Previsioni Euribor del 3 marzo 2017

I rialzi periodali importanti dei tassi Euribor 3 mesi previsti il 3 marzo 2017, evidenziati dalla curva in verde, sono stati prodotti nella seconda parte della settimana per una serie di dati soggetti ad interpretazione univoca.

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L’inflazione tedesca è risultata in salita nel mese di febbraio contestualmente alla certificazione finale Markit PMI sul settore manifatturiero Eurozona in crescita, secondo il valore più alto da aprile 2011; poi nuovo apprezzamento per le parole di Trump su riforma fiscale, infrastrutture e Obamacare.

tassi-euribor-3-mesi-previsti-fino-al-2022-liffe-3-marzo-2017Giovedi la stima preliminare di Eurostat per febbraio ha indicato il raggiungimento della soglia 2% per l’inflazione europea, sebbene il rialzo dei prezzi sia stato quasi esclusivamente imputabile ad energia e alimentari: l’inflazione core, difatti, rimane stagnante e suggerisce il mantenimento dell’indirizzo di politica monetaria europea nel prossimo incontro di giovedi 9 marzo per i banchieri Bce che dovrebbero valutare esaurito l’effetto petrolio sul finire dell’anno.

I tassi future, come si nota dalla tabella, rimangono confermati nei prossimi mesi (-0,29% per metà anno, a quattro centesimi dal fixing -0,329%), ma venerdi le increspature colpiscono con forza le scadenze relative alla seconda parte del 2017 perché i mercati finanziari anticipano la dialettica esplicita di Janet Yellen riguardo la conferma di tre manovre Fed da effettuarsi entro l’anno.

Euribor 3 mesi rivisto a -0,22% a dicembre prossimo e positivo secondo il Liffe già per metà 2019, dodici centesimi sopra la previsione di venerdi scorso.

Sarà pari a 0,755% il parametro da sommare alla maggiorazione offerta dagli emittenti titoli obbligazionari per marzo 2022.

Euribor 1-6-12 mesi rispettivamente pari a -0,371%, -0,237% e -0,113% (fonte dati: Kairos Partners): mercato interbancario stabile per via dell’eccesso di liquidità sistemico stimato in quota 1.350 miliardi di euro.

Depositi overnight usati giovedi per 513 miliardi di euro e conti correnti presso Bce per 958 miliardi.

(per le attese della prossima settimana sui tassi variabili di mutui e obbligazioni: “Previsioni Euribor e Irs del 10 marzo 2017”)

11 commenti su “Previsioni Euribor del 3 marzo 2017”

  1. Buongiorno Dott. Libbi
    Come sta?? spero tutto bene.
    La disturbo per porle alcune domande in quanto vorrei un suo parere.
    Come Le ho detto in altra occasione, ho un mutuo a 15 anni (ormai sono rimasti 14) già surrogato da altra banca con tasso variabile spread 1,55% ed euribor ad 1 mese.
    Una banca mi ha proposto la surroga con il passaggio al tasso fisso con spread 0,80 ed IRS a 15 anni e quindi un tasso finito di circa il 2% . Le preciso che questa operazione, ad oggi, mi farebbe aumentare la rata di circa 35 €.
    Lei cosa mi consiglia?? E’ tempo di passare al tasso fisso?? Mi conviene aspettare così la quota capitale scende ulteriormente?
    Ad ogni buon modo oggi ho appuntamento con la banca con la quale ho il mutuo per chiedere la rinegoziazione. Vediamo cosa mi offrono.
    Grazie anticipatamente per la sua risposta.
    Cladoma

