligazionari, provenienti dalle brusche impennate di fine anno scorso e dai valori stabilmente alti di gennaio e febbraio 2011.

A dividere la schiera degli osservatori tra quelli che non vedevano motivo per un ulteriore incremento dei tassi, e quelli fermi su posizioni diametralmente opposte, era stato il peso attribuito alla crescita economica dell’area Euro e all’inflazione nel prossimo futuro. I primi facevano i conti con i dati occupazionali ancora deludenti, i secondi con le recenti spinte al rialzo sul livello dei prezzi.

Di certo le vendite dei Bund (http://www.questidenari.com/?p=3626), registrate sui mercati per molti giorni, avevano aggiunto difficoltà ai problemi dei Paesi periferici che intendevano finanziarsi sul mercato: se la qualità teutonica offriva rendimenti in crescita, aumentava di pari passo (i.e. spread inalterato) la richiesta di guadagno da parte di coloro che rischiavano comprando titoli del debito portoghese (ad esempio), due settimane fa ad un nuovo massimo di rendimento sulla scadenza decennale.

Ma negli ultimi giorni, a partire da metà febbraio, la rapida evoluzione di eventi geopolitici inattesi ha fatto leva sull’aumento del rapporto di copertura dei governativi tedeschi, passando attraverso la paura che le fiammate inflazionistiche possano colpire duro la flebile ripresa tenuta in vita dai fiumi di liquidità erogati dalle banche centrali. Le frizioni tra Paesi periferici e Germania sui parametri di Maastricht, seguite dalle rivolte nei Paesi nordafricani, hanno indotto i money manager a privilegiare la qualità nei loro portafogli e a manifestare così un grado di avversione al rischio tale da far rialzare la testa al Bund (principalmente a scapito delle azioni), il cui diminuito rendimento ha ampliato il differenziale coi governativi degli altri Stati, compresi i Btp (http://www.questidenari.com/?tag=btp-decennale). E ciò nonostante sia diffusa nel mercato la convinzione che le istituzioni europee, attraverso il “veicolo di salvataggio”, forniranno tutto il denaro necessario ai Paesi richiedenti, fra cui Spagna e Portogallo ancora alle prese col debito elevato (fonte: Morningstar.it).

Anche l’Irs ha risentito del cambiamento, segnando ribassi su tutte le scadenze rispetto al mese scorso. Il fixing al 28 febbraio 2011 (tra parentesi il valore al 28 gennaio scorso):

–        10Anni: 3,44% (3,47%)

–        15Anni: 3,74% (3,78%)

–        20Anni: 3,82% (3,85%)

–        25Anni: 3,77% (3,78%)

–        30Anni: 3,67% (3,67%).

In linea col sottostante, sono in rialzo anche i future sul Bund.

Alle diverse rilevazioni del 12 febbraio, 19 febbraio e 25 febbraio 2011, l’Euro Bund-10 anni (Eurex) a scadenza “marzo 11” ha fatto registrare valori rispettivamente pari a 122.78, 123.09 e 124.32, segnalando una fase rialzista destinata a durare forse fino a quota 126.5, a parere degli analisti tecnici (fonte: Plus24 del 26/02/2011).

Con riferimento alla chiusura del future sull’Euro Bund su mercato Eurex, ecco i valori registrati al 28 febbraio:

–        Marzo 11: 124.19

–        Giugno 11: 122.75

–        Settembre 11: 122.27.

Tradotto in termini di riflessi sulla scelta del mutuo casa, la tendenza indicherebbe un tasso fisso più basso per le prossime settimane, ma è chiaro che la durata della crisi in Nord Africa e Medio Oriente giocherà un ruolo fondamentale sulle attese inflazionistiche e su tutto il resto della costruzione economico-finanziaria.

Tasso fisso che negli ultimi tempi torna in cima alle preferenze degli Italiani per i consigli del personale bancario, oltre che per quella componente psicologica di tranquillità (?) insita nella stabilità degli interessi da corrispondere complessivamente alla banca.

Per i richiedenti mutuo insonni causa variabilità degli interessi collegati all’Euribor (tra parentesi i dati dello scorso 28 gennaio nella tavola sopra), è opportuno sapere che il tasso interbancario, oltre ad aver perso il passo da lumaca tenuto per mesi, è restituito implicitamente dai contratti derivati con due rialzi attesi nella seconda metà dell’anno per intervento della Bce, con un incremento totale imputabile a Trichet dello 0,5%.

