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Previsioni Euribor e Irs: aprile 2014

 

I membri del direttivo Bce sono concordi nella considerazione di misure non convenzionali, da utilizzare assieme alle convenzionali, per affrontare un periodo molto prolungato di bassa inflazione; ma di fatto, anche per il mese di aprile, l’autorità di politica monetaria decide di non impiegare alcuno tra gli strumenti a disposizione (costo del denaro fermo al minimo storico dello 0,25%). La consapevolezza delle caratteristiche di un’economia europea che fa transitare gli input per il canale bancario, a differenza del sistema americano che consente l’immediata trasmissione sui prezzi delle attività, impedisce la realizzazione di un programma di sostegno analogo al Quantitative Easing.

Gli operatori di Londra non avevano modificato le aspettative al ribasso dei tassi lunedi, quando l’inflazione Ue si era attestata allo 0,5% di marzo, in calo sotto lo 0,7% di febbraio, ed avevano confermato lo stesso orientamento di chiusura della settimana scorsa pure alla vigilia del meeting di Francoforte.

Come era accaduto in occasione della precedente conferenza stampa a margine della riunione del board, anche giovedi i tassi future sul Liffe sono stati rivisti al rialzo sulle scadenze più vicine per accorciare le distanze col fixing. Limature oltre i quattro centesimi, invece, sul tratto a medio termine per via della lettura (comunque positiva) del dato finale relativo all’indice composito Markit PMI della produzione nella zona euro che è risultato inferiore sia al dato di febbraio che alla precedente stima flash.

Secondo le previsioni di venerdi 4 aprile 2014, quando l’Euribor 3 mesi viene fissato allo 0,325%, rimane valida l’ipotesi di attuazione di una manovra espansiva della banca centrale entro l’anno che farà scendere il parametro più utilizzato per indicizzare i mutui a tasso variabile allo 0,3% di metà giugno e poi al minimo di metà settembre (cinque centesimi sotto l’ultima quotazione). Trascurate le cifre apprezzabili oltre le stime degli analisti per gli ordinativi alle aziende tedesche di febbraio, nel confronto a sette giorni i tassi attesi scendono a quota 0,44% per fine 2015 e a 0,82% per fine 2016.

Motivazioni di carattere prettamente economico e finanziario, il mese scorso, avevano condotto a previsioni al rialzo dei tassi fissi sul lungo termine. Sulle stesse, tuttavia, incombeva il pericolo politico della crisi Ucraina che ha finito per prevalere ed ha fatto tornare in auge il fenomeno degli acquisti di qualità, in particolare quando la Borsa russa chiudeva in rosso e la prospettiva di un intervento militare americano non era troppo lontana.

Gli acquisiti dei titoli tedeschi, che hanno mantenuto stabilmente attorno a quota 1,8% il tasso Irs 10 anni, hanno subito rallentamenti soltanto per qualche seduta (Irs 10y a 1,89% il 21 marzo) dopo che la governatrice della Federal Reserve aveva confermato la continuazione del tapering e addirittura ipotizzato un anticipo dei tempi di innalzamento dei tassi base Usa per la primavera 2015.

Sul finire del mese scorso il preoccupante contesto politico, nelle scelte degli investitori, è stato ricollegato al riaffiorare di problematiche macro note da tempo ma che ora appaiono più evidenti nel cambiamento di segno dell’andamento dei prezzi nei Paesi periferici dell’Eurozona, dove i titoli governativi tedeschi continuano ad essere acquistati a rendimento nominale basso ma a rendimento reale appetibile (Irs 10y a 1,79% il 27 e 28 marzo).

Hanno complicato la definizione dello scenario la sorprendente apertura del presidente della Bundesbank Weidmann sul tema delle manovre espansive straordinarie della Bce (nell’occasione: Bund spinto al rialzo assieme agli indici azionari e ai titoli del sud-Europa) ed il cambio euro/dollaro forte che continua a non soccorrere le esportazioni e la ripresa dell’economia nel vecchio continente. Non da ultimo per importanza: il capolavoro comunicativo (secondo solo alla performance Omt) di Mario Draghi che, continuando a prefigurare interventi di allentamento monetario senza realizzarne alcuno da mesi principalmente per motivi insuperabili di vincolo di mandato, nelle ultime due sedute ha spinto al ribasso il rendimento del decennale tedesco (Irs 10 anni fissato all’1,83% il 4 aprile 2014) e soprattutto quello italiano (venerdi al minimo storico del 3,15%, appena due centesimi sotto la percentuale di chiusura).

Con l’economia nordamericana confortante sul piano del numero dei nuovi assunti (disoccupazione invariata al 6,7%) che non getta ombre sulla prosecuzione del tapering, e con la disoccupazione europea in diminuzione pur nel contesto di crescita instabile, il quadro macro viene sostanzialmente confermato. Assumendo la duplice ipotesi della lontananza nel tempo per la soluzione alla crisi ucraina e per l’intervento dell’autorità di politica monetaria europea, è probabile che il tasso Irs 10 anni confermi i valori degli ultimi giorni e si mantenga stabile sopra l’1,8%, con oscillazioni massime al rialzo che potranno condurlo poco sopra l’1,9%.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor 3 mesi dell’11 aprile 2014“)

(per le attese del prossimo mese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs a maggio 2014“)