    1. Buongiorno a Lei,
      io sto benone ….. solo un po’ perplesso ….. hanno scoperto la curvatura spazio-tempo da un pezzo, ma qui tanta gente continua a invecchiare!
      Veniamo al nostro caso.
      Ultimamente le banche stanno riducendo lo spread da applicare al tasso fisso per compensare l’effetto aumentativo del parametro e rimanere competitive. Non c’è alcuna certezza che questo comportamento possa proseguire in futuro; lo spread, oltretutto, si lega alle condizioni di stabilità politica di un Paese che tra non molto tempo andrà ad elezioni. Temporeggiare per poi scegliere il fisso, per forza di cose, significherà trovare maggiorazione e tasso piuttosto diversi da quelli che trova oggi. La scelta, eventualmente, andrebbe fatta subito o mai più. Oltretutto oggi le banche accettano i surrogatori seriali ….. domani?
      La precisazione della rata che aumenta per 35 euro non mi dice nulla (cambierà pure il piano di ammortamento e quindi la composizione della rata tra quota capitale e quota interessi?): posto che 35 euro in più non le creano problemi di sopravvivenza, la rata va valutata nell’ambito della sostenibilità di un ulteriore finanziamento a cui potrebbe accedere per obiettivi vari (acquisto futuro di auto, elettrodomestici, etc.). L’insieme dei dati necessari al computo comporta il ricorso al suo consulente di fiducia, a cui le consiglio di rivolgersi.
      Per quanto riguarda la scelta tra tasso al 2% e variabile, seguirò il secondo percorso conoscitivo che le consigliai a luglio scorso http://www.questidenari.com/previsioni-euribor-e-irs-del-22-luglio-2016.html/#comments. Prendendo a riferimento l’attuale differenza tra Euribor 1 mese ed Euribor 3 mesi, e riferendomi alle ultime previsioni sul Liffe del 3 marzo 2017, i tassi variabili finiti da applicare al debito residuo periodale sono:
      mar’17 – 1,181%
      mar’18 – 1,316%
      mar’19 – 1,471%
      mar’20 – 1,676%
      mar’21 – 1,946%
      mar’22 – 2,261%.
      Si vede subito che il punto di rottura è posizionato nel corso dell’anno 2021, ovvero per i prossimi 4 anni rimanere sul variabile sarebbe premiante.
      L’ammontare di interessi passivi da corrispondere scegliendo il fisso risulta superiore per quasi 1.700 euro fino all’epoca di pareggio in base ai miei calcoli approssimativi (anche perché non dispongo del suo piano di ammortamento), e risulta superiore per quasi 1.600 euro sul periodo complessivo di riferimento.
      Dal 2023 in poi la differenza annua di interesse tra fisso e variabile dovrebbe rimanere delimitata nell’ordine di qualche centinaio di euro, perdendo significato perché condizionata da un debito residuo più basso. Detta differenza, favorevole o sfavorevole, si lega all’economia che procede per cicli: è ipotizzabile anche l’inizio di un trend al ribasso del variabile tra 5 o 6 anni.
      Pertanto l’attenzione va riposta nella situazione delle scadenze prossime: le lascio in pieno la valutazione del rischio di andare incontro all’impennata degli interessi oltre i tassi previsti (ma Lei sa bene che i tassi possono anche rimanere sotto le attese!).
      Se invece preferisce cautelarsi, oggi la “polizza” per la copertura dal rischio di rialzo dei tassi oltre il 2% le costa 337 euro l’anno (i 1.700 circa “spalmati” sui prossimi 5 anni). Col preventivo di un derivato potrei confonderle le idee ….. meglio di no.
      Spero apprezzerà il fatto che, conoscendo il suo profilo, non le ho suggerito di disinvestire (almeno) il surplus del fondo azionario a maggioranza USA per estinguere anticipatamente il mutuo …..

      1. Dott. Libbi,
        è sempre interessante leggere le sue analisi e le sue considerazioni.
        Come le dicevo, sono andato in banca con il preventivo dell’altro istituto che mi ha proposto la surroga, e questa ha avviato la richiesta di rinegoziazione del mutuo al 1,90%; martedi ho risposta se viene accettata….
        Avevo eseguito anche io il calcolo con le previsioni euribor con i tassi del 03-03-2017, ma il “rischio” di mantenere un variabile in queste condizioni di mercato e di condizioni politiche interne ed esterne è troppo elevato per le mie caratteristiche di investitore, pertanto sono molto propenso di accettare tale proposta. Tale propensione viene accentuata anche dalle previsione dell’euribor del 10-03-2017, dove la curva in aumento è ulteriormente marcata.
        Infine, ho apprezzato che Lei non mi ha proposto di disinvestire per abbattere il mutuo anzi, le dirò che continuo a mantenere attivi i miei PAC e poi, quando ce ne sarà la necessita, li potrò utilizzare per all’acquisto l’auto o di qualche elettrodomestico.
        La terrò informato….
        Grazie per gli spunti.
        Le auguro una buona serata e buon weekend.
        Cladoma

