Archivi tag: 7/2/2014

Previsioni Euribor e Irs a febbraio 2014

 

Passata la comprensibile delusione iniziale, i mercati finanziari hanno accettato di buon grado la decisione di mantenimento dei tassi base (Refi sempre al minimo storico 0,25%) per il mese di febbraio: la Bce, che disporrà solo a inizio marzo di dati più completi sull’andamento dell’economia nel medio termine, quelli più idonei ad influenzarne l’analisi, al momento non avverte come preponderante il rischio deflazione e preferisce conservare il potenziale di misure atte a stabilizzare le variabili oggetto di controllo. Le attese di nuove misure accomodanti, in tal modo, si trasferiscono sulla prossima scadenza utile per la riunione del direttivo.

Misure sulle quali, in ogni caso, i membri del consiglio continuano a discutere valutando (ad esempio) le conseguenze di un’interruzione delle operazioni di sterilizzazione della liquidità usata per l’acquisto delle obbligazioni sovrane dei Paesi in difficoltà: ciò significherebbe, col via libera tedesco, immettere denaro sul mercato per diversi miliardi di euro. Molto più ragionata, anche perché più agevole da realizzare, è invece l’ipotesi Abs finalizzata all’incremento dei flussi di credito bancari, tema sensibile per la Bce che si trova a registrare le mutate condizioni di volatilità del mercato interbancario, oggi influenzato dalle turbolenze valutarie dei mercati emergenti.

La perdita di liquidità sofferta dal sistema nell’ultima settimana (eccesso in quota 140 mld) è stata ben assorbita, come dimostra l’andamento in discesa dei tassi ai quali le banche scambiano denaro: col solo rialzo di venerdi 7 gennaio 2014, l’Euribor 3 mesi finisce allo 0,291%.

Gli operatori del Liffe, condizionati giovedi sia dalla decisione inattesa di mantenimento dello status quo sia dalla lettura dei buoni dati Pmi sull’indice composito e vendite al dettaglio della zona euro, hanno ricontrattato i futures e determinato increspature dei tassi previsti lungo tutta la scaletta che hanno raggiunto valori nell’ordine di 3 centesimi sul tratto breve e 7 sul tratto a medio termine.

Le stesse increspature sono state poi riassorbite venerdi, quando sono giunte notizie inattese sul calo della produzione industriale tedesca: il 7 febbraio 2014 la curva dei tassi previsti mantiene inalterato il proprio andamento e segnala l’Euribor 3 mesi in discesa a quota 0,265% per metà marzo; a partire da metà anno (minimo 0,24%) il tasso dovrebbe puntare verso l’alto con molta gradualità, considerato l’aumento atteso che ricondurrebbe sui livelli attuali per marzo 2015 (0,29%).

Ma i mercati emergenti non giocano un ruolo importante sul solo tasso variabile.

I ritardi che erano stati ipotizzati il mese scorso, quando venivano segnalate incertezze sulle (prevalenti) operazioni di realizzo del Bund, sono andati oltre le attese. Quella che sembrava a tutti una fase caratterizzata dall’inevitabile rialzo dei tassi si è trasformata, nel giro di un paio di settimane, in un periodo di ritorno alla logica del “rifugio” nei titoli emessi dai Paesi coi fondamentali più solidi.

Il processo di riduzione progressiva della propensione al rischio non è stato innescato tanto dai dati macro americani (Pmi Usa deludente, ma comunque venerdi disoccupazione in avvicinamento alla soglia sospirata del 6,5%), quanto da diffuse operazioni di vendita dei titoli relativi ai comparti azionari e obbligazionari rifiutati dagli investitori in uscita dai mercati emergenti: luogo finanziario tra quelli prescelti quando in passato il Quantitative Easing targato Federal Reserve forniva disponibilità in apparenza illimitate, oggi viene abbandonato ai primi tagli effettivi (e non semplicemente annunciati) del tapering graduale che avanza al ritmo confermato di altri 10 miliardi di dollari di acquisti mensili in meno fra titoli del Tesoro ed Mbs.

Gli acquisti, tornati a premiare la qualità, hanno cosi schiacciato il rendimento del Treasury a dieci anni a quota 2,66% e quello del decennale tedesco a 1,66%, senza per questo risparmiare il rendimento della carta emessa da Paesi meno centrali nell’area euro: ne è riprova il livello dello spread italiano, in lieve aumento sul finire di gennaio ma poi circoscritto in quota 203 (praticamente agli stessi punti base del differenziale di inizio anno).

Il trascinamento del Bund, inoltre, è stato agevolato dalla presenza di due fattori: la crescita economica dell’Eurozona, rivista al ribasso, e la relativa condizione dei prezzi eterogenea che in talune aree periferiche, tra cui la Grecia, segnala deflazione. La discesa locale dei prezzi, pertanto, accresce il rendimento reale dei titoli a tasso fisso rendendoli oggetto di ulteriori acquisti anche a fronte di rendimenti nominali bassi.

Al momento gli effetti dei realizzi che partono dagli Emergenti sono ancora oggetto di studio, ma si può ipotizzare che il Bund abbia raggiunto livelli prossimi al proprio rendimento minimo; a meno di una dinamica inflazionistica europea in ulteriore rallentamento, nelle prossime settimane l’Irs 10 anni dovrebbe mantenersi stabile attorno al fixing 1,9% del 7 febbraio 2014 con oscillazioni positive e negative che lo inquadrerebbero tra l’1,8% ed il 2%.

(per le attese della settimana prossima sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor 3 mesi del 14 febbraio 2014“)

(per le attese del prossimo mese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs a marzo 2014“)