Previsioni Irs del 30 settembre 2016

Il mese di settembre ha impartito una lezione significativa: i veri market movers del mercato continuano ad essere le banche centrali, anziché i fondamentali macro.

E le banche più importanti del mondo hanno suggerito che la via dell’exit strategy dalle politiche ultra-accomodanti non è ancora stata imboccata, Stati Uniti inclusi che avevano effettuato il primo passo a dicembre.

La BoE, causa Brexit, sorregge l’economia del nord-Europa.

La BCE non riesce ancora a stimolare a sufficienza l’economia reale e a produrre inflazione.

La BoJ prosegue a stampare moneta e ha stabilito un nuovo target nel rendimento del titolo di Stato sul tratto a lunghissimo termine, col decennale nipponico che dovrà mantenersi attorno all’attuale rendimento zero.

La Fed, pur dichiarandosi favorevole ad un rialzo entro fine anno in caso di consolidamento dei dati economici, non agisce e ridimensiona le stime di rialzo dei tassi di interesse per i prossimi due anni.

Evidentemente il momento della correzione non è ancora sopraggiunto, e gli investitori possono continuare ad acquistare attività a prezzi superiori al fair value.

eurirs-30-settembre-2016In sintesi: fino a metà settembre non arrivava alcuna sorpresa dal Regno Unito per il mantenimento dei tassi e del QE; i più importanti tassi Eurozona rimanevano tutti fermi ad eccezione del Btp, pesante in vista referendum (spread in risalita ai livelli prima dell’estate).

La settimana successiva si assisteva ad un film visto più di una volta: prima della decisione Fed, una parte degli operatori anticipava i tempi scommettendo sul rialzo dei tassi; poi, dopo il nulla di fatto, si tornava rapidamente al punto di partenza.

I rendimenti, in salita da inizio mese, invertivano così la rotta: i titoli centrali e periferici venivano tutti acquistati e perdevano circa 10 punti base ciascuno, il Bund tornava negativo e la carta italiana decennale scendeva sotto i 120 pb. L’Irs 10Y precipitava a 0,32% venerdi 23.

Nell’ultima settimana del mese i punti salienti erano due: l’accordo di Algeri e l’inflazione preliminare eurozona.

Il primo vedeva al centro dell’attenzione il ricompattamento dell’OPEC sul taglio all’offerta di petrolio: anche senza discussione sulle quote di produzione a cui parteciperanno i singoli Paesi, tanto bastava a far salire il prezzo del barile. Tuttavia l’effetto sui principali titoli pubblici era limitato alla riduzione dei rendimenti per circa tre punti base.

Il secondo, nonostante il lieve aumento della dinamica dei prezzi al consumo, non produceva variazioni per i tassi dei titoli europei né per l’Irs 10 anni, confermato a 0,28% il 30/09/2016 e vicino alle previsioni del 9 settembre, quando era stato accordato favore all’ipotesi di rapido riassorbimento dei rendimenti.

futures-sul-bund-eurex-30-09-2016Le risultanze ultime rientrano nell’ambito dei riposizionamenti tattici di breve termine e confermano ciò a cui si assiste da molto tempo e che dovrebbe ripetersi almeno fino alle elezioni Usa: il mercato obbligazionario è nel complesso laterale per via delle percentuali molto basse, l’azione continuativa delle banche centrali deprime ulteriormente i tassi portandone alcuni in negativo e il principale fattore che calamita il tasso del Bund verso l’alto è il Treasury.

Condizionate dalla scarsità di carta eleggibile che farebbe riparametrare il QE al prossimo meeting Bce, le previsioni dell’Irs 10 anni indicano quota 0,17% per fine ottobre e ulteriore discesa per novembre.

(per le prossime attese sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 21 ottobre 2016”)

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