Archivi tag: 7/9/2012

Previsioni Euribor e Irs a settembre 2012

Giovedi si sono rivelate sbagliate le previsioni degli analisti di Morgan Stanley che, sulla scorta delle previsioni su crescita e inflazione dell’Eurozona, avevano dato per scontato un nuovo taglio dei tassi operato nell’ordine di un quarto di punto dalla Bce, mentre sono risultate corrette anche per questo mese le decisioni degli operatori sul mercato Liffe espresse attraverso la contrattazione dei derivati futures.

In mancanza di uno shock proveniente dalle autorità di politica monetaria (P/T 0,75%; tasso di rifinanziamento marginale 1,5%; tasso di deposito nullo), tutto ciò che è accaduto nelle ultime settimane non ha modificato il trend al ribasso dei tassi Euribor, sia pur rallentato sulle scadenze più corte: se l’Euribor 1 mese (base 360) rimane impantanato da tre giorni a quota 0,121%, conosce un nuovo minimo storico l’Euribor 3 mesi a 0,265% (fixing del giorno 07/09/2012) e scendono a passo ancora spedito la scadenza 6 mesi (0,515%) e la scadenza 12 mesi (0,773%). Sul brevissimo, al 7 settembre, scende l’Euribor 3 settimane (0,104%) e rimangono fermi l’Euribor 2 settimane (0,097%) e l’Euribor 1 settimana (0,088%); infine scende l’Eonia (0,105%), anche se quota sopra il minimo di martedi a 0,102%.

L’abbondanza di liquidità che isola il mercato interbancario si manifesta anche nei depositi presso la Bce – giovedi scorso utilizzati per oltre 342 miliardi di euro, in lieve aumento rispetto ai valori di fine periodo del mantenimento riserva obbligatoria che si erano registrati ad agosto.

Ha smesso di occupare le cronache economiche pure il differenziale Eur-Ois, oramai ridimensionato sotto i 19 punti base e ai minimi da 14 mesi.

Le attese che giungono da Londra in data 07/09/2012 forniscono una visione dell’Euribor 3 mesi inferiore al livello attuale ancora fino a metà dell’anno prossimo, passando per il minimo di dicembre poco sopra quota 0,2%. Sulle scadenze più lontane, dopo i rialzi vistosi di 14 centesimi seguiti alla riunione Bce che può favorire ma non certo realizzare la ripresa economica, venerdi sono stati limati i tassi previsti: la curva dei tassi impliciti nei futures è così tornata a muoversi dopo una settimana di sostanziale tranquillità.

Ma ben più movimentato è stato il fine settimana dei mercati obbligazionari, nonostante il raffreddamento delle attese sull’ultimo vertice Bce tentato da fonti dell’Eurotower con una comunicazione a Bloomberg sui dettagli del piano di acquisto dei bond dei Paesi in difficoltà che sarebbero stati resi noti solo dopo la decisione della Corte Costituzionale tedesca del 12 settembre.

E invece le parole di Draghi hanno entusiasmato i mercati per la decisione di non abbassare i tassi di interesse (nonostante il contesto recessivo in cui l’inflazione europea continua ad essere vista per tutto l’anno almeno di uno 0,4% sopra il cancelletto prefissato) ma principalmente per la dichiarata illimitatezza del sostentamento agli Stati in difficoltà sulle scadenze più brevi, soprattutto a 3 anni, da esercitarsi attraverso operazioni monetarie dirette (OMT: outright monetary transactions) che comportano acquisti sul mercato secondario di titoli da sterilizzare (col ritiro settimanale di liquidità dalle banche in misura pari a quella impiegata per acquistare i bond, senza aumentare la massa monetaria, sfruttando un tasso di deposito per l’occasione superiore a zero). Viene ancora ampliata la gamma dei collaterali accettati in garanzia dalla Bce: la divisa dei titoli potrà essere espressa in dollari, sterline e yen.

Il tutto sotto una stretta condizionalità (imposizione di un programma di aggiustamento macroeconomico) e con il controllo continuativo (esercitato da un’autorità sovranazionale, forse l’Fmi) del rispetto degli impegni presi dai Paesi aiutati: fra questi ultimi qualcuno vorrebbe mettere subito l’Italia che, alla naturale cessazione del Governo tecnico, tornerebbe ad essere guidata da una classe politica impreparata in materie economiche.

Giovedi pomeriggio le piazze europee sono risultate positive con Milano euforica, gli spread periferici sono andati a picco e, su ogni scadenza, futures su Euribor e Bund tutti in ribasso. Più o meno lo stesso copione venerdi, col Ftse Mib a +2,09% e il differenziale italiano ridotto al 3,55% sulla durata decennale.

Gli effetti del piano sembrano manifestarsi ancor prima della sua entrata in azione: secondo le intenzioni, l’acquisto dei titoli governativi periferici sulle scadenze da 1 a 3 anni porterebbe in basso i relativi rendimenti e gli investitori si sposterebbero sulle altre scadenze determinando l’abbassamento dei tassi su tutta la curva.

La ricerca di rendimenti interessanti potrebbe penalizzare i titoli rifugio, in primis il Bund. Affetto da movimento “laterale” per tutto agosto (un po’ su e un po’ giù come sintomo di apprezzamento giunto al limite per via del rendimento esiguo) e semi-ignorato dagli investitori nell’asta di mercoledi scorso, il decennale tedesco ha chiuso la settimana a 1,52% con un messaggio chiaro: la fase di rialzo del titolo è conclusa, e con essa le possibilità di rivedere l’Irs 10 anni (fixing 1,85% del 7 settembre 2012) toccare nuovi minimi nelle prossime settimane.

Ancora è presto per affermare che il parametro dei mutui a tasso fisso, assestato sul trampolino di lancio, possa spiccare definitivamente il volo: la prima data di verifica è proprio mercoledi prossimo, quando la Corte tedesca potrebbe imporre l’adozione di limiti invalicabili al piano di sostegno degli Stati; successivamente occorrerà valutare fino a che punto i Paesi a rischio saranno disposti a tollerare la perdita di sovranità nazionale per l’osservanza di un rigoroso piano di riforme istituzionali (sinora ben poco sulla base delle dichiarazioni provenienti da Spagna e Italia).

Come ha ribadito Draghi, l’efficacia del sistema anti-spread passerà per la via della classe dirigente: senza una precisa volontà politica, l’interruzione degli interventi della Bce non consentirebbe la produzione continuativa degli effetti di contrasto all’attività speculativa (perché “gli acquisti di bond servono a spegnere i timori infondati degli investitori sulla reversibilità dell’Euro”).

L’attenzione, in definitiva, sembra spostarsi sui fondamentali dell’economia: in mancanza di segnali di ripresa potrebbe voler dire, almeno, assistere ad una fase di consolidamento della crisi e ad un mercato caratterizzato da minor volatilità.

(per le previsioni sui tassi variabili della prossima settimana: “Previsioni Euribor 3 mesi del 14 settembre 2012“)

(per le previsioni sui tassi fissi del mese prossimo: “Previsioni Euribor e Irs a ottobre 2012“)