Ciò è vero nei limiti in cui si realizzeranno le previsioni degli operatori sui mercati, in questo momento condizionate dai timori d’inflazione forse oltre la misura della ragionevolezza.

La Bce, che per la prima volta negli ultimi due anni ha registrato il superamento del tetto fissato al 2% sul medio periodo, aveva fatto sapere di considerare l’aumento dei prezzi al consumo come un fenomeno di breve durata, ma di osservare strettamente la situazione e tenersi pronta ad intervenire in caso di peggioramento delle prospettive di lungo periodo.

La variabile sotto più stretta sorveglianza, nella specie, è il petrolio, a prezzi record negli ultimi due anni e mezzo ma calato ieri a 111,83 dollari al barile per il Brent europeo, e sotto i 97 dollari per il Wti americano, dopo l’annuncio che l’Arabia Saudita aumenterà l’offerta per sopperire alla mancanza della Libia. In continua ascesa negli ultimi dieci giorni (circa +15%), il suo andamento rafforza le attese inflazionistiche sulle scadenze più corte ed i timori di un’economia debole nell’Eurozona a medio-lungo termine: ne deriva un appiattimento della curva dei rendimenti causato da una spinta alla crescita sul tratto iniziale e da un movimento opposto sulle scadenze più lunghe (fonte: MilanoFinanza.it); ed è appena il caso di sottolineare che i mercati azionari, dopo un rally durato 6 mesi, hanno invertito bruscamente la tendenza, come auspicato dai ribassisti, con gli acquisti dirottati sui bond governativi.

Una delle conferme all’imminente aumento dei tassi a breve sarebbe rappresentata dal cambio Euro/Dollaro americano (1,3813 al 1° marzo), rafforzato sui mercati internazionali proprio mentre Axel Weber, presidente dimissionario Bundesbank ma soprattutto membro del consiglio Bce, faceva intendere che i tassi dell’Eurozona non possono far altro che salire.

Qualunque cosa accada, ecco lo scenario delineato sull’Eurex dai future sull’Euribor 3 mesi al 28/02/2011 (tra parentesi i valori al 28 gennaio scorso)

–        marzo 11: 1,16% (1,18%)

–        giugno 11: 1,47% (1,42%)

–        settembre 11: 1,71% (1,63%)

–        dicembre 11: 1,94%

–        marzo 12: 2,15%

–        giugno 12: 2,345%.

In definitiva, il quadro delle attese sui tassi porta cattive notizie per i mutui a tasso variabile, buone nuove per quelli a tasso fisso (ma forse caratterizzate dall’estemporaneità tipica del fenomeno fly to quality), e ulteriori consigli di accorciamento della duration per gli investitori in titoli obbligazionari che, in caso volessero snobbare i rendimenti esigui del mercato monetario, potrebbero rivolgersi all’offerta dei titoli di Stato parametrati all’Euribor semestrale (http://www.questidenari.com/?tag=ccteu) sostitutivi dei vecchi CCT.

(per le previsioni sui tassi Euribor e Irs ad aprile 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=3937)

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Le previsioni sui tassi Euribor 3 mesi e Irs a fine gennaio 2011

Dopo un inizio anno molto tranquillo, caratterizzato da aste di rifinanziamento a tasso fisso e con l’Euribor in lieve ribasso per via della liquidità ancora abbondantemente erogata alle banche, piccole ma inattese fiammate inflazionistiche hanno contribuito a movimentare il quadro generale del vecchio Continente in materia di saggi.

Così trovano spiegazione le continue spinte al rialzo dell’Euribor nelle ultime due settimane, evento non certo drammatico ma comunque rappresentativo di un elemento nuovo capace di far tornare il tasso interbancario trimestrale all’1,063% in data 28/01/2011, avendo quest’ultimo già superato da metà mese la quota 1% di riferimento della Bce ferma dal maggio 2009. L’Euribor 6 mesi, invece, è salito all’1,307% alla stessa data, mentre la scadenza mensile è arrivata allo 0,877%.

L’attenzione particolare della Bce per il livello dei prezzi complessivo (mosso da petrolio e materie prime, mentre l’energia è ininfluente sull’inflazione core che rimane stabile) non poteva sfuggire ai mercati anticipatori delle vicende economiche, né impedirne riflessi in termini di aspettative, facendo aumentare il numero di analisti che preannunciano il rialzo del costo base del denaro per la seconda metà dell’anno, manovra spettante a Trichet in esecuzione del mandato per il contenimento dell’inflazione.

