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I chiarimenti della circolare 28/E del 21 giugno 2011 sull’obbligo di comunicazione per autoveicoli ed immobili. Dati identificativi richiesti da commercianti al minuto e artigiani

Con la circolare 28/E del 21 giugno 2011, l’Agenzia delle Entrate ha incluso nello spesometro le cessioni di automobili motivando la necessaria informativa con il contenuto del provvedimento delle Entrate datato 22 dicembre 2010, secondo il quale rimangono escluse dall’obbligo le operazioni già “schedate” nell’anagrafe tributaria in conformità all’art. 7 del D.P.R. 29 settembre 1973, n. 605: dato che le operazioni di compravendita di autoveicoli non sono oggetto di monitoraggio attraverso questo canale, il regime pubblicistico dell’iscrizione al PRA non solleva dall’obbligo di comunicare l’acquisto di un’auto da parte di un professionista o imprenditore per importo superiore ad euro 3.000 (Iva esclusa), come pure accade nel caso della cessione a privati.

E’ importante specificare che, in base al contenuto della circolare 24/E, per le cessioni di auto nel regime del margine analitico si esclude la quota non soggetta ad Iva dal computo della soglia di riferimento; dato che per la vendita in detto regime l’Iva non può essere indicata separatamente in fattura, la soglia al di sopra della quale scatta l’obbligo di comunicazione diviene pari a 3.600 euro al lordo dell’imposta (fonte: IlSole24Ore.com).

Infine, in caso la cessione venga effettuata da un privato che lascia l’automobile in conto vendita presso il concessionario (es.), la mancanza del requisito soggettivo (obbligato alla comunicazione è il soggetto passivo Iva che effettua operazioni rilevanti ai fini della stessa imposta) fa venir meno l’obbligo comunicativo.

Sempre in osservanza delle disposizioni concernenti l’oggetto di monitoraggio da parte dell’Anagrafe tributaria ai sensi del citato art. 7 del D.P.R. n° 605 del 1973, non devono essere comunicate le operazioni riguardanti le cessioni e gli acquisti di immobili.

Ulteriori chiarimenti dalla fonte dell’Agenzia delle Entrate (circolare 28/E del 21/06/2011 in formato pdf).

Un secondo punto critico riguardante le disposizioni in oggetto attiene alle operazioni di pagamento effettuate con carta di credito, di debito o prepagata emessa da operatori finanziari residenti, quando la cifra spesa per l’acquisto supera la soglia prevista per la comunicazione. In tal caso, come è noto (http://www.questidenari.com/?p=4490), non esiste obbligo di comunicazione perché l’utilizzo dei mezzi di pagamento comporta la tracciabilità dell’operazione.

Le procedure di tracciabilità osservate dagli istituti di credito si estendono anche all’utilizzo del carnet di assegni bancari: tuttavia il pagamento a mezzo assegno (non rientrante nella circostanza dell’uso carta bancomat etc.) da parte di un soggetto residente impone l’obbligo della comunicazione.

Riguardo agli obblighi informativi che dal 1° luglio scorso devono essere osservati dai commercianti al minuto e dai prestatori di servizi che certificano i corrispettivi con ricevute e scontrini fiscali per operazioni dal corrispettivo almeno pari a 3.600 euro Iva inclusa, si rammenta che – per dette operazioni non soggette a fatturazione – il committente/cessionario deve fornire tutti i dati identificativi richiesti, senza poter opporre rifiuto alcuno, e la conservazione dell’informazione, in aggiunta alla precedente acquisizione, spetta al titolare del negozio o dell’attività (se invece gli stessi operatori hanno emesso fattura su richiesta del cliente o per prassi aziendale, il monitoraggio delle operazioni deve aver avuto inizio in data 1° gennaio 2010 con limite di importo per operazione pari a 25.000 euro nel 2010 e a 3.000 euro nel 2011).

In particolare, si riepilogano i dati che il commerciante al minuto è tenuto a chiedere al cliente nel caso di un acquisto effettuato da

–   persona fisica residente: codice fiscale e altri elementi identificativi;

–   persona fisica non residente: cognome e nome, luogo, sesso, data di nascita e domicilio fiscale;

–   soggetto non residente diverso dalla persona fisica: denominazione, ragione sociale o ditta e domicilio fiscale;

–   società, associazioni e altre organizzazioni senza personalità giuridica non residenti: dati identificativi della struttura, cognome e nome, luogo, sesso, data di nascita e domicilio fiscale di almeno una delle persone che ne hanno rappresentanza.

Fonte: IlSole24Ore.com

Oneri e interrogativi sulla comunicazione telematica delle operazioni rilevanti Iva

I soggetti passivi indicati nel Provvedimento del 22 dicembre 2010 dell’Agenzia delle Entrate relativo alla comunicazione delle operazioni rilevanti ai fini Iva (http://www.questidenari.com/?tag=2010184182) sono chiamati ad assolvere nuovi obblighi: quelli di trasmettere al fisco, dal 1° gennaio 2011, tutte le fatture sopra i 3.000 euro, o di importo superiore a 3.600 euro se per il consumatore finale l’Iva rappresenta un costo secco.

Una norma che non serve soltanto a ridurre i margini di evasione per i commercianti, i professionisti e le piccole imprese, ma anche per quei clienti che, al momento di acquistare un orologio in gioielleria, dovranno essere muniti di codice fiscale (riportato su tessera sanitaria, ad esempio). Anche i loro dati finiranno tracciati nel sistema informativo dell’Agenzia delle Entrate, che in tal modo potrà accertare più agevolmente scostamenti eventuali tra reddito dichiarato e spese effettuate (http://www.questidenari.com/?tag=redditometro).

Naturalmente tutto ciò comporta un aggravio di oneri.

Ad esempio: un’impresa immobiliare, che nel 2010 ha emesso fattura per aver venduto un’abitazione a un privato, potrebbe non aver memorizzato il codice fiscale oggetto di comunicazione alle Entrate. O un commerciante al minuto, per un’operazione effettuata dopo il 30 aprile 2011, dovrà richiedere e memorizzare il codice fiscale dei clienti privati.

Si rende così necessaria, per alcune categorie di soggetti, la dotazione di un sistema di memorizzazione dei dati, relativi alle suddette cessioni, finalizzato ad estrapolare l’elenco dei clienti e delle operazioni per la trasmissione ai sensi dell’art. 21 del Dl 78/2010. In particolare, per la comunicazione vengono richiesti gli estremi della fornitura e i dati della singola operazione, ovvero occorre utilizzare i registri Iva (si osservi che clienti e fornitori devono indicare nella comunicazione il numero di partita Iva per il quale non c’è obbligo di annotazione nei registri Iva).

Un chiarimento sarebbe poi opportuno circa l’ipotesi di un’operazione a cavallo di due periodi d’imposta che solo cumulativamente superi la soglia stabilita, come nel caso di un tecnico che esegue una riparazione al domicilio di un privato e riceve un acconto pari a 2.000 euro nel 2011, per poi ricevere il saldo di 2.500 euro nel 2012. Si tratta di un’operazione oggetto di comunicazione o da escludere perché il corrispettivo è inferiore alla soglia di 3.600 euro per anno solare?

Fonte: IlSole24Ore.com

(per la Circolare 24/E dell’Agenzia delle Entrate del 30 maggio 2011 sulla comunicazione delle operazioni rilevanti a fini Iva si legga http://www.questidenari.com/?p=4436)