  2. Dott. Libbi,
    Ho avuto riscontro dalla banca con la quale ho il mutuo risposta in merito alla rinegoziazione.
    Questa, sul mutuo a 14 anni e 3 mesi con debito residuo di circa 70.000 €, mi ha confermato la rinegoziazione con il passaggio al fisso con un tasso pari all’1,90% contro l’attuale variabile pari all’1,55%.
    Tale passaggio, ad oggi, fa aumentare la rata tra le 20 – 25 € mensili, ed effettuando il percorso da Lei indicato con la previsione dei tassi del 10/03/2017, sino al punto di rottura, previsto intorno alla fine del 2020, porterebbe un maggior esborso di circa € 500, mentre sino all’ultima data presente in tabella, (dic. 2022), il maggiore esborso si riduce sensibilmente se non addirittura si annulla del tutto (se ha tempo e vuole verificare anche Lei mi farebbe cosa veramente gradita). Pertanto, in considerazione del mio profilo, passo al fisso.
    Cordiali saluti
    Cladoma

    1. In base ai derivati di ieri pomeriggio, giovedi 16 marzo, il punto di rottura si colloca ai primi di settembre 2020.
      Se verifico utilizzando un piano di ammortamento a quote capitale costanti trimestrali, probabilmente diverso da quello usato dalla banca, estrapolo una differenza mensile iniziale per soli interessi passivi di circa 42 euro a vantaggio del variabile sul fisso.
      Detta differenza, proiettata al punto di rottura, diviene pari a 960 euro (corrispondenti alla media di 23 euro/mese).
      In corrispondenza dell’ultima scadenza 2022, la differenza non si annulla ma si assottiglia a 550 euro (corrispondenti alla media di 8 euro/mese nei quasi 6 anni di previsioni disponibili).
      Ricambio i saluti.

  3. Se in concreto la differenza era come ha calcolato Lei, ovvero 42 €/mensili, non mi sarei spostato dal variabile anzi, mi sarei lanciato su qualche PAC e posi si valutava tra 3 anni il tutto…. ma, l’ultima rata pagata con il tasso variabile è stata € 479,51, mentre, esclusa la rata di questo mese in cui confluiscono le due diverse forme di applicazione del tasso, la rata con il tasso fisso sarà di € 502,61, quindi una differenza di € 23,10.
    Ora la domanda sorge spontanea…. da quale base si parte per fare il calcolo della rata?? perchè ci possono essere queste differenze??

    1. La rata periodica, composta da quota capitale e quota interessi, si calcola attraverso un procedimento iterativo matematico che poggia sulle caratteristiche del mutuo messe a contratto: importo erogato o debito residuo, tasso di interesse costante o variabile e specifica regola di applicazione (eventuali “pavimento” o “tetto”, media mobile Euribor, tasso misto, etc.), piano di ammortamento del capitale.
      Quest’ultimo, in particolare, è personalizzato dalla banca che può scegliere di farsi restituire il denaro (quota capitale periodica) in modo uniforme nel tempo (ammortamento italiano), oppure in modo crescente (ammortamento francese), oppure ancora con l’adozione di varianti alle due tipologie di piano. Se rilegge la mia replica del 10 marzo, troverà l’interrogativo (rimasto senza risposta) sul cambiamento del piano tra tasso variabile e fisso: modalità difformi di restituzione del capitale, difatti, non rendono idea degli interessi complessivi da pagare se il confronto è basato unicamente sui relativi importi delle rate iniziali.
      Pertanto ho preferito riferirmi al confronto dei “soli interessi passivi” (risposta del 17 marzo sulle quote interessi, non sulle rate!), pur con tutti i limiti del caso tra i quali un piano con ogni probabilità diverso da quello adottato dalle banche che ha reso il risultato della mia analisi indicativo e non certo deterministico.
      Rifletta sul seguente esempio. In alternativa ad un comune ammortamento, a parità di condizioni immagini che la banca proponga un piano col rimborso del capitale in ultimo (in unica soluzione): il mutuatario, nel corso degli anni, pagherà una rata costituita dalla sola quota interessi, relativamente bassa e sostenibile per le proprie capacità reddituali; soltanto l’ultimo anno dovrà pagare un importo molto alto perché comprensivo dell’erogato da restituire. Sono tutti felici: il mutuatario è contento perché ha abbassato la rata iniziale; la banca è contenta perché ottiene un cumulo di interessi più elevato rispetto a quanto sarebbe accaduto col piano comune (il tasso di interesse, infatti, viene applicato periodicamente sullo stesso capitale iniziale che non si abbatte negli anni). Come vede a rata iniziale minore corrisponde un costo del credito maggiore.

