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Previsioni Euribor e Irs a maggio 2014

 

Consapevoli di aver partecipato ad un incontro preparatorio a quello decisivo di giugno, i membri del consiglio direttivo Bce hanno rinviato al mese prossimo la manovra espansiva con l’intenzione dichiarata e confermata di opporsi tutti ad un periodo troppo prolungato di bassa inflazione. Anche per il mese di maggio, pertanto, i tassi base rimangono fermi (Refi 0,25% e depositi 0%) in attesa dei nuovi numeri sui flussi di credito all’economia reale e delle prossime stime su prezzi e produzione dell’economia europea, sempre condizionati dal cambio che si mantiene troppo forte.

L’Euribor 3 mesi, che ha subito lievissime oscillazioni nel corso dell’ultima settimana nonostante la forte riduzione dell’eccesso di liquidità (depositi overnight di nuovo giù a 24 miliardi di euro) causata dalla dinamica dei flussi di rifinanziamento a sette giorni, ha chiuso invariato sulla stessa quotazione del venerdi precedente (0,336% il 9 maggio 2014).

E a fine settimana, ovviamente, non cambia neppure la forma parabolica della curva dei tassi previsti: in corrispondenza dei punti di minimo della seconda metà dell’anno (0,25%) si ravvisa l’efficacia massima del prossimo intervento dell’autorità monetaria che, quantificata dagli operatori del Liffe col beneficio di quasi nove centesimi sul livello corrente, contribuirà a stabilizzare la rata pagata da molti titolari di mutuo a tasso variabile.

I tassi future, rimasti quasi invariati per le prime tre sedute della settimana sul breve termine, giovedi sono scesi per oltre quattro centesimi; limature fino a sette centesimi, invece, sul rimanente tratto della curva che il giorno prima non aveva reagito all’aumento dell’indice Markit sulle vendite al dettaglio nell’eurozona, in aprile ai massimi negli ultimi tre anni.

I tassi impliciti nei derivati sull’Euribor 3 mesi, in data 09/05/2014, segnalano un lenta risalita per l’anno prossimo dallo 0,265% di metà marzo fino al superamento di quota 0,37% per fine 2015.

Nel corso del mese passato si sono dimostrati più vigorosi del previsto l’indebolimento dell’inflazione e lo spauracchio della crisi ucraina: a questi fattori, che hanno rafforzato il rendimento reale dei titoli obbligazionari e l’avversione al rischio, si sono aggiunte le attese sulla manovra espansiva della Bce evocata da Draghi ad aprile. Tuttavia quando i mercati hanno preso coscienza che la realizzazione di un programma d’acquisto in stile americano non è fattibile in tempi stretti, sono tornate al centro dell’attenzione le note misure di limitata efficacia ma immediatamente attuabili relative al taglio del tasso base o all’abbassamento sotto zero del tasso sui depositi, in alternativa ad un’operazione di finanziamento straordinario alle banche commerciali con vincolo di credito agevolato all’economia reale fatta da imprese e famiglie.

Il complesso di aspettative, più volte confermate dalla forza del cambio euro su dollaro, ha alimentato la fase positiva del Bund ed ha schiacciato il tasso Irs 10 anni: il parametro usato per indicizzare i mutui a tasso fisso di pari durata, per un paio di settimane, è sceso sotto quota 1,8% (1,73% il 16 aprile) senza che neppure le notizie positive sulle vendite al dettaglio Usa avessero potuto risollevare sensibilmente il rendimento del decennale tedesco correlato al Treausury (Irs 10Y costante a 1,75% dall’11 al 15 aprile).

Qualche lieve rialzo (1,78%) si è manifestato la settimana dopo, quando gli indici Ifo tedesco e Pmi composito hanno mandato segnali confortanti; ma il consolidamento di una nuova situazione (“normale” secondo Bill Gross) fatta di incessanti acquisti nel comparto obbligazionario, che ha riguardato indiscriminatamente i governativi americani (rendimento del decennale sceso ai livelli di inizio febbraio nonostante la disoccupazione Usa sia tornata al minimo da settembre 2008), i governativi europei core (titoli tedeschi a 3 mesi con rendimento negativo) e periferici (tassi ai minimi dall’introduzione dell’euro per molti, anche per l’Italia col Btp 10 anni sotto il 3%), persino gli emergenti, ha fatto ripiombare l’Irs 10 anni a quota 1,73% tra fine aprile e inizio maggio, per poi concludere al minimo del periodo in osservazione con l’1,71% dopo la riunione Bce.

Il rendimento del Bund, schiacciato alla soglia limite da molti giorni, genera aspettative di stabilità per le prossime settimane che si rifletterebbero nella conferma dell’Irs 10 anni (fixing 1,72% il 9 maggio 2014) attorno alle ultime quotazioni. Eventuali prese di profitto delle banche d’affari sui governativi dell’Europa periferica probabilmente si riverserebbero ancora sulle obbligazioni dei Paesi virtuosi, considerato il mutamento nella percezione del rischio che non fa trovare sbocchi nel comparto azionario.

Tuttavia il verificarsi del rafforzamento del fronte antieuropeista il prossimo 25 maggio, in un contesto di inflazione molto bassa, comporterebbe la necessità di un intervento shock da realizzare con il Quantitative Easing “europeo” anche in mancanza del perdurare della dinamica dei prezzi al ribasso: allentamento del tasso di cambio e ulteriori disponibilità monetarie aprirebbero nuovi scenari al ribasso dei tassi.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor 3 mesi del 16 maggio 2014“)

(per le attese del mese prossimo sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs a giugno 2014“)