Senza gli allarmismi del 2008, i future sull’Euribor 3 mesi contrattati sul mercato Liffe, al 28 gennaio 2011, sono in salita (mentre a fine dicembre subivano ritocchi al ribasso sino ai valori riportati fra parentesi) ed indicano una gradualità nella crescita che porterà a superare la soglia del 3% (rilevato su mercato Eurex) soltanto nel dicembre 2013, quando – secondo le attuali previsioni – il tasso interbancario si porterà a livello della media storica calcolata a partire dal 1999:

– marzo 2011: 1,18% (1,03%)

– giugno 2011: 1,42% (1,11%)

– settembre 2011: 1,63%.

Naturalmente, solo col tempo si potrà capire se le attese degli operatori sono sfociate in preoccupazioni eccessive, come accade non di rado e come ritengono alcuni economisti fiduciosi che i tassi possano tornare indietro. Fra questi Willem Buiter, capo economista Citi, fa osservare che l’eccessiva considerazione di Trichet per l’inflazione è motivata dal quasi completo utilizzo della capacità produttiva dell’industria manifatturiera tedesca, e che un innalzamento dei tassi sarebbe disastroso per i Paesi periferici (fonte: Plus24 di sabato 29 gennaio 2011).

Ciò significa, tradotto in previsioni, che il futuro dei tassi variabili dipende non solo dall’andamento del petrolio e dalla capacità dei governi di mettere ordine nei loro bilanci, ma anche dalla sensibilità della Bce nel prorogare una manovra di politica monetaria che ciclicamente va ripetuta.

Il quadro generale ha conosciuto cambiamenti anche sul fronte dei tassi fissi, negli ultimi tempi tornati ad essere “osservati speciali” dai mutuatari.

Concluso il 2010 con un enorme punto interrogativo per via degli acquisti continuativi di titoli del debito pubblico da parte della Bce (sia pur sterilizzati per gli effetti sulla liquidità) e per via dei dubbi perenni sulla ripresa economica, le nuove certezze arrivano dalle rassicurazioni dei Paesi orientali, dove Pechino e Tokio si dichiarano pronte a sostenere gli acquisti dei periferici europei, dal successo di vendita delle obbligazioni del Fondo di Stabilità Finanziaria Europea (EFSF, veicolo di salvataggio garantito dagli Stati dell’Eurozona e atto a stabilizzare l’area), nonché dai riscontri positivi per domanda e rendimenti registrati nelle aste dei titoli spagnoli prima ed italiani poi.

Non solo nell’ultima asta del Tesoro (http://www.questidenari.com/?tag=asta-28-gennaio) si è respirato un clima “normale” (fonte: Reuters Italia), ma anche la Grecia è tornata a piazzare sul mercato i propri titoli trimestrali al 4,1% (fonte: IlSole24Ore.com).

E se gli investitori percepiscono la maggiore stabilità del sistema finanziario, aumenta la loro propensione al rischio a scapito della qualità inserita nel portafoglio. Tradotto in termini operativi, le vendite dei Bund fanno calare i prezzi ed aumentare i rendimenti.

Anche le nuove emissioni programmate di governativi e corporate non fanno che accrescere le attese di rendimenti al rialzo, e prefigurano così la crescita dell’Irs.

Sempre alla data del 28 gennaio 2011, i successivi sono i fixing dell’Irs alle scadenze più rilevanti (tra parentesi i valori tutti più bassi di fine dicembre scorso):

– 10 anni: 3,47% (3,35%)

– 15 anni: 3,78% (3,68%)

– 20 anni: 3,85% (3,74%)

– 25 anni: 3,78% (3,66%)

– 30 anni: 3,67% (3,55%).

Tra i future sui tassi a lungo termine, alla chiusura dell’ultima contrattazione sull’Eurex, ha fatto registrare i valori seguenti l’Euro Bund-10 anni caratterizzato da trend al ribasso nell’ultimo mese (tra parentesi la chiusura della settimana precedente):

– marzo 123,73 (123,76)

– giugno 122,32 (122,35)

– settembre 121,98 (122,07).

(per le previsioni Irs ed Euribor aggiornate a marzo 2011 si legga http://www.questidenari.com/?p=3757)

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