Previsioni Euribor e Irs a novembre 2014

L’accelerazione nella crescita del livello dei prezzi nell’area euro, dallo 0,3% di settembre allo 0,4% di ottobre, non fa diminuire la paura che l’attuale periodo di bassa inflazione possa peggiorare le stime di medio termine.

I membri del consiglio Bce, che a novembre confermano i tassi base (Refi 0,05%) secondo attese, con decisione unanime assegnano ai tecnici il compito di preparare nuove misure straordinarie da affiancare ai finanziamenti Tltro, all’acquisto dei covered bond e all’acquisto delle prossime obbligazioni garantite da mutui (asset backed securities) secondo un piano biennale e forse partecipato dalle banche nazionali.

Nessuna replica particolare dai mercati alle parole del governatore che probabilmente intendeva suscitare e valutare reazioni di parte sull’ipotesi dell’acquisto di debito pubblico europeo, quantitativamente superiore alle possibilità offerte dal mercato degli Abs: sul Liffe, che giovedi ha chiuso invariato per i derivati sull’Euribor 3 mesi, in precedenza erano state modificate le sole previsioni a medio termine (meno sette centesimi nella seduta di martedi) per l’ennesima rivisitazione al ribasso delle stime di crescita economica della Commissione europea, causata anzitutto dai sistemi sclerotizzati di Italia e Francia.

Venerdi 7 novembre 2014 la curva dei tassi attesi si appiattisce sul breve termine quotando vicinissima al fixing 0,08% dell’Euribor 3 mesi, in lieve discesa nell’ultima settimana grazie al beneficio della liquidità tornata abbondante sul mercato interbancario dopo il superamento delle scadenze fiscali di ottobre. Il parametro più usato per l’indicizzazione dei mutui a tasso variabile dovrebbe manifestare oscillazioni trascurabili per tutto il 2015 a partire dallo 0,085% di metà dicembre prossimo.

Sul tratto rimanente i tassi, sempre superiori a 0,09%, vengono rivisti al ribasso sul dato a sette giorni lungo tutta la scaletta ed in particolare per quattro centesimi in corrispondenza delle scadenze nella prima metà del 2018, quando l’Euribor 3 mesi quoterà sotto lo 0,47%.

Le aspettative formulate il mese scorso sui tassi fissi sono state rispettate: senza l’intralcio di manovre speculative anticipatrici della politica monetaria Usa, il tasso Irs 10 anni si è mosso attorno a quota 1,1%.

Nella prima metà di ottobre la forza del dollaro, ritenuta in grado di far perdere competitività all’economia americana, condizionava il rendimento del Treasury decennale facendolo tornare sotto quello del Btp: per correlazione, ma anche per le rilevazioni di un’economia tedesca sorprendentemente in recessione nel quadro europeo a tinte grigie, scendeva anche il rendimento del Bund (Irs a 1,11% il 10 ottobre).

Il conflitto sull’austerity che vedeva Italia e Francia opposte alla Germania e i dubbi sull’affidabilità delle banche in Grecia, conditi con argomentazioni spesso pretestuose sui timori di rallentamento dell’economia Usa, facevano precipitare la situazione con la discesa del rendimento del Bund al minimo storico di quota 0,76% mercoledi 15 ottobre, in concomitanza col minimo dell’Irs 10 anni all’1%.

Il comportamento burrascoso di investitori viziati dalla troppa liquidità concessa dalle banche centrali più grandi al mondo, analogo a quello mostrato quando Bernanke annunciò la fine del piano di acquisti prima di ritrattare, non condizionava la decisione della Federal Reserve di porre fine al tapering che, a conti fatti, non ha prodotto lo scenario apocalittico ipotizzato a priori ma ha semplicemente mosso i mercati emergenti: con gli acquisti iniziali, per la liquidità generosamente dispensata, e con le vendite finali, per la liquidità di ritorno.

Nell’ultima settimana del mese passato la novità sulla crescita del livello dei prezzi europeo, sia pure nell’ordine dello 0,1%, l’esito positivo degli stress test e l’ulteriore espansione del Quantitative Easing giapponese non cambiavano la preferenza per il Bund e non schiodavano l’Irs 10 dall’1,08% (31 ottobre), in un contesto caratterizzato dal ritorno dell’appetito per il rischio che, tanto per fare un esempio di bene rifugio, faceva toccare all’oro il minimo storico negli ultimi quattro anni a 1.161,25 dollari l’oncia.

Ovvia reazione al rialzo del Bund, infine, al momento della rivisitazione al ribasso della crescita europea operata dalla Commissione ai primi di novembre (Irs 10 a 1,03% martedi 4).

Se venerdi il mercato del lavoro Usa fa registrare un incremento dei nuovi occupati inferiore alle attese e la governatrice Yellen afferma che la ripresa lenta e irregolare necessita di una politica accomodante e che il rialzo dei tassi di interesse dovrà essere preceduto in un futuro ancora lontano da un’accorta strategia comunicativa atta a prevenire la formazione di un’elevata volatilità finanziaria, si può concludere sulle basse possibilità che a breve i governativi americani possano trascinare verso l’alto i rendimenti dei titoli emessi sul vecchio continente.

La Banca centrale europea, d’altro canto, dovrà raccogliere ed elaborare i dati sulla produzione e sull’inflazione, condizionati dal ventaglio di misure convenzionali e non convenzionali degli ultimi mesi, prima di trasformare l’ipotesi Quantitative Easing in realtà operativa: il limite temporale, a meno di un drastico peggioramento delle condizioni macro, dovrebbe essere costituito dalla metà dell’anno prossimo, quando si ritiene che inizierà la politica restrittiva Fed.

Pertanto la mitigazione del fenomeno di avversione al rischio e l’impercettibile erosione dei rendimenti reali, esercitata dalla crescita dell’inflazione, suggeriscono il mantenimento delle posizioni sul Bund: al pari delle attese sui tassi variabili, anche l’Irs 10 anni per le prossime settimane dovrebbe rimanere stabile attorno all’1,06% fissato in data 07/11/2014.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor 3 mesi del 14 novembre 2014”)

(per le attese del mese prossimo sui tassi fissi di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs a dicembre 2014”)

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