A giugno il tasso base applicato ai mutui con durata decennale è rimasto per molte sedute sotto quota 0,8%.
Fino a metà mese aumentava l’offerta di petrolio per la ripresa a pieno ritmo delle trivellazioni americane: nonostante l’intervento Opec, il Wti finiva a 44$ al barile.
La Federal Reserve rialzava i tassi come da previsioni ma non sembrava cambiare la propria forward guidance.
Il Btp continuava a beneficiare dell’effetto delle elezioni amministrative e l’Irs 10anni chiudeva in lieve calo a 0,76%.
La settimana dal 19 al 23 giugno vedeva stabili il Treasury e la discesa dei tassi europei, parallela alla diminuzione della volatilità che però non riguardava il decennale italiano: continuava infatti il rally del Btp che scendeva sotto l’1,9%, per poi risalire poco in chiusura di settimana per effetto delle prese di beneficio. Proseguiva a scendere forte pure il prezzo del petrolio a causa delle petroliere cariche in cerca di acquirenti che trascinavano il WTI a 42$.
Nell’ultima settimana del mese, col Bund prossimo al limite superiore del trading range e l’Irs 10Y poco sopra quota 0,7%, gli operatori hanno tratto rapido profitto dalla vendita di attività a prezzi (relativamente) alti: il pretesto è stato fornito dalle parole di Mario Draghi, espresse al di fuori del contesto istituzionale ed interpretate a senso unico, riguardanti da un lato l’ampliamento della ripresa economica europea e l’estemporaneità dei fattori che rallentano la dinamica dei prezzi, dall’altro la continuità del programma Quantitative Easing.
Quasi a nulla sono valse le parole di Constancio sulla lettura inappropriata dei mercati, concentrati su una dialettica che sarebbe stata anticipatrice del tapering; né è stata di alcun aiuto la stima preliminare Eurostat al ribasso per l’inflazione di giugno, nuovamente lontana dal cancelletto Bce.
Il rendimento del Bund torna vicino al limite teorico massimo di periodo 0,47%, quello del Btp guadagna la bellezza di un quarto di punto percentuale in cinque sedute e l’Irs 10 anni chiude il mese a 0,9%, praticamente al limite superiore indicato nelle previsioni del 9 giugno.
I futures prezzano un solo intervento al rialzo sui tassi base Usa per dicembre e la Bce, che manterrà il programma di acquisti invariato per tutto l’anno, difficilmente utilizzerà una dialettica restrittiva prima della fine dell’estate: entrambi i fattori impediscono di ipotizzare come imminente la fase in salita del tasso fisso.
Rimane quindi confermato l’andamento laterale dei tassi che si muoveranno verso l’alto o verso il basso in base alla speculazione di mercato e dietro suggerimento della vera grande incognita rappresentata dal petrolio.
Previsioni Irs 10 anni in ribasso rispetto al fixing del 30/06/2017 e circoscritte alla fascia 0,68% – 0,84% per fine luglio, con maggiori probabilità di permanenza nella parte alta del range.
(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 21 luglio 2017”)