  4. Innanzitutto le dico che non avevo capito che le 43 € si riferivano alla differenza degli interessi passivi, bensi alla rata.
    Poi le volevo dire che Lei, come sempre, ha ragione, ma in molti casi entra in gioco non tanto l’astrattezza della previsione, bensi il concreto di ogni giorno e, sapere, che la differenza degli interessi passivi, nella peggiore dell’ipotesi in cui l’euribor si manterrebbe per i prossimi 171 mesi ai livelli di oggi, ammontano complessivamente ad una maggiore spesa di circa 4.000,00 € può sembrare una decisione da folle.
    Cio detto però, analizzando la propria situazione economica e la propria propensione al rischio, ritengo che cristallizzare una rata di mutuo con un tasso fisso del 1,90%, e quindi ad un livello che solo 3 anni fa era impensabile, comporterebbe una certezza di spesa e, in considerazione dello “stipendio fisso”, una maggiore programmabilità delle eventuali spese.
    Giudizio sempre personale e sindacabile che potra essere di discussione.
    Cladoma

    1. La sua scelta e’ assolutamente insindacabile, invece.
      Come non ho mai parlato di rata, non ho neppure mai parlato di una soluzione preferibile all’altra.
      La soluzione giusta è sempre e solo personale, e la soluzione personale non sempre coincide con quella matematica degli interessi passivi.
      La soluzione va inquadrata nell’ottica della pianificazione finanziaria a cui Lei ha fatto giusto cenno.
      Se ho un tot di capacità di risparmio, so che tra 5 anni continuerò a fare lo stesso lavoro ma mio figlio inizierà gli studi universitari, devo mettere in conto che la capacità di risparmio si assottiglierà perché aiuterò mio figlio a pagare vitto, alloggio, tasse, libri, etc.
      Se il Liffe mi proietta la rata variabile a 5 anni oltre il limite della sostenibilità, allora so che devo passare al fisso e pagare un po’ di più senza però correre il rischio di pagare troppo.
      L’alternativa (una tra le varie) e’ rischiare il variabile sapendo di avere a disposizione una riserva di liquidità. Ma e’ chiaro che detta riserva non va investita su un titolo degli emergenti denominato in divisa locale; piuttosto va investita su un paniere di attività a basso rischio e basso costo che mi fornisca ragionevoli speranze di conservare il capitale a lungo termine.
      L’adozione di questa logica non è mai folle, e’ solo dura da accettare per chi ha propensione o avversione al rischio estreme e non progetta responsabilmente la propria esistenza.

  5. Dott. Libbi
    Lei ha effettuato una piena fotografia della mia situazione.
    Infatti, in considerazione del mio salario “fisso” ove gli aumenti saranno inevitabilmente assorbiti dall’inflazione, e tra 6 anni (si è sbagliato solo di un anno) mia figlia avrà diverse necessità serve una attenta programmazione finanziaria.
    Ho visto che nelle previsioni del 24/03 viene confermato a settembre 2020 l’annullamento delle differenze del tasso ma poi???? Ai posteri l’ardua sentenza.
    Comunque la ringrazio per gli spunti e per la sua disponibilità.
    Cordiali saluti.
    Cladoma.

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